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giovedì 12 gennaio 2012

Guardatevi dalle Idi di marzo - come prevedere la data d'inizio della Terza Guerra Mondiale




Le idi di marzo erano un giorno festivo dedicato al dio della guerra, Marte.
Wikipedia

INDOVINO: Guardati dalle Idi di marzo.
CESARE: Che uomo è quello?
BRUTO: Un indovino vi ingiunge di guardarvi dalle Idi di marzo.
William Shakespeare, “Giulio Cesare”

Le sanzioni economiche e finanziarie esaminate, lungi dall'essere un'alternativa a scosse, di cui altri sollevano del resto la minaccia, conducono ad esse per gradi. Gli embarghi, ivi estendendosi e indurendosi, si approssimano ai blocchi. Ma i blocchi, nel diritto internazionale, sono già degli atti di guerra. E per non parlare della guerra dell'ombra, di certo guidata da altri, che già miete le sue vittime. Decisamente, l'ostinazione della diplomazia francese a perseguire un cammino di conseguenze incalcolabili e a invischiarvi i suoi partner evoca la formula di Mark Twain: "Per colui che non ha che un martello, tutto prende la forma di chiodi".
François Nicoullaud, ex ambasciatore francese a Teheran – “Smettiamo di farci paura: la bomba iraniana non è per domani!”, Le Monde, 16-11-2011
L'articolo che segue è stato pubblicato pochi giorni fa su Le Monde. Rappresenta il punto di vista di François Nicoullaud. La traduzione è a cura di Davide Rocco.
citazioni dall’originale in francese (l’articolo è stato convenientemente rimosso dal sito di Le Monde):

In questa fase storica il mondo si avvia verso la terza guerra mondiale per una seria di ragioni, la principale delle quali è il controllo della popolazione mondiale, che sta cominciando a rendersi conto che è tempo di unirsi contro gli invasori:
Un’altra è la lotta intestina tra fazioni, con gli Stati Uniti nella parte del bullo indebolito che sta per raccogliere quel che ha seminato: il risentimento dell’intero pianeta. Diverse nazioni (in particolare Russia, Cina, India) stanno preparando l’abbandono del dollaro: hanno fatto man bassa di oro e sottoscritto accordi commerciali bilaterali che escludono il dollaro. Il Venezuela ha richiamato in patria le sue riserve auree.
I patetici, pionieristici, tentativi di Iraq e Libia di fare lo stesso (nel 2000 l’Iraq aveva deciso di vendere il suo petrolio in euro e l’Iran era pronto a seguirlo) sono finiti come sappiamo.
Asia Times – Aprile 2011
Traduzione italiana qui:
La Francia appoggiò l’iniziativa irachena e mandò avanti la PNB-Paribas:
E si guadagnò il rinnovato livore di Washington e di Hollywood:
L’India sta esaminando la possibilità di stringere accordi con l’Iran per aggirare l’embargo americano del petrolio iraniano, pagando in oro:
La Cina preferirebbe farlo usando lo yuan:
Giappone e Cina (terza e seconda economia globale) abbandonano il dollaro:
India e Giappone abbandonano il dollaro:
Cina e Russia abbandonano il dollaro:
Russia ed Iran abbandonano il dollaro su iniziativa russa (!!!):
“La Cina ha attaccato le sanzioni "unilaterali" all'Iran imposte dagli Stati Uniti con la firma di Barack Obama su una legge che mette nel mirino la Banca centrale di Teheran. "La Cina e' contraria a mettere una legge nazionale al di sopra del diritto internazionale e a imporre sanzioni unilaterali contro altri Paesi", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hong Lei”.
La bolla cinese sta per esplodere a causa della crisi del mercato immobiliare e dei debiti contratti dai governi regionali, ma il governo cinese può cavarsela se riesce a scaricare la crisi sugli Stati Uniti, così come questi ultimi hanno fatto con l’Europa. È una questione di sopravvivenza: uno dei due giganti dovrà crollare e la Russia ha già scelto da che parte starà. Le sue navi sono in Siria, a rintuzzare l’offensiva occidentale.
La guerra inizierà quest’anno, perché Panetta ha dichiarato che entro la fine del 2012 l’Iran potrà sviluppare l’atomica e questo è uno scenario inaccettabile (è falso, le conclusioni degli ispettori dell’AIEA non fornito alcuna indicazione in tal senso - ma quel che importa è che è quel che vogliono far credere):
Qualche giorno fa si è però contraddetto:
e quasi certamente entro settembre, in quanto dopo l’estate sarà troppo tardi: gli Iraniani saranno riusciti a sparpagliare il loro programma atomico e il sito di Fordo, nel cuore delle montagne di Qom, pressoché inespugnabile, sarà a pieno regime:
Secondo gli analisti di Religare [http://www.religarecm.com/] c’è un 50% di possibilità che l’attacco israeliano avvenga all’inizio di febbraio, cioè entro un mese!
Il picco israeliano non coincide con quello americano che è invece spostato verso aprile-maggio (con un altro picco immediatamente prima delle elezioni presidenziali d’inizio novembre).
Perché a marzo?
Perché a marzo s’intersecano i picchi di opportunità di Israele e Stati Uniti (cf. grafico di religare), perché le elezioni parlamentari iraniane si tengono ad inizio marzo, così come le presidenziali russe (fase di transizione, disordini interni altamente probabili):
perché il Ministro per l'Energia dell'Iran, Mazhid Namizhu ha comunicato che il 20 marzo del 2012, grazie alla collaborazione russa, entrerà in funzione a pieno regime la prima centrale nucleare dell'Iran, a Busher:
Nello stesso giorno, che marca la fine dell’anno iraniano (il 21 marzo è il primo giorno dell’anno iraniano), sarà inaugurata la borsa dell’energia iraniana, un altro passo verso l’autodeterminazione:
Secondariamente, Assad ha promesso un referendum costituzionale per marzo, si sottoscrive il patto fiscale dell’eurozona, un passo ulteriore verso gli Stati Uniti d’Europa e la Grecia rischia il default. Per qualche ragione sembra che marzo 2012 debba essere un mese di svolte epocali.

Non siamo condannati a ripetere ogni volta gli stessi errori, ciclicamente, ineluttabilmente.
La guerra, questa guerra dalle conseguenze indescrivibili:
e che i meglio informati, nello stesso Israele, considerano una calamità ed un delirio:
non è inevitabile. Noi possiamo mobilitarci per bloccare il mondo, in modo che i potenti siano costretti ad interrompere le loro partite a scacchi a danno di tutti noi e della natura che ci circonda e del pianeta che ci ospita.
Possiamo forse prevenire anche un Secondo Olocausto:
http://fanuessays.blogspot.com/2011/10/verso-un-secondo-olocausto.html

domenica 11 dicembre 2011

Mai sottovalutare l'Iran - La tragica sorte dei kamikaze israeliani



Questo è il drone stealth modello RQ-170 Sentinel, modellato sul progetto del bombardiere stealth B-2.


Questo è l’Horten 229, aereo sperimentale nazista mai entrato in servizio.

Ci sono due possibilità in merito alla vicenda del drone americano catturato dagli Iraniani e solo una è plausibile. La prima, implausibile, è che il drone sia precipitato per conto suo, a causa di un malfunzionamento. In alternativa, è stato intercettato e catturato dagli Iraniani. In questo secondo caso gli Iraniani sono muniti di tecnologie di altissimo livello, all’altezza di quelle americane, ed ora hanno accesso alla tecnologia supersegreta contenuta nel drone. Nel primo caso significherebbe che la tecnologia americana non è poi così affidabile e in ogni caso sarà presto nota agli Iraniani. In entrambi i casi quel che è accaduto è una grave ed imbarazzante defaillance per gli Americani ed un terribile monito per un governo israeliano che fosse formato da politici responsabili.
Il fatto che il drone sia virtualmente intatto sembra escludere la possibilità che sia caduto. Ne consegue che gli Iraniani sono capaci di interrompere i comandi di controllo satellitare per poterlo dirottare e farlo atterrare quasi in sicurezza in un’area priva di campi di atterraggio. Un vero capolavoro. Ed ora i loro ingegneri elettronici hanno la possibilità di esaminare l’equipaggiamento ed il sistema di comunicazione e controllo.
Com’è possibile che gli Iraniani siano stati in grado di individuare un velivolo che non dovrebbe praticamente lasciare alcuna traccia sui radar? C’è chi punta il dito sulla prontezza con la quale gli Israeliani hanno venduto ai Russi le stesse tecnologie che hanno procurato agli Stati Uniti.
Quindi è ipotizzabile che Russi e Cinesi possano aver approntato un eccellente sistema di difesa per gli Iraniani, anche per poter arrestare l’espansione del colonialismo americano nell’Asia Centrale.

Intanto Netanyahu ha fatto capire che finché l’Iran resta una minaccia per Israele, sponsorizzando Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza, non ci sarà la pace in Medio Oriente. Perciò, orwellianamente, l’unica via per la pace è la guerra. Avner Cohen ("A New Nuclear Reaction", Haaretz, Nov 21, 2011), ricorda che il bombardamento del reattore nucleare iracheno di Osirak nel giugno del 1981 ha significato l’inaugurazione di una dottrina israeliana che comporta l’accettazione del coinvolgimento in un conflitto esteso pur di impedire che potenze mediorientali ostili ad Israele si dotino di armi atomiche, prospettando un Secondo Olocausto, questa volta nucleare. Anche al tempo di Osirak l’intelligence israeliana aveva sconsigliato quell’attacco e una parte del governo – incluso il ministro  della Difesa – era ferocemente contraria ad un’azione che giudicavano sconsiderata. Begin lo ordinò ugualmente. Quel che si è appreso successivamente è che l’attacco spinse Saddam Hussein ad intraprendere sul serio un programma di armamento nucleare, che si concretizzò entro 3 mesi, con la prima produzione di uranio arricchito invece che di plutonio. Dunque la vittoria israeliana fu una vittoria di Pirro che arrecò più svantaggi che benefici, ma ora serve da modello per quel che intendono fare gli Israeliani nel 2012.

Gli Stati Uniti hanno già elaborato i possibili scenari conseguenti ad un attacco all’Iran della durata di tre giorni e sono sempre più riluttanti a farsi coinvolgere da Israele, che al contrario è sempre più aggressivo. I vari Segretari alla Difesa statunitensi ce l’hanno messa tutta a farsi promettere da Netanyahu che non ci sarà un attacco israeliano senza che gli Stati Uniti siano preavvertiti, fallendo. Israele ha testato i missili Jericho III che possono essere lanciati dai sottomarini ed ha effettuato delle esercitazioni aeree congiunte con le forze aeree italiane sopra la Sardegna, con un raggio di 800 km e, prima ancora, fino a Gibilterra. La cyber-guerriglia israeliana non sarebbe intesa a bloccare il programma nucleare iraniano, ma a neutralizzare le difese antiaeree e la rete elettrica dell’Iran (Eli Lake, "Israel's Secret Iran Attack Plan: Electronic Warfare," The Daily Beast, Nov, 16, 2011).  

Come si svolgerebbe l’attacco israeliano?
Come nel 1981, meno di un centinaio di aerei attraverserebbero lo spazio aereo turco e non potrebbero tornare sulla stessa rotta, perché la Turchia non lo permetterebbe. Dunque dovrebbero rientrare attraversare Iraq e Giordania, confidando nel fatto che non reagiranno (il che non è scontato). Il passaggio nei cieli siriani sarebbe immediatamente segnalato agli Iraniani, che non sarebbero quindi colti di sorpresa. La carenza di rifornimento aereo in volo condannerebbe molti aerei ritornanti. Diversamente da Iraq 1981 e Siria 2007, i siti iraniani sono numerosi, sotterranei, fortificati e ben protetti da missili antiaerei: servirebbero centinaia di missioni per intaccare il programma atomico – che sarebbe comunque solo ritardato. Un’operazione di rara complessità che gli Israeliani non hanno mai incontrato prima e che molto probabilmente sottovalutano drammaticamente.

Come reagirebbe l’Iran?
Israele ha perso la guerra del 2006 contro Hezbollah in Libano, grazie a missili teleguidati relativamente economici di fabbricazione russa ed iraniana che hanno rivelato la vulnerabilità dei carri armati Merkava, degli aerei prodotti negli Stati Uniti e delle navi israeliane, pur protette da sofisticati sistemi di difesa. Se Israele ha scelto di non insistere in Libano è perché si è reso conto che la cosa si stava risolvendo in un disastro. Dopo 5 anni non è detto che Israele abbia colmato il gap tecnologico. Anzi, questo potrebbe essersi persino ampliato. Sono passati 5 anni e l'Iran ha continuamente migliorato il proprio apparato bellico, cosciente com'è della forza che potrebbe trovarsi a fronteggiare. Un attacco all’Iran scatenerebbe la reazione di Hezbollah, che farebbe arrivare una pioggia di missili scud sui centri abitati israeliani. Lo stesso potrebbe fare la Siria (che è ufficialmente ancora in guerra con Israele). Israele riuscirebbe a intercettarne solo una piccola parte.

Cosa farebbero gli Stati Uniti?
Due tra i più alti ufficiali dell’esercito americano, il generale Martin Dempsey, capo di stato maggiore delle forze armate americane e il generale James Mattis, comandante dello United States Central Command (che sovrintende al teatro medio-orientale e dell’Asia Centrale), hanno chiesto ad Obama di dissuadere Israele dal compiere quella che considerano una follia. Obama ha risposto che Israele è una nazione sovrana.
Ciò espone alle rappresaglie iraniane tutte le basi americane dell’area, assieme alla quinta ed alla sesta flotta. Panetta ha rampognato Netanyahu, dicendogli che il suo dovere è quello di sedersi al tavolo delle trattative con i Palestinesi e che un alleato deve mostrare senso di responsabilità, non comportarsi come un caporione. Non è stato ascoltato.

Sono sempre più convinto che Israele si stia avviando verso un Secondo Olocausto, nella convinzione che solo così potrà prevenirlo (tragiche ironie della storia):

FONTI:

mercoledì 7 dicembre 2011

Come si esporta la democrazia tra i selvaggi (1953-...)




1953: Mohammad Mosaddeq, primo ministro iraniano democraticamente eletto viene abbattuto da un colpo di stato ordito dalla CIA e servizi segreti inglesi, per essersi azzardato a nazionalizzare l’industria petrolifera iraniana. Al suo posto il classico tiranno burattino dell’occidente, lo Shah:

Obama si “scusa” con l’Iran:

1963: il partito Ba’ath (quello di Saddam Hussein) prende il potere in Iraq con un colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti:

1977: colpo di stato in Pachistan. Muhammad Zia-ul-Haq instaura una dittatura militare. Reagan lo prende sotto la sua ala protettiva e così nascono i talebani (in funzione anti-sovietica), quelli che stiamo combattendo da un decennio:

1996 i talebani prendono il potere in Afghanistan. Il loro governo è riconosciuto ufficialmente da Arabia Saudita e Pachistan (entrambi nostri alleati nella Guerra al Terrore)

2011: Mohammar Gheddafi ennesimo tiranno alleato dell’Occidente nella Guerra al Terrore fronteggia un’insurrezione armata organizzata dalla CIA e dall’Arabia Saudita:

sabato 19 novembre 2011

In difesa degli Indignati e di Occupy Wall Street



Dan Hind, "Lo spettro dell’estremismo", Al Jazeera, 16 Nov 2011

“Non appena qualcuno si mette a parlare in pubblico degli eccessi del settore finanziario, volano le accuse di estremismo. MJ Rosenberg, in un articolo per Al Jazeera “Occupy protest critics exploit anti-Semitism” 16 Oct 2011), ha scritto di come alcuni critici di Occupy Wall Street hanno cercato di collegarlo all’anti-semitismo. Una cosa che ricorre di frequente nella storia. Gli estremisti di destra si sono spesso scagliati contro il sistema bancario, perciò non è difficile trovare un’analoga retorica proveniente dalla sponda dei critici moralmente integri della finanza e da quella dei militanti che disseminano fantasie su un ipotetico complotto ebraico o massonico per governare il mondo. E naturalmente non sono solo le occupazione ad essere state etichettate come bigotte. Gli attivisti del Tea Party sono incorsi nell’accusa di razzismo quando la maggior parte di loro voleva solo denunciare gli sprechi e l’incostituzionalità del governo federale. Ci si trova tra l’incudine e il martello. Se si rifiuta il capitalismo nella sua interezza si viene liquidati come idealisti senza costrutto, oppure stalinisti. Se ci si limita a lamentarsi dello strapotere del potere bancario, ci si chiama addosso l’osservazione che…l’enfasi sul capitale finanziario come radice di tutti i mali ha un passato inquietante, essendo stato per lungo tempo indice di populismo di destra. È come se, al momento, qualunque obiezione allo status quo fosse rigettata perché estremista. Nella gran parte dei casi le proteste contro le pratiche criminali di Wall Street o della City di Londra non sono velate allusioni a cospirazioni ebraiche o massoniche. Sono proteste contro pratiche criminali. Analogamente, la maggior parte di coloro i quali vogliono la fine del capitalismo non intendono sostituirlo con un Comitato Centrale in stile Grande Fratello. Ma quello dell’estremismo è un randello con cui si possono utilmente picchiare i critici dell’ordine precostituito. I discorsi sulle teorie del complotto hanno un fine del tutto similare
Fermiamoci un attimo a riflettere su quel che sta succedendo. Se qualcuno nota che certe persone e gruppi provano a foggiare a loro vantaggio leggi, regolamentazioni e trattati, diventa un complottista che fa il gioco degli estremisti. In un ambiente in cui questo tipo di argomentazioni è considerato accettabile non è una buona idea segnalare che queste stesse persone e gruppi operano, con notevole successo, in modo tale da modulare la copertura mediatica ed il dibattito accademico concernenti le questioni che li riguardano. E la propria reputazione di persona sana di mente e di buon senso sarà messa a repentaglio nel momento in cui si faranno i nomi di quelle organizzazioni che coordinano questi sforzi. Se si ama il quieto vivere, è meglio restare sul vago, riferendosi a “processi” e “forze” ed omettendo di parlare di chi fa cosa, con chi e perché. Il prezzo della rispettabilità è una disciplinata imbecillità. Si dedicano grandi attenzioni alla paranoia ed all’estremismo tra chi è escluso dall’establishment politico ed economico. Eppure i potenti, per tradizione, hanno sempre incoraggiato le scempiaggini estremiste tra gli sprovveduti, finendo per soccombervi loro stessi…Durante la Guerra Fredda, per esempio, la CIA mise in circolazione teorie cospirative che vennero poi impiegate dai suoi critici in patria come evidenza del fatto che erano troppo concilianti nei confronti della minaccia sovietica. Più recentemente, gli attacchi terroristici del settembre del 2001 hanno scatenato tra politici e principali mezzi di informazione ogni sorta di esternazioni sconsiderate riguardo allo scontro di civiltà tra Islam e Occidente. L’estrema destra ha subito datto suo questo linguaggio per intensificare le tensioni tra cittadini in diverse nazioni, inclusa la Gran Bretagna. E chi ha cercato di assicurare il sostegno popolare per l’invasione americana dell’Iraq hanno entusiasticamente diffuso teorie complottistiche sui legami tra Saddam Hussein e Al Qaeda, quando non erano troppo impegnati a parlare delle sue inesistenti armi di distruzione di massa.
Parlamentari, funzionari governativi, dirigenti di grandi aziende e prestigiosi accademici non se la sono cavata troppo bene con l’estremismo anche per certi altri versi. L’ortodossia economica dell’ultima generazione – quella serie di nozioni alle quali occorreva credere se si voleva essere presi sul serio ed essere considerati “svegli” – è stata palesata per quel che non ha mai smesso di essere, un’accozzaglia di stravaganze annotate che può reggere il confronto con le esternazioni della società John Birch (nazionalisti e razzisti, NdT). Ciò nonostante, e a dispetto del crollo del consenso intellettuale e del settore finanziario, chi ha tratto vantaggio da queste sciocchezze resta stupefacentemente impermeabile alla realtà.
Se prendiamo davvero sul serio l’estremismo e la paranoia che lo alimenta ci sono alcune cose che possiamo fare. Tanto per cominciare, i potenti potrebbero smetterla di essere paranoici ed estremisti. Potrebbero altresì cessare di finanziare l’estremismo violento. Al momento attuale gruppi dell’estrema sinistra e dell’estrema destra agiscono congiuntamente con i servizi di sicurezza. Chiunque, negli ultimi tempi, abbia preso parte ad una protesta in Gran Bretagna, si sarà meravigliato della familiarità tra forze dell’ordine ed alcuni degli elementi più teatralmente devastatori tra i manifestanti. I potenti potrebbero anche finirla di screditare chi non crede più alle assurdità dell’economia e della politica. Il movimento di occupazione ed assemblea non è estremista o paranoica. Chi vi partecipa sta cercando di capire come mettere in piedi una società più autenticamente equa e prospera e lo fa in uno spirito di rispetto reciproco. Come sostengono gli autori di un recente studio sul populismo,
il modo migliore di prosciugare il sostegno ai gruppi violenti e paranoici è creare opportunità per un coinvolgimento politico pacifico. Le occupazioni forniscono precisamente quel tipo di opportunità.
I cittadini e le organizzazioni della società civile che vogliono veramente portare avanti una risposta moderata e democratica alla crisi economica devono avere le idee chiare sulle cause ultime dell’estremismo e sulla sua natura. Una risposta moderata alla crisi apparirà come estrema agli occhi di molti potenti gruppi d’interesse. Ma questi stessi gruppi sono stati spesso direttamente responsabili di aver fomentato estremismo e, a questo punto, sono scarsamente a contatto con la realtà. Le assemblee sono dei luoghi in cui una risorta società civile può ritrovare se stessa. Chi s’incarica di promuovere la democrazia ed i valori liberali dovrebbe procurare a questo movimento tutto il supporto materiale che sia possibile mettere insieme, il prima possibile. Se non lo farà, non dovrà poi lamentarsi dell’efficacia politica della destra conservatrice e populista.
La crisi economica sta intensificando le ansie relative all’estremismo…Ma l’estremismo di cui ci dovremmo preoccupare non lo si trova tra chi occupa e neppure tra gli agitatori violenti che attaccano le occupazioni. Un ex dipendente della Goldman Sachs è appena diventato il nuovo presidente della Banca Centrale Europea. Tecnocrati con affascinanti CV sono stati nominati primi ministri di Grecia ed Italia per tranquillizzare banchieri e ricchi investitori. In queste circostanze non ci possiamo permettere di farci persuadere da storielle rassicuranti in cui gli estremisti recitano esclusivamente la parte di una facilmente identificabile minaccia esterna per un ordine politico ed economico altrimenti essenzialmente valido. Fino a questo momento, gli estremisti che hanno beneficiato maggiormente da questa crisi sono stati gli stessi estremisti che hanno permesso che avesse luogo.

domenica 6 novembre 2011

Dominio Mercenario




Fanno libagioni in onore di Baalí, cioè dell’idolo peculiare di quanti si comportano in quel modo e che li domina, li tiene in soggezione e li possiede; è questo, in altre parole, il desiderio di dominare, la smisurata ambizione di ricchezze che non è mai sazia e mai finisce, e che è anch’essa idolatria. Perché – secondo san Girolamo – Baalí significa il mio idolo, colui che mi possiede. Tutto ciò si addice a ogni ambizioso, o avido o avaro e, in particolare a simili predicatori, o piuttosto a questi miserabili e infelici tiranni.
Bartolomé de Las Casas, “De unico vocationis modo omnium gentium ad veram religionem” (Dell’unico modo di condurre alla religione tutte le genti).

Quando ti avvicinerai a una città per attaccarla, le offrirai prima la pace. Se accetta la tua offerta di pace e ti apre le sue porte, tutto il popolo che vi si trova pagherà i tributi e ti servirà. Ma se non vuole far pace con te e ti vuole far guerra, allora la stringerai d’assedio. Quando poi l’Eterno il tuo Dio, te la darà nelle mani, passerai tutti i maschi a fil di spada; ma le donne i bambini, il bestiame e tutto ciò che sarà nella città, tutto quanto il suo bottino, li prenderai come tua preda; e mangerai il bottino dei tuoi nemici che l'Eterno, il tuo Dio, ti ha dato. Così farai per tutte le città che sono molto lontane da te e che non sono città di queste nazioni.
Deuteronomio, 20: 10-15.

La multinazionale dei mercenari Xe Services (ex Blackwater Worldwide), ha assunto come consulente etico (!!!) John Ashcroft, in virtù della sua “esperienza, incomparabile reputazione di persona integra e moralmente impegnata, per la sua trasparenza ed eccellenza”.  Così recita il comunicato ufficiale.
Sembra una barzelletta e invece è la verità. 
John Ashcroft, così descritto da Michael Moore in Fahrenheit 9/11: “Ecco a voi John Ashcroft. Nel 2000 si era ricandidato senatore nel Missouri, contro un uomo che morì un mese prima del voto. Gli elettori preferirono il morto. Così George W. Bush nominò Ashcroft ministro della Giustizia. Prestò giuramento su una pila di bibbie, perché se non sei nemmeno capace di battere un morto, è meglio che vai sul sicuro”.
John Ashcroft, che rivelò pubblicamente agli Americani che “non riconosciamo alcun sovrano a parte Dio, nessun re, tranne Gesù” [“We recognize no sovereign but God and no king but Jesus!”] e che ''Unica fra le nazioni, l'America riconosce un origine del proprio carattere divina ed eterna, non civile e temporale''.
Quest’uomo, di convinzioni teocratiche, è stato Ministro della Giustizia (Attorney General) nell’amministrazione George W. Bush, tra il 2001 ed il 2005 e ora la sua società di consulenza lavora per Oracle, per le Israel Aerospace Industries e per l’industria militare americana.

Che sta succedendo?

Negli ultimi decenni ogni sondaggio effettuato negli Stati Uniti indica che oltre il cinquanta per cento dei cittadini americani crede nella veridicità della visione contenuta nell’Apocalisse di Giovanni.
La politica mediorientale degli ultimi anni è stata fortemente condizionata dall’attesa dell’Armageddon, del ritorno del Cristo o del Mahdi e dell’instaurazione del suo Regno. “Fedele alle dottrine apocalittiche dell’ayatollah Mesbah Yazdi, il presidente [Ahmadinejad] si dice convinto che l’era dell’ultimo Imam, il dodicesimo Imam messianico, il Mahdi occultato da Dio per oltre 1100 anni sia prossima, con il ritorno del Mahdi. Tutte le apocalissi, anche quelle ebraiche e cristiane, sono rivelazioni che presuppongono tempi torbidi, in cui il male s’intensifica. Anche per la scuola Hakkani, che Yazdi dirige e cui appartengono gli Hezbollah iraniani, il male va massimizzato per produrre il Bene finale. L’ayatollah ha insegnato a Ahmadinejad l’uso del messianesimo a fini politici, non teologici. I politici messianici in genere parlano di Apocalisse non perché credono nella Rivelazione, ma perché nell’Apocalisse il dialogo con Dio è diretto (nell’Apocalisse di Giovanni scompaiono i templi) e il capopopolo non ha più bisogno del clero come intermediario. L’apocalisse serve a escludere il clero dalla politica e forse anche la religione” (Barbara Spinelli, 2009).
Un analogo messianismo, formalmente cristiano ma nei fatti anti-cristiano, ha dominato la destra americana dai tempi della prima guerra nel Golfo ed è andato al potere con George W. Bush. È piuttosto curioso che gli Stati Uniti siano attualmente l’unico paese al mondo assieme all’Iran sciita dove sia sorto un millenarismo di massa (Tonello, 1996). Ma non sorprende che siano anche la nazione, assieme alla Germania, dove la caccia alle streghe è stata più intensa e dove il maccartismo è riuscito per un attimo a far precipitare una democrazia trionfante in una società di delatori, persecutori e vittime.
Nella sua forma più virulenta, chiamata Dominionismo, quest’ideologia intollerante e radicale si affanna a conquistarsi margini di potere politico ed economico sempre più ampi, fino a trasformare gli Stati Uniti, per il momento uno stato laico, in una “nazione cristiana” – una sorta di “democrazia Herrenvolk”, della stirpe eletta –, modello per tutte le altre nazioni, in cui ogni istituzione sarà governata in accordo con le Sacre Scritture, o comunque con un’interpretazione dominante delle stesse. Al momento attuale oltre 35 milioni di Americani (più di uno su dieci), aderiscono al “cristianesimo dominionista”, un’escatologia che insegna che il mondo si riscatta “sporcandosi le mani” con la politica, cioè prendendo il potere, prima dell’arrivo del Cristo. L’elezione di George W. Bush ha rappresentato per la Teologia del Dominio un segno del favore divino, il primo di una serie di presidenti che, da “ministri di Dio in terra”, avrebbe preparato l’America al ritorno del Cristo. Gli obiettivi di questa teologia politica non hanno quasi nulla a che fare con quello che molti pensano sia l’insegnamento di Gesù il Cristo. Si parla di edificare una teonomia (ossia non una teocrazia ma una repubblica governata non direttamente da Dio, ma secondo le sue leggi), di sopprimere sindacati, diritti civili, lo stato sociale (perché ci si deve rivolgere a Dio, non a Washington), le scuole non-religiose, di punire i nemici dell’America, che sono per definizione nemici di Dio, di ridimensionare l’influenza delle donne nella sfera pubblica americana, negare la cittadinanza ai non-Cristiani, discriminare gli omosessuali. È bene segnalare che la presidenza di Ronald Reagan fu caratterizzata dalla sensazione di un imminente Armageddon, tanto che il movimento ecologista si sentì rispondere che non aveva senso preoccuparsi dell’ambiente visto che il mondo sarebbe terminato prima che le sue risorse si fossero esaurite. Sono gli stessi argomenti messi in campo negli ultimi anni dai Dominionisti che, anzi, si augurano che la crisi ecologica globale riduca i tempi di attesa del Regno di Dio (Hendricks, 2005).
Il bersaglio è la società laica, che “facilita l’opera di Satana”. Abbatterla significa fornire assistenza a Gesù, che presto tornerà a regnare e si aspetta che la Nuova Israele sia governata secondo le leggi bibliche e gli editti cristiani – Sola scriptura, Sola gratia, Sola fide, Solus Christus, Soli Deo Gloria, cioè i cinque “sola” della riforma protestante – del nuovo presidente, come da ingiunzione di San Paolo nella Lettera ai Romani (13: 1-6): “Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna. I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver da temere l’autorità? Fa il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male. Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza”.
I Dominionisti, che organizzano campi di addestramento per giovani militanti e milizie di mercenari come la famigerata Blackwater (oggi Xe Services LLC) ed approvano le tesi dei teorici della tortura giustificata e della Guerra al Terrore permanente, appoggiano con tutta la loro forza mediatica e lobbistica ogni pretesa sionista. Questo perché credono che il loro “Cristo-Rambo” vendicativo e giustiziere non possa tornare sulla terra prima che si compia la profezia dell’Apocalisse e si verifichi l’Armageddon, la distruzione di Israele, un secondo Olocausto in seguito al quale i veri Cristiani ascenderanno al cielo (The Rapture) e siederanno al fianco di Dio (assieme agli Ebrei che si saranno sinceramente convertiti e dunque si salveranno prima della loro eliminazione). È decisamente sorprendente che la destra sionista israeliana accolga con favore questo sostegno, un vero e proprio Cavallo di Troia.
Il Dio compassionevole e benevolo che parla per bocca del Cristo nel Discorso della Montagna è eclissato, esiliato. Non c’è posto per miti e mansueti, per giusti e misericordiosi, per puri di cuore e pacifisti. Oggi come ai tempi della Conquista, quando Hernán Cortés, citato da Sepúlveda nella sua Cronica Indiana, si rivolgeva alle sue truppe con queste parole: “Spesso io stesso ho rimuginato nei miei pensieri tali difficoltà e confesso che alcune volte questo pensiero mi rendeva vivamente inquieto. Però riflettendo da un altro punto di vista, mi vengono in mente molte cose che mi rianimano e mi stimolano. In primo luogo, la nobiltà e la santità della causa; infatti combattiamo per la causa di Cristo quando lottiamo contro gli adoratori degli idoli, che proprio per questo sono nemici di Cristo, dal momento che adorano demoni malvagi invece del Dio della bontà e onnipotenza, e facciamo la guerra sia per castigare coloro che continuano nella loro ostinazione, come per permettere la conversione alla fede di Cristo di coloro che hanno accettato l’autorità dei cristiani e del nostro Re”. 


Qui un approfondimento della dimensione politica della questione: 
http://fanuessays.blogspot.com/2011/10/fascismo-cristianista-il-quarto-reich.html


Altri si accontentano di guerreggiare per denaro, come i mercenari di Erik Prince, rampollo di una famiglia di industriali di origini olandesi, fondatore della già citata Blackwater/Xe e fondamentalista cristiano dominionista.
“È proprio ad Abu Dhabi che Prince - per mezzo di una joint venture chiamata Reflex Responses – ha firmato, il 13 luglio del 2010, un primo contratto da 529 milioni di dollari per portare i suoi servizi allo sceicco "progressista" Mohamed bin Zayed al-Nahyan. L’idea è stata dello stesso Zayed. […]. Prince vuole i battaglioni di mercenari colombiani e del Centro America. […]. L’agenda dell’esercito dei mercenari elenca tutto quello che si può desiderare; possono essere coinvolti in operazioni speciali dentro e fuori gli Emirati Arabi; nelle "guerriglie urbane"; nella gestione della "sicurezza dei materiali nucleari e radioattivi"; nelle "missioni umanitarie" (?); nella difesa delle condotte per il petrolio e delle luccicanti torri di vetro contro gli "attacchi terroristici "; e, cosa ancora più importante, nelle "operazioni di controllo degli assembramenti", dove le persone "non hanno armi da fuoco ma possono creare un rischio con l’utilizzo di armi improvvisate [mazze e pietre]". In parole povere, repressione interna in tutto il Golfo Persico, così come avvenuto contro i tentacolari campi di lavoro che ospitavano le centinaia di migliaia di lavoratori dal Sud Est asiatico, oppure nel caso che i cittadini degli Emirati dovessero contrarre la stessa febbre per la democrazia che ha colpito il Bahrein. La scusa per tutte queste operazioni speciali non potrebbe essere più originale: lo spauracchio iraniano, l’"aggressione".

Un'industria di guerra privatizzata e ancor più sviluppata avrebbe preso forma per sostenere l'esercito di base. Blackwater, il cui compito originario era di fornire guardie del corpo per l'inviato statunitense Paul Bremer, assunse presto altre funzioni, incluso l'ingaggio nella battaglia con l'esercito del Mahdi nel 2004. […]. Gli agenti della Blackwater hanno aperto il fuoco su piazza Nisour a Baghdad nel 2007 uccidendo 17 persone”.
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ELISA NICHELLI

“Le imprese militari (military contractors) sono la forza paramilitare del regime. I mercenari della Blackwater, molti dei quali addestrati nei più orribili stati polizieschi dell’America Latina, hanno operato in Iraq al di fuori di ogni controllo da parte della legge irachena, americana e militare, assassinando un numero imprecisato di iracheni innocenti con totale impunità. In patria, il contratto con la Blackwater ha fornito centinaia di guardie armate della sicurezza sull’onda dell’uragano Katrina a New Orleans, e ci sono prove che essi hanno sparato sui civili. Il piano di affari della Blackwater prevede nel futuro, con il sostegno dei più grossi gruppi di pressione, l’impiego in disastri ed emergenze in tutti gli Stati Uniti”.
Fonte: Michelle Roberts, "Nearly 800 Contractors Killed in Iraq," Associated Press, 23 February 2007.
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ADELINA BOTTERO

Nel frattempo, in Italia, il Corriere della Sera, ossia il maggior quotidiano nazionale, dedicava un lungo articolo a Antonio Marrapese, “casertano di origine, formazione internazionale, rappresentante legale per l' Italia di Defence security training service corporation (la numero due al mondo nel settore della sicurezza dopo il gigante Blackwater)”: