mercoledì 19 ottobre 2011

Timisoara 1989: va in onda la finzione



“Il massacro di Timisoara” raccontato dai media di tutto il mondo è stato uno dei casi di disinformazione più eclatanti degli ultimi vent’anni.A pochi giorni dal Natale del 1989 gli spettatori del mondo intero si commossero di fronte al “vero” volto dell’oppressione comunista del regime di Ceausescu vedendo i corpi dei ribelli torturati e poi uccisi dalla polizia del dittatore.

Ancora oggi, nonostante la certezza che si trattò di una messa in scena, è difficile dimenticare l’impatto emotivo di quelle immagini toccanti che diventarono parte della nostra memoria storica.

http://it.peacereporter.net/articolo/4343/Immagini+della+menzogna

"Tra loro c’è Paolo Rumiz, allora inviato del Piccolo, oggi di Repubblica e uno dei più apprezzati scrittori di viaggio con la passione per l’est. Arriva a Timisoara, cerca le testimonianze del massacro, si parla di oltre 4mila morti, e le trova. In periferia, da un avvallamento che sembra una fossa comune, spuntano i corpi di uomini e donne trucidati. Scrive Rumiz: «Sul ventre di una madre senza nome hanno posato un feto che sembra dormire dolcemente, miracolosamente intatto […] un vecchio col viso indurito dalle rughe che digrigna i denti, mormora Ceausescu, Ceausescu come se masticasse quel nome […] tu sei là a cercare belle frasi, mentre solo il silenzio avrebbe senso». È un falso. I corpi sono stati messi lì apposta, scongelati dalle celle frigorifere dell’ospedale civile. E solo la Securitate aveva le chiavi di quelle celle. La grande mistificazione si è intrufolata tra la rabbia cieca dei rumeni e, attraverso la manipolazione dell’informazione, si è scatenata contro Ceausescu. Rumiz ricostruirà con onestà anni dopo i retroscena della mistificazione di Timisoara in un libro sulla guerra civile in Jugoslavia. Benvenuti in Romania, anticamera dei Balcani".http://www.ilriformista.it/stories/Prima%20pagina/144091/.



«A raccontare tutto non fu un generale dell’esercito. Non il presidente, non il ministro ad hoc.

Fu il custode del cimitero.



“Quei corpi sono di vagabondi, barboni, ubriaconi. Questo è il cimitero dei poveri. Non c’è stata tortura, ma autopsia: perciò i cadaveri sono stati tagliati dal mento all’addome e ricuciti. Ho detto a tutti la verità, anche ai giornalisti ma non mi hanno dato retta”.



Raccontarono i due protagonisti: “Al nostro ritorno in Italia confrontammo ciò che avevamo visto con quello che avevano scritto i giornali, e avemmo la buffa impressione di essere stati da qualche altra parte”.»

La madre assassinata insieme al figlio, che probabilmente ancora disturba il sonno di qualche occidentale sensibile, in realtà…

Risultò che madre e figlio assassinati erano rispettivamente: Zamfira Baintan, una anziana alcolizzata morta a casa sua di cirrosi epatica l’8 novembre del 1989, e la bimba Christina Steleac, morta per una congestione, a casa sua, a due mesi e mezzo di età, il 9 dicembre 1989.

Non a caso, un articolo scritto nel decennale della caduta del dittatore rumeno e pubblicato sulla prima pagina de La Repubblica -e firmato da Paolo Rumiz-, recita:



[...]

Ripassando la moviola, si vede che la Tv rumena non registra la rivolta, ma la determina, si sostituisce ad essa, la disinnesca e la brucia in pochi istanti. è un gioco di prestigio che simula il rinnovamento, impedisce la catarsi, scongiura la vera purificazione. L’ evento è pilotato, non a caso, dalla stessa cabina di regìa che ha costruito per decenni la propaganda di regime. La Tv, scrive Andrej Ujica, espelle le masse dalla storia, assecondandone il fatalismo levantino. Le fa partecipare all’ insurrezione, ma “in stato di assenza”. Geniale. Per la prima volta, in quel fosco dicembre rumeno, alcuni eventi accaddero solo per essere ripresi dalle telecamere. I morti di Timisoara, per esempio, furono sottratti alle celle frigorifere dell’ ospedale e fatti passare per vittime della repressione. Le televisioni e i giornali di mezzo mondo caddero nella trappola, affondarono primi piani terribili sulle cicatrici, diffusero all’ istante la prova della colpevolezza del regime e legittimarono a priori la frettolosa fucilazione di Ceausescu. Fu Herta Mueller, del giornale tedesco Die Zeit, a scoprire la finzione costruita dallo stesso apparato repressivo, passato all’ istante agli insorti col “via libera” del Cremlino. Pochi lo ammisero: l’ evento era bruciato, la verità non importava più ai media occidentali. La tele-rivoluzione rumena è questo e altro ancora. Smaterializzando il tempo, essa distrusse la percezione della realtà, il senso stesso dell’ evento. Soprattutto, svelò l’ affinità inquietante tra la dittatura di un sistema moribondo e la nascente dittatura dell’ audience.

[...]



Bibliografia:
1.Claudio Fracassi, Sotto la notizia niente. Recensione Versione integrale online
2.Ennio Remondino, Niente di vero sul fronte occidentale. Da Omero a Bush la verità sulle bugie di guerra. Estratto
3.Ignacio Ramonet, La tirannia della comunicazione. Recensione
4.Enzo Biagi, Il fatto, 1995. Pagina 246 Frammento su google books

http://roccodm.wordpress.com/2010/02/11/timisoara-la-falsa-strage-vive-ancora-su-wikipedia/.

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