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mercoledì 4 gennaio 2012

La prova che Israele è in mano ad una cricca di invasati antisemiti




Un’idea folle, la cosa più stupida che abbia mai sentito.
Meir Dagan, ex capo del Mossad, in merito all’ipotesi di un attacco all’Iran, 8 maggio 2011
L’Iran non rappresenta una minaccia per l’esistenza di Israele.
Ephraim Halevy, predecessore di Dagan, 4 Nov 2011
Probabilmente lo farei. Non m’illudo che [gli Iraniani] lo facciano [procedano con il programma nucleare] a causa di Israele. Si guardano attorno, vedono che l’India è una potenza nucleare, la Cina è una potenza nucleare, il Pachistan è una potenza nucleare, per non parlare dei Russi.
Risposta di Ehud Barak, Ministro della Difesa di Israele, a Charlie Rose (PBS), che gli aveva chiesto se non avrebbe voluto anche lui delle armi atomiche, se fosse stato un ministro del governo iraniano, 17 novembre 2011.
Un Iran dotato di bombe nucleari non costituisce necessariamente una minaccia esistenziale per Israele…L’espressione “minaccia per la nostra esistenza” è usata a sproposito.
Tamir Pardo, successore di Dagan, 29 dicembre 2011
Ne consegue che qualunque attacco preventivo all’Iran sarà il risultato del fanatismo e della megalomania autodistruttiva di politici decerebrati e forse persino psicopatici che rappresentano la peggiore minaccia all’incolumità degli ebrei di tutto il mondo dai tempi di Hitler.

giovedì 8 dicembre 2011

Full Spectrum Destruction - L'Impero colpisce ancora (e per l'ultima volta)




For a New World Order to live well


Questo rapporto è ispirato dalla convinzione che l'America dovrebbe cercare di preservare ed estendere la sua posizione di leadership globale mantenendo la superiorità delle forze armate USA ["This report proceeds from the belief that America should seek to preserve and extend its position of global leadership by maintaining the preeminence of U.S. military forces"].
Il processo di trasformazione [delle forze armate], anche se porterà a dei cambiamenti rivoluzionari, sarà probabilmente lungo, a meno che non si verifichi un evento catastrofico e catalizzante - come una nuova Pearl Harbor. ["The process of transformation, even if it brings revolutionary change, is likely to be a long one, absent some catastrophic and catalyzing event – like a new Pearl Harbor"].
Da: "Ricostruire le difese dell'America: strategie, forze, e risorse per un nuovo secolo", Progetto per un Nuovo Secolo Americano, Settembre 2000.
http://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_per_un_nuovo_secolo_americano

Con Full-spectrum dominance (dominio dell'intero spettro) si intende un concetto militare delle forze armate statunitensi alla base della teoria cui la vera superiorità militare, quindi la vittoria in battaglia, può essere raggiunta solo se l'intero strumento militare ottiene il controllo generale e simultaneo di tutto lo spettro del campo di battaglia, cioè in aggiunta ai tre classici livelli del Land warfare (terra), Sea warfare (mare) e del Air warfare (cielo) consegue il contemporaneo controllo dello spazio extratmosferico, dello spettro elettromagnetico attraverso l'Electronic warfare, e il Cyberwarfare, attraverso l'informazione. Per conseguire tale livello di controllo, secondo tale dottrina, è necessario un appropriato utilizzo delle risorse, dei mezzi e lo sviluppo di nuove tecnologia da utilizzare in combattimento, in modo da mantenere sempre una superiorità tecnologia sull'avversario. Il conseguimento di tale controllo impedendo al nemico di poter disporre liberamente dello spazio di battaglia in quanto vincolato, ne degrada notevolmente le capacità di combattimento, quindi ne riduce le possibilità capacità operative e di conseguire obiettivi strategici utili.
Wikipedia

Probabilmente lo farei. Non m’illudo che [gli Iraniani] lo facciano [procedano con il programma nucleare] a causa di Israele. Si guardano attorno, vedono che l’India è una potenza nucleare, la Cina è una potenza nucleare, il Pachistan è una potenza nucleare, per non parlare dei Russi.
Risposta di Ehud Barak, Ministro della Difesa di Israele, a Charlie Rose (PBS), che gli aveva chiesto se non avrebbe voluto anche lui delle armi atomiche, se fosse stato un ministro del governo iraniano (17 novembre 2011).

Un’idea folle, la cosa più stupida che abbia mai sentito.
Meir Dagan, ex capo del Mossad, sull’ipotesi di un attacco all’Iran

Bill Clinton è stato crocifisso per le bugie dette nella sua storia boccaccesca. Bush e Blair, per la guerra costruita su prove falsificate, no. Nessuno ne parla più. […] Hanno vinto la guerra, ma se l’avessero persa, loro, i loro consiglieri e gli affaristi che li spingevano, sarebbero davanti a una Corte penale internazionale.
Gustavo Zagrebelsky, “La felicità della democrazia: un dialogo”, 2011

Durante il periodo nasceranno dei conflitti. Aspettateveli vicino allo stretto di Davis nei tentativi che ci saranno di tenere aperta la linea vitale verso un paese. Aspettateveli in Libia e in Egitto, ad Ankara e in Siria, negli stretti intorno a quelle zone sopra l’Australia, nell’Oceano Indiano e nel Golfo Persico.
Edgar Cayce, Lettura 2550-1 del 28 aprile 1941.

Nel 2000 il Progetto per un Nuovo Secolo Americano (Project for the New American Century) pubblicò il summenzionato rapporto, in cui si raccomandava agli Stati Uniti di aumentare di quasi un punto percentuale le spese militari per la “Difesa” (gli eufemismi e la mimesi linguistica sono il sale della propaganda), fino a sfiorare il 4% del PIL. Bush e Obama hanno fatto anche meglio: ora le spese militari sono al 4,7%, in barba alla crisi.

C’è chi crede che alla fine la guerra non si farà, perché ritiene che il governo israeliano non sia in mano ad una banda di imbecilli in preda alla frenesia nazionalista e bellica:
Io invece credo che il governo (regime?) israeliano sia almeno, se non più intossicato dal potere del regime (governo?) iraniano; credo anche che Stati Uniti e Regno Unito siano intenzionati ad andare fino in fondo, per coprire la Grande Truffa Finanziaria ordita ai danni dei cittadini comuni, infischiandosene della contrarietà dei cittadini:
La loro determinazione è segnalata dal Telegraph e dal Guardian: 
Il governo inglese è ufficialmente pronto a seguire gli Americani in un attacco preventivo all’Iran, otto anni dopo l’infamia dell’Iraq (centinaia di migliaia di morti, milioni di profughi): l’ennesima guerra illegale. 
Il filo-americano Yukiya Amano, nuovo direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, ha annunciato: “Ora che dispongo di queste informazioni, devo mettere in guardia il mondo. È il mio dovere in quanto Direttore generale”.
Il suo dovere, in quanto Direttore generale, dovrebbe essere quello di non mentire. Il rapporto dell’AIEA indica che tutto l’uranio iraniano è sotto controllo [“continues to verify the non-diversion of declared nuclear material”] e che non ci sono novità sostanziali [“I wonder why this same stuff is now considered ‘new information’ by the same reporters”]
Da Limes (11 novembre 2011): “sono in molti a reputare che l’agenda dell’Aiea si sia spostata da una posizione prettamente scientifica e tecnologica verso una direzione più politicizzata e filoccidentale, perdendo l’approccio cauto e misurato che caratterizzava la gestione El Baradei. Pesa inoltre il ricordo di quando, in prospettiva dell’inizio delle ostilità irachene, l’amministrazione statunitense mentì volontariamente alla comunità internazionale sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Al contempo le cancellerie e gli esperti sono consapevoli del fatto che l'Aiea non abbia mezzi indipendenti per comprovare le informazioni, e soprattutto le disinformazioni, che riceve dalle nazioni consociate. El Baradei non ne faceva segreto e “vagliava” molto attentamente le rivelazioni altamente politicizzate sul dossier nucleare iraniano. […]. Scremato delle faziosità di parte e dato il giusto peso al fatto che lo stesso recente rapporto dell’Aiea ha riconosciuto che "la capacità dell'agenzia di comprendere le attività in Iran dopo la fine del 2003 è ridotta a causa delle informazioni limitate di cui dispone", si può dire che esso sia in realtà molto in linea con la National intelligence estimate (Nie) del novembre 2007, che affermava che Teheran aveva interrotto il suo programma nucleare militare nel 2003:
Sei ambasciatori europei e James R. Clapper Jr., Direttore della National Intelligente statunitense, giudicano illegittimo il ricorso alla forza contro l’Iran:
Diversi alti ufficiali e ministri israeliani pensano che una guerra con L’Iran sarebbe un errore terribile:
Anche il Segretario alla Difesa USA, Leon Panetta, ha cercato di scoraggiare Israele:
L’Iran non ha attaccato nessuna nazione in 200 anni, Stati Uniti e Israele, assieme, hanno attaccato una decina di nazioni e aree in un decennio: una media strabiliante!
*****
Nonostante tutto questo, i preparativi per la guerra proseguono. Israele ha già bombardato un sito nucleare iracheno nel 1981 ed uno siriano nel 2007. Potrebbe provarci una terza volta, con esiti ben diversi:
Negli ultimi mesi, a parte la cyber guerriglia, sono morti dei tecnici nucleari russi provenienti dall’Iran (giugno 2011), uno scienziato nucleare iraniano è stato assassinato (luglio 2011), un deposito di missili nei pressi di Teheran è saltato in aria (12 novembre 2011), un generale è stato assassinato (13 novembre 2011) e si è verificata un’esplosione in un impianto nucleare a Isfahan (28 novembre 2011). Pochi giorni fa (5 dicembre) un drone americano che perlustrava il territorio iraniano confinante con l’Afghanistan è stato abbattuto nei cieli iraniani. I media statunitensi riportano la notizia che un’anonima fonte militare iraniana ha dichiarato che la risposta militare iraniana potrà colpire anche al di fuori del territorio iraniano:
La mia interpretazione della notizia: false flag in arrivo, ossia finto attacco terroristico iraniano orchestrato da CIA e/o Mossad per giustificare l’ennesima “guerra che porrà fine a tutte le guerre”.
I precedenti sono numerosi:
Il bombardamento di menzogne o mezze verità della macchina propagandistica NATO si protrae da molto tempo:
Intanto Shaul Mofaz, ex ministro della difesa israeliano ha cominciato ad insinuare nell’immaginario collettivo l’idea di una Siria ferita che, dibattendosi, cerca di dare un colpo di coda attaccando Israele per distrarre l’attenzione dai disordini interni. Una colossale scempiaggine che Mofaz ha il coraggio di definire “ragionevole ipotesi”:
Altro potenziale operazioni sotto falsa bandiera (false flag) per consentire una guerra mediorientale contro Siria ed Iran.
[False Flag = operatività sotto falsa bandiera - qui altri esempi storicamente documentati: http://it.wikipedia.org/wiki/False_flag].
Malauguratamente per loro e per i sudditi dell’Impero, il progetto israelo-americano di una Full Spectrum Dominance (Dominio a Raggio Totale) e rimodellamento della geopolitica internazionale e della società globale in un Nuovo Ordine Mondiale che ristabilisca l’ordine dopo il Grande Caos è suicida e può solo condurre ad una Full Spectrum Destruction. Perché ne sono così convinto?
Guardate l’ultima guerra in Libano, che si è conclusa con una cocente sconfitta per l’esercito israeliano. O la Libia e la misera figura che ha fatto la più poderosa macchina di guerra contemporanea: truppe speciali a terra fin dai primi giorni, supporto aeronavale, generosi contributi-spese degli sceicchi, afflusso di centinaia, forse migliaia di guerriglieri islamici anti-Gheddafiani da Iraq e Afghanistan (quelli stessi che in teoria combattono contro la NATO)
Il fatto è che l’Iran non è una potenza di secondo ordine, è una tigre che sa da molto tempo che qualcuno sta cercando di farle la pelle. I cacciatori non dovrebbero mai sottovalutare le risorse di una tigre in lotta per la sopravvivenza. Ora, poiché Israele e la Nato non sono nelle condizioni di potersi permettere una rappresaglia iraniana troppo poderosa, è immaginabile che l’attacco preventivo sarà massiccio e non potrà riguardare unicamente le strutture nucleari, dovrà anche annichilire la potenza di fuoco iraniana, ma l’opinione pubblica occidentale non sarà disposta ad accettare una tale espansione ipertrofica degli obiettivi militari.
Perciò i tempi si accorciano, la pressione monta, il numero di alternative si restringe, l’opinione pubblica internazionale si risveglia dal torpore della propaganda. La guerra diventa un appuntamento improcrastinabile che richiede un impegno totale, nell’ambito militare come in quello delle pubbliche relazioni, perché l’uno non può essere disgiunto dall’altro. Quale migliore opportunità di un attacco terroristico iraniano, magari una bomba sporca? Naturalmente l’Iran non farebbe mai una cosa del genere: sarebbe come un topo che si getta tra le fauci di un gatto affamato giusto per scomodarlo. Credere che la dirigenza iraniana sia così stolida denota ignoranza e razzismo.
Io mi sono fatto quest’idea: l’attentato sarà falso – cf. Operazione Northwoods, il Lusitania, l’incidente del Tonchino, l’incendio del Reichstag, ecc. –, ma con materiale atomico che serva da pistola fumante e casus belli. Americani e/o Israeliani pronti ad uccidere migliaia dei loro connazionali perché convinti che il gioco valga la candela…Chi esclude questa possibilità dovrebbe scendere dall’empireo degli innocentismi angelici e prendere contatto con la realtà della dimensione umana, fatta di intrighi, di utilitarismo, di disprezzo per la vita e la dignità umana e di psicopatia
Il problema è che qualunque operazione bellica causerà una reazione il più possibile non-convenzionale, in un’escalation di violenza e barbarie virtualmente senza limiti, un salto di “qualità” rispetto alla già disastrosamente atroce Seconda Guerra Mondiale ed all’imperativo veterotestamentario dell’occhio per occhio. Davvero gli Americani pensano di poter proteggere contemporaneamente le loro flotte nel Mediterraneo e nell’Atlantico, i contingenti in Afghanistan e il continente europeo con un esercito di volontari, in un teatro di guerra segnato dallo scetticismo o aperta ostilità dei civili che sospettano un gigantesco complotto, in un contesto storico di catastrofica crisi socio-economica, che sarà aggravata dai costi di una guerra che si protrae dal 2001 e che sfocerà in un conflitto su scala planetaria?
I Russi si stanno preparando: “Per la Russia, un intervento occidentale in Siria è assolutamente da escludere. L'unica base navale russa nel Mediterraneo Orientale è nel porto (siriano) di Tartus. Non è un caso che la Russia abbia installato il suo sistema di difesa aereo S-300 proprio a Tartus. L'aggiornamento al sistema S-400, ancora più sofisticato, è imminente”. E la Cina non potrà restarne fuori: “E non è neppure un segreto per il BRICS che la strategia di "riposizionamento" del Pentagono implica un tentativo non dissimulato di imporre, a lungo termine, una "rifiuto di transito" al trasporto marittimo cinese e all'espansione in mare aperto dell'armata della Cina. Il riposizionamento attuale attraverso l'Africa e specialmente l'Asia concerne i colli di bottiglia. Non è sorprendente che i passaggi cruciali del pianeta siano il tema chiave della sicurezza nazionale cinese, per quanto riguarda le sue forniture di petrolio. Lo Stretto di Hormuz è la strozzatura fondamentale del petrolio (circa 16 milioni di barili giornalieri, il 17 per cento del petrolio commercializzato in tutto il mondo, più del 75 per cento di quello esportato in Asia). Lo Stretto di Malacca è il collegamento cruciale tra l'Oceano indiano, il Mare Cinese Meridionale e il Pacifico, la rotta marittima più breve tra il Golfo Persico e l’Asia, con un flusso di circa 14 milioni di barili giornalieri. E Bab el-Mandab, tra il Corno dell'Africa e il Medio Oriente, è il collegamento strategico tra il Mediterraneo e l'Oceano indiano, con un flusso di 4 milioni di barili al giorno. Il consigliere della sicurezza nazionale del governo Obama, Thomas Donilon, sta reiterando insistentemente che gli Stati Uniti devono "riequilibrare" il suo assetto strategico, dal Mezzo Oriente all'Asia. Questo spiega molto bene l'invio dei marines a Darwin nel nord dell'Australia, un’iniziativa che ho analizzato in un precedente articolo. Darwin è nei pressi di un altro collo di bottiglia, Jolo/Sulu nel sud-ovest delle Filippine.
Tradotto qui
A sostegno delle affermazioni di Pepe Escobar contenute nell’articolo di Al Jazeera, si può rilevare che il Mar Cinese Meridionale è un’area al quarto posto per le riserve petrolifere del mondo. Fa gola a molti: Cina, Taiwan, Stati Uniti, Malesia, Filippine, Brunei e Vietnam vogliono la loro parte e ammassano armamenti e soldati in previsione di una disputa internazionale: 

mercoledì 7 dicembre 2011

I sondaggi che condannano al suicidio Israele e Stati Uniti




L’impero anglo-americano-israeliano (AAI) ha gli anni contati e la sua caduta sarà tanto fragorosa quanto enormi sono (state) la sua potenza, la sua fama e la sua influenza finanziaria e mediatica. 
Gli scricchiolii sono facilmente udibili. Considerate un attimo l’attivismo di politici e mezzi d’informazione con le loro escalation di allarmismi concernenti lo sviluppo del programma nucleare iraniano. Sono anni che si protrae la campagna di denigrazione di tutto ciò che è iraniano, con l’infaticabile collaborazione di una leadership iraniana sempre in cerca di rogne ed incurante della secolare tradizione pacifista di quella nazione. Eppure i sondaggi indicano che le popolazioni dei paesi NATO sono decisamente mal disposte nei confronti di una guerra con l’Iran, specialmente se questa dovesse scoppiare a breve. 
Questi sono i risultati del sondaggio della Quinnipiac University (campione di 2552 persone), del 23 novembre 2011:
Il 55% dei cittadini Americani pensa che gli Stati Uniti non dovrebbero agire militarmente contro l’Iran finché non si siano esplorate tutte le altre opzioni (il 36% sarebbe a favore). Dopo di che, il 50% non sarebbe comunque favorevole alla guerra con l’Iran.
Se Israele dovesse attaccare l’Iran, il 46% appoggerebbe un intervento militare americano a sostegno di Israele, il 50% no.
Solo il 50% dei Repubblicani approva l’uso della forza in ogni caso.
Oltre un terzo dell’elettorato americano è completamente o abbastanza indifferente a quel che succede in Iran.
Sondaggio israeliano del marzo 2011 (Istituto Dialog: campione di 495 persone):
Il 41 per cento degli Israeliani appoggerebbe un attacco preventivo ai siti nucleari iraniani. Il 39% sarebbe contrario. Questo dato è piuttosto stupefacente, se teniamo conto del fatto che solo Haaretz, tra i maggiori quotidiani, ha assunto una posizione critica:
Sondaggio dell’Università del Maryland sull’orientamento dell’opinione pubblica israeliana riguardo alla denuclearizzazione del Medio Oriente (1 dicembre 2011):
Il 64% degli Israeliani ebrei è a favore di un accordo con l’Iran che preveda la denuclearizzazione di entrambe le nazioni. Il 60% vorrebbe la massima trasparenza ed un sistema internazionale di ispettori per l’intero Medio Oriente che monitorasse i siti dove si potrebbero assemblare o immagazzinare armi atomiche. In caso di attacco israeliano ai siti nucleari iraniani, il 43% lo appoggerebbe, il 41% sarebbe contrario. Sono trascorsi 9 mesi ma l’opinione pubblica israeliana resta divisa:
Qui il questionario con le risposte:
Nella più recente (2011) indagine demoscopica sponsorizzata dal Ministero degli Affari Esteri svedese (ATTENZIONE: UNA DELLE COPIE DEL DOCUMENTO DISPONIBILE ONLINE POTREBBE ESSERE INFETTA!), nella sezione numero quattro (“Sicurezza Transatlantica”) leggiamo che: “sono molto poche le persone in Europa (6%), Stati Uniti (13%) e Turchia (4%) che appoggerebbero un’azione militare contro l’Iran, rispetto ad altre opzioni”. Inoltre, nel corso del 2010, le trepidazioni riguardanti il programma nucleare iraniano si sono affievolite. Negli Stati Uniti la percentuale di cittadini preoccupati è scesa del 10% in un anno, al 76%. Quelli seriamente preoccupati sono scesi dal 69% al 56%, ossia ben 13 punti percentuali in meno.
Direi strabiliante, nonché estremamente scoraggiante per i guerrafondai!
In Europa il calo è stato più modesto ma pur sempre significativo: dal 79% al 75%. Italia e Portogallo alzano notevolmente la media. Al contrario, i paesi dell’Est Europa, quelli che secondo la NATO sono minacciati dai missili iraniani, sono anche i meno preoccupati di tutti. È là che il calo di attenzione è stato più sensibile: tra gli 11 ed i 13 punti percentuali. La stessa Turchia, un bersaglio quasi certo della rappresaglia iraniana, non pare essere molto turbata dal programma nucleare iraniano: solo il 38% si dice preoccupato. Il 51% dei Turchi non lo è particolarmente, non lo è per nulla o è addirittura favorevole. Addirittura un quarto dei Turchi ritiene che la migliore opzione sia che gli Iraniani si dotino dell’arma atomica. Nell’ipotetico scenario in cui tutte le strade fossero state tentate senza successo, senza arrivare a fermare gli Iraniani, il 53% degli Europei escluderebbe comunque l’attacco preliminare mentre, in quel caso, il 54% degli Americani sarebbe favorevole all’azione militare.
Ho già spiegato le ragioni per cui ritengo che una terza guerra mondiale sia imminente (primavera 2012?):
Tuttavia, riflettendoci bene, la ragione principale dell’urgenza di un conflitto che appare comunque come inevitabile, è la sconfitta che i propagandisti stanno subendo a livello di potere persuasivo. Le ombre sull’11 settembre (una maggioranza della popolazione mondiale non crede alla versione ufficiale), le spudorate falsità sulle armi di distruzione di massa irachene e sui legami tra Saddam Hussein e Al-Qaeda, le fandonie sulle fosse comuni libiche, sugli aerei del regime che bombardavano Tripoli, sui 10mila morti tra i manifestanti anti-Gheddafi, la sintonia di vedute tra politici e finanzieri, le frustrazioni generate da un permanente e dispendiosissimo stato di Guerra al Terrore ed agli Stati Canaglia, il collasso del modello capitalista, la constatazione che il sistema di diritti e protezioni sociali delle democrazie occidentali è in via di smantellamento e le imprevedibili complicazioni del cambiamento climatico, tutto questo, dicevo, sta mettendo in crisi le strategie dei potentati
Incapaci di contemplare la realtà in modo obiettivo, com’è tipico di narcisisti, psicopatici, avidi, megalomani e meschini vari, hanno optato per una fuga in avanti. Un comportamento irrazionale che si tradurrà in un conto salatissimo (suicida) per tutti i sudditi dell'Impero (noi!). 

martedì 22 novembre 2011

Possiamo e dobbiamo fermare questa guerra demente




Our society is run by insane people for insane objectives. I think we're being run by maniacs for maniacal ends and I think I'm liable to be put away as insane for expressing that. That's what's insane about it.
John Lennon


Probabilmente lo farei. Non m’illudo che [gli Iraniani] lo facciano [procedano con il programma nucleare] a causa di Israele. Si guardano attorno, vedono che l’India è una potenza nucleare, la Cina è una potenza nucleare, il Pachistan è una potenza nucleare, per non parlare dei Russi.
Risposta di Ehud Barak, Ministro della Difesa di Israele, a Charlie Rose (PBS), che gli aveva chiesto se non avrebbe voluto anche lui delle armi atomiche, se fosse stato un ministro del governo iraniano (17 novembre 2011).
Ora contro i guerrafondai potete usare questa citazione.

Se Obama ha ritirato la gran parte delle truppe di occupazione americane in Iraq non è perché è stato insignito del Nobel per la Pace, ma perché sa che la guerra con l’Iran si avvicina e non può permettersi di lasciare decine di migliaia di soldati americani esposti alle rappresaglie iraniane.
Non possiamo fermare i guerrafondai, ma possiamo stroncare questa guerra sul nascere. Come? Con manifestazioni oceaniche e scioperi nazionali ad oltranza. I governanti devono capire che rischiano di essere detronizzati da una rivoluzione in stile 1848. In Egitto la sola minaccia di una rivoluzione è stata sufficiente per spingere il governo di transizione a rassegnare le dimissioni. L'esercito egiziano le ha rifiutate, ma la contesa continua. Possiamo e dobbiamo emulare quel grande e coraggioso popolo, se ci teniamo alla nostra pelle.
Altrimenti:

Un ex ispettore AIEA ha respinto le accuse dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica riguardo all’esistenza in Iran di un contenitore d’acciaio in cui testare le componenti di un ordigno nucleare e simulare un’esplosione.
L’AIEA ha dichiarato che uno scienziato straniero di nome Vyacheslav Danilenko è implicato nella costruzione di una tale camera per test esplosivi. Lo scienziato in questione nega qualunque suo coinvolgimento nega ed un ex capo ispettore della stessa AIEA per l’Iraq, l’ingegnere nucleare Robert Kelley, denuncia l’imputazione a carico dell’Iran riguardo alla camera di contenimento come gravemente fuorviante. Una camera cilindrica progettata per contenere 70kg di esplosivo – questa la descrizione del rapporto AIEA – non potrebbe essere impiegata per quei test idrodinamici al centro della denuncia AIEA. Sarebbe decisamente insufficiente e solo un pazzo condurrebbe quei test in un contenitore quando ci sono metodi più sicuri. Inoltre Danilenko non è un fisico nucleare e non saprebbe come costruire quel tipo di struttura.

Jonathan Steele, Lost in translation, Guardian, 14 June 2006
Le parole di Ahmadinejad sulla distruzione di Israele sono state erroneamente citate per favorire le posizioni dei falchi israeliani ed americani. Non ha mai detto che l’Iran annienterà Israele ma che in futuro il sionismo sarà spazzato via dalle pagine della storia (un auspicio che faccio anche mio, in quanto condanno ogni genere di nazionalismo).

Mehdi Hasan If you lived in Iran, wouldn't you want the nuclear bomb? Thursday 17 November 2011
Immaginate di essere un mullah iraniano e di guardare una mappa del Medio Oriente. Non è un bello spettacolo: il vostro paese è circondato da nazioni ostili o comunque rivali, alcune armate di testate atomiche. A est ci sono gli Americani con 100mila soldati in Afghanistan. A ovest ci sono di nuovo gli Americani, in Iraq. A sud-est c’è la potenza nucleare pachistana, a nord ovest la Turchia che fa parte della NATO, a nord-est il Turkmenistan, che accoglie basi americane. A sud, al di là del Golfo Persico, stati come il Bahrein, che ospita la quinta flotta americana, il Qatar, con la sede avanzata del Comando Centrale statunitense e l’Arabia Saudita, acerrimo nemico storico dell’Iran. Infine, a meno di mille miglia ad occidente, Israele, l’altro nemico mortale, che possiede non-ufficialmente oltre un centinaio di testate nucleari e ha una lunga tradizione di attacchi preventivi contro chi gli si oppone. Come se ciò non bastasse, qualcuno uccide uno dopo l’altro i tuoi scienziati nucleari, il paese è aggredito da virus informatici sofisticatissimi, qualcuno uccide con degli attentati gli alti ufficiali dell’esercito iraniano. Il suddetto mullah è al corrente del fatto che con la Corea del Nord (potenza nucleare), gli Stati Uniti hanno usato l’arma diplomatica, mentre l’Iraq che aveva bloccato il suo programma atomico è stato invaso ed occupato. Perché il mullah in questione dovrebbe astenersi dallo sviluppare la capacità di costruire in breve tempo una bomba atomica, a fini difensivi e di deterrenza, visto che lo stesso governo americano ha ribadito nei suoi documenti di aver optato per la medesima strategia?
In ogni caso, anche il più recente rapporto della AIEA non ha dimostrato la dimensione militare del programma nucleare iraniano.

The Iraq liars target Iran. The same people who lied about Iraq having weapons of mass destruction to start a war are pushing for war on Iran.
MJ Rosenberg 12 Nov 2011
Per 30 anni vari esperti hanno avvertito che l’Iran avrebbe sviluppato armi atomiche entro l’anno successivo. Siamo arrivati quasi al 2012 e le cose non sono cambiate. Dobbiamo ancora ascoltare le stramberie di chi invoca l’attacco preventivo all’Iran, motivandolo con il timore che una volta dotatisi di arma atomica gli Iraniani la useranno immediatamente, quando Pachistan, Russia, Cina, Corea del Nord e India non l’hanno mai fatto e gli unici ad averla usata sono stati proprio, significativamente, gli Stati Uniti. Molti prendono questi falchi sul serio, anche se sono gli stessi che hanno mentito, deliberatamente, sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein.
Un attacco israeliano all’Iran minaccerebbe i rifornimenti energetici occidentali, infliggerebbe un colpo letale all’economia globale, scatenerebbe per rappresaglia una pioggia di missili di Hezbollah su Israele, metterebbe a rischio i contingenti americani nel Medio Oriente, consoliderebbe il regime iraniano, che invece si sta indebolento e, ad ogni buon conto, non potrebbe avere altro risultato che quello di ritardare di qualche anno il programma nucleare iraniano, che a quel punto sarebbe necessariamente bellico.
Quel che servirebbe sarebbero vere negoziazioni che mettano sul tavolo anche il rifiuto israeliano di sottoscrivere il trattato di non-proliferazione nucleare e i tentativi di sovvertire il regime da parte delle potenze occidentali, persino uccidendo scienziati iraniani.
Non ci sono alternative alla diplomazia.

Non possiamo fermare i guerrafondai, per via della loro connaturata condizione umana:
Ma possiamo bloccare la guerra. Anzi, dobbiamo farlo, se vogliamo salvarci la pelle.