- Gesù non ritiene che la passione e risurrezione siano così cruciali. Domanda infatti a “Dio” se sia proprio indispensabile un tale patimento: “Quindi prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, e cominciò ad essere preso da timore e angoscia; e disse loro: «L'anima mia è grandemente rattristata, fino alla morte; rimanete qui e vegliate». E, andato un poco avanti, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, si allontanasse da lui quell'ora. E disse: «Abba, Padre, ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi» (Marco 14, 33-36).
- Di così scarsa importanza era il tema della risurrezione che Pietro, Giacomo, Giovanni non ne avevano mai sentito parlare e non sapevano di cosa Gesù trasfigurato stesse parlando (“Essi tennero per sé la cosa, domandandosi tra di loro che significasse quel risuscitare dai morti”, Marco 9, 10). Dunque Gesù non aveva dedicato un solo minuto di tutta la sua predicazione alla descrizione di un evento che la Chiesa ci dice sia il fondamento del suo messaggio, tant’è che dopo la sua risurrezione nessuno lo riconosce e nessuno si aspetta un evento del genere. Sbalorditivo!
- I capi giudei obiettarono: "Non hai ancora cinquant’anni e avresti visto Abramo?" (Giovanni 8, 57);
- S. Ireneo parla di un Gesù che predica fino a 50 anni (Adversus Haereses II 22, 4-6);
- Gesù è definito “rabbi” anche se prima dei 40 anni non si poteva esserlo;
- Il simbolo del crocifisso - ossia il simbolo per antonomasia della cristianità - non appare né pubblicamente né clandestinamente fino al IV secolo d.C.;
- I primi autori cristiani ignorano il tema della crocifissione e della risurrezione, con buona pace della crocifisso-mania dei nostri tempi (cf. Citati, più oltre);
- Ci fidiamo della parola degli evangelisti, che sono dei perfetti sconosciuti (chi erano? Quali erano le loro motivazioni?) e che non erano presenti quando Gesù era in vita?
"Nella Didachè c'è una mancanza ancora più grave: non c'è traccia del corpo e del sangue di Cristo, e della sua morte come redenzione, quasi che Paolo non avesse mai predicato. Gesù non è ancora diventato Xristos: cioè il Messia...Ma, a poco a poco il sangue di Gesù Cristo diventa il centro della salvezza...Gesù cresce... ed avanza sulla scena, con il suo corpo sanguinante e la sua morte, fino a diventare colui che è stato e sarà per sempre: il Cristo di Paolo e Giovanni" […] "Ignazio non vuole, a nessun prezzo, per nessuna ragione, essere liberato dalle catene e dalla condanna. Solo imitando Gesù, solo subendo la morte come Gesù in croce, egli diverrà pienamente cristiano...Con una tremenda autoferocia, Ignazio giunge al punto di dire che se le belve non avessero voluto divorarlo li "le costringerà a forza". "Fuoco e croce, scontri con belve, lacerazioni, squarci, dispersione d'ossa, mutilazione di membra, triturazione, - purché io possa raggiungere Gesù Cristo". Nell'anfiteatro, le zanne crudeli delle belve lo macineranno, trasformandolo in pane puro".
E' Pietro Citati che scrive, sulla Repubblica (“I misteri di Gesù”, 5 ottobre 2010), svelando il lato sadico e necrofilo della cristianità, una trucida e raccapricciante manipolazione del messaggio di Gesù, del messaggio cristiano delle origini. Questo cristianesimo volgare, neopagano-dionisiaco è un vero e proprio affronto al Cristo, una blasfemia ed un virus della mente che va debellato nelle nostre coscienze. Chi crede nella Salvezza alla fine dei tempi dovrebbe cominciare a riflettere sulla vera origine di questo materialismo “spirituale” spacciato per rivelazione divina.
Per John Milton la transustanziazione è un banchetto per cannibali. Gli si può forse dar torto? Che c'entrano i riti di Adone, Dumuzi e Dioniso con quelli cristiani?
È l’irrompere del mito che cancella la verità, la metafisica del sangue, quanto mai gretto e grottesco: il sangue di Gesù, sangue e suolo, voce del sangue, sangue impuro o purificatore, sangue eletto che, solo, può convertire ed essere convertito, linee di sangue/lignaggi. Mito che ripropone una visione dei rapporti tra umano e divino segnata dal piacere morboso nella contemplazione del supplizio, dell’autoflagellazione, dello spargimento di sangue, della violenza sadica e ritualizzata, dell’agonia, della tortura, della vittimizzazione, del tormento, dell’odio, del volontario autosacrificio in piena sottomissione ai poteri superiori come gesto nobile esaltante, redentore, della fede nella forza unificante della violenza purificatrice, del sangue che irrora i membri della comunità rendendoli una cosa sola, una fratellanza eterna e rassicurante. L’idea che la Salvezza passa esclusivamente attraverso il sangue di Gesù, il sangue che gronda dalle ferite, dalle piaghe, dai chiodi, dalle spine, che cade sui fedeli, li copre e li purga dai peccati. Solo la purezza del sangue e della fede, il crogiolamento nel senso di colpa e la disponibilità all’autoimmolazione sacrificale, se richiesta, possono evitare l’eterna dannazione, rappresentano l’unica via che conduce al Padre. La teologia del supplizio e sacrificio di un’umanità peccatrice e malvagia è inscindibile dalla metafisica del sangue. Proprio il Concilio di Trento (1545-1563) anatemizzava “chi afferma che il peccato di Adamo, uno per la sua origine, trasmesso con la generazione e non per imitazione, che aderisce a tutti, ed è proprio di ciascuno, possa essere tolto con le forze della natura umana, o con altro mezzo, al di fuori dei meriti dell’unico mediatore, il signore nostro Gesù Cristo, che ci ha riconciliati con Dio per mezzo del suo sangue”. Forse il Concilio tridentino non parlava dello stesso Gesù il Cristo che proclamava “Misericordia io voglio e non sacrificio” (Mt 9,12) e “Amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici” (Mc 12,33).
Come si DECADE da una concezione spirituale ad una materialista:
FASE 1: ciascuno è un essere spirituale e la sua esistenza non dipende dai processi materiali. Non esistono limiti al potenziale di un essere spirituale. Le realtà materiali sono il prodotto di processi spirituali e possono essere create, modificate e fatte sparire attraverso i medesimi processi spirituali, che possono essere appresi nella loro interezza, da tutti.
FASE 2: ciascuno è un essere spirituale, ma esistono diverse classi di esseri spirituali che non possono essere cambiate. Gli esseri spirituali sono soggetti a leggi inevitabili e immutabili che governano l’universo fisico.
FASE 3: ciascuno è un essere spirituale, ma esistono gerarchie, spiriti superiori e spiriti inferiori. I processi materiali sono primariamente il risultato delle attività degli spiriti superiori.
FASE 4: ciascuno ha una dimensione spirituale ma esiste solo un essere puramente spirituale: Dio. L’universo materiale è stato creato da Dio.
FASE 5: esiste una realtà spirituale, ma dipende e deriva dall’universo materiale. Se esiste un Essere Supremo questo sarà materiale oppure una legge fisica. Ci sono molte leggi universali che le persone non potranno mai capire.
FASE 6: non esiste alcuna realtà spirituale. Tutto si può spiegare come prodotto di processi fisico-chimici. Anche le abilità “paranormali”, se esistono, sono frutto di principi dell’universo materiale che non sono ancora stati scoperti
FASE 7: quella che chiamiamo “vita” in realtà non esiste. Ogni cambiamento è il risultato di processi fisico-chimici inanimati che producono l’illusione della vita e del pensiero. Non esiste altra realtà che quella dell’universo fisico e le facoltà paranormali non esistono.
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