Tra gli autori classici che si dicono persuasi o sospettano che l’Odissea si svolgesse nell’Atlantico figurano Plutarco, Tacito, Claudiano, Eratostene, Strabone, Cratete di Mallo, Polibio, Apollodoro di Atene. Lo stesso Dante colloca la morte di Ulisse oltre le Colonne d’Ercole. Più recentemente, tra gli studiosi di un certo calibro, si sono detti dello stesso avviso Moses I. Finley “Il mondo di Odisseo” e Robert Graves. Sulle origini nordiche di motivi mitologici e consuetudini omeriche (es. l’arco era un’arma indegna di un eroe greco, ma Ulisse era fieramente arciere, come gli arcieri celti, specialmente in Britannia) si sono espressi favorevolmente Apostolos N. Athanassakis e Pierre Sauzeau. Di minor fama e rango accademico, ma più intensamente dedicati all’esplorazione di questa ipotesi, sono infine l’italiano Felice Vinci e l’olandese Iman Jacob Wilkens http://www.troy-in-england.co.uk/troy-books/troy-books.htm#getthebook
Plutarco (“De facie quae in orbe lunae apparet”, cap. XXVI) spiegava che l’isola di Ogigia si trova a “cinque giorni di navigazione dalla Britannia, in direzione Occidente”. Aggiunge che oltre quell’isola ci sono altre isole e, infine, “il grande continente che circonda l’oceano” (America?).
Tacito (“Germania”): “Alcuni credono che anche Ulisse in quel suo lungo e leggendario peregrinare sia giunto in questo Oceano e sia approdato alle terre della Germania”.
Wilkens dimostra secondo me molto persuasivamente che la Troia di Omero non ha nulla a che vedere con la Troia di Schliemann da qualunque punto di vista: geografico, logistico, idrografico, orografico, geologico, storico, ecc. Pare strano che questa credenza si sia protratta per decenni. Non sono sicuro che la sua collocazione di Troia nel Cambridgeshire sia ugualmente convincente ma, sempre a mio parere, ha raccolto abbastanza indizi da poter convincere un lettore non dogmatico che la localizzazione britannica non si può escludere a priori.
Vinci, io credo, ha sbagliato completamente la disposizione geografica (Scandinavia) ma ha intuito che di Nord Europa si trattava: “i poemi omerici, o quanto meno i loro nuclei originari, possono essere considerati alla stregua di veri e propri fossili, risalenti all’età del bronzo nordica e sopravvissuti al suo tracollo in virtù della trasmigrazione degli Achei nel sud dell’Europa” (p. 242).
Qui una brevissima sintesi di alcune delle sue annotazioni. Il mare è nebbioso, livido, fosco, ci sono alte maree che fanno recedere le acque dei fiumi (fenomeno impossibile nel Mediterraneo). Ecco una descrizione di Itaca: “sempre la pioggia la bagna” (improbabile nello Ionio). L’Odissea (libro X Versi 80-86) descrive la notte nordica estiva: “Sei giornate di seguito navigammo di giorno e di notte, la settima toccammo l'altissima rocca di Lamo, Telepilo Lestrigonia, dove rientrando il pastore chiama il pastore, e quello, uscendo, risponde; qui un uomo senza sonno prenderebbe due paghe, una pascendo bovi, l'altra pecore bianche menando; perché son vicini i sentieri della notte e del giorno”. Circe illustra il curioso (per un abitante del Mediterraneo) fenomeno del sole di mezzanotte: “qua non sappiamo dov'è la tenebra e dove l’aurora, o dove il sole, che gli uomini illumina, cala sotto la terra, o dove risale” (Odissea X 190-192). Ulisse ha i capelli biondi, come molti altri eroi omerici (Menelao li ha rossi!).
Qui altri dettagli e considerazioni:
BIBLIOGRAFIA
Apostolos N. Athanassakis "Proteus, The Old Man of the Sea: Homeric Man or Shaman?, in La mythologie et l'Odyssée. Hommage à Gabriel Germain, Genève: Droz, 2002.
Moses I. Finley, "Il mondo di Odisseo", Roma ; Bari : Laterza, 1978.
Pierre Sauzeau « À propos de l'arc d'Ulysse : des steppes à Ithaque », in La mythologie et l'Odyssée. Hommage à Gabriel Germain, Genève: Droz, 2002.
Felice Vinci,.Omero nel Baltico: le origini nordiche dell'Odissea e dell'Iliade, Roma: Palombi, 2008.
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