Le idi di marzo erano un giorno festivo dedicato al dio della guerra, Marte.
Wikipedia
INDOVINO: Guardati dalle Idi di marzo.
CESARE: Che uomo è quello?
BRUTO: Un indovino vi ingiunge di guardarvi dalle Idi di marzo.
William
Shakespeare, “Giulio Cesare”
Le sanzioni
economiche e finanziarie esaminate, lungi dall'essere un'alternativa a scosse,
di cui altri sollevano del resto la minaccia, conducono ad esse per gradi. Gli
embarghi, ivi estendendosi e indurendosi, si approssimano ai blocchi. Ma i
blocchi, nel diritto internazionale, sono già degli atti di guerra. E per non
parlare della guerra dell'ombra, di certo guidata da altri, che già miete le
sue vittime. Decisamente, l'ostinazione della diplomazia francese a perseguire
un cammino di conseguenze incalcolabili e a invischiarvi i suoi partner evoca
la formula di Mark Twain: "Per colui che non ha che un martello, tutto
prende la forma di chiodi".
François
Nicoullaud, ex ambasciatore francese a Teheran – “Smettiamo di farci paura: la
bomba iraniana non è per domani!”, Le Monde, 16-11-2011
L'articolo che
segue è stato pubblicato pochi giorni fa su Le Monde. Rappresenta il punto di
vista di François Nicoullaud. La traduzione è a cura di Davide Rocco.
citazioni dall’originale
in francese (l’articolo è stato convenientemente rimosso dal sito di Le Monde):
In questa fase
storica il mondo si avvia verso la terza guerra mondiale per una seria di
ragioni, la principale delle quali è il controllo della popolazione mondiale,
che sta cominciando a rendersi conto che è tempo di unirsi contro gli invasori:
Un’altra è la
lotta intestina tra fazioni, con gli Stati Uniti nella parte del bullo
indebolito che sta per raccogliere quel che ha seminato: il risentimento dell’intero
pianeta. Diverse nazioni (in particolare Russia, Cina, India) stanno preparando
l’abbandono del dollaro: hanno fatto man bassa di oro e sottoscritto accordi
commerciali bilaterali che escludono il dollaro. Il Venezuela ha richiamato in
patria le sue riserve auree.
I patetici,
pionieristici, tentativi di Iraq e Libia di fare lo stesso (nel 2000 l’Iraq
aveva deciso di vendere il suo petrolio in euro e l’Iran era pronto a seguirlo)
sono finiti come sappiamo.
Asia Times –
Aprile 2011
Traduzione
italiana qui:
La Francia appoggiò
l’iniziativa irachena e mandò avanti la PNB-Paribas:
E si guadagnò il
rinnovato livore di Washington e di Hollywood:
L’India sta
esaminando la possibilità di stringere accordi con l’Iran per aggirare l’embargo
americano del petrolio iraniano, pagando in oro:
La Cina
preferirebbe farlo usando lo yuan:
Giappone e Cina
(terza e seconda economia globale) abbandonano il dollaro:
India e Giappone
abbandonano il dollaro:
Cina e Russia
abbandonano il dollaro:
Russia ed Iran
abbandonano il dollaro su iniziativa russa (!!!):
“La Cina ha
attaccato le sanzioni "unilaterali" all'Iran imposte dagli Stati
Uniti con la firma di Barack Obama su una legge che mette nel mirino la Banca
centrale di Teheran. "La Cina e' contraria a mettere una legge nazionale
al di sopra del diritto internazionale e a imporre sanzioni unilaterali contro
altri Paesi", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri di
Pechino, Hong Lei”.
La bolla cinese
sta per esplodere a causa della crisi del mercato immobiliare e dei debiti
contratti dai governi regionali, ma il governo cinese può cavarsela se riesce a
scaricare la crisi sugli Stati Uniti, così come questi ultimi hanno fatto con l’Europa.
È una questione di sopravvivenza: uno dei due giganti dovrà crollare e la
Russia ha già scelto da che parte starà. Le sue navi sono in Siria, a
rintuzzare l’offensiva occidentale.
La guerra inizierà
quest’anno, perché Panetta ha dichiarato che entro la fine del 2012 l’Iran potrà
sviluppare l’atomica e questo è uno scenario inaccettabile (è falso, le
conclusioni degli ispettori dell’AIEA non fornito alcuna indicazione in tal
senso - ma quel che importa è che è quel che vogliono far credere):
Qualche giorno fa
si è però contraddetto:
e quasi certamente
entro settembre, in quanto dopo l’estate sarà troppo tardi: gli Iraniani
saranno riusciti a sparpagliare il loro programma atomico e il sito di Fordo,
nel cuore delle montagne di Qom, pressoché inespugnabile, sarà a pieno regime:
Secondo gli
analisti di Religare [http://www.religarecm.com/]
c’è un 50% di possibilità che l’attacco israeliano avvenga all’inizio di
febbraio, cioè entro un mese!
Il picco
israeliano non coincide con quello americano che è invece spostato verso
aprile-maggio (con un altro picco immediatamente prima delle elezioni
presidenziali d’inizio novembre).
Perché a marzo?
Perché a marzo s’intersecano
i picchi di opportunità di Israele e Stati Uniti (cf. grafico di religare),
perché le elezioni parlamentari iraniane si tengono ad inizio marzo, così come
le presidenziali russe (fase di transizione, disordini interni altamente
probabili):
perché il Ministro
per l'Energia dell'Iran, Mazhid Namizhu ha comunicato che il 20 marzo del 2012,
grazie alla collaborazione russa, entrerà in funzione a pieno regime la prima
centrale nucleare dell'Iran, a Busher:
Nello stesso
giorno, che marca la fine dell’anno iraniano (il 21 marzo è il primo giorno
dell’anno iraniano), sarà inaugurata la borsa dell’energia iraniana, un altro
passo verso l’autodeterminazione:
Secondariamente,
Assad ha promesso un referendum costituzionale per marzo, si sottoscrive il
patto fiscale dell’eurozona, un passo ulteriore verso gli Stati Uniti d’Europa
e la Grecia rischia il default. Per qualche ragione sembra che marzo 2012 debba
essere un mese di svolte epocali.
Non siamo
condannati a ripetere ogni volta gli stessi errori, ciclicamente, ineluttabilmente.
La guerra, questa
guerra dalle conseguenze indescrivibili:
e che i meglio
informati, nello stesso Israele, considerano una calamità ed un delirio:
non è inevitabile.
Noi possiamo mobilitarci per bloccare il mondo, in modo che i potenti siano
costretti ad interrompere le loro partite a scacchi a danno di tutti noi e
della natura che ci circonda e del pianeta che ci ospita.
Possiamo forse
prevenire anche un Secondo Olocausto:
http://fanuessays.blogspot.com/2011/10/verso-un-secondo-olocausto.html
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