sabato 28 gennaio 2012

Il blog chiude i battenti - commiato ai lettori e un arrivederci






La libertà esiste al di là di quei recinti che ci costruiamo da soli.
Ethan Powell (Anthony Hopkins) – Instinct - Istinto primordiale

Troppo prezioso tutto quel controllo? Troppo alettante essere un dio?
Ethan Powell (Anthony Hopkins) – Instinct - Istinto primordiale

Tutti noi abbiamo l’aria di credere che la democrazia sia un sistema che una volta avviato prosegue indefinitamente, come per inerzia. Dovremmo invece avere ben presente, sempre, che si tratta di un processo precario, di cui ognuno ha una responsabilità  personale e non delegabile. Non esistono democrazie compiute, ma solo democrazie in divenire, la cui qualità dipende da quanto sappiamo farci carico delle nostre competenze di cittadini: informarci, confrontarci, partecipare, protestare. La democrazia non è qualcosa che ci trascende, la democrazia siamo noi: e ogni volta che qualcuno agirà come se funzionasse da sola, qualcun altro avrà l’opportunità di farla funzionare come pare a lui.

Fanatico è chi percepisce la realtà in accordo con i suoi desideri invece che obiettivamente.
Il tempo dirà se questo è stato il blog di un fanatico o di una persona più lucida della media.
Come ha detto qualcuno, se anche solo il 10% di quel che ho scritto è vero, ci dimenticheremo il significato del termine “noia”.
Per il momento, come preannunciato, questo blog chiude i battenti, con 345 articoli al suo attivo (pura casualità, almeno da parte mia! ;o). 
Tra qualche tempo ne nascerà un altro, non su piattaforma google, perché è ora di sanare una contraddizione di fondo:

Ho cercato di comunicare quel che ho imparato in questi anni da svariate fonti, nella convinzione che potrebbe essere utile e che la diffusione di conoscenza sia un dovere, un privilegio ed un vantaggio per chi se ne fa carico. Infatti un’esistenza circondata da persone che usano una giusta misura di discernimento critico nel tenersi informate è un’esistenza ideale.

Se il mondo va come va – centinaia di milioni di persone affamate, disoccupate, sfollate, rifugiate, espatriate, vittimizzate/perseguitate, malate di malattie curabili, sfruttate, schiavizzate – è perché pensiamo di essere più competenti, svegli ed altruisti di quel che realmente siamo.
Siamo malvagi credendo di essere buoni: per questo facciamo danni e, nel cercare di porvi rimedio, li aggraviamo.
Siamo ignoranti credendo di essere savi: per questo edifichiamo sistemi sociali ignoranti ed autolesionistici.
30mila anni di processo civilizzatore e siamo ancora degli infanti, imbelli, pronti ad affidarci alla prima figura genitoriale che ci promette di avere la soluzione a tutti i nostri problemi.
Siamo pigri e meccanici credendo di essere efficaci e riflessivi: per questo non impariamo dai nostri errori e non riusciamo ad esprimere l’enorme potenziale di bene, di “umanità”, che ci contraddistingue.
Viviamo esistenze piagate dalla paura, che non onorano la vita altrui e neanche la nostra, esistenze che depredano le altre per farsi largo, per sopravvivere ad ogni costo.
La paura, l’insicurezza, l’ignoranza e l’inerzia morale e mentale ci consegnano a oligarchi e tiranni travestiti da leader democratici.
La tirannia più terribile non è quella visibile, del genere in voga nelle nazioni apertamente totalitarie, ma quella che subdolamente altera la percezione della realtà dei cittadini al punto che non si rendono conto di non essere più liberi e non possono neppure immaginare di aver perso qualcosa di importante; che là fuori, da qualche parte, c’è qualcosa di diverso e migliore.
Purtroppo tutto ciò che non rispetta ed onora la vita, essendo necrofilo, si scava la propria fossa ed è destinato a crollare in modo spettacolare.
È quel che ci sta succedendo, che ci piaccia o no. Ci sono moltissime persone che non sanno articolare una frase di senso compiuto quando supera un certo livello di difficoltà e, ancora più sconvolgentemente, devono rivolgersi ai commessi nei negozi per farsi calcolare uno sconto del 50% (!!!).
Temo che la maggior parte di noi abbia solo una vaga idea del livello di abissale ignoranza (analfabetismo di ritorno) ed inebetimento raggiunto da una cospicua fetta della specie umana in queste ultime generazioni, abbandonata a se stessa e facile preda per chi la conoscenza la impiega per soggiogare i più deboli, i più ingenui, i più vulnerabili.
Avendo avuto il privilegio di poter espandere le mie conoscenze, ho cercato di fare il possibile per far sì che qualcosa percolasse.
Nel vari post del blog ho cercato di documentare il declino progressivo della civiltà contemporanea, nella speranza che, quando la gente avrà perso tutto, sarà capace di identificare i principali colpevoli del disastro e si solleverà, incluse quelle persone che non avrebbero mai immaginato di poterlo fare e che, così facendo, scopriranno l’incredibile potenziale celato in loro, nella loro forza di volontà.
Ci sono potentati – ad ogni livello – che detestano l’idea che gli esseri umani siano in grado di autodeterminarsi e sono già impegnati a seminare disinformazione, confusione, polarizzazione, violenza, paura – guerre, rivoluzioni, collassi finanziari, ecc. – per ostacolare ogni tipo di trasformazione positiva. Sono così avidi, così tracotanti, che continueranno sulla stessa rotta, fino all’inevitabile naufragio. Titani che si credono dèi e che subiranno le conseguenza della loro hybris/hubris.
Nessuno può prevedere con accuratezza quel che succederà. Negli anni a venire ci saranno certamente dei risvolti inattesi, per via dell’interazione tra forze antagonistiche che dissimulano le loro reali intenzioni. Ma la tendenza generale è a dir poco catastrofica, perché chi vuole mantenere il controllo della popolazione è disperato, non ha più nulla da perdere e fallirà, sviato dalla propensione a scambiare i suoi desideri per la realtà (il fanatismo, appunto).
Il problema è che questi parassiti si batteranno fino all’ultimo, a costo di ferire mortalmente l’organismo che stanno vampirizzando (non sono lungimiranti) e quindi c’è da aspettarsi di tutto: dai falsi attentati terroristici, alle false sollevazioni popolari, alle guerre “umanitarie” su scala globale, alle operazioni di infiltrati ed agenti provocatori, forse persino alla disseminazione di agenti patogeni per sfoltire le masse risentite e vendicative.
Inevitabilmente, però, commetteranno degli errori di valutazione e la gente, improvvisamente, prenderà coscienza di quel che sta realmente accadendo, uscendo dal suo rimbambimento patologico. Le trasformazioni climatiche-ambientali e le catastrofi naturali faranno il resto, sabotando ogni tentativo di imporre un dominio assoluto sui superstiti.

Nei vari post del blog ho anche cercato di indirizzare i lettori verso il tema della coscienza/consapevolezza e lontano dal paradigma corpo-centrico/materialistico/riduzionistico che ci rende egotistici, limitati, infantili, violenti, meschini, superbi e, soprattutto, parziali e faziosi. 
Sono convinto che le prese di coscienza producano effetti insospettabili, ad ogni livello dell’esistenza umana: un semplice battito d’ali di farfalla può creare effetti inauditi. 
Questo mi è stato insegnato: che la questione centrale per tutti noi è l’interpretazione obiettiva della realtà. Per chi non si sforza di essere obiettivo, per chi si fa guidare da preconcetti e pregiudizi, le lezioni karmiche continueranno ad essere molto dolorose ed insistite.
Quanto a questo, un vizio di fondo del blog è che è pervaso dalla sindrome del salvatore. Questa è un’ulteriore ragione per chiudere baracca e burattini. Non sono riuscito a sottomettere il mio narcisismo e la convinzione di avere una missione da compiere, sebbene abbia ben chiaro in mente che, nella Creazione, ognuno se la deve cavare da solo e non c’è nessuno che fa il tifo per me o per gli altri. Ciascuno deve percorrere la sua strada, ricavarsi il proprio percorso. La salvezza deriva unicamente dalla conoscenza (attiva), non dalla grazia (passiva). Non si deve seguire nessun altro: ciascuno è la guida di se stesso. Più si apprende, più si è consapevoli, più si è nella posizione di praticare una vera autodeterminazione, maggior controllo si acquisisce sul proprio destino, meglio ci si sa difendere. Poiché la conoscenza non ha limiti, il suo valore è infinito.
Ho cercato di dare un contributo in questo senso, ma è probabile che, procedendo oltre, i vizi di fondo si acuirebbero, a discapito della qualità del servizio ai lettori.
Serve qualcosa di diverso, un blog in cui si senta molto meno la mia voce e trovino più spazio le voci altrui. Perché solo una pluralità di voci avvicina al vero. Perché, altrimenti, invece di scambiare, comunicare con gli altri, creare una rete, condividere idee e, in questo modo, maturare – l’interazione e lo scambio di informazioni ed emozioni rendono più acuto ed efficace il processo di apprendimento –, ci si fissa su se stessi, si pretende di determinare i bisogni altrui invece di rispettare i loro modi, tempi e sensibilità; si precipita nell’involuzione e nella regressione.
C’è anche una considerazione più prosaica dietro a questa scelta. Se uno presenta quel che sa come farina del suo sacco si espone ad attacchi e reazioni negative da parte di chi ha un disperato bisogno di difendere le sue verità e vede ogni assalto alle sue convinzioni come una pontificazione o un’offesa personale. Purtroppo l’umanità è quella che è, viziata dal risentimento che trae origine dall’egocentrismo e dalla superbia.
Numerosi blogger più svegli di me hanno già capito che la cosa migliore da dire è: “questo è quel  ho letto/sentito – sta a voi decidere se vi garba oppure no”. 
Ci ho messo un po’ a capirlo…Ragione in più per dar spazio a chi è più in gamba di me, in un nuovo blog, in un Mondo Nuovo.

Il Grande Pacificatore, l'androginia e l'equilibrio tra bene e male





For a New World Order to live well


La società di oggi non accetta facilmente la mia esistenza…Se mi guardo attorno, non c’è un luogo dove mi senta accettato. Non c’è qualcuno con cui poter parlare della domanda filosofica più importante: ‘Perché viviamo?’ Le menti dei miei compagni di scuola sono troppo impegnate a preparare i test d’ingresso alle scuole superiori e non si possono permettere di parlare delle apprensioni del cuore. Nell’educazione contemporanea si pone l’accento sul come realizzare l’obiettivo di passare il test d’ingresso piuttosto che discutere di questioni relative alla dignità umana. Non si capisce quanto importante sia pensare e parlare dei problemi della vita.

Studente giapponese, intervistato dalla filosofa ed educatrice giapponese Naoko Saito

L'idea della congiunzione degli opposti - la coincidentia oppositorum - che accomuna tanto il pensiero di Jung quanto quello di Eliade alla tradizione orientale e al pensiero mistico - non solo anima una più vasta concezione dell'essere umano in quanto unità psico-soma e unità microcosmo-macrocosmo ma diventa anche uno dei motivi che ritornano con forza all'interno della cultura del Novecento, sia come forza di un archetipo che si impone autonomamente, sia come fascinazione di un'idea che permette di riscoprire e attivare l'archetipo operante in ogni individuo.
Aldo Carotenuto, Jung e la cultura del XX secolo, Milano: Bompiani, 1995, pp. 77-78

I fattori che si uniscono nella Coniunctio sono intesi come opposti, i quali si fronteggiano ostilmente o si attraggono amorevolmente l’un l’altro.
C. G. Jung, “Mysterium Coniunctionis”

Lorsqu'on est appelé à régénérer un État, ce sont des principes constamment opposés qu'il faut suivre.
[Quando si è chiamati a rigenerare lo Stato, occorre seguire dei principi che siano in costante opposizione]
Napoleone Bonaparte

Gesù disse loro: “Quando farete dei due uno, e quando farete l'interno come l'esterno e l'esterno come l'interno, e il sopra come il sotto, e quando farete di uomo e donna una cosa sola, così che l'uomo non sia uomo e la donna non sia donna, quando avrete occhi al posto degli occhi, mani al posto delle mani, piedi al posto dei piedi, e figure al posto delle figure allora entrerete nel Regno”.
Tommaso, 22.

Simon Pietro gli disse, "Lasciate che Maria se ne vada, poiché le donne non meritano la vita" Gesù disse, "Io stesso la guiderò in modo da farla maschio, così anche lei potrà diventare uno spirito vivente somigliante a voi maschi. Poiché ogni donna che farà se stessa maschio, entrerà il Regno dei Cieli”.
Tommaso, 114.

Un’epopea irochese narra di un Grande Pacificatore (Hiawatha) che arreca gaiwoh (equanimità, virtuosità), skenon (salute) e gashasdenshaa (potere). Gaiwoh è la giustizia realizzata tra uomini e nazioni ma è anche l’aspirazione a vedere che la giustizia prevalga. È un desiderio più forte del piacere e del bisogno di avere ragione: è un tipo di amore. Skenon è chiarezza di intendimento e integrità fisica, due precondizioni per l’ottenimento della vera pace. Gashasdenshaa è l’autorità sostenuta dalla forza necessaria, una forza che dev’essere in armonia con le leggi universali. La società ideale è quella della casa comune in cui ciascuno ha il suo focolare, ma si convive sotto lo stesso tetto. Là il pensare rimpiazza l’uccidere.
Il Grande Pacificatore deve affrontare Atotarho, un capo malvagio ed antropofago, per convertirlo. Atotarho è come un ciclope – mangia gli ospiti che non sono stati invitati – ed assomiglia anche a Medusa: i suoi capelli sono un groviglio di serpenti e nessun uomo è in grado di guardarlo in faccia. Il suono della sua voce terrorizza l’intera regione. Ma senza di lui non si potrà assicurare la pace. Il Grande Pacificatore ce la fa con un trucco. Fa in modo che il suo volto si rifletta nell’acqua di un pentolone in cui il cattivo sta per preparare il suo pasto umano, cosicché Atotarho scambi il suo volto – saggio, forte e virtuoso – per il proprio e si renda conto della dissonanza tra un tale aspetto e la pratica del cannibalismo. Scioccato, Atotarho cade in depressione, ma il Grande Pacificatore lo aiuta: lo invita a seguirlo in ogni luogo in cui abbia commesso del male per predicare il nuovo verbo della pace come potere (Kayanerenhkowa). La chiave della conversione è la volonà di non imporre la verità o la spiritualità su chi non è pronto a riceverla. Atotarho diventa a sua volta un grande operatore di pace proprio in virtù della grandezza della sua forza interiore, che prima lo rendeva così malvagio e terrificante. Viene “sconfitto” e si converte quando in lui si risveglia la consapevolezza del potere dell’amore e della sapienza che è in lui. All’intensità della sua resistenza – non ascolta ragione, non sono gli argomenti a persuaderlo – corrisponde l’intensità della sua bontà. In questa tradizione irochese il male degli uomini è bontà malindirizzata e malconcepita, malintesa, è amore che opera spinto da una paura sbagliata, uno sforzo equivocato nei mezzi e nelle finalità, uno spirito aggiogato ad un padrone disperato, energia umana sprecata, guastata e deviata dal suo corso migliore.
In generale penso che sia così, ma c’è almeno un’importante eccezione:

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Gli antropologi hanno spesso notato che le comunità dei popoli “tradizionali” erano spesse bipartite in una metà bassa ed una alta, Terra e Cielo, estate e inverno, pace e guerra, femminile e maschile, legate da rapporti al tempo stesso di rivalità e di cooperazione ed accompagnate da una gestione duale dei poteri da parte di un capo civile e di uno religioso. Nell’ambito mitologico la bipartizione trova riscontro nel mito delle origini, che assegna a due eroi culturali, talora gemelli o comunque fratelli, il merito di aver fondato la comunità, mentre, nella concezione dell’universo, alla bipartizione del gruppo sociale corrisponde quella del resto dell’universo degli esseri e delle cose dell’universo, distinti ed aggregati per accoppiamento di opposti: Rosso e Bianco, Chiaro e Scuro, Giorno e Notte, Nord e Sud, Est ed Ovest, Cielo e Terra. Questo stesso aspetto è evidente anche in Cina, dove la polarizzazione yin-yang, che si manifesta già nelle realizzazioni artistiche di epoca shang, mostra la tensione verso una coincidentia oppositorum, una congiunzione che risulta evidente nell’iconografia che mostra gufi con occhi solari ed emblemi della luce adornati con simboli della notte e dell’oscurità, in modo da rappresentare la ciclicità del processo di alternanza tra le due manifestazioni cosmiche complementari.
In Grecia abbiamo Dioniso e Apollo, che varie raffigurazioni ritraggono come androgini. Lo spirito apollineo è razionale, formale, luminoso ed armonico, all’insegna misura e proporzione. Lo spirito dionisiaco è estatico, creativo, oscuro, all’insegna della passione sensuale. Eros e Thanatos, l’impulso creativo e limpulso entropico/distruttivo (anche autodistruttivo).
Empedocle insegnava che l’universo è in costante metamorfosi, si genera e decade, grazie a Amore e Discordia/Odio, che operano in tutto ciò che è animato e in tutto ciò che è inanimato. Eros unisce tutte le forme di vita e Thanatos le separa e le disperde. Composizione e decomposizione sono forze di eguale intensità, eterne e mescolate in ugual misura in tutte le cose, in un’interazione necessaria.
Gesù il Cristo è un maestro delle contraddizioni, delle antinomie. Esaminiamo alcune delle sue parabole:
Buon Samaritano: il “degenerato” è un giusto, il “giusto” è un degenerato. Vignaioli: i primi saranno gli ultimi, gli ultimi saranno i primi. Figliol Prodigo: il ribelle è festeggiato, l’obbediente si ribella. L’esattore delle tasse e i farisei: il peccatore è salvato, il salvato è peccatore. Il seminatore: l’abbondanza di semi non garantisce una buona mietitura, pochi semi possono dare buoni frutti. Giudizio Finale: chi sembra celebrare il Cristo è invece servo dell’Anti-Cristo e chi è perseguitato è invece il vero credente. La pecora perduta: quella persa vale più delle 99 salvate.
Analogamente, il vangelo greco degli Egiziani, che è databile tra la fine del I secolo e la metà del secondo secolo a.C., descrive il modo in cui sarà possibile avere accesso al Regno di Dio:quando quei due (maschio e femmina) saranno uno solo, nell’esterno come nell’interno, e il maschio con la femmina non sarà né maschio né femmina”. La Seconda lettera di Clemente, analogamente, riporta: “interrogato da qualcuno su quando verrà il Regno, il Signore stesso rispose: “quando i due saranno uno, il fuori come il dentro e il maschio con la femmina né maschio né femmina”.
Anche nei vangeli canonici il superamento (limitatamente alla sfera psicologica e spirituale) del dimorfismo sessuale è implicito nella risposta di Gesù agli apostoli che gli chiedono cosa si debba fare per assicurarsi un posto nel Regno dei Cieli: “Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli”. (Matteo 18, 2-4). Come pure negli effetti della gloria: “E io ho dato loro la gloria che tu hai dato a me, affinché siano uno come noi siamo uno; io in loro, e tu in me; acciocché siano perfetti nell’unità” (Giovanni, 17:22-23). Paolo di Tarso esprime una posizione assolutamente conforme: “Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; poiché voi tutti siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3, 28). Che riafferma in una diversa epistola (Colossesi, 3, 8-11): “Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, passione, malizia, maldicenze e parole oscene dalla vostra bocca. Non mentitevi gli uni gli altri. Vi siete infatti spogliati dell'uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore. Qui non c'è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti”.

Le tradizioni che oggi consideriamo primitive ci educherebbero, se badassimo ai loro precetti. Ci siamo pericolosamente imbarbariti. Pericolosamente per noi e per tutto ciò che ci circonda.
Come abbiamo visto, vi è una diffusione planetaria e trans-temporale di riti e miti riguardanti la ricomposizione unitaria della coppia binaria, indice del riconoscimento universale dell’importanza del principio della coincidenza degli opposti.
Apprendiamo che le parti sono in equilibrio, si incontrano e fondono agli estremi, due metà di un cerchio. Nel punto di congiunzione dei semicerchi si crea un perfetto equilibrio. Senza una metà non c’è l’altra, senza oscurità non c’è luce, in un grande ciclo naturale pedagogico (caduta e redenzione).
Apprendiamo che l’equilibrio è naturale. Una parte della creazione procede verso lo squilibrio (che considera equilibrio) e l’altra verso l’equilibrio: assieme generano un equilibrio dinamico. Le forze opposte nella natura si incontrano ed il risultato può essere una polarizzazione in un senso o nell’altro, oppure si può raggiungere un equilibrio simmetrico, o un equilibrio parziale su un versante o sull’altro. Ogni potenziale si realizza nei punti di intersezione. Tutto è parte dell’equilibrio che compone ciò che chiamiamo Universo, o Creazione. 
È possibile ipotizzare – è lecito augurarsi – che la condizione di evidente decadenza del presente sia il modo in cui il sistema può ritrovare un equilibrio simmetrico:

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I popoli che gli Europei hanno considerato incivili intendevano la pace in modo molto diverso dal nostro, che corrisponde da vicino alla quiete che segue la vittoria di una fazione sull’altra (cf. Napolitano che ingiunge agli Italiani di perseguitare gli antisemiti ovunque essi siano, in manifesta violazione dei principi costituzionali). La loro pace era dinamica ed includeva tutte le forze della vita, nella natura e nell’uomo, compreso quello che chiamiamo “male”. Era una concezione inclusiva, non esclusiva: lotta, sofferenza, dolore, errori e stoltezze, passione, tenerezza, rabbia e sconfitta. Persino la guerra era inclusa nell’idea di pace, una guerra condotta in un certo modo e con certe motivazioni. L’assolutismo pacifista era completamente estraneo alla loro mentalità ed è un’invenzione della modernità europea.
Vivere in pace significava accogliere la vita in tutti i suoi aspetti, le quattro direzioni cardinali, tutte le creature.
Il contrario di questo significato della pace e della giustizia è quello che divide e separa le parti della realtà e le mantiene distinte, un moralismo che sminuisce l’interconnessione della vita. Ci sono cose che vanno distrutte e persone che vanno uccise (es. Hitler/Stalin), ma non certo per plasmare il cosmo a nostro piacimento, bensì unicamente perché il cosmo si ricostituisca, per conto suo.
Non è che il bene e il male non esistono, anzi, - male è: dolore e timore insensati, brutali, crudeli, futili perché irredimibili, lo spreco di vita, l’ingiustizia titanica, la rabbia sorda e violenta. Il punto è che sono interdipendenti. Ciò che è oggettivamente buono è la realtà nella sua interezza e ciò che è oggettivamente cattivo è la sua frammentazione. Ciò che alla mente ordinaria appare come opposizione, contrasto e contraddizione è un’unità trascendente, la riconciliazione dei contrari interconnessi, chiamata coincidentia oppositorum. Pace e giustizia discendono da tale comprensione. La vita è una relazione misteriosa ed intima tra forze opposte e la legge dovrebbe essere ciò che preserva questa relazione e, nel farlo, il dinamismo della vita. La Caduta è l’illusione che i contrari si escludono a vicenda.
I monoteismi sono male perché diffondono l’idea che ci sia una parte della natura umana che deve essere distrutta, senza che sia possibile ricostituire l’unità fondamentale dell’essere. Questo male nasce proprio dalla scelta umana di escludere le forze del “male” dalla nostra vita e dalla nostra mente consapevole. Quando questo male viene isolato, cresce fino a distruggere un bene che, innaturalmente separato, è indifeso. Da qui scaturiscono il razzismo, il segregazionismo, la guerra sterminatrice, la pulizia etnica, il genocidio e tutto l’orrore di cui siamo capaci.  
La pace non è un qualcosa di passivo, non è assenza di conflitto, ma una forza che armonizza le azioni e gli impulsi della vita umana in tutte le loro molteplicità e contrasti. La forza che chiamiamo pace è, nell’universo e nell’individuo, una qualità della mente, un’energia cosciente.
La pace fa da ponte tra due forze contrapposte. Il male è la forza che ostacola fatalmente l’azione della forza riconciliativa, la discesa della colomba, lo Spirito Santo, nella vita umana. Opporsi a ciò che è buono (es. attraverso l’intolleranza delle diversità che non violano la legge, l’ingiustizia, la violenza contro l’ambiente, la tortura, la guerra, ecc.) non è un peccato imperdonabile. Imperdonabile è ostruire il corso della riconciliazione tra il bene e ciò che lo antagonizza. Satana deriva dall’ebraico satan che significa l’avversario. Il diavolo viene dal greco diabolos, “colui che divide” e significa l’accusatore, il diffamatore, il mentitore. Nella sua prima forma il demonio è uno strumento divino e serve delle sacre finalità. Per questo Gesù chiama Pietro “Satana” ma gli ordine di mettersi dietro di lui come discepolo – “va dietro a me, Satana”, in luogo di quella che è stata per lungo tempo l’errata traduzione “Lungi da me, satana!” (Matteo 16:23) –, quando Pietro dimostra di non aver capito il senso del suo messaggio. Che la Chiesa abbia scelto proprio “Satana” come suo fondatore è estremamente significativo.
È invece irreparabile il male di chi nega lo Spirito Santo e la sua funzione di agente riconciliativo tra i contrari (es. altoatesini e sudtirolesi, bianchi e neri, ebrei e musulmani, cattolici e protestanti nell’Irlanda del Nord, uomini e donne, destra e sinistra, ecc.) e ponte tra l’umano e il divino, ossia chi induce l’uomo a credere di essere solo un animale o una macchina.  
Il cuore della democrazia è apprezzare l’altro anche quando è un mio avversario: fare un passo indietro ed un passo al di fuori di se stessi, dalle proprie emotività e permettere all’altro di pensare, parlare e vivere. La democrazia non è solo un’istituzione esterna, non è solo una forma politica, è anche una forza interna al nostro sé, un ideale interiore, l’espressione più alta di una spiritualità laica in questo mondo, capace di coniugare pragmatismo e misticismo, materia e spirito, esteriore ed interiore, bene e male:
Rispettare tutte le persone, garantire a ciascuno i propri diritti e la propria voce, significa capire cosa abbiamo tutti in comune, richiede di vedere che cosa sia un essere umano, indipendentemente da tutte le distinzioni sessuali, razziali, etniche, religiose, fisiche, sociali, culturali ed intellettuali; quali che siano i suoi pregi e difetti.

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Pierre-Joseph Proudhon contro la cosiddetta dialettica hegeliana
Nel suo “Philosophie de la misère”, il filosofo politico Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865) spiega che fu inizialmente attratto dalla schematizzazione hegeliana del reale in tesi-antitesi-sintesi. Ma poi si accorse che si trattava di un tragico errore. Le antinomie irrisolte, aveva capito, sono feconde per la vita. Senza contrapposizioni tra polarità opposte non c’è vita, non c’è movimento, non c’è progresso; c’è solo inerzia, sterilità. Chi le volesse risolvere sarebbe come chi tagliasse il ramo dell’albero su cui siede. E poi nessuno, neanche un dio, potrebbe comunque riuscirvi. I poli di una batteria elettrica sono indistruttibili ed il problema consiste nel trovare non tanto la loro fusione, che equivarrebbe alla loro morte, ma un loro equilibrio, incessantemente instabile e variabile, in relazione allo sviluppo della società.
Florence Nightingale e Ramsete II
Durante un viaggio in Egitto, nel 1850, Florence Nightingale vede una raffigurazione del faraone Ramsete II, incoronato da Oro e Set, il principio del bene e quello del male. Il male non è rappresentato come un oppositore ma come collaboratore, la sua mano sinistra. Dal bene si origina il male, dal male si origina il bene, dal disordine l’ordine e vice versa. Ciò che appare come male, nella limitata prospettiva umana, è un elemento necessario della completezza dell’universo di Dio. Per la Nightingale, il fine dell’umanità è l’unione con Dio. L’umanità deve realizzare la sua natura divina, questo è il piano divino. Lo può fare solo attraverso la conoscenza delle leggi universali. Ce la farà solo commettendo innumerevoli errori. Il male e la sofferenza sono dovuti all’ignoranza delle leggi divine e del piano divino. Il male fa parte del piano divino perché serve ad istruire la specie umana. Senza il male non ci sarebbe alcun processo evolutivo. L’evoluzione è corale, collettiva, serve uno sforzo congiunto, non un pastore che guidi il gregge.
Albert Camus, il Mediterraneo e il giusto mezzo
Per Camus la luce mediterranea è simbolo di lucidità, equilibrio e misura, in opposizione all’oscurità ed alla dismisura nordica. Il suo modello di vita morale è improntato a una sorta di eroismo altruistico. È a partire dalla misura che è possibile organizzare un mondo tutto umano, tutto plasmato dalla ragionevole, ma limitata, capacità dell’uomo. Già Pitagora, in uno dei suoi detti aurei, aveva sentenziato: “La misura in ogni caso è la cosa migliore”. L’euthymia Democrito la chiama anche euestò, cioè benessere, lo star bene nel mondo, l’aver raggiunto una sorta di equilibrio che non coincide con l’appagamento totale delle proprie pulsioni e dei propri desideri. Lo stato in cui l’animo è calmo ed equilibrato, non turbato da paura alcuna e dal superstizioso timore degli dèi o da qualsiasi altra passione. In ogni aspetto della vita umana, il desiderio innesca un processo di attivazione, capace di rendere operoso e produttivo l’uomo, ma il desiderio deve essere tenuto nei giusti limiti. Se oltrepassa i limiti della metriotes, innescherà un processo di bisogni concatenati che, non potendo mai essere del tutto soddisfatti, causeranno insoddisfazione, tormento e dolore.
Il pensiero meridiano di Camus si qualifica certamente come critica della ragion cinica, come elogio dell’imperfezione moderata, di quella visione della realtà che sa che la vita umana è un misto di bene e di male e che l’uomo non è l’essere capace appagare sempre e comunque tutti i suoi desideri. Nemesi, dea della misura, è fatale ai “dismisurati”. La libertà assoluta coincide col diritto, per il più forte, di dominare: essa mantiene dunque i conflitti che avvantaggiano l’ingiustizia. La giustizia assoluta passa attraverso la soppressione di ogni contraddizione: essa distrugge la libertà.
La coincidentia oppositorum nella musica e nel pensiero greco
Symphonein, in greco, indicava il coro, il concerto. Congiungersi si diceva harmozein. Harmonia proviene dal linguaggio dei carpentieri ed indica la congiunzione delle parti in una struttura complessa, ordinata, equilibrata. Harmonia dev’essere symphonia: non una sola voce o strumento, ma una molteplicità, in una risoluzione delle contraddizioni. Un assemblaggio di elementi separati ma che stanno bene assieme, una miscela (krasis) composita nella tensione tra elementi opposti ma che ben si combinano. Harmonia è figlia di Ares e Afrodite che si attraggono irresistibilmente. Symphonoi sono i toni che stanno bene assieme, diaphonoi quelli non vanno d’accordo. Maggiore è la diversità, più saldo sarà il legame nella loro combinazione, l’armonia degli opposti. Una società civile sana è quella in cui le voci sono diverse e solo in virtù di questa diversità possono formare un coro. 
Un’incredibile simmetria, la palintonos harmonie, l’armonia degli opposti eraclitea, è quella in cui tutto quel che dissolve unisce, tutto quel che distanzia e separa ricongiunge. Un perfetto equilibrio delle forze, quieto nella sua costante tensione. Un dinamismo bilanciato che mantiene l’immobilità in virtù di tensioni assolutamente proporzionali. Un altro principio estetico greco era quello della palintropos harmonie, l’oscillazione armoniosa, il ritmo dell’universo, in costante mutamento. Anche qui un’armonia contrastante o armonia retrograda: “Interpretando il termine come “tensione”, la lotta tra gli opposti sarà sempre giustamente equilibrata, essendo i vantaggi ottenuti in una regione di forza sempre simultaneamente controbilanciati da uguali vantaggi altrove conquistanti la forza opposta. Interpretando il termine come “oscillazione”, la lotta può in ogni luogo andare a favore di uno dei due opposti, ma alternativamente, essendo l’avvicendamento soggetto a una legge che determina i periodi in cui ognuno prevale”.

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Bibliografia
Carl Gustav Jung, “Aion: ricerche sul simbolismo del sé”, Torino: Boringhieri, 1997.
Mircea Eliade, “Immagini e simboli: saggi sul simbolismo magico-religioso”, Milano: Jaca book, 2007.
Joseph Campbell, “Mitologia primitiva: le maschere di Dio”, Milano: Mondadori, 2000.
Toshihiko Izutsu, “Sufism and Taoism: a comparative study of key philosophical concepts”, Berkeley: University of California Press, 1984.
Karl von Meyenn (Hrsg.), “Wolfgang Pauli. Wissenschaftlicher Briefwechsel mit Bohr, Einstein, Heisenberg u.a.”, Bd. I-IV, Berlin 1979-2001.
Ursula K. Le Guin, “The Left Hand of Darkness”, Ace Books, 1969.
James P. Driscoll, “The unfolding God of Jung and Milton”, The University Press of Kentucky, 1993.
Bonnie MacLachlan, “The harmony of the spheres: dulcis sonus”. In: Wallace, Robert W. et Bonnie MacLachlan, eds., Harmonia Mundi: Musica e filosofia nell’ antichità, Biblioteca di Quaderni Urbinati di Cultura Classica (Roma: Edizioni dell’ Ateneo, 1991), pp. 7-19.


Aldo Giannuli sulle liberalizzazioni




Mario il Grigio ha assicurato che, con le sue liberalizzazioni, ha sconfitto i “poteri forti”, libererà gli italiani dalle tasse occulte e (udite, udite!) il Pil italiano, nei “prossimi anni aumenterà del 10%. Queste non sono dichiarazioni; questi sono i fuochi d’artificio della notte di Capodanno! Vediamo.
a- così apprendiamo che i “poter forti” in questo paese sono taxisti, farmacisti, avvocati e via di questo passo. Noi credevamo che i “poteri forti” fossero le banche, le multinazionali, il Vaticano, la Nato e invece… d’ora in poi, quando prendete un taxi o entrate in farmacia fatelo con circospezione: avete a che fare con un uomo dei poteri forti!
b- gli italiani saranno liberati dalle “tasse occulte”: può darsi, per ora Mario il Grigio li sta abboffando di tasse palesi;
c- ma la più bella è quella del Pil “che crescerà del 10%”  secondo imprecisate stime di Ocse e Bankitalia. Benissimo, ma in quanto tempo?
…con la grandinata di tasse, di tagli alla spesa pubblica ecc. non si capisce da dove dovrebbe venire la ripresa: non ci riesce manco se ci pittiamo la faccia di giallo e ci facciamo venire gli occhi a mandorla!
E qui sta la trovata: la ricetta tedesca della “austerità espansiva”, uno dei più divertenti ossimori del secolo (come dire “la carestia nutriente”  “il solido liquido” “la perversione virtuosa” ecc.)
Per cui, la cosa più probabile è che la politica del pareggio di bilancio subito e ad ogni costo, non produrrà crescita e, al posto di una austerità espansiva, ci troveremo una politica deflattiva, che non coglierà neppure il pareggio di bilancio, perché determinando recessione, produrrà anche meno gettito fiscale.
Insomma questa del 10% del Pil in più, fa il paio con il milione di posti di lavoro di Berlusconi. Ma questo non importa a Mario il Grigio che, sprezzante del ridicolo, offre sempre nuove performances per suggestionare gli italiani. Inimitabile!
A proposito: Monti ha nuovamente ripetuto che lui ed il suo governo non hanno intenzione di presentarsi alle prossime elezioni politiche. Il che mi sembra un’ennesima conferma che, in qualche modo, lo farà.

Angelo Iannacone pone delle domande (retoriche) a Giannuli:
“È un piacere enorme leggerti e potersi rincuorare constatando che a sinistra, per quanto sia ormai un’assoluta rarità, c’è ancora vita: ci sono teste pensanti, capaci di analisi lucide e critiche.
In un momento in cui la stampa pressoché all’unisono (Repubblica in testa) riesce solo a fare da clack al governo delle banche, cominciavo veramente a temere di essere un potere forte, un lobbysta o quantomeno, come avvocato, un sostenitore di posizioni esclusivamente corporative. Rincuorato quindi dalle tue parole, visto che almeno tu non sei sospetto di simpatie lobbystiche, vorrei farti qualche domanda:
1) Nell’antica Roma si ricorreva (per un periodo molto limitato e comunque non superiore a sei mesi) al Dittatore in situazioni straordinarie di grave emergenza e difficoltà per superarle, ma percorrere sostanzialmente la stessa strada non trovi che, oltre a comportare i pericoli connaturati alla scelta, comporti ancora maggiori rischi quando ci si affidi per tale ruolo a coloro, che erano ai vertici o comunque sono espressione di quelle forze (banche), che hanno la maggiore responsabilità della crisi ?
2) Non trovi che ci sia una pericolosa sospensione della democrazia con giornali e partiti politici tutti allineati e che non danno alcuno spazio al dissenso (non si discute del merito delle c.d. liberalizzazioni e chi dissente viene “linciato” quale lobbysta, potere forte ecc., senza neppure consentirgli di esprimere le proprie ragioni)?
3) Quest’uso spregiudicato del “divide et impera”, sfruttando anche i risentimenti se non l’invidia di una categoria contro l’altra, non potrebbe avere effetti devastanti in un momento, in cui una concreta e reale equità ed una ritrovata unità d’intenti per uscire dalla crisi sembrano indispensabili?
4) La tendenza alla sparizione del giornalismo d’informazione a vantaggio del giornalismo “clack” a servizio del potere è irreversibile?
5) La prospettiva verso cui si sta procedendo è quella di una società, in cui i ceti medi scompariranno? quella di una società in cui scompariranno professioni e lavoro autonomo (che nel momento in cui sono dei fornitori dell’impresa diventano dei costi e quindi un problema da eliminare) per lasciare spazio solo al lavoro alle dipendenze dell’impresa, che finirà con il condizionare tutte le scelte politiche e sociali ancora più di quanto già avviene oggi?
6) Se così è qual è il vantaggio per i ceti popolari e per il “consumatore”?
7) Una sinistra che per uscire dalla crisi sa solo affidarsi al governo delle banche, cioè di quei poteri che hanno le maggiori responsabilità della crisi, confessando quindi tutta la propria inadeguatezza, potrà mai candidarsi seriamente e credibilmente alla guida del Paese ?
8) Se i sistemi socialisti hanno fallito, il sistema capitalistico non ha anche esso fallito ?
9) La sinistra sa quale futuro si sta costruendo e quale vorrebbe costruire?
10) Credi che ci sia qualche “virus”, che abbia infettato il nostro Paese, che si fa prima imbesuire da Berlusconi e poi da Monti senza soluzione di continuità?