martedì 6 dicembre 2011

Moschee tra meli e vigneti - Islamofobia



Io rifiuto questo ordine costituito e questa pace sociale frutto della falsità, della viltà, della paura e del cedimento agli estremisti ed ai terroristi islamici. Io condanno questa classe di politicanti ignoranti, vili, egoisti, miopi e suicidi. Io ho orrore di questa sedicente civiltà laicista, relativista, negazionista, nichilista, multiculturalista, disfattista, che all’insegna dell’islamicamente corretto si è arresa all’ideologia della morte e ci sta trascinando nell’era dell’oscurantismo e della barbarie.
Magdi Allam

Magdi “Cristiano” Allam, come troppi altri “cristiani”, era distratto, in classe, quando insegnavano la tolleranza. Ma si può sempre rimediare: la vita è una grande lezione.

Da alcuni anni in Europa è in corso un intenso dibattito sull’impatto dell’immigrazione di massa e dell’Euroislam. Si tratta di un evento epocale ed il problema è reale: quanti immigrati musulmani sono davvero disposti ad integrarsi? La risposta dipende naturalmente da come i nuovi residenti percepiscono il luogo in cui vivono. Se si troveranno bene, metteranno su famiglia e se i loro figli decideranno di porre il Trentino, per fare un esempio, al centro del loro progetto di vita, allora saranno a tutti gli effetti Trentini. Tuttavia alcuni Trentini si oppongono alla costruzione di moschee sul “sacro suolo trentino”, paventando l’avvento di una fantomatica Eurabia, un presunto complotto finanziato dai petrolieri mediorientali intenzionati ad imporre un Califfato sul nostro continente. Altri più semplicemente giudicano l’Islam incompatibile con la democrazia o con l’identità trentina. Eppure per lungo tempo ci si è chiesti se lo stesso Cattolicesimo fosse compatibile con la democrazia, citando ad esempio i colpevoli silenzi ed i taciti assensi del Vaticano nei confronti delle politiche più reazionarie ed autoritarie, in Europa come in America Latina. Una parte importante della Chiesa Cattolica, dalla Rivoluzione Francese in poi, si convinse che la democrazia era il primo passo verso il relativismo, la laicità, il materialismo, l’agnosticismo, l’ateismo ed il comunismo. Per evitare questi sviluppi, si poteva e si doveva ricorrere al pugno di ferro di un regime autoritario (Corrin, 2002) anche se ciò significava essere fin troppo compiacenti nei confronti delle dittature nazi-fasciste (Portelli, 2001) e negare alle minoranze confessionali ed in particolare agli Ebrei i diritti civili sanciti dalle costituzioni europee (Dietrich, 2002), magari tenendoli rinchiusi nei ghetti, in modo da evitare che contagiassero i Cristiani con i loro ideali di modernità cosmopolita e liberal-democratica (Kertzer, 2001).
Non è difficile notare le similarità tra il senso di coinvolgimento in una battaglia cosmica tra Bene e Male che caratterizzò la Chiesa dell’Ottocento e del Novecento e la sensazione di molte guide spirituali musulmane che la modernità consumistica e secolarizzante euro-americana, dopo aver indebolito la cristianità, stia aggredendo i fondamentali dell’Islam, anche tramite l’occupazione militare dei suoi luoghi sacri. Quando questa convinzione si fa strada, la via è aperta per l’uccisione di innocenti in nome della sopravvivenza dell’Istituzione e dei valori dei quali essa si fa portavoce. Non è una questione di fede, ma di identificazione simbolica collettiva e di appartenenza. D’altra parte in numerosi casi solo una minoranza di credenti è d’accordo con certe posizioni ufficiali del Vaticano. Non sarebbe dunque ragionevole concludere che le opinioni di alcuni imam, tra migliaia di imam, non debbano per forza rappresentare né verosimilmente rappresenteranno mai il punto di vista maggioritario dei musulmani e specialmente degli euromusulmani?
C’è chi denuncia l’assenza di chiese nei paesi musulmani per concludere che questa è una ragione sufficiente per impedire la costruzione di moschee in Trentino. Queste obiezioni ignorano il fatto che l’unico paese al mondo a maggioranza musulmana dove non si possono costruire chiese è una teocrazia alleata di ferro dell’Occidente Giudeo-Cristiano, ossia l’Arabia Saudita, per volontà della famiglia reale. Per di più questo ragionamento lascia intendere che abbassarsi al livello di una teocrazia islamista è perfettamente legittimo, anzi auspicabile. Si regredisce agli albori della filosofia morale, alla legge del taglione. Negli altri paesi musulmani esistono chiese, scuole e strutture ospedaliere e caritatevoli cristiane. Quindi, anche solo in nome della reciprocità, per non parlare dell’obbligo di tutela dei diritti civili dei nostri concittadini di religione musulmana, sarebbe giusto e doveroso consentire che sorgano istituzioni musulmane in Italia ed in Trentino. Infine, come ignorare il dato storico che la libertà di professare la propria fede, un motivo di vanto delle culture europee, è stato conquistata a dispetto dell’opposizione della Chiesa Cattolica? Sono argomentazioni di buon senso che non smuoveranno però le coscienze di chi non vuole lasciarsi convincere né dai laici, né dai parroci (definiti “comunisti”!), né dalla posizione ufficiale del papa stesso, che ad Istanbul ha pregato assieme al Gran Muftì in direzione della Mecca. Evidentemente, agli occhi di questi fanatici di casa nostra, anche il Sommo Pontefice sbaglia, sviato dai traditori della cristianità, la quinta colonna di Eurabia in Europa. Questi fondamentalisti identitari temono che tra alcuni anni l’identità europea e quella trentina saranno rese irriconoscibili, anche se nessun Trentino saprebbe individuare una definizione condivisa di identità trentina.
Il buon senso è inviso a chi ha già stabilito preventivamente la colpevolezza di imputati che non hanno ancora neppure compiuto un reato, se non quello di essere nati in una famiglia musulmana o di esserlo diventati.
Oggi si attaccano i musulmani in nome della libertà d’espressione, senza minimamente preoccuparsi delle conseguenze patite dai musulmani moderati che si trovano tra i due fuochi dell’estremismo cristiano ed islamico, accusati da entrambi di essere nascostamente in combutta con i rispettivi nemici. La destra anti-islamica si trova in una posizione di forza proprio perché, dichiarando di essere scesa in campo a difesa dei diritti delle donne vittime della violenza e del fondamentalismo, impiega il linguaggio dei diritti civili, storicamente avversato dalla destra stessa, ma ampiamente condiviso dall’opinione pubblica, come un’arma moralmente incontestabile. Di contro la sinistra si trova spiazzata, perché pur condividendo la lealtà ai principi costituzionali, teme che schierandosi a difesa della minoranza islamica rischierebbe di indebolirli o comunque di tradirne lo spirito. Come condannare certe pratiche musulmane senza portare acqua al mulino della destra? Così quest’ultima continua a mantenere l’iniziativa, mentre le iniziative della sinistra denotano chiari segni d’impotenza. Una sinistra che perde consensi e, non intervenendo perentoriamente, permette ai rivali politici di trasformare gli ideali universalistici dell’Illuminismo in pilastri del nazionalismo xenofobo, in un “fondamentalismo illuminista” – che però non deve intaccare le “radici cristiane” dell’Europa – all’insegna della contrapposizione tra i “nostri valori” ed i “loro valori”. Questo, naturalmente, è il più indecente tradimento dello spirito dell’Illuminismo, che valorizzava sopra tutto il resto il diritto di ciascuno di scegliere il proprio percorso esistenziale e spirituale, a patto che non si violasse il diritto altrui di fare lo stesso.
Tuttavia un vasto consenso su che cosa s’intenda per violazione è difficile da individuare, così la mera esistenza di una consistente minoranza di non-cristiani è additata come una minaccia per il diritto dei Cristiani di professare la propria fede. Le obiezioni della sinistra sono respinte come l’ennesima manifestazione di debolezza ed arrendevolezza, in contrasto con la schietta e virile franchezza realistica della destra, che ha il coraggio di dire pane al pane e vino al vino, facendosi portavoce della gente comune.
Così si glissa convenientemente sul fatto che la sinistra è parimenti contraria all’estremismo e si batte da sempre per i diritti dei membri più vulnerabili della società e sul fatto che l’Illuminismo era e rimane una battaglia contro ogni dogmatismo, perché lo zelo ideologico quasi sempre distorce e compromette anche i valori più condivisibili. Nel caso del “fondamentalismo illuminista” messo in campo dalla destra, l’individualismo etico promosso dai pensatori illuministi, ossia il principio secondo cui ogni essere umano è autonomo e viene prima delle collettività, evapora di fronte alla conclamata e categorica lealtà alla Patria, alla Civiltà Europea ed alla Cristianità, ed all’imperativo della lotta contro il Velo, la Tradizione Coranica , la Cultura Musulmana ed il Fondamentalismo, la radice di ogni male.
Il fatto che l’Islam e le sue pratiche siano estremamente eterogenei al loro interno, come dovrebbe risultare evidente a chiunque consideri la sua estensione geografica (che ora include anche l’Europa e gli Stati Uniti) e la varietà degli accadimenti storici e dei mutamenti sociali che ne hanno segnato l’evoluzione, è un aspetto che non viene preso nella giusta considerazione. È molto più semplice adattare i fatti alle idee piuttosto che fare il contrario. In questo modo è anche più facile mobilitare tutte le forze disponibili in una guerra combattuta contro un Nemico Assoluto e Monolitico, piuttosto che contro una realtà sfaccettata e contraddittoria.
Questo modo di interpretare la realtà odierna e le sue sfide altro non è se non l’ennesima variazione sul tema del fondamentalismo culturalista. Ciò è testimoniato dal fatto che se esponenti della Chiesa Cattolica rendono pubbliche le proprie opinioni omofobiche o misogine, la reazione non è mai scomposta come quando le stesse affermazioni provengono da un musulmano. Niente di cui sorprendersi, visto che il problema che fronteggiamo non è strettamente religioso ma culturale in un senso più ampio: la cultura patriarcale della violenza, della prevaricazione e dell’abuso, che è forte in società come quelle dalle quali provengono la maggior parte degli immigrati, musulmani e non, che si sono attardate sulla strada dell’emancipazione degli individui, ma che è tutt’altro che assente nella nostra.
Se ci lasceremo sommergere da questo tipo di retorica, gli effetti non potranno che convergere verso l’istituzione di una “democrazia” populista, legata ai valori dell’etnia, del territorio, della tradizione e del consenso sostanzialmente unanime, cioè la negazione della democrazia liberale. Quest’ultima necessita di minoranze e soprattutto individui che si facciano sentire e si facciano valere, in funzione di stimolo al confronto, e di una cittadinanza che sia pronta a mobilitarsi a difesa del diritto socialmente riconosciuto di ciascuno di scegliere liberamente di essere diverso e di sperimentare nuove identità, neutralizzando così la gran parte delle occasioni di scontro e di conseguente oppressione della maggioranza ai danni delle minoranze. Questo è quel che si è fatto in Canada e negli Stati Uniti, dove la forte minoranza musulmana (circa 8 milioni di praticanti) non ha mai costituito un problema, né prima né dopo l’11 Settembre; un po’ com’era il caso degli euromusulmani prima di quella fatidica data. È anche quel che si cerca di fare in India, con i suoi 150 milioni di musulmani, in Indonesia, la democrazia musulmana più popolosa del mondo ed in Bangladesh, un’altra democrazia dove l’85 per cento della popolazione è musulmano.
Che ci piaccia o no i Musulmani sono ormai parte dell’Europa e del Trentino e l’unica reale minaccia al nostro stile di vita ed ai valori democratici proviene da noi stessi. Il panico esistenziale che si è impadronito di molti Trentini è infondato, ma è un’evoluzione naturale ed inevitabile della trasformazione che sta subendo la società trentina e che fa temere a molti che le loro stesse vite saranno sommerse e dominate da dei forestieri, che saranno esautorati della propria identità, spinti lungo la china dell’estinzione. È la stessa paranoia che tormenta i sonni di molti Sudtirolesi di lingua tedesca e che giustificava, ai loro occhi, gli attentati dinamitardi contro i simboli dell’italianità. La paura, il sospetto ed il desiderio di separazione fisica contribuiscono ad impedire ai nostri concittadini di religione musulmana di sentirsi davvero a casa, cioè di integrarsi. Le moschee, come le chiese, fanno respirare aria di casa a milioni di persone, quindi è bene che ci siano. Un attacco generalizzato all’Islam può solo estraniare quella maggioranza moderata che è la nostra naturale alleata. Se ce la rendiamo ostile sarà solo colpa nostra.

Nessun commento: