“La paleodieta è una nuova dieta che in realtà è la dieta più antica del mondo ovverosia è l’alimentazione che l’uomo primitivo delle caverne seguiva nel periodo precedente la scoperta dell’agricoltura avvenuta circa 10.000 anni fa. Per circa due milioni di anni l’uomo era stato cacciatore–raccoglitore ed il suo sostentamento era basato su quello che poteva trovare: frutta, bacche e miele come fonte di carboidrati, il fabbisogno di grassi e proteine era invece coperto da semi, nocispeci, bruchi, lumache, insetti, uova, pesce, crostacei, soprattutto gli organi interni degli animali e il cervello più facilmente digeribili rispetto alla carne cruda delle fasce muscolari che, essendo molto ricche di connettivo, erano difficilmente digeribili. Solo con l’uso del fuoco, circa 300.000 anni fa, si sfruttarono meglio i muscoli degli animali cacciati potendo arrostire la carne e anche i legumi, resi digeribili dalla cottura. L’uomo forzatamente nomade si sfamava raccogliendo il cibo dove lo trovava nutrendosi anche di carogne, pescando e cacciando seguendo anche gli spostamenti delle sue prede. Questo stile di vita ha plasmato per selezione genetica i nostri precursori per più di un milione di anni, anche se sembra che il consumo dei cereali selvatici tra le popolazioni di cacciatori e raccoglitori possa risalire a circa 100.000 anni fa. Infatti alcuni archeologi dell’Università di Calgary hanno recentemente trovato in una caverna in Mozambico reperti datati all’inizio dell’era glaciale che dimostrano la lavorazione del sorgo selvatico, antenato del principale cereale consumato tutt’oggi a scopo alimentare nell’Africa sub-sahariana. Poi circa 10.000 anni fa con la scoperta dell’agricoltura l’uomo è divenuto più stanziale e ha anche cominciato ad allevare gli animali, non solo per nutrirsene, ma anche per produrre il latte ed i suoi derivati. Con questo cambiamento la dieta si è arricchita di carboidrati (soprattutto cereali) a discapito delle proteine. I cereali però non sono commestibili allo stato crudo e necessitano della cottura e nonostante ciò rimangono più difficilmente digeribili rispetto agli alimenti che si possono consumare crudi. L’introduzione dei cereali e questo sbilanciamento nel rapporto carboidrati/proteine ha portato conseguenze notevoli sull’uomo. Nel Paleolitico l’altezza media era elevata come quella che si è raggiunta solo attualmente invece l’altezza media di un soldato legionario romano era intorno ai 165 cm. L’aspettativa di vita nel Neolitico era peggiorata in quanto gli uomini si ammalavano più facilmente. Quando i carboidrati sono in eccesso rispetto alle proteine si sviluppano nell’organismo resistenza insulinica ed infiammazione che sono alla base della maggior parte delle malattie croniche e degenerative. Per quanto riguarda il latte bisogna annotare che l’uomo è l’unico animale che continua a nutrirsi con il latte anche dopo lo svezzamento e se per il neonato il latte materno è l’unico e il miglior nutrimento non lo è senz’altro il latte vaccino diverso nella composizione percentuale dei macro e micronutrienti. Per quanto riguarda la insostituibilità del latte e derivati come fonte di calcio (utile allo sviluppo di ossa e denti) si deve riconoscere che gli uomini del Paleolitico avevano le ossa e denti robusti e senza segni di osteoporosi come è evidenziato dai reperti fossili. Senza dubbio l’alimentazione ricca di frutta e verdure creava un ambiente alcalino con effetti protettivi per le ossa e la salute in genere, viceversa i cereali e latticini sono alimenti acidificanti che favoriscono così la perdita di calcio dalle ossa. Il calcio tra l’altro è presente in quantità considerevoli anche in tutte le noci, i semi crudi e le verdure. Una delle critiche più comuni a questa dieta è che sia una dieta iperproteica; in realtà non è così in quanto i carboidrati erano ben presenti, non sotto forma di cereali, bensì come frutta e verdure. Le percentuali non erano fisse ma potevano variare anche in conseguenza della disponibilità del cibo e a secondo del clima e delle stagioni. Viene indicato un range nel quale: i carboidrati vanno dal 20% al 40 %, le proteine dal 20% al 35% e i grassi dal 30% al 60%. Quindi poteva essere se mai, in certi momenti, una dieta iperlipidica. Però bisogna considerare che i grassi erano per lo più salutari cioè prevalentemente dal pesce e dalla frutta secca e anche i grassi provenienti dal cervello e dalle carni della selvaggina erano particolarmente ricchi di Omega 3. Il cervello per la sua struttura lipidica e le carni perché di animali che si nutrivano prevalentemente di erba fresca cioè pascolavano e non erano stabulati e alimentati con foraggi come negli allevamenti. Senza dubbio un limite di questa dieta è la scarsa praticità e organoletticità. Non è che noi possiamo facilmente abituarci a mangiare cervelli, vermi e bacche però potremmo attuare alcuni accorgimenti utili per la nostra salute: cominciando a fare tanti piccoli pasti invece di pochi ed abbondanti, si riduce così la stimolazione insulinica; limitando il consumo dei cereali 2 volte a settimana. Se siamo degli sportivi e abbiamo bisogno di più carboidrati possiamo introdurre anche degli alimenti non paleolitici come le patate (alcalinizzanti) e se introduciamo dei cereali la scelta migliore è verso i cereali senza glutine e a basso indice glicemico come il riso basmati, oppure i cosiddetti pseudo-cereali come quinoa, amaranto, e grano saraceno. Anche consumare i cereali e legumi germogliati può essere utile. Cosi facendo si riducono notevolmente gli antinutrienti presenti; in questo caso diventano vere e proprie verdure ricche in amido predigerito e viene eliminato l’acido fitico, che contrasta l’assorbimento intestinale di vari minerali. Ovviamente andrebbero eliminati anche il caffé, sale e alcolici. Per quanto riguarda il sale il fabbisogno corporeo di sodio dovrebbe essere coperto da quello contenuto nei cibi. E per quanto riguarda l’alcol qualcuno sostiene che forse anche l’uomo del paleolitico occasionalmente poteva nutrirsi di frutta fermentata. Quindi anche per noi l’eventuale consumo di alcol deve essere solo occasionale. Anche il latte e suoi derivati vanno eliminati o almeno limitati e ovviamente sono totalmente da eliminare gli oli di mais e di semi perchè troppo ricchi di acidi grassi Omega 6 che hanno un effetto infiammatorio e i grassi trans cioè idrogenati presenti nelle margarine e in vari prodotti confezionati, che sono molto pericolosi per la salute. Purtroppo il 55% della dieta occidentale si basa su alimenti che i nostri antenati non conoscevano, cereali, latticini, cibi preparati e lavorati, insaccati, farina raffinata, dolcificanti e acidi grassi idrogenati. La conseguenza di questa nuova alimentazione “arricchita” è l’invecchiamento precoce con l’aumento delle malattie degenerative, come le patologie cardiovascolari, i tumori, l’artrite, il diabete e l’obesità e l’ultima arrivata, la “sindrome metabolica”.
Si potrebbe obiettare che nel corso del tempo ci siano state delle modificazioni genetiche per cui l’uomo si sarebbe adattato al consumo di latticini e cereali, però la grande diffusione di intolleranze al lattosio e al glutine fa sospettare il contrario. Basti dire che dalla comparsa dell’Homo Sapiens,circa 35.000 anni fa, il nostro patrimonio genetico è mutato meno dell’1%. Ma se vogliamo essere sicuri di ciò nel nostro specifico caso ora è disponibile la Nutrigenomica cioè la possibilità tramite un esame del DNA salivare di individuare il profilo biochimico nutrizionale genetico del singolo individuo. Ma questa è un’altra storia”.
I cacciatori-raccoglitori non hanno/avevano bisogno di dentisti e gastroenterologi e, con il passaggio dalla caccia e raccolta all'agricoltura, i nostri corpi si sono ingraciliti e i crani si sono rimpiccioliti del 10%:
mentre, in precedenza, nel corso del nostro processo evolutivo, si erano sempre accresciuti:
*A. africanus* - *H. habilis*: + 183 cc
*H. habilis* - *H. ergaster*: + 205
*H. ergaster* - *H. erectus*: + 162
*H. erectus* - H. heidelbergensis*: + 112
*H. heidelbergensis* - *H. sapiens* arcaico: + 185
*H. sapiens* arcaico - *H. neanderthalensis*: + 91
*H. neanderthalensis* - *H. sapiens* moderno: + 95
Con il passaggio all'agricoltura di Homo Sapiens, dopo oltre 20mila anni di onorata carriera ominide sapiens, si verifica la prima regressione encefalica nella storia evolutiva della nostra specie: – 10%
Vi prego di risparmiarmi lo slogan politicamente corretto del “non contano le dimensioni, conta l’uso che se ne fa”. Se è grande e lo sai usare è meglio. Punto.
Intolleranze alimentari: ecco un'ottima indicazione di quel che siamo evolutivamente abituati a mangiare e quel che invece ci irrita, come ad esempio lattosio, glutine, fruttosio, sorbitolo.
Altri handicap evolutivi derivano dalle difese naturali delle piante, che non potendo scappare si tutelano in altro modo (es. saponine, lectine, tannini, fitati). Ci danneggiano in varie maniere, anche impedendo l'assorbimento dei nutrienti (perciò sprechiamo quel che mangiamo), che è quello meno doloroso ma forse più devastante, nel lungo termine.
Ecco gli effetti delle lectine (soia): “danni organi interni: ipertrofia pancreas, fegato, atrofia timo, muscoli”.
La soia contiene anche saponina:
Nel link qui sopra c’è davvero quasi tutto quel che c’è da sapere.
Curioso che la soia, che è estremamente tossica, sia pubblicizzata come un alimento fondamentale, la base della dieta vegetariana/vegana, no? Come mai? Chi ha interesse ad avvelenare milioni di persone? Chi ha interesse a minimizzarne gli effetti? Qual è il giro di affari dei produttori di soia?
I nostri cervelli si adattano in modo relativamente rapido, i nostri organismi no: “Non ci siamo evoluti per migliaia di anni consumando farine e zuccheri. Questi alimenti ci sono ancora "estranei". Non voglio dire che non dobbiamo mangiarne, contesto solo il fatto che debbano avere un posto preminente nella nostra dieta”.
Questo, infine, è quel che scrive Jared Diamond
sulla pessima idea di introdurre l’agricoltura e sui vantaggi del regime alimentare dei cacciatori-raccoglitori:
“Il peggior errore nella storia della razza umana” di Jared Diamond
Maggio 1987- Trad. Tonguessy
“E’ grazie alla scienza che sono avvenuti significativi cambiamenti nella compiaciuta immagine che avevamo di noi stessi. L’astronomia ci ha insegnato che la nostra Terra non è al centro dell’Universo ma è solo uno degli innumerevoli corpi celesti. Dalla biologia abbiamo imparato che non siamo stati creati così da Dio ma abbiamo subìto delle evoluzioni così come milioni di altre specie. E ora l’archeologia sta demolendo un altro sacro credo: che la storia dell’umanità nel corso dei passati milioni di anni sia una lunga storia di progresso. In particolare recenti scoperte suggeriscono come l’avere adottato l’agricoltura, che si suppone sia stato il nostro maggiore passo verso una vita migliore, fu in realtà una autentica catastrofe da cui non ci siamo mai ripresi.
Con l’agricoltura arrivarono anche le grandi diseguaglianze sociali e sessuali, le malattie ed il dispotismo che maledicono le nostre attuali esistenze. Ad un primo impatto, le prove contro questa interpretazione revisionista sembrano irrefutabili. Ce la caviamo molto meglio in quasi ogni campo rispetto alle persone del medioevo, che a loro volta se la cavavano meglio dei cavernicoli, i quali a loro volta se la cavavano meglio delle scimmie antropomorfe. Basta fare un rapido conto dei vantaggi: abbiamo a disposizione vari cibi in abbondanza, straordinari utensili, molti beni materiali, le vite più lunghe e la salute migliore della storia. Siamo al sicuro da carestie e predatori. Otteniamo energia dalle macchine e dal petrolio, non dal sudore della nostra fronte. Chi sarebbe quindi il neoluddista che vorrebbe scambiare la propria vita con quella di un contadino medievale, di un cavernicolo o di uno scimmione?
[…]. Un esempio diretto di cosa abbiano imparato i paleopatologi dagli scheletri riguarda i cambiamenti storici nell’altezza. Gli scheletri di Grecia e Turchia mostrano che l’altezza media dei cacciatori-raccoglitori verso la fine della glaciazione era di 1,80m per gli uomini e 1,70 per le donne. Con l’adozione dell’agricoltura le altezze crollarono e nel 3000 AC si stabilizzarono in 1,60m per gli uomini e 1,50 per le donne. Nei tempi classici le altezze molto lentamente aumentarono, ma tanto Greci che Turchi moderni non hanno ancora riguadagnato le altezze medie dei loro distanti antenati.
Un altro esempio di paleopatologia al lavoro è lo studio degli scheletri Indiani presenti nei tumuli delle valli dell’Illinois e dell’Ohio. A Dickson Mounds, situato presso la confluenza dei fiumi Spoon e Illinois, gli archeologi hanno estratto circa 800 scheletri che rendono l’idea dei cambiamenti nella salute di quella popolazione quando decise di adottare la coltivazione intensiva di mais attorno al 1150 AC. Gli studi di Georges Armelagos e dei suoi colleghi dell’università del Massachusetts mostrano come questi primi agricoltori pagarono un alto prezzo per questo nuovo stile di vita. Paragonati ai cacciatori-raccoglitori che li precedettero, gli agricoltori avevano circa il 50% di problemi in più allo smalto dentale (il che indicava malnutrizione), il quadruplo di anemia causata da deficienza di ferro (evidenziata da avanzata osteoporosi), il triplo di lesioni ossee che rivelavano malattie infettive in generale, ed un aumento delle condizioni degenerative della spina dorsale, probabilmente a causa del lavoro troppo duro.
“L’aspettativa di vita alla nascita nelle comunità pre-agricole era di circa 26 anni” afferma Armelagos ”mentre in quelle agricole era di 19 anni. Quindi questi episodi di difficoltà alimentari e malattie infettive stavano seriamente minacciando la loro capacità di sopravvivenza”. Le prove suggeriscono che gli Indiani di Dickson Mounds, come molte altre popolazioni primitive, si dedicarono all’agricoltura non per scelta ma per la necessità di nutrire un sempre maggiore numero di individui. “Non penso che i cacciatori-raccoglitori adottarono l’agricoltura se non quando furono costretti, e quando lo fecero scambiarono qualità con quantità” dice Mark Cohen della State University di New York, coeditore assieme ad Almelagos di uno dei più rilevanti libri del campo: “Paleopathology at the Origins of Agricolture”. “Quando iniziai ad affermare queste cose dieci anni fa, non molti mi davano ragione. Adesso invece è diventata una voce rispettabile, quantunque controversa, nel dibattito in corso.”
[…]. Oltre a deficit alimentari, morte per fame ed epidemie, la società agricola ha portato un’altra maledizione all’umanità: profonde divisioni di classe. I cacciatori-raccoglitori avevano pochissimo cibo immagazzinato e nessuna risorsa alimentare concentrata come frutteti o mandrie: si sostentavano grazie ad una varietà di animali e piante selvatiche. A seguito di ciò non potevano esserci né Re né classi parassite che ingrassavano grazie al cibo sottratto ad altri.
Solo all’interno della società agricola poteva nascere un’elite di robusti nullafacenti che prosperavano alle spalle di una popolazione devastata dalle malattie. Gli scheletri delle tombe greche a Micene (1500 AC) suggeriscono che la stirpe reale usufruisse di una dieta migliore, dato che le spoglie reali erano di 5-8 cm più grandi ed avevano denti migliori (di media, un rapporto di uno a sei di denti cariati o mancanti). Tra le mummie cilene del 100′ DC le élites si distinguono non solo dagli ornamenti e monili d’oro ma anche per un quarto di lesioni ossee dovute a malattie.
[…]. Le società dedite all’agricoltura hanno anche incoraggiato la diseguaglianza tra i sessi. Liberate dalla necessità di trasportare i loro bambini nel corso della loro esistenza nomade, e costrette a produrre più braccia per dissodare i campi, le donne di queste società tendono ad avere un numero maggiore di gravidanze rispetto alle loro controparti nomadi, con conseguente perdita di salute. Tra le mummie cilene, per esempio, le donne avevano maggiori lesioni ossee a seguito di infezioni rispetto agli uomini.
[…] Quello che balza agli occhi, quindi, è che con l’avvento dell’agricoltura la vita delle élites migliorò, mentre quella delle persone comuni subì dei peggioramenti.
Supponiamo che un archeologo debba spiegare la storia umana ad un visitatore alieno. Potrebbe illustrare i risultati dei suoi scavi con l’ausilio delle 24 ore dove un’ora rappresenta 100.000 anni di vita passata. Se la storia umana inizia a mezzanotte, oggi saremmo quasi alla fine del nostro primo giorno.
Abbiamo vissuto come cacciatori-raccoglitori per la quasi totalità della giornata: da mezzanotte fino all’alba, a mezzogiorno e al tramonto. Alle 11:54 abbiamo adottato l’agricoltura…
Courtesy of Ricardo J. Salvador, Associate Professor of Agronomy Iowa State University of Science and Technology Ames, Iowa 50011-1010.
In, Course Syllabus Agronomy 342, World Food Issues: Past and Present: Jared Diamond on Agriculture.
Originally published in Discover Magazine, May 1, 1987. Pages 64-66
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