domenica 27 novembre 2011

Il Male Ineffabile dei nemici della pace e della nonviolenza



Arduo da vedere il Lato Oscuro è.
Yoda

Signore e signori, la parola "segretezza" è ripugnante in una società libera e aperta e noi, come popolo, ci siamo opposti, instrinsecamente e storicamente, alle società segrete, ai giuramenti segreti e alle riunioni segrete. Siamo di fronte, in tutto il mondo, ad una cospirazione monolitica e spietata, basata soprattutto su mezzi segreti per espandere la sua sfera d'influenza, sull'infiltrazione anziché sull'invasione, sulla sovversione anziché sulle elezioni, sull'intimidazione anziché sulla libera scelta. È un sistema che ha reclutato ampie risorse umane e materiali nella costruzione di una macchina affiatata, altamente efficiente, che combina operazioni militari, diplomatiche, di intelligence, economiche, scientifiche e politiche. Le sue azioni non vengono diffuse, ma tenute segrete. I suoi errori non vengono messi in evidenza, ma vengono nascosti. I suoi dissidenti non sono elogiati, ma ridotti al silenzio. Nessuna spesa viene contestata. Nessun segreto viene rivelato. Ecco perché il legislatore ateniese Solone decretò che evitare le controversie fosse un crimine per ogni cittadino. Sto chiedendo il vostro aiuto nel difficilissimo compito di informare e allertare il popolo americano. Sono convinto che con il vostro aiuto l'uomo diventerà ciò che per cui è nato: un essere libero e indipendente.
JFK, discorso tenuto all’hotel Waldorf-Astoria di New York, 27 aprile 1961

La guerra non ci si propone più come un'alternativa razionale. L'umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all'umanità.
JFK, messaggio all'ONU del 25 settembre 1961

Il grande nemico della verità molto spesso non è tanto la menzogna – deliberata, creata ad arte e disonesta – quanto il mito – persistente, persuasivo ed irrealistico.
JFK, Discorso alla Yale University, New Haven, Connecticut, 11 giugno 1962

Dunque non concentriamoci solo sulle nostre differenze, ma pensiamo anche ai nostri interessi comuni e a come superare tali differenze. E se le nostre divergenze non possono essere risolte oggi, almeno possiamo cercare di rendere il mondo un luogo sicuro per le diversità. Perché, in fin dei conti, il nostro più elementare legame è che tutti noi abitiamo questo piccolo pianeta, respiriamo la stessa aria, ci preoccupiamo per il futuro dei nostri figli, e siamo tutti mortali.
JFK, discorso tenuto all’American University, 10 giugno 1963

L’uccisione di Rabin, l’infinita serie di attentati alla quale sfuggì miracolosamente lo Yasser Arafat che cercava la pace (in alcuni casi sembra davvero impossibile che sia sopravvissuto: unico superstite, unico incolume), l’uccisione di Martin Luther King, John Fitzgerald Kennedy e Robert Kennedy, Malcolm X, Aldo Moro, Benazir Bhutto, Dag Hammarskjöld (segretario delle Nazioni Unite, Nobel per la Pace postumo), Olof Palme (oppositore della guerra in Vietnam), David Kelly (ex ispettore ONU in Iraq e strenuo oppositore della guerra del 2003), gli attacchi giudiziari a Chirac e de Villepin che si sono opposti alla guerra in Iraq, la campagna di calunnie ai danni di Jimmy Carter, che lavora per una soluzione pacifica alla questione palestinese, e di Nikita Krusciov, rimosso da Brežnev, dal partito e dal KGB per la sua politica distensiva nei confronti degli Stati Uniti e del Vaticano (al tempo guidati da altri due “distensionisti” come J.F. Kennedy e il grande papa Giovanni XXIII). Tra i papi, c’è l’insolita morte di papa Luciani e l’attentato a Wojtyła.
Più recentemente, dobbiamo registrare l’intimidazione indirizzata a Jens Stoltenberg, primo ministro norvegese contrario alla guerra in Libia e favorevole alla risoluzione pacifica della questione palestinese:
In questo mondo i pacifisti di alto profilo non godono di grande longevità.

Due presidenti statunitensi ci avevano messo in guardia.
Franklin D. Roosevelt, nel 1938: “La libertà di una democrazia non è salda se il suo sistema economico non fornisce occupazione e non produce e distribuisce beni in modo tale da sostenere un livello di vita accettabile. Oggi tra noi sta crescendo una concentrazione di potere privato senza uguali nella storia. Tale concentrazione sta seriamente compromettendo l'efficacia dell'impresa privata come mezzo per fornire occupazione ai lavoratori e impiego al capitale, e come mezzo per assicurare una distribuzione più equa del reddito e dei guadagni tra il popolo della nazione tutta”.
Dwight D. Eisenhower, nel suo discorso di addio alla nazione, il 17 gennaio 1961: Nei concili di governo, dobbiamo guardarci le spalle contro l'acquisizione di influenze che non danno garanzie, sia palesi che occulte, esercitate dal complesso militare-industriale. Il potenziale per l'ascesa disastrosa di poteri che scavalcano la loro sede e le loro prerogative esiste ora e persisterà in futuro. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà o processi democratici. Non dobbiamo presumere che nessun diritto sia dato per garantito. Soltanto un popolo di cittadini allerta e consapevole può esercitare un adeguato compromesso tra l'enorme macchina industriale e militare di difesa ed i nostri metodi pacifici ed obiettivi a lungo termine in modo che sia la sicurezza che la libertà possano prosperare assieme”.
Il successore di Eisenhower fu John Fitzgerald Kennedy, che bloccò il complotto chiamato “Operazione Northwoods”, poco più di un anno prima della sua uccisione:
Altri avvertimenti più recenti provenienti dalle alte sfere del potere statunitense:
Difficile contrastare il complesso militare-industriale:
Specialmente quando anche la stampa fa terrorismo psicologico:
O si fa cooptare dai servizi segreti:
Ed esistono tra i 150 ed i 500 milioni di esseri umani che sono, non per colpe loro, strutturalmente antagonistici a qualunque discorso di pace e nonviolenza e che tendono ad avere successo nelle strutture sociali organizzate piramidalmente e competitivamente:

Gli amanti della pace e della nonviolenza devono perciò fronteggiare ostacoli a dir poco monumentali, che non possono essere ridotti alla semplice constatazione che l’umanità è egoista, aggressiva, competitiva e violenta.
Il primo errore da non commettere è in effetti quello di credere che l’asserito nonviolento lo sia realmente. Nessuno di noi può essere nonviolento: ogni atto che compiamo nel nostro esclusivo interesse genera violenza, inevitabilmente e tutti noi siamo inclini ad interpretare come altruistiche le nostre azioni che sono in realtà egoistiche. Se non ce ne rendiamo conto è perché non abbiamo mai conosciuto delle alternative. Uomini e donne più ispirati di noi ci assicurano che esistono. Dunque è fondamentale non considerarsi buoni in lotta contro un male sistemico: facciamo anche noi parte del sistema, siamo in varia misura complici del male sistemico. Non ci potrebbe essere alcun male sistemico se non fosse una componente essenziale della condizione umana, della nostra forma mentis, del nostro essere quello che siamo – egocentrici che conferiscono al nostro prossimo un grado di realtà e dignità inferiore a quello che attribuiamo a noi stessi. I nostri desideri e bisogni sono più reali di quelli altrui, il male altrui è più reale del nostro. Somma ipocrisia.
Il secondo errore da non commettere è però quello di partire da questa premessa per minimizzare, sottovalutare le ipertrofie del summenzionato male sistemico. Il nostro è un mondo dove ci sono mali minori e Mali Maggiori e dove non c’è spazio per il Vero Bene. Esistono Mali che si esprimono su una scala ineffabile, indicibile, incalcolabile, che le parole e i concetti umani non riescono a cogliere e comunicare, proprio perché non si considera maligno, bensì benevolmente realistico. È il male della Pedagogia Nera del Grande Inquisitore di Dostoevskij, così ben descritta da Gustavo Zagrebelsky in “La felicità della democrazia: un dialogo” (2011, p. 171): “Il super-omismo, il sentimento di onnipotenza, l’insofferenza alla regole, l’atteggiamento paternalistico nei confronti degli altri se gli sono clienti, il desiderio di piacere e d’essere amato a ogni costo, la ferocia nei confronti di chi non accetta la sua benevolenza e protezione, la manipolazione della verità dei fatti quando ostacolano la sua figura di grande protettore, la riduzione dei cittadini a minorenni politici”.    
È questa Pedagogia Nera che uccise JFK e, probabilmente, tutti gli altri operatori di pace e giustizia.
Quale fu la colpa di Kennedy? Fu una colpa molteplice e contagiosa, per questo si decise di estirparlo, prima che infettasse il resto dell’umanità con le sue malsane idee.
Kennedy, che pure aveva vinto le elezioni – si insinua con l’appoggio della mafia, un debito che pagò con la vita: nessuno è autenticamente Buono, appunto – proponendosi come un leader guerresco, dopo qualche tempo si disse contrario ad un intervento armato nel Laos, pianificò il ritiro dal Vietnam, ostacolò lo sbarco della Baia dei Porci, rifiutò di approvare l’operazione Northwoods, respinse l’opzione del bombardamento aereo di Cuba durante la crisi dei missili, vietò ogni tentativo di assassinare Fidel Castro, iniziò un ciclo di colloqui proprio con Castro – anche lui costretto alla segretezza per non far infuriare gli estremisti al potere a Cuba – per arrivare ad un avvicinamento (alle spalle di una parte dell’establishment americano), varò un’analoga politica distensiva con l’Unione Sovietica guidata da un leader che diffondeva in Russia i discorsi pacifisti di Kennedy tradotti in russo, in modo da placare gli animi dell’opinione pubblica russa. Kennedy stabilì relazioni pacifiche con l’Indonesia, scartò definitivamente l’opzione dell’attacco preventivo alla Russia, cercò di contenere il potere della CIA (tagliò il budget e rimosse alcuni alti funzionari, tra i quali Allen Dulles, che fu poi messo a capo della commissione d’inchiesta che investigò il suo assassinio spiegando che non si trattava di un complotto: come chiedere ad una volpe di investigare sull’irruzione di altre volpi in un pollaio!) e di certi cartelli industriali, tutelò il Congo dalla depredazione delle nazioni e delle multinazionali. Tra parentesi, Dag Hammarskjöld, definito proprio da Kennedy come “il più grande statista del secolo”, morì il 18 settembre 1961 in un incidente aereo mentre si recava in Congo per negoziare un cessate il fuoco che non piaceva alle multinazionali ed al Regno Unito. Kennedy incolpò la CIA per la morte di Diem (Vietnam) e Patrice Lumumba (Congo). Il 10 giugno 1963 Kennedy annunciò pubblicamente la sua intenzione di porre fine alla Guerra Fredda,  l’11 ottobre la sua risoluzione a ritirarsi dal Vietnam, il 22 novembre 1963 fu assassinato a Dallas, nel Texas.
In pratica, Kennedy si scavò la fossa da solo quando, con generosità, dichiarò: “Sia noi che l’Unione Sovietica stiamo destinando agli armamenti ingenti somme di denaro che potrebbero essere spese meglio per combattere l’ignoranza, la povertà e le malattie. Siamo intrappolati entrambi in un circolo vizioso e pericoloso, in cui il sospetto dell’uno genera sospetto nell’altro e le nuove armi generano altre armi per contrastarle. In breve, è nell’interesse sia degli Stati Uniti e dei loro alleati sia dell’Unione Sovietica e dei suoi alleati una pace giusta e autentica e il blocco della corsa agli armamenti….Perché, in fin dei conti, il legame che ci unisce tutti è che tutti abitiamo questo pianeta, respiriamo tutti la stessa aria, abbiamo tutti a cuore il futuro dei nostri figli. E siamo tutti mortali” (10 giugno 1963).   
Mortali come un presidente nel mirino dei suoi nemici.
Kennedy cercò la pace e fu bollato come traditore dai veri traditori che avrebbero dovuto servire lui e il popolo americano ma che erano certi di saperne più di lui, di essere più degni di lui, di eccellere oltre ogni aspettativa nella gestione del potere e di quelle che considerano masse beote, utili solo per la tosatura e come carne da cannone.
Lyndon Johnson, che assunse la presidenza alla morte di Kennedy, tagliò i ponti con Krusciov e Castro, cancellò i piani di ritiro dal Vietnam e proseguì l’escalation interventista nell’intera Indocina.  
Così trionfò l’indicibile, una cricca di potenti moralmente corrotti, persuasi di rappresentare il meglio, ma che hanno bisogno di eliminare fisicamente i loro avversari per poter prevalere a livello planetario.
E la storia continua:
     
BIBLIOGRAFIA

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