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giovedì 26 gennaio 2012

Auschwitz in Israele - Il Secondo Olocausto





«I significati dell'Olocausto,» rispose lui con voce grave, «devono essere determinati da noi, ma una cosa è certa: il suo significato non sarà meno tragico di quanto lo è oggi se ci sarà un secondo  Olocausto, e se la progenie degli ebrei europei che evacuarono l'Europa per un asilo in apparenza più sicuro dovesse andare incontro alla distruzione collettiva in Medio Oriente. Un secondo Olocausto non avrà luogo sul continente europeo, perché questo è stato teatro del primo. Ma un secondo Olocausto, qui, potrebbe verificarsi fin troppo facilmente e, se lo scontro tra arabi ed ebrei dovesse continuare ad aggravarsi, si verificherà: è inevitabile. La distruzione di Israele in un conflitto nucleare è oggi una possibilità assai meno remota di quanto lo fosse l'Olocausto cinquant'anni fa».
Philip Roth, “Operazione Shylock”, Mondadori, 1993.

La prima istintiva reazione israeliana alla dichiarazione del primo ministro Benjamin Netanyahu che tutto Israele ha bisogno di essere circondato da una barriera è la seguente: “Oh no, questa è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno”. Tale risposta sarebbe del tutto comprensibile. Ogni bambino israeliano, e anche ogni bambino ebreo in tutto il mondo, è nato insieme a immagini di barriere e recinzioni. Le recinzioni dei campi di sterminio della seconda guerra mondiale. Queste immagini vengono automaticamente associate agli sguardi delle persone dietro le recinzioni; lo sguardo negli occhi delle persone che camminano verso le camere a gas e i forni crematori. Pertanto, la proposta di circondare l’intero paese con una recinzione inizialmente suscita una reazione di paura e di rifiuto; la sensazione di un ghetto o di uno Stato fortezza…Un intero paese vive dietro le recinzioni, circondato in tutte le direzioni da oceani di nemici. Il pensiero che questo è il nostro destino può spingere una persona normale verso la follia. E così, stiamo assistendo alla creazione della nuova Sparta qui, la Sparta di oggi; eppure avremmo tanto voluto essere come Atene.
Eitan Haber, giornalista e saggista israeliano

L’Ombra che si trova in contraddizione con i valori non può essere accettata come parte negativa della propria struttura psichica e viene proiettata, vale a dire spostata, verso l’esterno e vissuta come un elemento esteriore. Viene combattuta, punita e sterminata come “nemico esterno”, e non considerata invece come un nostro elemento personale “interno”. […]. I conflitti psichici inconsci dei gruppi e delle masse si esprimono soprattutto in esplosioni epidemiche, come le guerre e le rivoluzioni violente, in cui le forze inconsce che si erano accumulate nella collettività diventano dominanti e “fanno la storia”. […]. Per la collettività rimane quindi sempre più urgente il bisogno di liberarsi in maniera esplosiva e violenta delle energie aggressive accumulate, per scaricare perlomeno temporaneamente lo stato di tensione e di ingorgo emotivo. […]. Ogni popolo pensa di identificarsi, nell’inflazione della “coscienza immacolata”, con i valori più alti dell’umanità, si identifica con essi e prega in coscienza il “suo” Dio, come quintessenza del lato luminoso, di donargli la vittoria. Quest’inflazione della coscienza a posto non viene in alcun modo disturbata dalla messa in atto di un’Ombra brutale. La frattura tra il mondo etico di valori proprio della coscienza e un mondo sotterraneo inconscio da reprimere e da rimuovere che nega quegli stessi valori, conduce l’umanità a nutrire sensi di colpa e ad accumulare nell’inconscio energie ormai ostili alla coscienza, energie che, manifestandosi con violenza repentina, trasformano il corso della storia umana in un terribile fiume di sangue.
Erich Neumann, “Psicologia del profondo e nuova etica”, pp. 48-55.

Sono sempre più convinto che l’ostinazione israeliana nel voler distruggere il programma atomico iraniano si trasformerà in un boomerang terribile.
I devastanti effetti che si ripercuoteranno sull’intero pianeta:
saranno la goccia che farà traboccare il vaso. Un’opinione pubblica internazionale da troppo tempo irretita e repressa nei suoi sentimenti anti-sionisti dall’utilizzo manipolatorio dell’Olocausto rischierà di passare da un estremo di tolleranza ad un estremo di intolleranza:
Il governo israeliano non sembra avvedersene e continua la costruzione del suo campo di concentramento che, nello scenario peggiore, quello di una guerra regionale che degenera in un conflitto globale:
potrebbe tramutarsi in un gigantesco campo di sterminio per gli Ebrei israeliani e per i Palestinesi.

Dopo aver costruito il famoso muro nei territori palestinesi occupati, condannato dall’ONU:
Israele sta costruendo recinzioni di acciaio ai confini con Egitto, Libano e Giordania:
“Le ruspe sono già al lavoro. Il ministero della Difesa ha dichiarato che il piano dei costi previsto sarà di circa 272 milioni di euro. Il muro sarà rinforzato da sensori elettronici. I lavori non dovrebbero durare più di un anno”.
“Il muro con il Libano non è l’unico in programma. Il Primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato a Capodanno che Israele ha l’intenzione di costruire una barriera lungo la sua frontiera orientale, lungo il confine giordano, simile a quella che è in costruzione attualmente lungo la frontiera egiziana. Il governo israeliano sta investendo 360milioni di dollari Usa in una barriera di acciaio alta cinque metri lungo i 240 km che separano Israele dall’Egitto. L’opera sarà completata nel settembre 2012. “Quando la barriera di sicurezza lungo il confine egiziano sarà finita, una verrà costruita sul confine giordano” ha dichiarato Netanyahu”.
L’obiettivo è quello di bloccare l’immigrazione clandestina e l’infiltrazione di potenziali terroristi.
Il risultato sarà però quello di un popolo imprigionato tra il mare e il filo spinato, in un gigantesco campo di concentramento circondato da popoli con i quali non intende arrivare ad alcun accordo di pace.
È chiaramente un suicidio. Il più fervido e scaltro nazista non avrebbe potuto immaginare una trappola più tremenda: Ebrei che si costruiscono attorno il loro lager. Ebrei che, per scongiurare un'altra Shoah, la rendono più probabile. Mefistofelico...

lunedì 16 gennaio 2012

Golia (U.S.raele) nella trappola - chi c'è dietro Davide? Chi vuole un Secondo Olocausto?




La terza guerra mondiale è sempre più vicina:
Nonostante il fatto che, almeno in Israele, sia solo un ristretto gruppo di potenti a volerla:
Le esercitazioni congiunte israelo-statunitensi sono state prorogate alla seconda metà dell’anno, probabilmente perché è già stata presa la decisione di attaccare l’Iran:
Infatti il generale Martin Demspey, capo dello stato maggiore americano, si sta per recare in Israele per decidere il da farsi (per essere informato riguardo alle decisioni israeliane?):
Consiglio di leggere i commenti a questo articolo dei lettori di Haaretz, per capire cosa succederà ad Israele se coinvolgerà gli USA in un’ulteriore guerra illegale.
Qui una breve selezione, partendo dall’UNICA DOMANDA CHE VALE LA PENA PORSI: “Una domanda che non ha ricevuto risposta. Perché l’Iran continua a far sapere a tutti i progressi del suo programma nucleare? Non sembra esserci alcun motivo per far sapere al mondo esattamente a che punto sono e dove stanno facendo quel che fanno. A meno che non sia un’esca per l’Occidente e per Israele. Questi annunci sono dunque delle provocazioni? Vogliono che l’Occidente faccia la prima mossa? Ci piacerebbe credere che siano davvero stupidi nel rivelare al mondo che cosa stanno facendo, ma non siamo così ingenui. Dove c’è un’esca c’è sempre una trappola, o un amo. C’è qualcuno al di sopra di loro che sta tirando le cordicelle e sta usando l’Iran come un’esca, un richiamo?” – “Israele è la più grave minaccia alla pace nel mondo” – “un comitato di scienziati ha stimato che 3 milioni di persone morirebbero entro poche settimane a causa della nube radioattiva se i reattori iraniani fossero bombardati. A sua volta l’Iran bombarderebbe la centrale atomica di Dimona, trasformando gran parte di Israele in un paesaggio à la Chernobyl per millenni” – “la maniera più semplice per bloccare Israele è dire a Netanyahu che gli USA non verranno in soccorso di Israele perché Russia e/o Cina fornirebbero sostegno militare all’Iran” – “il risultato non sarebbe lo smembramento dell’Iran che desiderano gli Israeliani, ma un complicatissimo replay della guerra in Corea” – “un attacco all’Iran segnerebbe la fine di Israele” – “ci sarebbero terribili conseguenze per Israele…l’opinione pubblica statunitense si sentirebbe tradita” – “un attacco israeliano all’Iran sarebbe una catastrofe di proporzioni storiche che voterebbe Israele alla distruzione fisica e morale” – “non esiste una nazione che odia, ma solo un gruppo di individui con opinioni diverse. Non esiste una nazione terrorista e insinuare che ci sia significa giustificare la violenza contro degli innocenti. Il vero problema è la gente che crede al sensazionalismo e non pensa alle conseguenze delle proprie azioni. Attaccare l’Iran non renderà più sicuro Israele” – “Gli Israeliani celebrano i loro leader incompetenti e dissociati dalla realtà che li stanno portando rapidamente verso un’imminente distruzione. Una guerra con l’Iran è una guerra di troppo. Sarà l’ultima volta che il mondo consentirà ad una nazione ebraica di esistere” – “le conseguenze di un attacco all’Iran vanno ben oltre la sorte di Israele e la sua possibile distruzione” – “Netanyahu non sarà contento finché non avrà attaccato l’Iran: è una fissazione, la sua, una mania patologica. Inoltre gli serve qualcosa per distrarre l’attenzione internazionale dallo stato palestinese” – “Israele si prepara a rubare altra terra non appena sarà iniziata la guerra”.
Leggete attentamente e poi avvertite i vostri amici israeliani e palestinesi, prima che sia troppo tardi:

Più vicino ancora è l’autoattentato (false flag) che la scatenerà.
Ero e sono ancora convinto che per giustificare una guerra all’Iran serva un altro 11 settembre che implichi anche i “paesi canaglia” dell’America Latina (Venezuela e Cuba):
Avi Perry, già agente dell'intelligence israeliana, sul Jerusalem Post del 9 gennaio 2012, immagina uno scenario diverso e lo condivide con un candore disarmante: “L’Iran, proprio come la Germania nazista degli anni Quaranta, prenderà l’iniziativa ed “aiuterà” il presidente degli Stati Uniti e l’opinione pubblica americana a prendere una decisione, facendo la prima mossa ed attaccando una portaerei nel Golfo Persico. L’attacco iraniano alla nave militare statunitense servirà a giustificare una rappresaglia americana contro il regime iraniano. Il bersaglio non sarebbero le strutture nucleari iraniane, ma piuttosto la marina iraniana, le installazioni militari, le postazioni missilistiche, le piste aeree…la capacità iraniana di bloccare Ormuz. Poi sarebbe la volta del regime stesso. L’eliminazione delle strutture nucleari iraniane sarebbe l’atto finale, il gran finale. Se gli Stati Uniti avessero iniziato l’attacco esse sarebbero stati il primo obiettivo. Tuttavia, in questo scenario à la Pearl Harbor, in cui l’Iran lancia un attacco “a sorpresa” [il suo uso del virgolettato vale più di mille parole!] alla flotta americana, gli Stati Uniti avrebbero una motivazione impareggiabile per dare il colpo di grazia e porre fine a questi orribili giochetti….Gli Stati Uniti inciterebbero gli Iraniani a sollevarsi per sovvertire il corrotto regime fondamentalista islamico. Gli Iraniani risponderebbero in massa, le proteste riprenderebbero vigore e si congiungerebbero alla primavera araba, questa volta con il diretto appoggio degli Stati Uniti. Ironicamente…il regime iraniano provocherebbe la sua stessa rovina. Attaccare la flotta americana in acque internazionali equivale ad un attacco terroristico suicida”.
Moltissimi lettori di questo articolo del Jerusalem Post hanno mangiato la foglia e citato il precedente dell’incidente del Golfo del Tonchino, che servì da pretesto per l’intervento americano nel Vietnam:

O l’attacco israeliano alla USS Liberty:
Avi Perry continua spiegando che non si può consentire al regime di ottenere l’arma atomica, che lo renderebbe ancora più aggressivo di prima. Ma Stati Uniti, Unione Europea ed Israele non se la sentono di scatenare un conflitto, per paura dell’impatto negativo sull’economia che avrebbe la chiusura dello Stretto di Ormuz ed un’ulteriore guerra mediorientale. Con notevole ed inconsapevole autoironia, o smaccata ipocrisia, descrive il regime dei mullah come “accecato dalla sua capacità di intimidire, di imporre la sua volontà e di ignorare gli ammonimenti. Quel che gli Iraniani non hanno capito è che alcune delle linee che stanno per varcare sono rosse, rosso sangue”. È quasi incredibile che Perry non si renda conto del fatto che è esattamente quel che sta succedendo ad Israele, ormai in corsa frenetica verso l’abisso della sua distruzione:
Ecco le singolari conclusioni di Perry: “Nel 2012 assisteremo ad una nuova guerra. Questa volta sarà l’Iran a cominciarla. Questa volta gli Stati uniti risponderanno. Questa volta il regime iraniano si autodistruggerà. Questa volta la primavera persiana avrà successo. Questa volta la nube atomica iraniana evaporerà prima di piovere sugli infedeli”.

Tutta questa letale pagliacciata non potrà rendere meno incredibile una mossa suicida dell’Iran – barchini d’assalto contro portaerei nucleari! – che regali all’Occidente l’occasione che sta cercando da anni. Chi potrà credere ad una tale idiozia se non menti che hanno subito un fenomenale e criminale lavaggio del cervello in queste nostre società democratiche di nome, benché non di fatto?

Quanto alle prove della natura militare del programma atomico iraniano dopo il 2004, Robert Kelley, ex direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha confermato l’impressione di Mohamed ElBaradei, anche lui un direttore generale dell’agenzia, che un documento del 2009 che dovrebbe essere la pistola fumante che rivela al mondo le imposture del regime iraniano è un falso, redatto da una persona la cui lingua materna non è il farsi e che ha impiegato un programma di scrittura arabo e non quello classico iraniano:
Ecco il documento in questione:
A dispetto della valutazioni degli esperti il documento fu pubblicato dal Times, che assicurò i lettori che si trattava di un testo autentico che confermava la pericolosità del regime.
Un documento privo di ogni intestazione ufficiale, numero, codice, datazione, sigillo o contrassegno, firma, designazione della sua fonte. Nessuna indicazione che attestasse la sua ufficialità e la sua origine! Scritto a partire da destra, come si è soliti fare nei documenti arabi, ma non in Iran. Scritto usando il font dell’alfabeto arabo e non quello farsi cosicché, ad esempio, mancano tutte le tilde laddove dovrebbero essercene e, in ogni circostanza, la lettera farsi “yeh” è scritta, erroneamente, con un carattere arabo e non con quello farsi. La numerazione è latina e non farsi. La punteggiatura è latina e non farsi. Ci sono diversi errori grammaticali, ripetuti e molto gravi (es. verbi al singolare per soggetti al plurale o cantonate ortografiche).
Nonostante queste incredibili anomalie, che testimoniano la sfrontatezza e dissennatezza israeliana – se uno prepara un falso di tale importanza da sottoporre al vaglio di un gruppo di esperti internazionali lo dovrebbe fare con tutti i crismi, se non vuole mettere in difficoltà i suoi complici e se non vuole insultare l’intelligenza degli scienziati e dell’umanità nel suo complesso –, l’esperto per l’Iran di un altro quotidiano britannico, il Guardian, ha corroborato la valutazione del suo collega al Times, ben sapendo l’importanza capitale di una tale scelta, che spinge il mondo verso una guerra dalle ramificazioni imprevedibili.
Questa decisione dimostra quindi due cose: che i principali organi di stampa occidentali non sono liberi e che esiste una chiara volontà di arrivare allo scontro, a qualunque costo. Lo ripeto, sperando che questa nozione entri finalmente nella testa della gente: alcuni tra i maggiori giornalisti occidentali stanno facendo quel che facevano i loro colleghi tedeschi sotto Goebbels, nel Terzo Reich – capovolgono la realtà per sospingere le masse nella direzione voluta. Se ci lascerete le penne sarà anche per colpa loro. Questa cosa dev’essere chiara una volta per tutte.
Kelley osserva che già una volta un documento contraffatto che riguardava delle fantomatiche armi di distruzione di massa servì per giustificare una guerra in Medio Oriente: quella in Iraq del 2003.
Eppure il nuovo direttore dell’AIEA, il giapponese Yukiya Amano, ha recuperato il falso dichiarandolo autentico e di importanza primaria per giudicare le intenzioni iraniane. 
Cosa ci dice questo? Che anche l’AIEA è al soldo dei guerrafondai:
Intanto il Giappone ha fiutato l’aria che tira, ha fatto i suoi conti e si è sfilato dallo schieramento anti-Iran, ripudiando il connazionale a capo dell’AIEA:

giovedì 12 gennaio 2012

Guardatevi dalle Idi di marzo - come prevedere la data d'inizio della Terza Guerra Mondiale




Le idi di marzo erano un giorno festivo dedicato al dio della guerra, Marte.
Wikipedia

INDOVINO: Guardati dalle Idi di marzo.
CESARE: Che uomo è quello?
BRUTO: Un indovino vi ingiunge di guardarvi dalle Idi di marzo.
William Shakespeare, “Giulio Cesare”

Le sanzioni economiche e finanziarie esaminate, lungi dall'essere un'alternativa a scosse, di cui altri sollevano del resto la minaccia, conducono ad esse per gradi. Gli embarghi, ivi estendendosi e indurendosi, si approssimano ai blocchi. Ma i blocchi, nel diritto internazionale, sono già degli atti di guerra. E per non parlare della guerra dell'ombra, di certo guidata da altri, che già miete le sue vittime. Decisamente, l'ostinazione della diplomazia francese a perseguire un cammino di conseguenze incalcolabili e a invischiarvi i suoi partner evoca la formula di Mark Twain: "Per colui che non ha che un martello, tutto prende la forma di chiodi".
François Nicoullaud, ex ambasciatore francese a Teheran – “Smettiamo di farci paura: la bomba iraniana non è per domani!”, Le Monde, 16-11-2011
L'articolo che segue è stato pubblicato pochi giorni fa su Le Monde. Rappresenta il punto di vista di François Nicoullaud. La traduzione è a cura di Davide Rocco.
citazioni dall’originale in francese (l’articolo è stato convenientemente rimosso dal sito di Le Monde):

In questa fase storica il mondo si avvia verso la terza guerra mondiale per una seria di ragioni, la principale delle quali è il controllo della popolazione mondiale, che sta cominciando a rendersi conto che è tempo di unirsi contro gli invasori:
Un’altra è la lotta intestina tra fazioni, con gli Stati Uniti nella parte del bullo indebolito che sta per raccogliere quel che ha seminato: il risentimento dell’intero pianeta. Diverse nazioni (in particolare Russia, Cina, India) stanno preparando l’abbandono del dollaro: hanno fatto man bassa di oro e sottoscritto accordi commerciali bilaterali che escludono il dollaro. Il Venezuela ha richiamato in patria le sue riserve auree.
I patetici, pionieristici, tentativi di Iraq e Libia di fare lo stesso (nel 2000 l’Iraq aveva deciso di vendere il suo petrolio in euro e l’Iran era pronto a seguirlo) sono finiti come sappiamo.
Asia Times – Aprile 2011
Traduzione italiana qui:
La Francia appoggiò l’iniziativa irachena e mandò avanti la PNB-Paribas:
E si guadagnò il rinnovato livore di Washington e di Hollywood:
L’India sta esaminando la possibilità di stringere accordi con l’Iran per aggirare l’embargo americano del petrolio iraniano, pagando in oro:
La Cina preferirebbe farlo usando lo yuan:
Giappone e Cina (terza e seconda economia globale) abbandonano il dollaro:
India e Giappone abbandonano il dollaro:
Cina e Russia abbandonano il dollaro:
Russia ed Iran abbandonano il dollaro su iniziativa russa (!!!):
“La Cina ha attaccato le sanzioni "unilaterali" all'Iran imposte dagli Stati Uniti con la firma di Barack Obama su una legge che mette nel mirino la Banca centrale di Teheran. "La Cina e' contraria a mettere una legge nazionale al di sopra del diritto internazionale e a imporre sanzioni unilaterali contro altri Paesi", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hong Lei”.
La bolla cinese sta per esplodere a causa della crisi del mercato immobiliare e dei debiti contratti dai governi regionali, ma il governo cinese può cavarsela se riesce a scaricare la crisi sugli Stati Uniti, così come questi ultimi hanno fatto con l’Europa. È una questione di sopravvivenza: uno dei due giganti dovrà crollare e la Russia ha già scelto da che parte starà. Le sue navi sono in Siria, a rintuzzare l’offensiva occidentale.
La guerra inizierà quest’anno, perché Panetta ha dichiarato che entro la fine del 2012 l’Iran potrà sviluppare l’atomica e questo è uno scenario inaccettabile (è falso, le conclusioni degli ispettori dell’AIEA non fornito alcuna indicazione in tal senso - ma quel che importa è che è quel che vogliono far credere):
Qualche giorno fa si è però contraddetto:
e quasi certamente entro settembre, in quanto dopo l’estate sarà troppo tardi: gli Iraniani saranno riusciti a sparpagliare il loro programma atomico e il sito di Fordo, nel cuore delle montagne di Qom, pressoché inespugnabile, sarà a pieno regime:
Secondo gli analisti di Religare [http://www.religarecm.com/] c’è un 50% di possibilità che l’attacco israeliano avvenga all’inizio di febbraio, cioè entro un mese!
Il picco israeliano non coincide con quello americano che è invece spostato verso aprile-maggio (con un altro picco immediatamente prima delle elezioni presidenziali d’inizio novembre).
Perché a marzo?
Perché a marzo s’intersecano i picchi di opportunità di Israele e Stati Uniti (cf. grafico di religare), perché le elezioni parlamentari iraniane si tengono ad inizio marzo, così come le presidenziali russe (fase di transizione, disordini interni altamente probabili):
perché il Ministro per l'Energia dell'Iran, Mazhid Namizhu ha comunicato che il 20 marzo del 2012, grazie alla collaborazione russa, entrerà in funzione a pieno regime la prima centrale nucleare dell'Iran, a Busher:
Nello stesso giorno, che marca la fine dell’anno iraniano (il 21 marzo è il primo giorno dell’anno iraniano), sarà inaugurata la borsa dell’energia iraniana, un altro passo verso l’autodeterminazione:
Secondariamente, Assad ha promesso un referendum costituzionale per marzo, si sottoscrive il patto fiscale dell’eurozona, un passo ulteriore verso gli Stati Uniti d’Europa e la Grecia rischia il default. Per qualche ragione sembra che marzo 2012 debba essere un mese di svolte epocali.

Non siamo condannati a ripetere ogni volta gli stessi errori, ciclicamente, ineluttabilmente.
La guerra, questa guerra dalle conseguenze indescrivibili:
e che i meglio informati, nello stesso Israele, considerano una calamità ed un delirio:
non è inevitabile. Noi possiamo mobilitarci per bloccare il mondo, in modo che i potenti siano costretti ad interrompere le loro partite a scacchi a danno di tutti noi e della natura che ci circonda e del pianeta che ci ospita.
Possiamo forse prevenire anche un Secondo Olocausto:
http://fanuessays.blogspot.com/2011/10/verso-un-secondo-olocausto.html

mercoledì 4 gennaio 2012

La prova che Israele è in mano ad una cricca di invasati antisemiti




Un’idea folle, la cosa più stupida che abbia mai sentito.
Meir Dagan, ex capo del Mossad, in merito all’ipotesi di un attacco all’Iran, 8 maggio 2011
L’Iran non rappresenta una minaccia per l’esistenza di Israele.
Ephraim Halevy, predecessore di Dagan, 4 Nov 2011
Probabilmente lo farei. Non m’illudo che [gli Iraniani] lo facciano [procedano con il programma nucleare] a causa di Israele. Si guardano attorno, vedono che l’India è una potenza nucleare, la Cina è una potenza nucleare, il Pachistan è una potenza nucleare, per non parlare dei Russi.
Risposta di Ehud Barak, Ministro della Difesa di Israele, a Charlie Rose (PBS), che gli aveva chiesto se non avrebbe voluto anche lui delle armi atomiche, se fosse stato un ministro del governo iraniano, 17 novembre 2011.
Un Iran dotato di bombe nucleari non costituisce necessariamente una minaccia esistenziale per Israele…L’espressione “minaccia per la nostra esistenza” è usata a sproposito.
Tamir Pardo, successore di Dagan, 29 dicembre 2011
Ne consegue che qualunque attacco preventivo all’Iran sarà il risultato del fanatismo e della megalomania autodistruttiva di politici decerebrati e forse persino psicopatici che rappresentano la peggiore minaccia all’incolumità degli ebrei di tutto il mondo dai tempi di Hitler.

domenica 11 dicembre 2011

Mai sottovalutare l'Iran - La tragica sorte dei kamikaze israeliani



Questo è il drone stealth modello RQ-170 Sentinel, modellato sul progetto del bombardiere stealth B-2.


Questo è l’Horten 229, aereo sperimentale nazista mai entrato in servizio.

Ci sono due possibilità in merito alla vicenda del drone americano catturato dagli Iraniani e solo una è plausibile. La prima, implausibile, è che il drone sia precipitato per conto suo, a causa di un malfunzionamento. In alternativa, è stato intercettato e catturato dagli Iraniani. In questo secondo caso gli Iraniani sono muniti di tecnologie di altissimo livello, all’altezza di quelle americane, ed ora hanno accesso alla tecnologia supersegreta contenuta nel drone. Nel primo caso significherebbe che la tecnologia americana non è poi così affidabile e in ogni caso sarà presto nota agli Iraniani. In entrambi i casi quel che è accaduto è una grave ed imbarazzante defaillance per gli Americani ed un terribile monito per un governo israeliano che fosse formato da politici responsabili.
Il fatto che il drone sia virtualmente intatto sembra escludere la possibilità che sia caduto. Ne consegue che gli Iraniani sono capaci di interrompere i comandi di controllo satellitare per poterlo dirottare e farlo atterrare quasi in sicurezza in un’area priva di campi di atterraggio. Un vero capolavoro. Ed ora i loro ingegneri elettronici hanno la possibilità di esaminare l’equipaggiamento ed il sistema di comunicazione e controllo.
Com’è possibile che gli Iraniani siano stati in grado di individuare un velivolo che non dovrebbe praticamente lasciare alcuna traccia sui radar? C’è chi punta il dito sulla prontezza con la quale gli Israeliani hanno venduto ai Russi le stesse tecnologie che hanno procurato agli Stati Uniti.
Quindi è ipotizzabile che Russi e Cinesi possano aver approntato un eccellente sistema di difesa per gli Iraniani, anche per poter arrestare l’espansione del colonialismo americano nell’Asia Centrale.

Intanto Netanyahu ha fatto capire che finché l’Iran resta una minaccia per Israele, sponsorizzando Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza, non ci sarà la pace in Medio Oriente. Perciò, orwellianamente, l’unica via per la pace è la guerra. Avner Cohen ("A New Nuclear Reaction", Haaretz, Nov 21, 2011), ricorda che il bombardamento del reattore nucleare iracheno di Osirak nel giugno del 1981 ha significato l’inaugurazione di una dottrina israeliana che comporta l’accettazione del coinvolgimento in un conflitto esteso pur di impedire che potenze mediorientali ostili ad Israele si dotino di armi atomiche, prospettando un Secondo Olocausto, questa volta nucleare. Anche al tempo di Osirak l’intelligence israeliana aveva sconsigliato quell’attacco e una parte del governo – incluso il ministro  della Difesa – era ferocemente contraria ad un’azione che giudicavano sconsiderata. Begin lo ordinò ugualmente. Quel che si è appreso successivamente è che l’attacco spinse Saddam Hussein ad intraprendere sul serio un programma di armamento nucleare, che si concretizzò entro 3 mesi, con la prima produzione di uranio arricchito invece che di plutonio. Dunque la vittoria israeliana fu una vittoria di Pirro che arrecò più svantaggi che benefici, ma ora serve da modello per quel che intendono fare gli Israeliani nel 2012.

Gli Stati Uniti hanno già elaborato i possibili scenari conseguenti ad un attacco all’Iran della durata di tre giorni e sono sempre più riluttanti a farsi coinvolgere da Israele, che al contrario è sempre più aggressivo. I vari Segretari alla Difesa statunitensi ce l’hanno messa tutta a farsi promettere da Netanyahu che non ci sarà un attacco israeliano senza che gli Stati Uniti siano preavvertiti, fallendo. Israele ha testato i missili Jericho III che possono essere lanciati dai sottomarini ed ha effettuato delle esercitazioni aeree congiunte con le forze aeree italiane sopra la Sardegna, con un raggio di 800 km e, prima ancora, fino a Gibilterra. La cyber-guerriglia israeliana non sarebbe intesa a bloccare il programma nucleare iraniano, ma a neutralizzare le difese antiaeree e la rete elettrica dell’Iran (Eli Lake, "Israel's Secret Iran Attack Plan: Electronic Warfare," The Daily Beast, Nov, 16, 2011).  

Come si svolgerebbe l’attacco israeliano?
Come nel 1981, meno di un centinaio di aerei attraverserebbero lo spazio aereo turco e non potrebbero tornare sulla stessa rotta, perché la Turchia non lo permetterebbe. Dunque dovrebbero rientrare attraversare Iraq e Giordania, confidando nel fatto che non reagiranno (il che non è scontato). Il passaggio nei cieli siriani sarebbe immediatamente segnalato agli Iraniani, che non sarebbero quindi colti di sorpresa. La carenza di rifornimento aereo in volo condannerebbe molti aerei ritornanti. Diversamente da Iraq 1981 e Siria 2007, i siti iraniani sono numerosi, sotterranei, fortificati e ben protetti da missili antiaerei: servirebbero centinaia di missioni per intaccare il programma atomico – che sarebbe comunque solo ritardato. Un’operazione di rara complessità che gli Israeliani non hanno mai incontrato prima e che molto probabilmente sottovalutano drammaticamente.

Come reagirebbe l’Iran?
Israele ha perso la guerra del 2006 contro Hezbollah in Libano, grazie a missili teleguidati relativamente economici di fabbricazione russa ed iraniana che hanno rivelato la vulnerabilità dei carri armati Merkava, degli aerei prodotti negli Stati Uniti e delle navi israeliane, pur protette da sofisticati sistemi di difesa. Se Israele ha scelto di non insistere in Libano è perché si è reso conto che la cosa si stava risolvendo in un disastro. Dopo 5 anni non è detto che Israele abbia colmato il gap tecnologico. Anzi, questo potrebbe essersi persino ampliato. Sono passati 5 anni e l'Iran ha continuamente migliorato il proprio apparato bellico, cosciente com'è della forza che potrebbe trovarsi a fronteggiare. Un attacco all’Iran scatenerebbe la reazione di Hezbollah, che farebbe arrivare una pioggia di missili scud sui centri abitati israeliani. Lo stesso potrebbe fare la Siria (che è ufficialmente ancora in guerra con Israele). Israele riuscirebbe a intercettarne solo una piccola parte.

Cosa farebbero gli Stati Uniti?
Due tra i più alti ufficiali dell’esercito americano, il generale Martin Dempsey, capo di stato maggiore delle forze armate americane e il generale James Mattis, comandante dello United States Central Command (che sovrintende al teatro medio-orientale e dell’Asia Centrale), hanno chiesto ad Obama di dissuadere Israele dal compiere quella che considerano una follia. Obama ha risposto che Israele è una nazione sovrana.
Ciò espone alle rappresaglie iraniane tutte le basi americane dell’area, assieme alla quinta ed alla sesta flotta. Panetta ha rampognato Netanyahu, dicendogli che il suo dovere è quello di sedersi al tavolo delle trattative con i Palestinesi e che un alleato deve mostrare senso di responsabilità, non comportarsi come un caporione. Non è stato ascoltato.

Sono sempre più convinto che Israele si stia avviando verso un Secondo Olocausto, nella convinzione che solo così potrà prevenirlo (tragiche ironie della storia):

FONTI: