Visualizzazione post con etichetta Obama. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Obama. Mostra tutti i post

sabato 28 gennaio 2012

I paranormali dati sull'occupazione negli USA



 

Tra il 2009 ed il 2011 la popolazione complessiva degli USA è cresciuta di quasi 6 milioni di abitanti.
Nonostante questo, nello stesso periodo, la forza lavoro è calata di quasi 300mila unità. Più cresce la popolazione minore è il numero di persone in età da lavoro. A quale misterioso fenomeno si deve addebitare questo straordinario evento? E' presto detto: le statistiche americane non includono - o, per meglio dire, cancellano dall'esistenza - le persone in età da lavoro che hanno rinunciato a cercare lavoro perché si sono resi conto di non avere alcuna speranza di trovarlo.
Risultato: tenendo conto di quelle persone - circa 7 milioni - il tasso di disoccupazione salirebbe dal 13% al 20% (in Italia è, ufficialmente, sotto il 9%) e quello di sotto-impiego (non guadagnano abbastanza da poter arrivare a fine mese) salirebbe dal 15% a quasi il 20%.
Non per caso ci sono 46 milioni di americani (1 su 7) che vivono grazie ai sussidi alimentari federali.

mercoledì 25 gennaio 2012

Le 4 principali sfide dei prossimi anni secondo Jacques Attali






Jacques Attali, uno degli economisti ed intellettuali europei più influenti del nostro tempo (ex eminenza grigia di Mitterrand - vedi foto),
non è uno di quelli che si astiene dal dire quel che pensa per paura di fare la figura del pirla:
Non ne ha bisogno, perché sa di cosa sta parlando e perché non ha mai nascosto che cosa auspichi (a differenza, ad esempio di Monti, Lagarde, Merkel, Napolitano, ecc.). Osserva gli indicatori socio-economici, i dati sul commercio e ne trae delle conclusioni che sono ineludibili, ossia che i candidati francesi alle presidenziali stanno nascondendo ai loro elettori la verità, ignorando sistematicamente e deliberatamente le questioni di cui dovrebbero discutere. Un fenomeno che non è limitato alla Francia, come ben sappiamo noi Italiani.
Ecco le 4 questioni fondamentali:
1. I volumi del traffico internazionale di merci sono in vistosa diminuzione e sono ritornati ai livelli del 2002 (cf. Baltic Dry Index), in prossimità del collasso del 2008. Ciò significa che l’economia globale sta per rallentare e non sorpasserà la soglia di una crescita del 3%, il livello più basso da una dozzina di anni, con l’eccezione del 2009. Infatti la crescita è rallentata in Cina, India, Brasile e Africa. Attali osserva che anche le nazioni più dinamiche non saranno in grado di creare abbastanza posti di lavoro per i loro giovani. L’Europa, dal canto suo, andrà in recessione. Sarà più difficile esportare e si dovrà scegliere tra protezionismo e un vasto piano di rilancio dell’economia mondiale.
2. In Europa, nonostante il massiccio, epocale intervento della BCE, che potrà dare l’impressione che la crisi sia in remissione, la situazione debitoria della maggior parte delle nazioni sarà presto insostenibile: per ridurre questo debito si vareranno altri programmi di austerità e la loro simultaneità non farà altro che peggiorare la recessione, riducendo il gettito fiscale ed aumentando le spese sociali. O si intraprendono grandi progetti europeo si abbandona l’euro. O si opta per un federalismo democratico o si abbandona la Banca Centrale Europea.
N.B. Attali è un globalista, a favore degli Stati Uniti d’Europa e del governo mondiale, io no, per le seguenti ragioni:
3. Negli Stati Uniti, terminata l’euforia per la massa monetaria immessa nel sistema pre-elettoralmente (leggi: la Federal Reserve sta aiutando Obama a vincere le elezioni sulla scia di una ripresa fittizia), si capirà che chiunque vinca le elezioni dovrà fronteggiare delle enormi difficoltà. Se Obama vince non avrà comunque una maggioranza al Congresso e non potrà aumentare le tasse per tenere sotto controllo la crescita del debito pubblco. Se perde, il suo successore repubblicano sarà costretto a tener fede alla sua promessa di ridurre le tasse. In entrambi i casi il dollaro crollerà e renderà ancora più improbabile la crescita europea. Attali si domanda: come si possono convincere gli Americani ad essere rigorosi quanto si aspettano che lo siano gli Europei?
4. Il mondo musulmano si trova di fronte a scelte colossali. L’Egitto ha solo tre mesi di risorse a disposizione per importare quello di cui ha bisogno prima che la sua economia collassi. La Tunisia non è messa meglio. La Siria è martirizzata. La scelta iraniana di proseguire con il programma nucleare rende più probabile un intervento militare prima o dopo le elezioni presidenziali americane. Lavarsene le mani o aiutarli? E come?   


domenica 22 gennaio 2012

Il tiranno di Chicago e la stupidità del bene






Milton Friedman, “Capitalism and Freedom”, 1982.

Non dobbiamo sorprenderci che l'Europa abbia bisogno di crisi, e di gravi crisi, per fare passi avanti. I passi avanti dell'Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario. È chiaro che il potere politico, ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale, possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle perché c'è una crisi in atto, visibile, conclamata.
Mario Monti, discorso alla Luiss, 22 febbraio 2011.

All'immagine di un male banale ma contagioso ed epidemico Rumiz affianca quella di un bene ingenuo e cieco, di un bene imbecille e infermo che ha il pericoloso difetto di non saper fiutare il pericolo. Egli sottolinea, da questo punto di vista, come sia molto rischioso continuare a parlare di integrazione, di convivenza in Europa solamente a livello retorico, “nella beata ignoranza dei meccanismi della disintegrazione”. Nel suo “Maschere per un massacro” Rumiz ha insistito molto su questo aspetto, sottolineando che tutte le mosse preparatorie del conflitto in Bosnia si sono svolte in gran parte alla luce del sole, e che nonostante questo la maggioranza delle persone fino all'ultimo non voleva credere che l'efferatezza potesse scatenarsi tra di loro. "La velocità impressionante della pulizia etnica fu resa possibile non solo dalla sua lunga, meticolosa preparazione, ma anche da questa incredulità delle vittime e della gente in generale. Non esiste prova migliore, forse, che la Bosnia non è stata distrutta dall'odio - come fa comodo a troppi supporre - ma da una diffusa ignoranza dell'odio" (Rumiz, 1996, p. 7). Paradossalmente, racconta Rumiz, a Sarajevo è la "piccola criminalità" a fiutare prima l'arrivo della guerra e organizzare un minimo di difesa perché più consapevole delle possibilità e dei meccanismi del male e della violenza. […] Riprendendo l'intuizione di Rumiz, l'insegnamento che ci viene dall'esperienza balcanica è che ciò che ci trasforma in carne da cannone è lo stesso imbonimento, la stessa inerte apatia, la stessa acquiescenza che ci porta a seguire tutti lo stesso programma televisivo, o a comprare lo stesso prodotto reclamizzato, o a votare in massa il primo pagliaccio che scende in campo promettendoci di risolvere tutti i nostri problemi se solo acconsentiamo ad affidargli un po' più di potere.
Marco Deriu, “Dizionario critico delle nuove guerre”, EMI, Bologna, 2005, pp. 66-68.

I capponi di Renzo si beccano l’un l’altro invece di identificare la vera causa dei loro mali (divide et impera). Tuttavia, se qualcosa là in alto si sta muovendo è perché hanno capito che la gente (i capponi) si sta svegliando. L’avvento di un autoritarismo esplicitato è un segno paradossalmente positivo: vuol dire che, per qualche ragione, abbiamo finalmente la possibilità di vedere la realtà così com'è e non come una potentissima ma minuscola minoranza vuole che la vediamo. Così questa sparuta minoranza, in preda al panico, è costretta a togliere il guanto di velluto. Meglio così, le finzioni imprigionano molto di più della realtà nuda e cruda.
A questo riguardo, Chicago sta per apprendere una dolorosa lezione.
Volete conoscere il futuro? Osservate Chicago, leggete tutto quel che potete su Chicago, la città da cui proviene Obama. Dal 16 maggio 2011 il sindaco di Chicago è l'israeliano-americano (doppia cittadinanza, servizio militare in Israele) Rahm Israel Emanuel, amico personale di Obama e figlio di un terrorista dell'Irgun:
http://it.wikipedia.org/wiki/Rahm_Emanuel
Emanuel è passato dalle funzioni di
capo di gabinetto di Obama ad aspirante tiranno di Chicago:
http://www.guardian.co.uk/commentisfree/cifamerica/2012/jan/19/outlawing-dissent-rahm-emanuel-new-regime
Quel che succede a Chicago è quel che succederà a Londra, in occasione dei giochi olimpici:

Bernard E. Harcourt, direttore del dipartimento di scienze politiche dell’università di Chicago e, in precedenza, docente di diritto e scienze politiche a Parigi-Nanterre e Harvard, nel sopra linkato articolo apparso sul Guardian del 19 dicembre 2012, ha lanciato un allarme forte e chiaro. Rahm Israel Emanuel sta applicando pari pari la dottrina del capitalismo del disastro all’amministrazione della metropoli di Chicago, terza città degli Stati Uniti.
Chi non ha ancora letto “Shock economy” di Naomi Klein (Milano: Rizzoli, 2007), è meglio che si sbrighi a farlo, altrimenti non potrà capire assolutamente nulla di quel che sta accadendo. L’ha dovuto fare anche Paul Krugman, economista premio Nobel ed editorialista del New York Times:
Qui il documentario completo ed imperdibile di Michael Winterbottom sui temi trattatati nel libro della Klein:
http://fanuessays.blogspot.com/2011/11/shock-economy-il-capitalismo-del.html
Nel fondamentale “Shock economy” (2007), Naomi Klein ricompone il puzzle raccapricciante della realtà del nostro tempo, affidandosi alle analisi degli editoriali e delle inchieste dei maggiori quotidiani internazionali, ossia ad un genere di informazione accessibile a milioni di persone ma che, a causa della frammentazione e diluzione, quasi mai ricomposta in un quadro d’insieme. Ecco il quadro complessivo: milioni di persone morte, mutilate o torturate nel mondo; governi e servizi segreti in combutta con le multinazionali e dittatori vari per promuovere i loro interessi comuni; colpi di stato, drastico taglio dei servizi sociali, inquinamento doloso, privatizzazione dei beni comuni (incluso il DNA). La strategia è quella della terapia shock che si usa sui prigionieri: guerre, atti terroristici, disastri naturali, eventi epocali come opportunità per sfruttare le masse ed aumentare il loro potere e ricchezza (ampie citazioni ed estratti confermano che questa gente fa sul serio e non ha bisogno di nascondere i suoi obiettivi e metodi). Significativo il fatto che i torturatori tornassero in auge proprio mentre i loro governanti golpisti si accordavano con i luminari del “libero mercato” predicato dalla Scuola di Chicago di Milton Friedman. Tutto questo è peraltro documentato in numerosi altri studi più specialistici e meno “decifrabili” dalle persone comuni.
Tornando all’articolo in questione, Harcourt osserva che Emanuel sta sfruttando i summit del G8 e della NATO che si terranno a Chicago per estendere capillarmente i sistemi di sorveglianza e le prerogative della polizia (permanentemente), per esternalizzare e privatizzare i servizi comunali (e relativi profitti) con eventuali indennizzi a carico dei contribuenti (!!!) e per approvare leggi che limitano l’espressione del dissenso (permanentemente), sanzionano salatissimamente ogni minima infrazione (es. grandezza di uno striscione, errata o mancata notifica della presenza di un veicolo, ecc.) e gli conferiscono poteri straordinari. Nonostante il fatto che per mesi il movimento Occupy Chicago si sia distinto per la sua compostezza:
I manifestanti stanno cercando di resistere:
Ma la tragica realtà è che gli Stati Uniti si trovano su una china molto ma molto preoccupante:
e il Canada non è messo meglio:

martedì 10 gennaio 2012

L'Italia, dopo la Spagna, è la punta di diamante, non il ventre molle









Cosa sono le “unfunded liabilities” (passività non-finanziate)?

Ve lo spiega Pietro Monsurrò, in un articolo de Linkiesta.
“Se pensate che i conti pubblici italiani siano una tragedia (e avete ragione), non avete idea di come sono quelli USA. Diciamo che a guardar bene l’Italia sta messa meglio, salvo per il fatto che la crescita è zero (la crescita aiuta a controllare il rapporto debito/PIL). Considerando che la crescita USA è in buona parte artificiale, ottenuta per eccesso di indebitamento e di stimoli e non (solo) in base alle fondamenta microeconomiche, e che comunque la crisi è ben lungi dall’essere finita e già si intravedono i segni di una nuova recessione, abbiamo però che anche quest’ultima differenza non va sopravvalutata.
Il deficit ufficiale USA è del 10% del PIL. Il deficit, non il debito: l’eccesso di spesa rispetto alle tasse. Il 10% del PIL sono 1500 miliardi di dollari, due terzi del PIL italiano, dunque una cifra enorme. Il debito è finora basso, almeno per gli standard dei governi: un po’ sopra il 60% del PIL. Con l’attuale livello di deficit, però, ci vorrà poco ad arrivare al 120% italiano.
Anche considerando una crescita nominale del 5% annuo e interessi sul debito del 2%, infatti, con un deficit del 10% bastano meno di dieci anni per raggiungere l’Italia. Dato inverosimile, certo, ma solo se si farà una politica di tagli alla spesa o di aumenti alle tasse dell’ordine del triliardo di dollari l’anno (no, gli spiccioli di pseudo-tagli di Obama non basteranno: Obama è un esperto di marketing, non uno statista, proprio come Berlusconi). Aumenti delle tasse farebbero ridurre la crescita economica, dunque per essere certi di tenere il debito sotto controllo occorre soprattutto tagliare la spesa.
Ma il debito pubblico non è l’unico problema dei conti pubblici USA: gran parte dei debiti sono infatti non contabilizzati. Si parla di “unfunded liabilities” (passività non finanziate), e sono l’insieme delle promesse dello stato sociale che ancora non sono state finanziate, essenzialmente perché sono promesse ancora non realizzate (future pensioni, future cure mediche, futuri assegni di disoccupazione…), e dunque non sono ancora una fonte di spesa pubblica.
Se il debito ufficiale è solo il 60% del PIL, anche se aumenta a ritmi vertiginosi, il debito che tiene conto anche delle passività non-finanziate è circa dieci volte più grande: è una cifra pari a diverse volte il PIL americano, un buco nero di dimensioni vicine (o superiori) ai 100 triliardi di dollari. Questo buco nero è soprattutto creato dalla social security (pensioni) e dal programma sanitario Medicare.
Si tratta ovviamente di una cifra improponibile e che nessuno riuscirà a pagare, ma c’è il trucco: le passività non finanziate sono promesse, dunque se non si pagano le pensioni, non si crea debito (è quello che fece Dini con la riforma previdenziale del 1995: i giovani pagano molto e otterranno un pugno di mosche, ma le finanze pubbliche sono salve). Per evitare ciò occorrono riforme radicali dei programmi sanitari e assistenziali, perché come sono oggi sono finanziariamente insostenibili: quando i baby boomers andranno in pensione ci saranno forti aumenti della spesa sociale, che senza riforme saranno un problema enorme per le casse statali.
Le spese militari extra per via della lotta al terrorismo, le spese finanziarie ulteriori per via della nazionalizzazione degli enti finanziari falliti, la riforma Obama della sanità e la ridotta crescita economica che con ogni probabilità continuerà in futuro sono ulteriori fonti di preoccupazione. Gli USA, non oggi ma tra qualche decennio, rischiano di fare la fine dell’Argentina. E per non farla hanno bisogno di scelte coraggiose, scelte con dodici o tredici zeri, in dollari”.

Pietro Monsurrò 

giovedì 5 gennaio 2012

NDAA - torneranno i campi di concentramento in America?





La mia amministrazione non autorizzerà la detenzione militare a tempo indeterminato senza processo di cittadini americani. Una cosa del genere violerebbe le tradizioni e i valori più importanti della nostra nazione
B.H. Obama

Nel terzo millennio nessuno dovrebbe più subire il trattamento riservato a decine di migliaia di Giapponesi, Italiani e Tedeschi negli Stati Uniti e in Canada:
Ma d’altra parte il fatto che gli Stati Uniti si fregino del primato di possedere un quarto della popolazione carceraria del mondo non è un buon segno (con il 5% della popolazione totale mondiale):
E certi disegni di legge attualmente al vaglio delle commissioni competenti sono a dir poco minacciosi:

Alla fine del 2011 Obama ha controfirmato una legge (National Defense Authorization Act) che trasferisce all’esercito buona parte delle competenze in materia di operazioni anti-terroristiche e prevede la possibilità di imprigionare i sospetti terroristi a tempo indeterminato e senza processo.
versione della Camera dei Rappresentanti passata con 322 voti a 96:
versione definitiva
[283-136 alla Camera e 86-13 al Senato]
Inizialmente avevo preso per buono l’allarme lanciato dalla ABC con questo articolo:
che dichiarava senza mezzi termini che l’esercito avrebbe potuto arrestare cittadini americani sulla scorta di sospetti, tenendoli reclusi fino a data da destinarsi.
Poi qualcuno mi ha fatto notare che la sezione 1021 [“AFFIRMATION OF AUTHORITY OF THE ARMED FORCES OF THE UNITED STATES TO DETAIN COVERED PERSONS”], sottosezione e) recita “Nothing in this section shall be construed to affect existing law or authorities relating to the detention of United States citizens, lawful resident aliens of the United States, or any other persons who are captured or arrested in the United States.”
Dunque sembrerebbe che lo stato di diritto antecedente alla legge non possa essere in alcun modo compromesso.
Ma allora perché la ABC aveva stravolto il significato di questa legge, demonizzando Obama, senza sentirsi in dovere di togliere un articolo menzognero? Mi ero persino convinto che la ABC stesse deliberatamente sabotando la campagna di ri-elezione di Obama – un’idea abbastanza sciocca, visto che gli sfidanti repubblicani sono quasi tutti più autoritari e radicali di Obama, che resta un moderato, al loro confronto.
Mi sono preso il tempo di esaminare meglio la questione e devo ammettere che non so cosa pensare. C’è troppa confusione e su una materia così delicata non dovrebbe essercene. Troppi giuristi sembrano minimizzare la portata della legge asserendo che ufficializza pratiche già adottate in precedenza e che l’amministrazione Obama si è espressa in toni rassicuranti.
Ma quando Obama avrà lasciato il posto a qualcun altro? E se ci dovesse essere un altro 11 settembre, magari con una bomba sporca? E nel caso di un conflitto esteso scatenato da un attacco all’Iran? E perché il fatto che queste procedure siano adottate con estrema gradualità dovrebbe rassicurarmi? Non è proprio la gradualità del riscaldamento dell’acqua che impedisce alla rana di sapere che sta per essere bollita?

Tanto per cominciare ho constatato che non è stata unicamente la redazione della ABC a denunciare questa legge, ma anche il New York Times, normalmente molto pro-Obama, con un devastante editoriale che lo definisce maldestro e descrive il testo approvato come “così pieno di elementi discutibili che non c’è lo spazio per esaminarli tutti”, con il potenziale di “conferire ai futuri presidenti l’autorità di imprigionare a vita dei cittadini americani senza una formale accusa e senza un processo” e “nuove, terribili misure che renderanno la detenzione a tempo indefinito e i tribunali militari un aspetto permanente della legge americana”. In sintesi, “una deviazione dall’immagine che che questa nazione si è fatta di se stessa, ossia di un luogo in cui le persone che hanno a che fare con lo stato o sono sottoposti ad un’accusa formale oppure restano a piede libero”.
David Cole, docente di giurisprudenza al Georgetown University Law Center, sempre sul NYT, ha avvalorato la posizione del quotidiano:

Perché mai un quotidiano così importante dovrebbe assumere una posizione così estrema, se non avesse delle solide ragioni per farlo?
Il direttore dell’FBI Robert Mueller, il Segretario alla Difesa Leon Panetta ed il Direttore della National Intelligence, James Clapper, erano anche loro contrari a questa legge perché gli arrestati, sapendo di rischiare una detenzione militare, non avrebbero mai collaborato con le indagini e perché la misura comportava un significativo esautoramento delle funzioni dell'FBI e delle altre agenzie investigative:
Sembra siano stati parzialmente accontentai con un emendamento che consente alle suddette agenzie di interrogare i sospettati detenuti dalle autorità militari: “Nothing in this section shall be construed to affect the existing criminal enforcement and national security authorities of the Federal Bureau of Investigation or any other domestic law enforcement agency with regard to a covered person, regardless whether such covered person is held in military custody”.
Un gruppo di ventisei generali ed ammiragli in pensione che si era già impegnato per proibire la tortura ha scritto ai rispettivi senatori spiegando che questa è una legge che arreca più danni che benefici
Trentadue parlamentari democratici hanno inviato le loro lettere di protesta alle due camere, temendo che la legge minerà alle fondamenta il quarto, quinto, sesto, settimo ed ottavo emendamento della Costituzione.
Altre critiche severe sono arrivate dall’American Civil Liberties Union (ACLU), da Human Rights Watch e da un articolo di Forbes, che la descrive come “la più grave minaccia alle libertà civili degli Americani”.
Quel che è certo è che le disposizioni contenute in questa legge si fanno beffe delle convenzioni di Ginevra e violano gli articoli 8, 9, 10 e 11 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, sulla scia del vergognoso Patriot Act, un cavallo di Troia che sta abbattendo dall’interno le difese costituzionali dei cittadini americani:
Non solo il campo di concentramento di Guantánamo non è stato chiuso, come promesso da Obama, ma questa legge in pratica rende impossibile chiuderlo (sezioni 1026 e 1027) nonostante Obama abbia dichiarato che “il carcere di Guantánamo Bay compromette la sicurezza nazionale e la nostra nazione sarà più sicura il gorno in cui questa prigione sarà finalmente e responsabilmente chiusa” [“the prison at Guantánamo Bay undermines our national security, and our nation will be more secure the day when that prison is finally and responsibly closed]
Anzi, ne richiederà l’espansione, così come quella dell’altro campo di concentramento di Bagram, in Afghanistan
Gli Stati Uniti non sono più nella posizione di insegnare a nessuno il significato della democrazia ed il rispetto dei diritti, costituiscono ormai un esempio nefasto per tutte le altre nazioni ed espongono i loro stessi cittadini ad un medesimo trattamento in paesi con i quali sono ai ferri corti (es. accuse di sabotaggio alle infrastrutture iraniane)

I problemi interpretativi cominciano con la sezione 1021 (precedentemente 1031), che contempla la detenzione a tempo indefinito, senza un giusto processo, di persone ACCUSATE di essere stati o essere membri o di aver appoggiato in misura sostanziale al-Qaeda, i Talebani o forze ad essi associate in stato di belligeranza con gli Stati Uniti ed i loro alleati.
Dunque anche la resistenza palestinese, siriana e libanese all’occupazione israeliana? Saddam Hussein era stato falsamente collegato ad Al-Qaeda, pur essendone un nemico dichiarato: cosa succederà ai cittadini iraniani, siriani, palestinesi, libanesi, somali, yemeniti, pachistani, indonesiani, venezuelani, brasiliani, cubani?
E perché proprio ora che si afferma che Al Qaeda è stata virtualmente smantellata?
e gli Stati Uniti stanno negoziando con i Talebani?
L’interpretazione delle disposizioni di legge è tutto. L’amministrazione Bush è sempre stata molto elastica nella sua lettura di quel che era autorizzata o meno a fare
e varie corti, in diversi gradi di giudizio, hanno simpatizzato con questo approccio che erodeva i diritti degli accusati/imputati. (cf. Matteo TONDINI, "Hamdan v. Rumsfeld. Se il diritto si svuota dei suoi contenuti": "In conclusione, la sentenza prospetta evidenti elementi di censurabilità sul piano del diritto sostanziale e, più in generale, mette in evidenza un ulteriore problema irrisolto, ovvero l'effettivo accesso alle garanzie previste dal diritto dei conflitti armati e, generalmente, dai diritti umani da parte di coloro che si ritrovano imprigionati in vuoti giuridici, creati appositamente per scavalcare quelle garanzie processuali che trovano fondamento nell'acclaramento della verità (processuale), e non nella messa in libertà dei colpevoli").
ACLU e HRW sostengono che l’ultima volta che poteri di detenzione così ampi sono stati conferiti allo stato è stato al tempo di McCarthy, con l’Internal Security Act. Secondo Jonathan Hafetz, avvocato ed uno dei massimi esperti di questo ambito giuridico, questa è la prima volta nella storia americana che si autorizza per legge l’incarcerazione militare illimitata e senza processo:
La sezione 1021 precisa che, nel suo ambito, non è estendibile ai cittadini americani – “Nothing in this section shall be construed to affect existing law or authorities relating to the detention of United States citizens, lawful resident aliens of the United States, or any other persons who are captured or arrested in the United States” (e i cittadini americani all’estero?).
Il giudizio dell’amministrazione Obama sulla sezione 1022 è stato il seguente: “mal concepita, non servità a migliorare la sicurezza degli Stati Uniti…superflua, rischia di creare incertezza”
La lettera b della sezione 1022 specifica che la detenzione militare non è obbligatoria per i cittadini degli Stati Uniti: “The requirement to detain a person in military custody under this section does not extend to citizens of the United States”. Di conseguenza, par di capire, gli stranieri sospettati devono per forza essere arrestati, mentre i cittadini americani potrebbero essere arrestati, pur non sussistendo un obbligo di farlo. In ogni caso non è chiaro se la legge stabilisca che questa possibilità è esclusa categoricamente, specialmente alla luce del Patriot Act e dei precedenti Padilla:
e al-Marri:
Robert M. Chesney (University of Texas) ha criticato la scelta di non fare chiarezza, lasciando il testo in termini così vaghi da consentire interpretazioni restrittive e radicali:
Anche prendendo per buona l’interpretazione più rigida, quella che esclude i cittadini americani e che è stata esplicitamente fatta propria dall’amministrazione Obama – “per quanto concerne i cittadini statunitensi coinvolti in attività connesse al terrorismo, che siano arrestati all’estero o in patria, saranno processati dal nostro sistema penale” [“when it comes to U.S. citizens involved in terrorist-related activity, whether they are captured overseas or at home, we will prosecute them in our criminal justice system”] –, resta il fatto che questa disposizione viola l'articolo 7 della Dichiarazione universale dei diritti umani: “Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione”. Ora esiste un obbligo di detenzione militare per cittadini non-americani, inclusi quelli arrestati sul suolo americano. Dunque esiste un obbligo di approntamento di una rete di centri di detenzione militari sul suolo americano. Perciò sì, la mia risposta è che esistono le premesse perché negli Stati Uniti si ripeta quel che accadde tra il 1941 ed il 1945.

Che ci sia qualcosa che non torna è un’impressione rafforzata dal rifiuto dell’emendamento proposto dal senatore Feinstein, che esentava in modo esplicito i cittadini statunitensi, senza lasciare adito ad alcun dubbio:
Poiché, quasi senza eccezione, chi arriva al potere tende a fare il massimo uso possibile delle sue prerogative, il rifiuto del suddetto emendamento è estremamente significativo. Obama, o chi gli succederà, avrà una discrezionalità interpretativa senza precedenti nella storia americana
Qualche blogger ha suggerito che si possa trattare di una trappola preparata per forzare la mano ad Obama, che non poteva porre il veto su una sezione senza respingere l’intera legge, la quale però è essenziale per poter rifinanziare le forze armate, inclusi i salari delle reclute e l’indotto delle basi militari negli Stati Uniti, dai quali dipende l’esistenza di milioni di persone e l’economia statunitense (e globale).
Obama è stato certamente molto critico e ha minacciato di usare il suo potere di veto. Ha anche assicurato che “l’esercito non pattuglia le nostre strade e non fa rispettare le nostre leggi – né lo dovrebbe fare” [“our military does not patrol our streets or enforce our laws—nor should it”].
Sembra però che stia cercando di salvare il salvabile, essendo da tempo su posizioni difensive. Non so quanto potere realmente eserciti, non conosco le sue reali intenzioni. 

venerdì 23 dicembre 2011

La Zombificazione degli Stati Uniti d'America



#1 Uno sconvolgente 48 per cento di tutti gli Americani è considerato a "basso reddito" o vive in povertà.
#2 Circa il 57 per cento di tutti i bambini negli Stati Uniti vive in famiglie considerate a "basso reddito" o impoverite.
#3 Se il numero degli americani che "cercano un lavoro" fosse lo stesso di quanto era nel 2007, il tasso "ufficiale" di disoccupazione rilasciato dal governo sarebbe superiore dell’11 per cento.
#4 Il periodo medio di disoccupazione di un lavoratore negli Stati Uniti è ora superiore alle 40 settimane.
#5 Un recente sondaggio ha rilevato che il 77 per cento delle piccole imprese statunitensi non ha in progetto l’assunzione di lavoratori.
#6 Ci sono oggi meno lavori retribuiti negli Stati Uniti di quanti ce ne fossero nel 2000 anche se si sono aggiunte 30 milioni di persone alla popolazione da allora.
#7 Dal dicembre del 2007, il reddito medio delle famiglie negli Stati Uniti è calato del 6,8% se viene calcolata l’inflazione.
#8 Secondo il Bureau of Labor Statistics, 16,6 milioni di Americani erano lavoratori autonomi nel dicembre del 2006. Oggi questo numero si è ridotto a 14,5 milioni.
#9 Un sondaggio di Gallup dell’inizio di quest’anno ha scoperto che circa un americano su cinque che ha un lavoro si vede già come un disoccupato.
#10 Secondo l’autore Paul Osterman, circa il 20 per cento di tutti gli adulti negli USA stanno svolgendo lavori pagati con stipendi a livello di povertà.
#11 Nel 1980 meno del 30% di tutti i lavori negli Stati Uniti erano a basso reddito. Oggi più del 40% di tutti gli impieghi negli Stati Uniti è a basso reddito.
#12 Nel 1969 il 95 per cento di tutti gli uomini tra i 25 e i 54 anni aveva un lavoro. A luglio solo l’81,2 per cento degli uomini di questa fascia di età aveva un lavoro.
#13 Un recente sondaggio ha rilevato che un americano su tre non sarà in grado di pagare il mutuo o l’affitto il mese successivo se dovesse perdere improvvisamente il lavoro.
#14 La Federal Reserve ha recentemente annunciato che la ricchezza totale netta delle famiglie statunitensi è calata del 4,1 per cento solo nel terzo quarto del 2011.
#15 In base a un recente studio condotto dal BlackRock Investment Institute, il rapporto tra debito delle famiglie e reddito negli Stati Uniti è ora del 154 per cento.
#16 Gli Stati Uniti spendono circa 4 dollari in beni e servizi che vengono dalla Cina per ogni dollaro che la Cina spende per beni e servizi proveniente dagli Stati Uniti.
#17 Si prevede che il passivo commerciale degli USA nel 2011 sarà di 558,2 miliardi di dollari.
#18 La crisi dei pensionati negli Stati Uniti continua a peggiorare. Secondo l’Employee Benefit Research Institute, il 46 per cento di tutti i lavoratori americani ha risparmiato meno di 10.000 dollari per la pensione e il 29 per cento ne ha meno di 1.000.
#19 Oggi un anziano americano su sei vive sotto la linea federale di povertà.
#20 In base a uno studio appena pubblicato, la paga dei CEO nelle più grandi aziende statunitensi è cresciuta del 36,5% negli ultimi dodici mesi.
#21 Oggi le banche "troppo grandi per fallire" sono più forti che mai. Gli asset totali delle sei maggiori banche statunitensi sono incrementati del 39 per cento tra il 30 settembre 2006 e il 30 settembre 2011.
#22 I sei eredi del fondatore di Wal-Mart Sam Walton hanno un patrimonio netto che corrisponde più o meno a quello del 30 per cento degli Americani col reddito più basso.
#23 La percentuale di americani che vive in estrema povertà (6,7%) è la più alta mai registrata.
#24 I bambini senza una casa negli Stati Uniti sono adesso il 33 per cento in più di quanto fossero nel 2007.
#25 Dal 2007 il numero dei bambini che vivono in condizioni di povertà nello stato della California è incrementato del 30 per cento.
#26 Triste a dirsi, la povertà infantile sta assolutamente esplodendo in tutta l’America. Secondo il National Center fo Children in Poverty, il 36,4% di tutti i bambini di Philadelphia vive in povertà, il 40,1% di tutti i bambini di Atlanta vive in povertà, il 52,6% di tutti i bambini di Cleveland vive in povertà e il 53,6% di tutti i bambini di Detroit vive in povertà.
#27 Oggi un cittadino americano su sette e un bambino su quattro usufruiscono dei buoni alimentari.
#28 Il governo statunitense ha ora accumulato un debito totale di 15 trilioni di dollari. Quando Barack Obama salì in carica, il debito nazionale era solo di 10,6 trilioni di dollari.
#29 Il debito nazionale degli Stati Uniti è incrementato in media più di 4 miliardi di dollari al giorno dall’inizio dell’amministrazione Obama.
17.12.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

#30 l’1% più ricco degli statunitensi vale più del 90% più povero
#31 tra il 1979 ed il 2007 l’incremento del reddito dell’1% più ricco è stato del 390%. Per quel che riguarda il 90% più povero è stato del 5%
#32 l’1% più ricco controlla oltre un terzo della ricchezza nazionale americana
#33 il 50% più povero controlla solo il 2,5% della ricchezza nazionale
#34 lo 0,01% più ricco guadagna una media di oltre 27 milioni di dollari. Il 90% più povero una media di poco più di 30mila dollari.
#35 circa un terzo degli americani cresciuti in una famiglia della classe media ora appartiene ad un ceto inferiore
#36 Il numero di Americano che ha bisogno di sussidi alimentari (food stamps) è aumentato del 74% dal 2007
#37 a livello globale, i due terzi più poveri della popolazione umana controllano il 3,3% della ricchezza mondiale.