Dan Hind, "Lo spettro dell’estremismo", Al Jazeera, 16 Nov 2011
“Non appena qualcuno si mette a parlare in pubblico degli eccessi del settore finanziario, volano le accuse di estremismo. MJ Rosenberg, in un articolo per Al Jazeera “Occupy protest critics exploit anti-Semitism” 16 Oct 2011), ha scritto di come alcuni critici di Occupy Wall Street hanno cercato di collegarlo all’anti-semitismo. Una cosa che ricorre di frequente nella storia. Gli estremisti di destra si sono spesso scagliati contro il sistema bancario, perciò non è difficile trovare un’analoga retorica proveniente dalla sponda dei critici moralmente integri della finanza e da quella dei militanti che disseminano fantasie su un ipotetico complotto ebraico o massonico per governare il mondo. E naturalmente non sono solo le occupazione ad essere state etichettate come bigotte. Gli attivisti del Tea Party sono incorsi nell’accusa di razzismo quando la maggior parte di loro voleva solo denunciare gli sprechi e l’incostituzionalità del governo federale. Ci si trova tra l’incudine e il martello. Se si rifiuta il capitalismo nella sua interezza si viene liquidati come idealisti senza costrutto, oppure stalinisti. Se ci si limita a lamentarsi dello strapotere del potere bancario, ci si chiama addosso l’osservazione che…l’enfasi sul capitale finanziario come radice di tutti i mali ha un passato inquietante, essendo stato per lungo tempo indice di populismo di destra. È come se, al momento, qualunque obiezione allo status quo fosse rigettata perché estremista. Nella gran parte dei casi le proteste contro le pratiche criminali di Wall Street o della City di Londra non sono velate allusioni a cospirazioni ebraiche o massoniche. Sono proteste contro pratiche criminali. Analogamente, la maggior parte di coloro i quali vogliono la fine del capitalismo non intendono sostituirlo con un Comitato Centrale in stile Grande Fratello. Ma quello dell’estremismo è un randello con cui si possono utilmente picchiare i critici dell’ordine precostituito. I discorsi sulle teorie del complotto hanno un fine del tutto similare…
Fermiamoci un attimo a riflettere su quel che sta succedendo. Se qualcuno nota che certe persone e gruppi provano a foggiare a loro vantaggio leggi, regolamentazioni e trattati, diventa un complottista che fa il gioco degli estremisti. In un ambiente in cui questo tipo di argomentazioni è considerato accettabile non è una buona idea segnalare che queste stesse persone e gruppi operano, con notevole successo, in modo tale da modulare la copertura mediatica ed il dibattito accademico concernenti le questioni che li riguardano. E la propria reputazione di persona sana di mente e di buon senso sarà messa a repentaglio nel momento in cui si faranno i nomi di quelle organizzazioni che coordinano questi sforzi. Se si ama il quieto vivere, è meglio restare sul vago, riferendosi a “processi” e “forze” ed omettendo di parlare di chi fa cosa, con chi e perché. Il prezzo della rispettabilità è una disciplinata imbecillità. Si dedicano grandi attenzioni alla paranoia ed all’estremismo tra chi è escluso dall’establishment politico ed economico. Eppure i potenti, per tradizione, hanno sempre incoraggiato le scempiaggini estremiste tra gli sprovveduti, finendo per soccombervi loro stessi…Durante la Guerra Fredda, per esempio, la CIA mise in circolazione teorie cospirative che vennero poi impiegate dai suoi critici in patria come evidenza del fatto che erano troppo concilianti nei confronti della minaccia sovietica. Più recentemente, gli attacchi terroristici del settembre del 2001 hanno scatenato tra politici e principali mezzi di informazione ogni sorta di esternazioni sconsiderate riguardo allo scontro di civiltà tra Islam e Occidente. L’estrema destra ha subito datto suo questo linguaggio per intensificare le tensioni tra cittadini in diverse nazioni, inclusa la Gran Bretagna. E chi ha cercato di assicurare il sostegno popolare per l’invasione americana dell’Iraq hanno entusiasticamente diffuso teorie complottistiche sui legami tra Saddam Hussein e Al Qaeda, quando non erano troppo impegnati a parlare delle sue inesistenti armi di distruzione di massa.
Parlamentari, funzionari governativi, dirigenti di grandi aziende e prestigiosi accademici non se la sono cavata troppo bene con l’estremismo anche per certi altri versi. L’ortodossia economica dell’ultima generazione – quella serie di nozioni alle quali occorreva credere se si voleva essere presi sul serio ed essere considerati “svegli” – è stata palesata per quel che non ha mai smesso di essere, un’accozzaglia di stravaganze annotate che può reggere il confronto con le esternazioni della società John Birch (nazionalisti e razzisti, NdT). Ciò nonostante, e a dispetto del crollo del consenso intellettuale e del settore finanziario, chi ha tratto vantaggio da queste sciocchezze resta stupefacentemente impermeabile alla realtà.
Se prendiamo davvero sul serio l’estremismo e la paranoia che lo alimenta ci sono alcune cose che possiamo fare. Tanto per cominciare, i potenti potrebbero smetterla di essere paranoici ed estremisti. Potrebbero altresì cessare di finanziare l’estremismo violento. Al momento attuale gruppi dell’estrema sinistra e dell’estrema destra agiscono congiuntamente con i servizi di sicurezza. Chiunque, negli ultimi tempi, abbia preso parte ad una protesta in Gran Bretagna, si sarà meravigliato della familiarità tra forze dell’ordine ed alcuni degli elementi più teatralmente devastatori tra i manifestanti. I potenti potrebbero anche finirla di screditare chi non crede più alle assurdità dell’economia e della politica. Il movimento di occupazione ed assemblea non è estremista o paranoica. Chi vi partecipa sta cercando di capire come mettere in piedi una società più autenticamente equa e prospera e lo fa in uno spirito di rispetto reciproco. Come sostengono gli autori di un recente studio sul populismo,
il modo migliore di prosciugare il sostegno ai gruppi violenti e paranoici è creare opportunità per un coinvolgimento politico pacifico. Le occupazioni forniscono precisamente quel tipo di opportunità.
I cittadini e le organizzazioni della società civile che vogliono veramente portare avanti una risposta moderata e democratica alla crisi economica devono avere le idee chiare sulle cause ultime dell’estremismo e sulla sua natura. Una risposta moderata alla crisi apparirà come estrema agli occhi di molti potenti gruppi d’interesse. Ma questi stessi gruppi sono stati spesso direttamente responsabili di aver fomentato estremismo e, a questo punto, sono scarsamente a contatto con la realtà. Le assemblee sono dei luoghi in cui una risorta società civile può ritrovare se stessa. Chi s’incarica di promuovere la democrazia ed i valori liberali dovrebbe procurare a questo movimento tutto il supporto materiale che sia possibile mettere insieme, il prima possibile. Se non lo farà, non dovrà poi lamentarsi dell’efficacia politica della destra conservatrice e populista.
La crisi economica sta intensificando le ansie relative all’estremismo…Ma l’estremismo di cui ci dovremmo preoccupare non lo si trova tra chi occupa e neppure tra gli agitatori violenti che attaccano le occupazioni. Un ex dipendente della Goldman Sachs è appena diventato il nuovo presidente della Banca Centrale Europea. Tecnocrati con affascinanti CV sono stati nominati primi ministri di Grecia ed Italia per tranquillizzare banchieri e ricchi investitori. In queste circostanze non ci possiamo permettere di farci persuadere da storielle rassicuranti in cui gli estremisti recitano esclusivamente la parte di una facilmente identificabile minaccia esterna per un ordine politico ed economico altrimenti essenzialmente valido. Fino a questo momento, gli estremisti che hanno beneficiato maggiormente da questa crisi sono stati gli stessi estremisti che hanno permesso che avesse luogo.
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