Milton Friedman,
Non dobbiamo sorprenderci che l'Europa abbia bisogno di crisi, e di
gravi crisi, per fare passi avanti. I passi avanti dell'Europa sono per
definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello
comunitario. È chiaro che il potere politico, ma anche il senso di appartenenza
dei cittadini a una collettività nazionale, possono essere pronti a queste
cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa
superiore al costo del farle perché c'è una crisi in atto, visibile, conclamata.
Mario Monti, discorso alla
Luiss, 22 febbraio 2011.
All'immagine di un male banale
ma contagioso ed epidemico Rumiz affianca quella di un bene ingenuo e cieco, di
un bene imbecille e infermo che ha il pericoloso difetto di non saper fiutare
il pericolo. Egli sottolinea, da questo punto di vista, come sia molto
rischioso continuare a parlare di integrazione, di convivenza in Europa
solamente a livello retorico, “nella beata ignoranza dei meccanismi della
disintegrazione”. Nel suo “Maschere per un massacro” Rumiz ha insistito molto
su questo aspetto, sottolineando che tutte le mosse preparatorie del conflitto
in Bosnia si sono svolte in gran parte alla luce del sole, e che nonostante
questo la maggioranza delle persone fino all'ultimo non voleva credere che
l'efferatezza potesse scatenarsi tra di loro. "La velocità impressionante
della pulizia etnica fu resa possibile non solo dalla sua lunga, meticolosa
preparazione, ma anche da questa incredulità delle vittime e della gente in
generale. Non esiste prova migliore, forse, che la Bosnia non è stata distrutta
dall'odio - come fa comodo a troppi supporre - ma da una diffusa ignoranza
dell'odio" (Rumiz, 1996, p. 7). Paradossalmente, racconta Rumiz, a
Sarajevo è la "piccola criminalità" a fiutare prima l'arrivo della
guerra e organizzare un minimo di difesa perché più consapevole delle
possibilità e dei meccanismi del male e della violenza. […] Riprendendo
l'intuizione di Rumiz, l'insegnamento che ci viene dall'esperienza balcanica è
che ciò che ci trasforma in carne da cannone è lo stesso imbonimento, la stessa
inerte apatia, la stessa acquiescenza che ci porta a seguire tutti lo stesso
programma televisivo, o a comprare lo stesso prodotto reclamizzato, o a votare
in massa il primo pagliaccio che scende in campo promettendoci di risolvere
tutti i nostri problemi se solo acconsentiamo ad affidargli un po' più di
potere.
Marco Deriu, “Dizionario critico delle nuove guerre”, EMI, Bologna, 2005, pp. 66-68.
I capponi di Renzo si beccano
l’un l’altro invece di identificare la vera causa dei loro mali (divide et
impera). Tuttavia, se qualcosa là in alto si sta muovendo è perché hanno capito
che la gente (i capponi) si sta svegliando. L’avvento di un autoritarismo
esplicitato è un segno paradossalmente positivo: vuol dire che, per qualche
ragione, abbiamo finalmente la possibilità di vedere la realtà così com'è e non
come una potentissima ma minuscola minoranza vuole che la vediamo. Così questa
sparuta minoranza, in preda al panico, è costretta a togliere il guanto di
velluto. Meglio così, le finzioni imprigionano molto di più della realtà nuda e
cruda.
A questo riguardo, Chicago sta
per apprendere una dolorosa lezione.
V
Emanuel è passato dalle funzioni di
Bernard E. Harcourt, direttore
del dipartimento di scienze politiche dell’università di Chicago e, in
precedenza, docente di diritto e scienze politiche a Parigi-Nanterre e Harvard,
nel sopra linkato articolo apparso sul Guardian del 19 dicembre 2012, ha
lanciato un allarme forte e chiaro. Rahm Israel Emanuel sta applicando pari
pari la dottrina del capitalismo del disastro all’amministrazione della
metropoli di Chicago, terza città degli Stati Uniti.
Chi non ha ancora letto “Shock
economy” di Naomi Klein (Milano: Rizzoli, 2007), è meglio che si sbrighi a
farlo, altrimenti non potrà capire assolutamente nulla di quel che sta
accadendo. L’ha dovuto fare anche Paul Krugman, economista premio Nobel ed
editorialista del New York Times:
Qui il
documentario completo ed imperdibile di Michael Winterbottom sui temi
trattatati nel libro della Klein:
http://fanuessays.blogspot.com/2011/11/shock-economy-il-capitalismo-del.html
Nel fondamentale “Shock economy” (2007), Naomi Klein ricompone il puzzle raccapricciante della realtà del nostro tempo, affidandosi alle analisi degli editoriali e delle inchieste dei maggiori quotidiani internazionali, ossia ad un genere di informazione accessibile a milioni di persone ma che, a causa della frammentazione e diluzione, quasi mai ricomposta in un quadro d’insieme. Ecco il quadro complessivo: milioni di persone morte, mutilate o torturate nel mondo; governi e servizi segreti in combutta con le multinazionali e dittatori vari per promuovere i loro interessi comuni; colpi di stato, drastico taglio dei servizi sociali, inquinamento doloso, privatizzazione dei beni comuni (incluso il DNA). La strategia è quella della terapia shock che si usa sui prigionieri: guerre, atti terroristici, disastri naturali, eventi epocali come opportunità per sfruttare le masse ed aumentare il loro potere e ricchezza (ampie citazioni ed estratti confermano che questa gente fa sul serio e non ha bisogno di nascondere i suoi obiettivi e metodi). Significativo il fatto che i torturatori tornassero in auge proprio mentre i loro governanti golpisti si accordavano con i luminari del “libero mercato” predicato dalla Scuola di Chicago di Milton Friedman. Tutto questo è peraltro documentato in numerosi altri studi più specialistici e meno “decifrabili” dalle persone comuni.
Nel fondamentale “Shock economy” (2007), Naomi Klein ricompone il puzzle raccapricciante della realtà del nostro tempo, affidandosi alle analisi degli editoriali e delle inchieste dei maggiori quotidiani internazionali, ossia ad un genere di informazione accessibile a milioni di persone ma che, a causa della frammentazione e diluzione, quasi mai ricomposta in un quadro d’insieme. Ecco il quadro complessivo: milioni di persone morte, mutilate o torturate nel mondo; governi e servizi segreti in combutta con le multinazionali e dittatori vari per promuovere i loro interessi comuni; colpi di stato, drastico taglio dei servizi sociali, inquinamento doloso, privatizzazione dei beni comuni (incluso il DNA). La strategia è quella della terapia shock che si usa sui prigionieri: guerre, atti terroristici, disastri naturali, eventi epocali come opportunità per sfruttare le masse ed aumentare il loro potere e ricchezza (ampie citazioni ed estratti confermano che questa gente fa sul serio e non ha bisogno di nascondere i suoi obiettivi e metodi). Significativo il fatto che i torturatori tornassero in auge proprio mentre i loro governanti golpisti si accordavano con i luminari del “libero mercato” predicato dalla Scuola di Chicago di Milton Friedman. Tutto questo è peraltro documentato in numerosi altri studi più specialistici e meno “decifrabili” dalle persone comuni.
Ma la tragica realtà è che gli
Stati Uniti si trovano su una china molto ma molto preoccupante:
e il Canada non è messo meglio:
Nessun commento:
Posta un commento