mercoledì 25 gennaio 2012

La pedagogia nera del nuovo ordine mondiale





In futuro il fatto che i leader non siano mai sottoposti a qualche verifica che ne accerti le qualità umane e morali sembrerà altrettanto grottesco di quanto oggi ci apparirebbe mettere un portatore di difterite a dirigere il reparto lattanti di un ospedale.
Erich Neumann, “Psicologia del profondo e nuova etica”, p. 82

Il più perfetto ed adeguato sviluppo di ogni individuo non coincide necessariamente con la più completa ed intensa coltivazione della sua personalità, ma piuttosto l’adattamento nella misura più profonda possibile alla sua umile funzione nella grande macchina sociale. Dobbiamo abbandonare l’arrogante preconcetto che siamo unità indipendenti, per piegare le nostre menti orgogliose, assorte nella loro auto-coltivazione, alla sottomissione ad un fine più elevato, il Bene Comune.
Sidney Webb, “Fabian essays”, 1889.

Tu non sarai mai più capace di sentimenti umani…di sentire amore, amicizia, gioia di vivere, di ridere, di sentire curiosità, di onestà. Sarai vuoto. Ti spremeremo fino a che tu non sia completamente svuotato e quindi ti riempiremo di noi stessi.
“1984”

Le buone istituzioni sono quelle che sanno denaturare l’uomo…e trasferire l’io in un’unità comune, col risultato che ogni individuo non si sente più uno, ma parte dell’unità e non senta più nulla se non all’interno dell’insieme…Lo si incatena, lo si spinge, lo si trattiene, avendo come unico vincolo la necessità, senza che egli mugugni: lo si rende duttile e docile con la semplice forza delle cose, senza che alcun vizio abbia l’occasione di germinare in lui; giacché le passioni non si animano se non hanno alcun effetto.
J.J. Rousseau, “Emilio o dell'educazione”

Nella repubblica i cittadini sono frenati dai costumi, dai principi, dalla virtù: ma come frenare dei domestici, dei mercenari se non con la costrizione e la soggezione? Tutta l’arte del padrone consiste nel dissimulare questa costrizione dietro il velo del piacere o dell’interesse, in modo che essi pensino di volere ciò che in effetti li si obbliga a fare.
J.J. Rousseau, “Giulia o la nuova Eloisa”

La maggior parte della gente vive alla giornata e se fa dei progetti questi sono solo anticipazioni di un corso di eventi naturali (matrimonio, figli, pensione). La maggior parte delle persone non vuole pianificare niente. Vuole che ci sia qualcuno che lo faccia al posto loro, assumendosene le responsabilità. L’unica loro pretesa è di avere a disposizione ciò che serve a vivere bene, i beni primari e una modica quantità di superfluo decorativo.
B.F. Skinner, “Walden II”

Se il dispotismo venisse a stabilirsi nei paesi democratici di oggi, sarebbe piú esteso, meno violento e degraderebbe gli uomini senza torturarli. La violenza avverrà, ma solo in periodi di crisi, che saranno rari e passeggeri. Se cerco di immaginare il dispotismo moderno vedo una folla smisurata di esseri simili e eguali che volteggiano su se stessi per procurarsi piccoli e meschini piaceri di cui si pasce la loro anima. Ognuno di essi, ritiratosi in disparte, è come straniero a tutti gli altri, i suoi figli e i suoi pochi amici costituiscono per lui tutta l’umanità; il resto dei cittadini è lí, accanto a lui, ma non lo vede; vive per sé solo e in sé, e se esiste ancora la famiglia, già non vi è più la patria. Al di sopra di questa folla vedo innalzarsi un immenso potere tutelare, che si occupa da solo di assicurare ai sudditi il benessere e di vegliare alle loro sorti. E’ assoluto, minuzioso, metodico, previdente e persino mite. Assomiglierebbe alla potestà paterna, se avesse per scopo, come quella, di preparare gli uomini alla virilità. Ma, al contrario, non cerca che di tenerli in un’infanzia perpetua.
Alexis de Toqueville, “Democrazia in America”, 1840

L’organizzazione attuale è così estesamente casuale, priva di finalità, incoerente, frustrante…mentre invece una società eugenetica sarebbe pianificata e permetterebbe all’uomo di elevarsi spontaneamente sopra il proprio fosco passato per lanciarsi in uno sviluppo armonioso in una società perfetta.
F.C.S. Schiller (1864-1937)

Nell’anno della sua morte, lo zoologo francese Isidore Geoffroy Saint-Hilaire (1805-1861) pubblicò un saggio sull’addomesticazione degli animali e distinse tre possibili stati in cui gli animali possono essere ridotti dall’uomo, per subordinarlo ai suoi desideri: ingabbiati, addomesticati e domestici. I primi, se liberati, tornerebbero in libertà senza essere segnati dall’esperienza. I secondi sono stati domati e non devono essere tenuti prigionieri. La loro idea della vita ideale è stata radicalmente trasformata e stanno bene dove sono. Gli animali domestici sono una specie che ormai riproduce ad ogni generazione la condizione di addomesticamento. Non è più una condizione di subordinazione interiorizzata a livello individuale, ma collettivo. Non hanno più una volontà indipendente da quella dei loro padroni. Sono convinto che, da sempre, il progetto di una società senza conflitti e tensioni, perfettamente armoniosa e stabile, sia inscindibile dal cinismo e dalla megalonia dei domatori ed allevatori di esseri umani:
caratterizzati da una mentalità e personalità che amplificano e potenziano i nostri vizi congeniti:
che li spinge in un’unica, possibile direzione, volenti o nolenti:

Ogni progetto totalitario è partito dalla premessa che la zootecnia sia una prassi idonea alla gestione del “bestiame umano”.
Non ne abbiamo ancora avuto abbastanza? Essere umani, da un punto di vista evolutivo e culturale, significa mantenere mille opzioni aperte, significa che non esiste alcuna condizione naturale e soddisfacente per noi: l’unica condizione naturale è il cambiamento. Ogni società che brama la stabilità e fissità deve esigere la trasformazione dell’umano ed è per ciò stesso totalitaria – considererà l’esistenza di certe categorie di persone come un ostacolo alla felicità collettiva – e va combattuta. Una società viva è sottoposta ad un’incessante metamorfosi, come la vita appunto, e non può essere spogliata dell’imprevedibilità, creatività, emotività umana:
Viviamo su questo pianeta ma per qualche ragione ci sentiamo fuori posto. Ma va bene così, perché è ciò che ci ha preservato dall’estinzione, a differenza del 99% della vita sulla terra.

I Mondi Ideali, i Nuovi Ordini Mondiali, sono sempre ostili alle persone reali, perché si prefiggono degli obiettivi irrealistici, rispetto ai quali gli esseri umani non potranno mai essere all’altezza. Detestano gli esseri umani del presente ed idealizzano quelli del futuro, commisurati alle attese dell’élite.
La loro diffidenza nei confronti dell’uomo è alla base del dirigismo esasperato, della più pedante pedagogia, della proliferazione legislativa e giuridica. Queste utopie sono inflessibilmente stataliste, la legge regola ogni dettaglio della vita. L’ostacolo è l’uomo, l’ambito incontrollabile del privato. La fiducia nelle istituzioni non cancella la svalutazione dell’uomo:
Nell’utopia si coltiva la facoltà di fermarsi di colpo, come per istinto, sulla soglia di un pensiero pericoloso – la potremmo chiamare “stupidità protettiva”. Il pensiero viene colonizzato, paralizzato, tramite la confusione tra finzione e realtà. Nella prefazione ad una riedizione di “Il Mondo Nuovo” Aldous Huxley osservava giustamente che una dittatura del futuro non sarebbe stata violenta perché avrebbe avuto a disposizione tutto ciò che occorre per controllare le menti della gente: “Non ci sono motivi per pensare che uno Stato totalitario nuovo debba per forza assomigliare ai vecchi. Governi di oligarchie e squadre con la camicia nera, deportazioni di massa e imprigionamenti sommari non sono solo inumani, sono anche inefficienti. […]. Uno Stato totalitario realmente efficiente dovrebbe avere un esecutivo di capi politici coadiuvati dal loro esercito di managers che controlla una popolazione di schiavi che non sono tenuti a bada con mezzi coercitivi, perché amano il loro stato di servitù”.

La cancellazione chimica dei ricordi è stata presentata dai mezzi d’informazione come la soluzione ai problemi di chi ha subito violenze ed abusi e non riesce a rimettere in sesto la sua vita. Pochi si sono chiesti cosa succederebbe se un governo impiegasse questa tecnica per eliminare ricordi spiacevoli che possono risvegliare nei cittadini la voglia di ribellarsi al potete costituito, o per neutralizzare la personalità dei dissidenti, o per rimuovere dalla mente di una persona la consapevolezza di essere stato programmato per uccidere gli oppositori di un regime.
Non esiste tuttavia un vero controllo laddove ci sono solo persone disponibili a controllare. Serve anche una maggioranza di cittadini che desidera essere controllata, una fantasia di soggiogamento volontario e spontaneo che comincia con l’infanzia e che mantiene la popolazione in uno stato di infantilismo prolungato, la cosiddetta sindrome di Peter Pan. In questo modo si arriva ad un mondo diviso tra chi monitora e sa, ma rimane anonimo, celato, e chi è monitorato e noto, ridotto allo stato di oggetto, o strumento. La società contemporanea marcia in questa direzione, quella della perdita dell’anonimato, persino a livello psicologico e genetico, della permeabilità della mia identità e della categorizzazione arbitraria dei cittadini in attivisti (pericolosi e colpevoli) e docili (provvisoriamente utili e potenzialmente innocenti).
Per come stanno andando le cose, pare di poter dire che il destino dell’umanità sarà quello di costruire tirannie mascherate da utopie. Utopie fatte di Intelligenza Artificiale, ologrammi interattivi, ibridazione tecnologica dell’umano, un nuovo sistema economico-finanziario che faccia a meno dei contanti, la comunicazione telepatica tramite chip che contemporaneamente monitorano il cervello 24 ore su 24 registrando le sue attività, l’identificazione a radio frequenza utile per il controllo psicotronico, oltre ad indubbie meraviglie come l’energia gratuita, sistemi di trasporto anti-gravitazionali, l’eliminazione di certe terribili patologie, forse persino la telepatia.
Negli Stati Uniti si stanno fabbricando soldati psicopatici:
La miscela che può condurre l’umanità alla rovina è quella di masse remissive ed acquiescenti e però allo stesso tempo pretenziose.
Attenzione alla vanagloria del Grande Inquisitore di Dostoevskij, perché di figure così è pieno il mondo contemporaneo e, davvero, non esiste nessuna autorità più pericolosa e tossica della loro, per i corpi e per le coscienze: “Sì, noi li obbligheremo a lavorare, ma nelle ore libere dal lavoro daremo alla loro vita un assetto come di gioco infantile, con canzoni da bambini, cori e danze innocenti. […]. Ed essi non ci terranno nascosto assolutamente nulla di loro stessi. Noi permetteremo loro, o proibiremo, di vivere con le loro mogli e amanti, di avere o non avere figli, sempre regolandoci sul loro grado di docilità, ed essi si sottometteranno a noi lietamente e con gioia. Perfino i più torturanti segreti della loro coscienza, tutto, tutto porranno in mano nostra, e noi tutto risolveremo, ed essi si affideranno con gioia alla decisione nostra, perché questa li avrà liberati dal grave affanno e dai tremendi tormenti che accompagnano ora la decisione libera e personale. […]. In silenzio essi morranno, in silenzio si estingueranno nel nome Tuo [Gesù il Cristo] e oltre tomba non troveranno che la morte. Ma noi manterremo il segreto, e per la loro stessa felicità li culleremo nell’illusione d’una ricompensa celeste ed eterna. Infatti, seppure ci fosse qualcosa nel mondo di là, non sarebbe davvero per della gente simile a loro”.
Un’altra eccellente fonte di illuminanti suggestioni è il celebre “Il Mago” di John Fowles. La chiave di lettura è semplice ed eterna: è giusto che una persona sia sottoposta a pressioni, stimoli dolorosi e persino tortura psicologica per farlo maturare? Il romanzo di Fowles, a mio avviso, è un'apologia della manipolazione e della tortura psicologica a fini didattici. Nessun mago “bianco” violerebbe il libero arbitrio di un novizio; nessun governo democratico ed autenticamente illuminato farebbe sue le filosofie pedagogiche nere del Nuovo Ordine Mondiale.
Nel Mondo Nuovo, per quanto è possibile, lasciate che gli esseri umani adatti a quel tipo di organizzazione sociale si riuniscano e vivano come meglio credono, astenendovi dal seguire il loro esempio. A ciascuno il suo.

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