Secondo voi un albero saprebbe distinguere una folata di vento dallo sfiorare dei suoi rami da parte di un cerbiatto di passaggio? Potete escludere recisamente che l'ombra o lo scintillio che scorgete con la coda dell'occhio non sia un'entità per voi quasi interamente invisibile?
Gli dèi sumeri rassomigliavano agli umani nell’apparenza e nel comportamento, ma erano molto più longevi e potenti degli umani….Nulla nell’universo e nella società sfuggiva alla loro sorveglianza; tutto, fenomeni naturali ed attività umane, si riteneva seguisse le norme stabilite dagli dèi….Alcuni dèi governavano specifiche città-stato.
Jean Bottéro, "Mesopotamia. La scrittura, la mentalità, gli dei"
Credevano che gli dèi avessero
creato l’universo come un enorme meccanismo, il cui fine era quello di
assicurare la produzione e la trasformazione dei beni destinati innanzitutto al
loro uso personale. Il destino di ognuno dei componenti di un universo così
organizzato…era, secondo la volontà degli dèi, ciò che oggi chiameremmo la sua
programmazione, cioè il suo perfetto adattamento al ruolo spettantegli in un
sistema equilibrato, complicato ma coerente e all’interno del quale tutti gli
ingranaggi erano ben sistemati e connessi gli uni agli altri per assicurare il
buon funzionamento dell’intera macchina… Tutti gli dèi erano considerati sublimi,
innanzitutto dominatori e temibili. Davanti a loro ci si prosternava, si
tremava. Certo, essi potevano farsi commuovere dalle suppliche e proprio per
questo li si adulava e li si implorava, dato che erano onnipotenti. E,
soprattutto, li si considerava signori e padroni: ci si sottometteva a loro. Ma
non si era attratti dalle divinità, non le si amava. Si provavano, davanti al
divino, gli stessi sentimenti che animavano i più umili sudditi davanti al
sovrano e agli alti e potenti personaggi che lo circondavano. Corpo e forme
identiche alle nostre, ma senza imperfezioni ed inaccessibili alle infermità e
alla vecchiaia. Gli uomini sono stati creati e messi al mondo e la loro
realizzazione sottilmente calcolata e condotta a termine per svolgere, nei
confronti degli dèi, il ruolo di servitori. La vita umana ha un senso, una
ragion d’essere, una finalità solo al servizio degli dèi.
Jean Bottéro
I pensatori sumeri…erano fermamente convinti che l’uomo fosse stato creato al solo scopo di servire gli dèi, provvedendoli di cibo, bevande ed abitazioni, cosicché si potessero godere le loro attività divine. La vita dell’uomo era segnata dall’incertezze e dall’insicurezza, poiché non sapeva in anticipo il destino decretato per lui dagli dèi imprevedibili. Quando moriva scendeva nel mondo sotterraneo, oscuro e tetro dove la vita era solo un miserevole riflesso dell’esistenza terrena. Predicavano bene, parlando di verità, giustizia e pietà, ma razzolavano male, indulgendo nel furto, nella violenza, nell’oppressione, nella menzogna, ecc.
S.N. Kramer
Da: Jean Bottéro, Samuel Noah Kramer, “Uomini e dèi della Mesopotamia: alle origini della mitologia”, Torino: Einaudi, 1992.
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William Hansen, "Classical Mythology: A Guide to the Mythical World of the Greeks and Romans", Oxford: Oxford University Press, 2004
TARTARO: prigione per esseri soprannaturali che non possono morire ed essere uccisi e quindi vengono rinchiusi all’interno di un muro di bronzo, come un’immensa giara di bronzo.
Gli dèi sono più alti degli umani, giganteschi. Sono più belli e più sapienti. Coprono lunghe distanze in un battibaleno. Vedono tutto il mondo istantaneamente. Conoscono ragionevolmente bene il futuro. I loro corpi irradiano luce. Parlano una lingua diversa. Diventano adulti e poi, raggiunta l’età giusta, si fermano e diventano immortali. Si nutrono di ecatombi e sacrifici (il fuoco trasforma il cibo umano in cibo divino – Auschwitz, dèi aztechi), ma non hanno sangue. Consumano nettare ed ambrosia e ciò blocca il loro invecchiamento.
Gli dèi sono capaci di cambiare forma ed aspetto ma scelgono di mostrarsi ad alcuni umani nella loro autentica forma. Di norma si presentano agli umani in forma umana. Possono rendersi invisibili.
Sono capaci di teletrasportare umani: es. Afrodite e Paride nel libro 3 dell’Iliade.
Possono instillare nelle menti umane certi pensieri e sentimenti che li spaventano, incoraggiano, ispirano, spronano.
Curiosamente, esiste una norma per cui un dio non può cancellare l’azione di un altro dio.
Sono immortali ma possono essere feriti. Sono sapienti ma non onniscienti. Sono potenti ma non onnipotenti. Hanno bisogno dei sacrifici compiuti dagli umani. Si compiacciono dei rituali che vengono loro dedicati. Ci sono relazioni sessuali tra esseri umani e dèi e la progenie è semidivina, ma mortale.
Un tempo dèi ed umani erano vicini e potevano comunicare direttamente, ora invece solo poche persone sono in contatto con loro.
Esprimono la loro soddisfazione garantendo il successo di certe iniziative e castigano le azioni che disapprovano, anche disastrosamente.
“civilizzano” l’uomo e si spartiscono città e nazioni. Sono amorali, o trans-morali: è giusto quel che fa comodo a loro. Uccidono, stuprano, torturano, mentono, manipolano, distruggono.
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* “4 Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente. 5 Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l`aspetto: avevano sembianza umana 6 e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali. 7 Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d`un vitello, splendenti come lucido bronzo. 8 Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d`uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali, 9 e queste ali erano unite l`una all`altra. Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé. 10 Quanto alle loro fattezze, ognuno dei quattro aveva fattezze d`uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d`aquila. 11 Le loro ali erano spiegate verso l`alto; ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il corpo. 12 Ciascuno si muoveva davanti a sé; andavano là dove lo spirito li dirigeva e, muovendosi, non si voltavano indietro. 13 Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che si muovevano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori. 14 Gli esseri andavano e venivano come un baleno. 15 Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro. 16 Le ruote avevano l`aspetto e la struttura come di topazio e tutt`e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un`altra ruota. 17 Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi. 18 La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt`e quattro erano pieni di occhi tutt`intorno. 19 Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano. 20 Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell`essere vivente era nelle ruote. 21 Quando essi si muovevano, esse si muovevano; quando essi si fermavano, esse si fermavano e, quando essi si alzavano da terra, anche le ruote ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell`essere vivente era nelle ruote. 22 Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad un cristallo splendente, disteso sopra le loro teste, 23 e sotto il firmamento vi erano le loro ali distese, l`una di contro all`altra; ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo. 24 Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell`Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d`un accampamento. Quando poi si fermavano, ripiegavano le ali. 25 Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste. 26 Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane. 27 Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l`elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore 28 il cui aspetto era simile a quello dell`arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l`aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra e udii la voce di uno che parlava.
[Ezechiele 1, 4-28]
* “1 Io guardavo ed ecco sul firmamento che stava sopra il capo dei cherubini vidi come una pietra di zaffìro e al di sopra appariva qualcosa che aveva la forma di un trono. 2 Disse all`uomo vestito di lino: "Và fra le ruote che sono sotto il cherubino e riempi il cavo delle mani dei carboni accesi che sono fra i cherubini e spargili sulla città". Egli vi andò mentre io lo seguivo con lo sguardo. 3 Ora i cherubini erano fermi a destra del tempio, quando l`uomo vi andò, e una nube riempiva il cortile interno. 4 La gloria del Signore si alzò sopra il cherubino verso la soglia del tempio e il tempio fu riempito dalla nube e il cortile fu pieno dello splendore della gloria del Signore. 5 Il fragore delle ali dei cherubini giungeva fino al cortile esterno, come la voce di Dio onnipotente quando parla. 6 Appena ebbe dato all`uomo vestito di lino l`ordine di prendere il fuoco fra le ruote in mezzo ai cherubini, egli avanzò e si fermò vicino alla ruota. 7 Il cherubino tese la mano per prendere il fuoco che era fra i cherubini; ne prese e lo mise nel cavo delle mani dell`uomo vestito di lino, il quale lo prese e uscì. 8 Io stavo guardando: i cherubini avevano sotto le ali la forma di una mano d`uomo (ma non sono anch’essi, i Cherubini, Esseri superiori agli Angeli; Esseri di puro spirito?). 9 Guardai ancora ed ecco che al fianco dei cherubini vi erano quattro ruote, una ruota al fianco di ciascun cherubino. Quelle ruote avevano l`aspetto del topazio. 10 Sembrava che tutte e quattro fossero di una medesima forma, come se una ruota fosse in mezzo all`altra. 11 Muovendosi, potevano andare nelle quattro direzioni senza voltarsi, perché si muovevano verso il lato dove era rivolta la testa, senza voltarsi durante il movimento. 12 Tutto il loro corpo, il dorso, le mani, le ali e le ruote erano pieni di occhi tutt`intorno; ognuno dei quattro aveva la propria ruota. 13 Io sentii che le ruote venivano chiamate "Turbine". 14 Ogni cherubino aveva quattro sembianze: la prima quella di cherubino, la seconda quella di uomo, la terza quella di leone e la quarta quella di aquila. 15 I cherubini si alzarono in alto: essi erano quegli esseri viventi che avevo visti al canale Chebàr. (nota: vedi sopra Ezechiele 1,3). 16 Quando i cherubini si muovevano, anche le ruote avanzavano al loro fianco: quando i cherubini spiegavano le ali per sollevarsi da terra, le ruote non si allontanavano dal loro fianco; 17 quando si fermavano, anche le ruote si fermavano; quando si alzavano, anche le ruote si alzavano con loro perché lo spirito di quegli esseri era in loro” [Ezechiele 10,1-13];
* “Perciocchè la nuvola del Signore era di giorno sopra il Tabernacolo, e un fuoco v'era di notte, alla vista di tutta la casa d'Israele, in tutti i lor viaggi” [Esodo, 40:38];
* “Or nel giorno che il Tabernacolo fu rizzato, la nuvola coperse il Tabernacolo, di sopra il Padiglione della Testimonianza; e in su la sera era sopra il Tabernacolo in apparenza di fuoco, fino alla mattina” [Numeri 9:15];
* “tu pure, per le tue gran misericordie, non li abbandonasti nel deserto; la colonna della nuvola non si dipartì d'in su loro di giorno, per condurli per lo cammino; nè la colonna del fuoco di notte, per alluminarli nella via, per la quale aveano da camminare” [Neemia 9:19];
* “E il Signore camminava davanti a loro; di giorno, in una colonna di nuvola, per guidarli per lo cammino; e di notte, in una colonna di fuoco, per illuminarli; acciocchè camminassero giorno e notte” [Esodo 13:21].
* “Giacobbe capitò in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco il Signore gli stava davanti e disse: "Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco” [Genesi 28, 11-13];
* “Alzai gli occhi e guardai ed ecco un uomo vestito di lino, con ai fianchi una cintura d'oro di Ufaz; il suo corpo somigliava a topazio, la sua faccia aveva l'aspetto della folgore, i suoi occhi erano come fiamme di fuoco, le sue braccia e le gambe somigliavano a bronzo lucente e il suono delle sue parole pareva il clamore di una moltitudine” [Daniele 10, 5-6];
* “I figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero” [Genesi 6,2];
* “9 Il Signore disse a Mosè : "Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube, perché il popolo senta quando io parlerò con te e credano sempre anche a te” [Esodo 19,16-18]
* “16 Appunto al terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni, lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di tromba: tutto il popolo che era nell'accampamento fu scosso da tremore. 17 Allora Mosè fece uscire il popolo dall'accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del monte. 18 Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. 19 Il suono della tromba diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono. 20 Il Signore scese dunque sul monte Sinai, sulla vetta del monte, e il Signore chiamò Mosè sulla vetta del monte. Mosè salì” [Esodo 19, 9-20];
* “34 Allora la nube coprì la tenda del convegno e la Gloria del Signore riempì la Dimora. 35 Mosè non potè entrare nella tenda del convegno, perché la nube dimorava su di essa e la Gloria del Signore riempiva la Dimora. 36 Ad ogni tappa, quando la nube s`innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano l`accampamento. 37 Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata. 38 Perche` la nube del Signore durante il giorno rimaneva sulla Dimora e durante la notte vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d`Israele, per tutto il tempo del loro viaggio” [Esodo 40,34-38];
* “4 Il Signore disse subito a Mosè , ad Aronne e a Maria: "Uscite tutti e tre e andate alla tenda del convegno". Uscirono tutti e tre. 5 Il Signore allora scese in una colonna di nube, si fermò all`ingresso della tenda e chiamò Aronne e Maria. I due si fecero avanti” [Numeri 12,4-5];
* “11 Mentre camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo. 12 Eliseo guardava e gridava: "Padre mio, padre mio, cocchio d`Israele e suo cocchiere". E non lo vide più. Allora afferrò le proprie vesti e le lacerò in due pezzi” [II Re, 2,11-12];
* “6 Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti, Samuele tra quanti invocano il suo nome: invocavano il Signore ed egli rispondeva. 7 Parlava loro da una colonna di nubi: obbedivano ai suoi comandi e alla legge che aveva loro dato” [Salmi 98,6-7];
* “1 Nell`anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. 2 Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. 3 Proclamavano l`uno all`altro: "Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria". 4 Vibravano gli stipiti delle porte alla voce di colui che gridava, mentre il tempio si riempiva di fumo” [Isaia 6,1-4];
* “8 Chi sono quelle che volano come nubi e come colombe verso le loro colombaie?” [Isaia 60,8];
* “15 Poiché, ecco, il Signore viene con il fuoco, i suoi carri sono come un turbine, per riversare con ardore l`ira, la sua minaccia con fiamme di fuoco. 16 Con il fuoco infatti il Signore farà giustizia su tutta la terra e con la spada su ogni uomo; molti saranno i colpiti dal Signore” [Isaia 66, 15-16];
* “13 Ecco, egli sale come nubi e come un turbine sono i suoi carri, i suoi cavalli sono più veloci delle aquile. Guai a noi che siamo perduti!” [Geremia 4,13];
"Vengono da lontan paese, dalla estremità de' cieli, l'Eterno e gli strumenti della sua ira, per distruggere tutta la terra" (Isaia 13:5);
'"I carri di Dio sono miriadi e miriadi, migliaia gli arcieri, il mio Signore è fra loro" (Salmi 68, 17);
"I figliuoli di Dio vedendo la bellezza delle figliuole degli uomini, presero per loro mogli quelle che più di tutte lor piacquero" (Genesi 6,2);
"Venite adunque scendiamo e confondiamo il loro linguaggio, sicché l'uno non capisca il parlare dell'altro" (Genesi 11,7).
"La gloria del Signore uscì dalla soglia del tempio e si fermò sui cherubini. I cherubini spiegarono le ali e si sollevarono da terra sotto i miei occhi; anche le ruote si alzarono con loro e si fermarono all'ingresso della porta orientale del tempio, mentre la gloria del Dio d'Israele era in alto su di loro.Erano i medesimi esseri che io avevo visti sotto il Dio d'Israele lungo il canale Chebàr e riconobbi che erano cherubini. Ciascuno aveva quattro aspetti e ciascuno quattro ali e qualcosa simile a mani d'uomo sotto le ali" (Ezechiele 10, 18-21).
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Nulla esiste finché non è misurato.
Niels Bohr, Nobel 1922.
Un elettrone è una potenzialità immateriale finché non viene osservato.
Max Born, Nobel 1954.
Se non sono disturbati dall’osservatore, gli elettroni non sono cose, non esistono nello spazio e nel tempo, la loro esistenza è meramente potenziale. Emergono in una condizione di esistenza reale ma provvisoria nell’atto di misurazione che è quindi un atto creativo.
Erwin Schrödinger, Nobel 1933.
Per ciò che riguarda le particelle che costituiscono la materia, non sembra esserci alcuno scopo nel considerarle come composte di qualche materiale. Sono, in un certo senso, pura forma, nient’altro che forma; ciò che si manifesta di volta in volta in osservazioni successive è questa forma, non uno specifico frammento di materia.
Erwin Schrödinger, Nobel 1933.
Le più piccole unità di materia non sono, di fatto, oggetti fisici nel senso ordinario della parola; sono forme, strutture o, nell’accezione platonica, Idee, di cui si può parlare in modo non ambiguo solo nel linguaggio della matematica.
Werner Heisenberg, Nobel 1932.
La gente pensa sempre che, quando si dice “realtà”, si sta parlando di qualcosa di chiaramente noto a tutti, mentre invece per me il più importante e più arduo compito del nostro tempo è lavorare alla costruzione di una nuova idea di realtà.
Wolfgang Pauli, Nobel 1945, lettera a Markus Fierz, 1948.
Gli elementi costitutivi del mondo fisico sono quelli che chiamiamo eventi. Un evento non persiste e non si sposta come un pezzo di materia tradizionale: esiste semplicemente per un suo breve attimo e poi cessa.
Bertrand Russell, “L’ABC della relatività”.
Se si era inizialmente creduto che nel corso del progresso delle scienze tutto ciò che è ‘trascendentale’ sarebbe stato progressivamente soppresso, perché in ultima analisi si poteva ricondurre tutto ad una spiegazione razionale, si dovette poi ammettere che il mondo materiale che per noi è così tangibile, si dimostra invece sempre più simile ad apparenza e si dissolve in una realtà che non è fatta di cose e di materia, ma di forme che predominano. [...] La fisica quantistica ci ha confermato ancora una volta che la nostra esperienza scientifica, la nostra conoscenza del mondo, non rappresenta la realtà ultima ed intrinseca, qualunque significato si voglia attribuire a queste espressioni.
Hans-Peter Dürr, fisico nucleare e quantistico tedesco, 1986.
Ora sappiamo che l'immagine del mondo offerta dai nostri organi di senso, che pure funziona perfettamente nella vita di ogni giorno, ha poco a che fare con la realtà. Ciò che ci sembra solido e impenetrabile è perlopiù vuoto [...]. Di conseguenza, la nostra definizione intuitiva della materia è completamente distorta dai filtri che i nostri organi di senso interpongono fra un oggetto e noi. Si tratta di una definizione essenzialmente pragmatica, basata sul genere di informazioni che si sono rivelate più utili nella ricerca del cibo, nella lotta contro i predatori e per il successo riproduttivo. Come strumenti di conoscenza, queste informazioni sono quasi prive di valore.
Christian De Duve, biochimico belga, Nobel per la medicina nel 1974 (2002).
Se l’universo è vivo, le emozioni possono avere un significato cosmologico.
Shimon Malin, fisico teorico, Colgate University, 2004.
Se mi è lecito ricorrere ad un paragone letterario, la mia situazione attuale assomiglia a quella dei personaggi del Demian di Hesse: un atteggiamento di fronte al divino o all’extra-umano che non esclude in esso la parte più terrifica, di orrore e di distruzione. Per questo ebbi a scriverLe in passato che ponevo qualche dubbio sulla possibilità e l’efficacia di una guarigione dell’uomo. […]. Anche di fronte al nazi-fascismo, di cui odio le azioni, conservo una sorta di comprensione per ciò che vi era di umano nei suoi rappresentanti. Il concetto della responsabilità personale mi sembra qualcosa di empirico, che vale ai fini del mantenimento della vita nel mondo, ma che non ha implicazioni metafisiche. È giusto che Hitler e i suoi complici siano stati puniti: altrimenti la vita non sarebbe potuta sopravvivere. Ma credo di riconoscere nell’opera di Hitler qualcosa che trascende le responsabilità umane; credo insomma che il vero colpevole degli orrori del nazismo non sia l’uomo-Hitler, ma una forza temibile quanto gli Angeli di Rilke che si è servita di quell’uomo, invadendo la sua volontà. Con questi presupposti mi accingo all’opera di cui Le scrissi. Mio scopo è il porre in evidenza come forze oscure – ciò che in Demian è abraxas – abbiano agito nella vicenda della Germania moderna, servendosi di uomini i quali ormai appaiono ai nostri occhi solo come veicoli di orrore. Ciò mi consente di spiegare come taluni influssi di quelle forze – che sono insieme orride e meravigliose, e pacificanti – abbiano condotto altri uomini – non per questo “meritori”, come non “colpevoli” mi appaiono in profondità i nazisti – ad opere di bellezza. […]. Da quanto ho detto si ricava che l’uomo non è in nulla arbitro della proprie azioni, ma solo spoglia inerte, resa vitale da forze extraumane, le quali appaiono di volta in volta ad occhi umani splendide e orribili, e che – sempre ad occhi umani – raggiungono unità nel concetto del divino.
Furio Jesi a Karoly Kerényi, Torino 16 maggio 1965. Da: “Demone e mito: carteggio 1964-1968” / Furio Jesi, Karoly Kerényi. Macerata: Quodlibet, 1999, pp. 50-52.
Avreste creduto che un’intera nazione di persone dotate di intelligenza e cultura elevate potesse lasciarsi catturare dal potere affascinante dell’archetipo…la bionda bestia si sta muovendo nel sonno…Odino il viandante si è messo in cammino
Carl Jung citato in Arthur I. Miller, l’equazione dell’anima, Rizzoli, 2009, p. 221.
Non c’è dubbio che Hitler rientri nella categoria dello sciamano. Come ebbe a osservare qualcuno durante l’ultimo congresso del partito a Norimberga, non si è visto niente di simile dai tempi di Maometto. Possiamo paragonare Hitler a un uomo che ascolta attentamente il torrente di consigli che gli vengono sussurrati da una fonte misteriosa [inconscio] e che poi li mette in pratica. Se pure non è il vero Messia, Hitler assomiglia però a un profeta del Vecchio Testamento: la sua missione è di unificare la sua gente e condurla alla Terra Promessa. Questo spiega perché i nazisti devono combattere ogni forma di religione che non sia la loro particolare versione idolatra. […]. Un manichino di legno ricoperto da un telo, un automa con la maschera, un robot, o la maschera di un robot. Durante tutta la cerimonia non fece mai un sorriso; sembrava imbronciato, di cattivo umore. Non diede mai un segno di umanità. Aveva un’espressione di inumana univocità di intenti, senza il minimo senso dell’umorismo. Sembrava la controfigura di una persona vera, come se l’uomo Hitler si fosse nascosto dentro il robot, come un accessorio, e nascosto deliberatamente, per non intralciare il meccanismo.
Intervista rilasciata da Jung a H.R. Knickerbocker nell’ottobre del 1938. In Jung parla: interviste e incontri / a cura di William McGuire e R.F.C. Hull. Milano : Adelphi, 2002, pp. 161-184
In un convegno del 1976 a Vancouver, il celebre scrittore di fantascienza Philip K. Dick dichiarò: “Dobbiamo stare attenti a non confondere la maschera, qualunque maschera, con la realtà retrostante. […]. Nell’universo esistono cose gelide e crudeli, a cui io ho dato il nome di “macchine”. Il loro comportamento mi spaventa, soprattutto quando imita così bene quello umano da produrre in me la sgradevole sensazione che stiano cercando di farsi passare per umane pur non essendolo. In questo caso le chiamo “androidi”. Per “androide” non intendo il risultato di un onesto tentativo di ricreare in laboratorio un essere umano. Mi riferisco invece a una cosa prodotta per ingannarci in modo crudele, spacciandosi con successo per un nostro simile. Che ciò avvenga in un laboratorio o meno non ha molta importanza: l’intero universo è una sorta di enorme laboratorio, da cui provengono scaltre e crudeli entità che ci sorridono tendendoci la mano. Ma la loro stretta è quella della morte, e il loro sorriso è di un gelo tombale”.
Dick soffriva di allucinazioni visive. Un caso analogo è quello di Friedrich Nietzsche che, a 24 anni, scriveva: “Ciò ch’io temo non è l’orrenda figura dietro la mia sedia, ma la sua voce; e nemmeno le parole, bensì il tono terribilmente inarticolato e disumano di questa figura. Sì, se parlasse almeno come parlano gli uomini!”.
In entrambi troviamo il tema dell’occultamento/mimèsi (“maschere ghignanti”, “spacciandosi con successo per un nostro simile” – “dietro la sedia”) e quello della meccanizzazione (“cose gelide e crudeli”, “l’armatura metallica”, “tratti gelidi, la severità marziale, senza il minimo segno di compassione” - “Tono inarticolato e disumano”). Se un’elevatissima capacità empatica è la caratteristica che meglio definisce l’umano al suo meglio, allora maschere e androidi, che sono anempatici – cioè rendono impossibile riconoscere ed identificarsi con i sentimenti e le necessità del prossimo – interferiscono con i nostri processi di socializzazione, interferiscono con il nostro essere umani. Abbiamo paura di maschere ed androidi perché non li capiamo. Una mente ed un volto senza compassione ed empatia ci appaiono come una forma di stortura evolutiva, una nociva stoltezza. È la simpatia immaginativa che ci rammenta che non siamo più importanti degli altri, che il loro dolore non è meno significativo del nostro. Chi non la prova, la sopprime, o la nasconde è pericoloso, è un potenziale psicopatico, la nemesi dell’umano; non pensa esistano azioni immorali perché il suo orientamento è puramente strumentale: noi stessi, ai suoi occhi, siamo mezzi per realizzare un fine. Questo è il Primo Terrore. Il Secondo Terrore è che maschere e macchine ci facciano diventare come loro. Che ci tolgano una delle funzioni basilari dell’umano, la scelta morale tra bene e male; che ci trasformino in un’arancia meccanica, senza polpa dentro, in un apparato eterodiretto, non più un autentico essere vivente.
“La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti”
Efesini 6, 10.
“Tutto quanto esiste nell’universo, probabilmente, serve a un fine positivo, cioè agli scopi dell’universo. Ma alcune parti o sottosistemi di esso possono essere contrari alla vita. Dobbiamo affrontarli come tali, senza pensare al loro ruolo all’interno della struttura complessiva”
Philip K. Dick.
La prospettiva di Philip K. Dick – meglio riprenderla in mano integralmente – è inequivocabile: senza empatia non ci può essere nulla di buono (Mutazioni, 1997). “Nell’universo esistono cose gelide e crudeli, a cui io ho dato il nome di “macchine”. Il loro comportamento mi spaventa, soprattutto quando imita così bene quello umano da produrre in me la sgradevole sensazione che stiano cercando di farsi passare per umane pur non essendolo. In questo caso le chiamo “androidi” . Per “androide” non intendo il risultato di un onesto tentativo di ricreare in laboratorio un essere umano. Mi riferisco invece a una cosa prodotta per ingannarci in modo crudele, spacciandosi con successo per un nostro simile Che ciò avvenga in un laboratorio o meno non ha molta importanza. […]. Diventare un androide, significa acconsentire a trasformarsi in un mezzo, oppure essere oppressi, manipolati e ridotti a un mezzo inconsapevolmente o contro la propria volontà: il risultato non cambia”.
L’universo pullula di vita, ormai lo sappiamo e la vita cerca la varietà. Dunque là fuori ci sarà un po’ di tutto, anche civiltà che non amano la varietà perché ritengono di rappresentare il pinnacolo dell’evoluzione (un po’ come gli esseri umani). Quel tipo di civiltà tratterebbe le specie inferiori come bestiame (un po’ come gli esseri umani). Come gli Arconti, come Geova, come Enlil, come gli dèi della mitologia mondiale. Bellissimi, angelici, impressionanti in tutto e per tutto, ma privi di empatia.
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A mio avviso le ricerche più rigorose in questo campo sono state effettuate da - in ordine di rigorosità ed approfondimento:
Jacques Vallée (http://it.wikipedia.org/wiki/Jacques_Vall%C3%A9e);
John Keel (giornalista);
David M. Jacobs (storico, Temple University);
Richard Dolan (storico);
John E. Mack (psichiatra, Harvard University)
Nessuno dei suddetti ricercatori ha trovato una risposta esauriente alla questione della natura del fenomeno UFO, né ha mai affermato di esservi riuscito. E' presumibile che tale risposta ci rimarrà per sempre preclusa. Ciò varrebbe anche nel caso di un Contatto: data l’incredibile complessità della realtà e della fisica quantistica, nessuna eventuale civiltà aliena si dovrebbe permettere di proclamare di avere tutte le risposte che cerchiamo. Chi afferma di avere elaborato una ricostruzione sostanzialmente adeguata della realtà mente oppure si illude, terrestre o extra-terrestre che sia. Serve la massima umiltà in queste faccende.
Qui di seguito, una valida ricapitolazione delle teorie di Keel e Vallée realizzata da Giovanni Pellegrino, un ricercatore italiano che non conosco. La riporto solo perché è l’unica nel suo genere in italiano. Chi legge l’inglese si vada a consultare direttamente le fonti.
ALCUNE RIFLESSIONI SULLA TEORIA DEL SUPERSPETTRO DI JOHN KEEL
Giovanni Pellegrino 15/02/2011
“In questo articolo prenderemo in considerazione la teoria del superspettro di John Keel, il fondatore insieme a Jacques Vallée della “new ufology”. In tale articolo ci interesseremo di quattro questioni: in primo luogo cercheremo di mettere in evidenza l’importanza ed il significato della personalità e dell’opera di John Keel nell’ufologia americana; in secondo luogo esporremo e commenteremo la teoria del superspettro di John Keel; in terzo luogo metteremo in evidenza le somiglianze e le differenze esistenti tra le teorie di Keel e quelle di Vallée; in quarto luogo prenderemo in considerazione alcune delle possibili applicazioni della teoria del superspettro ai fenomeni appartenenti alla dimensione del mistero.
Per quanto riguarda l’importanza ed il significato dell’opera di John Keel nell’ambito dell’ufologia americana dobbiamo dire che l’importanza della personalità e del pensiero di John Keel non è comprensibile senza fare riferimento alle vicende dell’ufologia americana e mondiale negli anni immediatamente precedenti all’entrata in scena nel panorama ufologico americano di tale autore. Per tale motivo riteniamo opportuno esporre brevemente una parte della storia dell’ufologia americana cosicché i lettori possano comprendere la portata della grande svolta causata da Keel nel pensiero ufologico americano.
Volendo tracciare una storia molto schematica dell’ufologia americana è indispensabile mettere in evidenza che dopo il periodo che va all’incirca dal 1947 al 1957, definito dagli ufologi americani il “periodo classico” dell’ufologia americana, sopravvenne un periodo di crisi che è stato definito dagli storici dell’ufologia americana “medioevo ufologico” oppure “epoca buia” (“Dark Age”). Tale “Dark Age” continuò fino al 1963. Sono state individuate dagli storici dell’ufologia americana diverse ragioni che determinarono questo periodo di crisi: la diminuzione dell’interesse della stampa per gli avvistamenti ufologici, la diminuzione dell’interesse dell’opinione pubblica americana nei riguardi del fenomeno UFO ed anche un’oggettiva diminuzione in quel periodo storico del numero di avvistamenti ufologici sul territorio degli Stati Uniti.
A causa di tali motivi la comunità degli ufologi americani entrò in una crisi che sembrava senza uscita soprattutto perché il mondo ufologico statunitense si rese conto che dieci anni di avvistamenti e di indagini (1947-1957) non avevano portato, nonostante le enormi energie profuse dagli ufologi a conclusioni chiare e ben definite riguardo la natura e l’origine del fenomeno UFO. Infatti anche se la grande maggioranza del mondo ufologico americano considerava gli UFO delle astronavi aliene gli ufologi americani non riuscivano a fornire spiegazioni convincenti e sicure del motivo per il quale gli UFO, sia che fossero amici o ostili alla razza umana non si fossero ancora decisi a stabilire un contatto pubblico con gli abitanti della Terra. Ad aumentare ancora di più lo stato di frustrazione e di delusione degli ufologi americani contribuiva in maniera rilevante la mancanza di interesse degli scienziati nei riguardi del fenomeno UFO.
Tutte queste ragioni che abbiamo ora esposto determinarono l’abbandono da parte di molti ufologi americani dello studio del fenomeno UFO.
Negli anni che seguirono il 1963 gli ufologi che continuarono ad interessarsi dei dischi volanti approfittarono della diminuzione degli avvistamenti UFO per chiedersi se dietro la crisi dell’ufologia americana esistevano anche delle colpe specifiche degli stessi ufologi. Per tanto nel mondo ufologico statunitense si affermò una forte tendenza all’autocritica al fine di trovare una via di uscita alla crisi che sembrava irreversibile dell’ufologia americana.
Senza dubbio questa consapevolezza che dietro la crisi dell’ufologia statunitense c’erano anche delle colpe della comunità ufologica spinse gli ufologi americani a cercare nuove metodologie di indagine e soprattutto li indusse a impegnarsi di nuovo in tutte quelle attività che avrebbero potuto contribuire a risolvere il mistero degli UFO.
Tuttavia una nuova crisi colpì l’ufologia americana nel 1968 in seguito alla pubblicazione del “Rapporto Condon” che espresse un giudizio drasticamente negativo sul fenomeno UFO.
Pertanto dopo che dal 1963 al 1968 si era avuta una momentanea uscita dal periodo di crisi, dopo la pubblicazione di tale Rapporto il mondo ufologico americano entrò nuovamente in una crisi di identità e di valori.
Nel 1969 nacque la “new ufology” in quanto in quell’anno vennero pubblicati contemporaneamente i testi base di quella nuova corrente ufologica ovvero “Passaporto per Magonia” dell’ufologo franco-americano Jacques Vallée e i due libri di John Keel “Creature dall’ignoto” e “UFO operazione Cavallo di Troia”.
Nell’ambito della “nuova ufologia” John Keel rivestì senza dubbio un ruolo di fondamentale importanza. Egli prima di dedicarsi totalmente allo studio del fenomeno UFO si era dedicato in qualità di giornalista a compiere indagini riguardanti i fenomeni misteriosi. Per fare un esempio concreto egli si recò negli anni ’50 in Tibet per compiere indagini intorno allo “yeti” ovvero “l’abominevole uomo delle nevi”. All’inizio degli anni ’60 decise di dedicare tutte le sue energie allo studio del fenomeno UFO diventando un ufologo a tempo pieno. Keel era in quegli anni assolutamente convinto che dietro gli avvistamenti ufologici ci fossero creature extraterrestri ragion per cui il giornalista ed ufologo americano decise di dimostrare in maniera inconfutabile tale sua convinzione sull’origine aliena degli avvistamenti ufologici.
Tuttavia, dopo che per circa tre anni Keel aveva girato gli Stati Uniti per compiere ogni tipo di indagine sul fenomeno UFO, la convinzione del giornalista americano che gli UFO fossero di origine aliena cominciò sempre più ad andare in crisi. In particolare Keel si rese conto che l’ipotesi dell’origine extraterrestre degli UFO era del tutto inadatta ed insufficiente per spiegare la complessità e l’ampiezza della gamma di fenomeni collegati agli UFO. Keel si rese conto che appartenevano agli avvistamenti ufologici anche fenomeni misteriosi che non potevano essere spiegati partendo dall’idea che gli UFO fossero delle astronavi aliene. Keel cominciò a pensare che esisteva un legame tra una vasta gamma di fenomeni misteriosi che apparentemente sembravano non collegati tra loro.
In sintesi Keel giunse alla convinzione che ufologia, racconti riguardanti fate, gnomi ed elfi, sedute spiritiche, fenomeni paranormali, incontri con creature terrificanti, racconti riguardanti l’ondata di aeronavi che nel 1896-1897 si ebbe in vari Stati americani nonché i fenomeni di poltergeist ed almeno una parte dei fenomeni collegati col mondo esoterico erano tutti fenomeni misteriosi che riconoscevano la loro origine nella stessa realtà ignota che si manifestava agli uomini utilizzando di volta in volta delle messe in scena e dei travestimenti estremamente variabili e camaleontici. Keel formulò la sua famosa teoria dei “cavalli di Troia”: secondo tale teoria gli UFO e gli altri fenomeni appartenenti alla dimensione del mistero non erano altro che dei travestimenti, dei “cavalli di Troia” utilizzati da tale realtà ignota per condizionare e manipolare la razza umana sin dagli inizi della storia del genere umano. Tale realtà ignota cambierebbe nelle varie epoche storiche il modo di travestirsi per adattarsi intenzionalmente al contesto storico, sociale e culturale esistente nei vari periodi storici in modo da mimetizzarsi più facilmente.
Per dirla in altro modo, Keel sosteneva che tale realtà ignota si travestiva ai giorni nostri da extraterrestri perché ci trovavamo nell’era spaziale mentre nel medioevo tale realtà ignota assumeva la forma di fate, gnomi ed elfi perché in quel periodo storico tale travestimento era molto credibile.
Secondo Keel al tempo dei romani tale realtà ignota aveva assunto la forma di “clipei ardentes” mentre nel 1896-’97 aveva assunto la forma di aeronavi. In sintesi Keel era convinto che tale realtà misteriosa aveva in tutte le epoche storiche un suo sistema di riferimento che teneva conto del clima socio-culturale, delle credenze, delle paure, delle aspirazioni, delle leggende che dominavano in ogni periodo storico.
Keel adottò molte delle teorie di Charles Fort il quale era convinto che la razza umana era proprietà di entità misteriose che consideravano gli esseri umani una loro proprietà, così come gli allevatori consideravano i capi di bestiame una loro proprietà. Sulla scia di Charles Fort, Keel avanzò l’ipotesi che esisteva intorno agli esseri umani un mondo invisibile che manipolava le convinzioni degli stessi. Anche tutta una serie di creature misteriose ed inquietanti quali “l’abominevole uomo delle nevi”, il mostro di Loch Ness, l’uomo falena, i vampiri, i licantropi, il misterioso abitatore delle foreste nordamericane, erano travestimenti adottati da tale realtà ignota per manipolare e condizionare gli esseri umani.
Keel col passare del tempo costruì un sistema di pensiero molto complesso ed articolato, basato su una visione sincretistica dei fenomeni misteriosi. La teoria elaborata da Keel può essere definita con vari aggettivi che nel loro insieme possono sintetizzare le caratteristiche principali del pensiero dell’ufologo americano, pensiero che ha trovato il suo ampliamento e completamento nella teoria del superspettro che prenderemo in esame più avanti. Tale teoria è stata esposta da Keel nel 1977 nel libro “The Eight Tower” nel quale Keel pone tale realtà ignota non in dimensioni ed universi paralleli ma in una regione del nostro universo situata in una parte dello spettro elettromagnetico non percepibile dai nostri sensi.
Vedremo ora di elencare e commentare gli aggettivi in grado di caratterizzare il sistema di pensiero ufologico elaborato dall’ufologo americano. In primo luogo vogliamo mettere in evidenza che non è facile comprendere pienamente l’importanza e il valore delle teorie di John Keel ed è anche molto difficile, forse ancora di più che comprendere il significato di tali teorie, cercare di spiegare e sintetizzare la loro portata. Volendo essere molto schematici, potremmo dire che le ipotesi di Keel costituiscono nell’universo dei fenomeni misteriosi quello che la teoria del campo unificato costituisce per la fisica moderna. Come infatti la teoria del campo unificato collega i fenomeni fisici nel loro complesso superando le divisioni esistenti in passato tra le varie branche della fisica, allo stesso modo la teoria parafisica di Keel fornisce l’idea che esiste un’unica causa per tutti i fenomeni misteriosi, considerati prima di Keel chiaramente distinti e separati (secondo l’ufologo americano l’origine di tutti i fenomeni misteriosi deve essere ricercata nell’attività e nel potere del superspettro).
Un aggettivo che definisce molto bene il sistema teorico elaborato da Keel è la parola fenomenico, tanto è vero che Keel usa molto spesso il termine “fenomeno” per definire sia gli avvistamenti ufologici sia tutti gli altri fatti misteriosi ed inspiegabili che apparentemente non presentano nessuna correlazione con il mistero degli UFO. Potremmo dire che la teoria di Keel è fenomenica nel senso che egli riprende le teorie filosofiche di Kant, il quale effettua una netta distinzione tra il “fenomeno” (la parte sensibile della realtà che gli esseri umani riescono a captare e comprendere con gli strumenti conoscitivi a loro disposizione) e il “noumeno” ovvero la parte della realtà che non può essere né percepita né conosciuta dagli esseri umani in quanto gli strumenti conoscitivi a loro disposizione non sono in grado di metterli in contatto con la realtà noumenica. Keel, volendo continuare il nostro paragone con la teoria kantiana del “fenomeno” e del “noumeno”, colloca il superspettro nella realtà noumenica non percepibile e conoscibile dai nostri sensi e dagli strumenti cognitivi a nostra disposizione.
Oltre che fenomenico il sistema teorico elaborato da Keel può essere definito anche parafisico, dal momento che egli considera gli UFO e gli altri fenomeni misteriosi causati da un’entità situata nel nostro stesso universo. Secondo l’ufologo americano, gli UFO non sono originati da un’entità metafisica ma al contrario sono un fenomeno “ambientale”, nel senso che essi sono sempre stati con noi dal momento che riconoscono la loro origine come tutti gli altri fenomeni misteriosi nel superspettro, il quale fa parte del nostro stesso universo anche se è situato in una diversa frequenza elettromagnetica non percepibile dai nostri sensi.
Proprio perché Keel sostiene che il superspettro è situato in una frequenza elettromagnetica diversa da quella in cui sono situati gli esseri umani, la teoria elaborata dall’ufologo americano può essere definita anche una teoria di tipo elettromagnetico dal momento che insiste nel considerare il fenomeno UFO di natura elettromagnetica.
A nostro avviso si può definire la teoria elaborata da Keel anche una teoria chiaramente cospirazionista, dal momento che Keel sostiene che esiste una vera e propria azione di manipolazione effettuata dal superspettro nei confronti della razza umana fin dagli albori della storia del genere umano.
Infine possiamo anche dire che il sistema teorico elaborato da John Keel deve essere considerato una visione del mondo e dell’uomo tipicamente fortiana, sia perché come Fort, Keel fornisce una visione sincretistica della dimensione del mistero sia perché Keel, come Fort, è convinto che esista un mondo invisibile che non soltanto ci circonda ma che ci assedia manipolando le nostre convinzioni ed i nostri comportamenti. Inoltre Keel come Charles Fort prospetta l’ipotesi che la razza umana sia proprietà di esseri che sono dei veri e propri burattinai. Esseri creati dal superspettro proprio allo scopo di manipolare e condizionare la razza umana.
Riteniamo ora opportuno passare ad esporre e commentare la teoria del superspettro di John Keel cercando in particolare di mettere in evidenza le somiglianze e le differenze esistenti con la teoria elaborata da Jacques Vallée, l’altro fondatore della teoria parafisica dell’origine degli UFO.
Per quanto riguarda la teoria del superspettro di John Keel, volendo essere molto sintetici potremmo dire che per l’ufologo americano il superspettro è un’entità dotata di un’energia che gli permette di creare tutti i tipi di creature misteriose e tutti i fenomeni attinenti alla dimensione del mistero, fenomeni che Keel definisce “cavalli di Troia”. Secondo Keel, come abbiamo detto in precedenza, il superspettro crea il fenomeno UFO e tutti gli altri fenomeni misteriosi al solo scopo di dominare, condizionare e manipolare gli esseri umani. Volendo utilizzare due metafore a nostro avviso molto efficaci, potremmo dire che il superspettro è il burattinaio e gli esseri umani sono dei burattini nelle sue mani, oppure si potrebbe anche dire che il superspettro è il giocatore di una partita a scacchi, gli esseri umani sono i pezzi di una scacchiera e il pianeta Terra è nel suo insieme la scacchiera dove si svolge questa partita cosmica che è iniziata fin dagli albori del genere umano e continuerà fino a quando esisterà la razza umana. Inoltre Keel insiste molto sul fatto che il superspettro non è situato in una dimensione parallela alla nostra, in un universo parallelo (come sostiene Vallée) ma nel nostro stesso universo in una frequenza elettromagnetica non percepibile dai nostri sensi. Per l’ufologo americano UFO, gnomi, elfi, folletti, fate, fantasmi, vampiri, licantropi, “abominevoli uomini delle nevi”, demoni quali gli incubi e i succubi, i fenomeni di poltergeist, i documenti dell’esistenza di animali ancora sconosciuti come l’uomo falena, i fenomeni paranormali sono tutte creazioni del superspettro. A dire il vero, Keel arriva anche a sostenere che anche gli UFO dovrebbero essere studiati non solo dagli ufologi ma anche dai parapsicologi sia perché molto spesso i testimoni degli avvistamenti ufologici sono persone dotate fin dall’infanzia di poteri paranormali sia perché capita anche abbastanza spesso che i testimoni di avvistamenti ufologici, soprattutto se si tratta di incontri ravvicinati, acquistino poteri paranormali che in precedenza non avevano.
A questo punto riteniamo opportuno mettere in evidenza le somiglianze e le differenze esistenti tra le teorie di John Keel e quelle di Jacques Vallée, l’altro fondatore della teoria parafisica. Partendo dalle innegabili somiglianze esistenti tra le teorie dei due ufologi, potremmo dire che quelle di entrambi gli autori in questione sono senza dubbio due teorie che si inseriscono nell’ambito delle teorie cospirazioniste, in quanto anche Vallée è convinto che gli abitanti della “dimensione di Magonia” vogliono condizionare e manipolare gli esseri umani come hanno sempre fatto sin dagli inizi della storia del genere umano. Vallée cerca anche di spiegare in che modo avvenga questa manipolazione elaborando la teoria dell’“effetto termostato”, teoria che ora cercheremo di esporre in maniera sintetica. Prima di farlo, vogliamo mettere in evidenza che come abbiamo sostenuto in due nostri libri ovvero “I credenti degli UFO” e “Riflessioni sociologiche sul mistero degli UFO” tale teoria riveste una grande importanza non solo nel sistema di pensiero di Vallée, ma nell’intera storia dell’ipotesi parafisica dell’origine degli UFO. Con tale teoria l’ufologo franco-americano cerca di comprendere in che modo le entità parafisiche che si trovano nella dimensione di Magonia influenzano e manipolano le credenze ed i comportamenti degli esseri umani sin dagli inizi della storia dell’umanità. In tale teoria Vallée si serve della metafora del termostato che come tutti sanno ha la funzione di mantenere la temperatura esistente in una casa su un valore gradito agli abitanti della casa stessa. Di conseguenza il termostato evita che all’interno della casa si raggiunga una temperatura inferiore o superiore a quella voluta dagli abitanti della casa. Secondo Vallée gli abitanti della dimensione di Magonia fanno in modo sin dagli inizi della storia del genere umano di mantenere nelle varie epoche storiche un clima sociale, culturale, politico e religioso che sia compatibile con il loro scopo e il loro obiettivo, che sostanzialmente è sempre lo stesso nelle varie epoche storiche, cioè esercitare la loro influenza ed il loro controllo sulle credenze e sul comportamento degli esseri umani. Per dirla in altro modo, le entità parafisiche della dimensione di Magonia (universo parallelo al nostro o se si preferisce una dimensione parallela alla nostra dimensione) vogliono sempre e comunque mantenere in tutte le epoche storiche una “stimmung” ed una “weltenschuung” che permetta loro di manipolare gli esseri umani, ragion per cui quando si rendono conto che il clima socio-culturale sta subendo delle variazioni che potrebbero creare problemi al loro obiettivo di controllare e manipolare gli esseri umani, immediatamente, così come fa il termostato in una casa, si danno da fare per ristabilire un clima socio-culturale, una “stimmung” compatibile con i loro obiettivi. Secondo Jacques Vallée gli abitanti della dimensione di Magonia per ristabilire il clima culturale a loro gradito sul nostro pianeta possono utilizzare sia travestimenti attraenti sia travestimenti terrorizzanti in quanto essi sono consapevoli che gli uomini sono molto sensibili ed influenzabili sia da tutte le cose che li spaventano molto sia da tutte le cose che li attraggono molto.
Dopo aver descritto sinteticamente la teoria dell’“effetto termostato” dell’ufologo franco-americano, cercheremo di mettere in evidenza le somiglianze esistenti tra la teoria di Keel e quella di Vallée. Volendo schematizzare al massimo grado possiamo dire che sia le teorie di Vallée che quelle di Keel sono definibili con tali aggettivi: dualistiche, parafisiche, cospirazioniste, fortiane e diacroniche.
Le teorie di Vallée possono essere definite dualistiche perché partono dal presupposto che le entità parafisiche si trovano in una dimensione, in un universo diverso dal nostro cosicché esiste un radicale dualismo tra il nostro universo ed il loro universo, che Vallée definisce “dimensione di Magonia” (nel folklore medievale la mitica terra di Magonia era il mondo abitato da gnomi, elfi e fate. Secondo le credenze medievali esistevano dei varchi che mettevano in contatto il nostro mondo con la terra di Magonia, cosicché in determinate condizioni fate, elfi e gnomi potevano entrare nel nostro mondo e gli esseri umani potevano entrare nella terra di Magonia). Anche la teoria di John Keel può essere considerata una teoria dualistica perché si basa su una radicale opposizione tra mondo fenomenico e “noumeno”, anche se il dualismo è meno accentuato rispetto a quello riscontrabile nel pensiero di Vallée.
Il sistema di pensiero elaborato da Jacques Vallée può essere anche definito parafisico perché gli abitanti della dimensione di Magonia non sono divinità o demoni oppure semidei (entità metafisiche) ma sono abitanti di un universo parallelo al nostro. Anche la teoria di John Keel deve essere considerata una teoria parafisica e non metafisica perché il superspettro non è una divinità ma è un’entità che si trova in una zona dello spettro elettromagnetico non percepibile dai nostri sensi ma comunque nel nostro universo.
La teoria di Jacques Vallée deve anche essere considerata una teoria di tipo cospirazionista in quanto sostiene che gli abitanti della dimensione di Magonia tramano e cospirano ai danni degli esseri umani sin dagli albori della storia dell’umanità al fine di esercitare e mantenere il loro controllo e il loro dominio sul genere umano per motivi che lo stesso Vallée ammette di non essere in grado di specificare, anche se l’ufologo franco-americano avanza l’ipotesi che possano esistere dei legami tra la nostra dimensione e la dimensione di Magonia, cosicché gli abitanti di tale dimensione potrebbero essere costretti a tenere sotto il loro controllo il comportamento degli esseri umani per evitare che tale comportamento eserciti degli effetti indiretti non graditi sulla loro dimensione. Anche la teoria di John Keel deve essere considerata una teoria di tipo cospirazionista in quanto l’ufologo americano è convinto che il superspettro consideri gli esseri umani una sua proprietà come gli allevatori considerano i capi di bestiame una loro proprietà. Per tale motivo il superspettro ritiene che sia un suo diritto manipolare il genere umano.
La teoria di Jacques Vallée può anche essere considerata una teoria tipicamente fortiana perché parte dal presupposto che esiste una dimensione misteriosa che avvolge e manipola gli esseri umani senza che essi se ne rendano conto. Anche la Teoria di John Keel è senza dubbio una teoria di matrice fortiana perché parte da questo stesso presupposto.
Infine la teoria elaborata da Jacques Vallée deve anche essere considerata una teoria diacronica, in quanto parte dal presupposto che bisogna studiare tutte le epoche storiche per individuare in ognuna di esse l’azione manipolatrice degli abitanti della dimensione di Magonia. Anche la teoria di John Keel deve essere considerata una teoria diacronica perché l’autore americano è convinto che il superspettro abbia esercitato la sua influenza sul genere umano in tutte le epoche storiche.
Per quanto riguarda le differenze significative esistenti tra la teoria di Jacques Vallée e quella di John Keel a nostro avviso bisogna dire che esistono solo due differenze fondamentali tra il pensiero dei due ufologi americani. In primo luogo mentre Jacques Vallée pone gli abitanti di Magonia in un universo parallelo al nostro John Keel pone il superspettro nel nostro stesso universo. In secondo luogo Jacques Vallée è convinto che anche se il fenomeno UFO non è creato dagli esseri umani ma dalle entità parafisiche di Magonia esistono tuttavia dei gruppi di potere umani che vogliono strumentalizzare la credenza nell’esistenza del fenomeno UFO per rafforzare il loro potere nei confronti degli altri esseri umani. Tale convinzione di Vallée non è presente nel pensiero di John Keel.
Nella parte finale di questo articolo prenderemo in considerazione brevemente alcune possibili applicazioni della teoria di John Keel del superspettro ai fenomeni misteriosi. Secondo l’ufologo americano la presenza nel nostro mondo di creature terrificanti e mostruose non in tutte le epoche storiche ma solo in un limitato periodo di tempo è dovuta all’azione del superspettro, che utilizzando l’energia a sua disposizione ha creato tali creature e le ha mandate nel nostro mondo. Per fare degli esempi concreti, per Keel le apparizioni di fantasmi, i racconti terrorizzanti su entità demoniache quali incubi e succubi, i racconti riguardanti i vampiri e i licantropi non nascono dalla fantasia degli esseri umani ma dalla presenza momentanea di tali creature spaventose nel nostro mondo ad opera del superspettro. Secondo Keel anche l’ondata di aeronavi che interessò una parte degli Stati Uniti nel 1896-97 fu opera del superspettro allo stesso modo in cui gli avvistamenti ufologici della nostra epoca sono opera del superspettro. Secondo Keel anche i fenomeni che si verificano nelle sedute spiritiche e le apparizioni dell’uomo falena sono opera del superspettro il quale sarebbe anche responsabile degli incontri che gli esseri umani avevano nel medioevo con gnomi, elfi e fate. Come si vede quindi John Keel attribuisce una vasta gamma di fenomeni misteriosi apparentemente non collegati tra loro all’azione del superspettro. Vogliamo chiudere questo articolo con una breve considerazione riguardante i racconti che hanno come protagonisti i vampiri. Nel nostro libro “I miti della società contemporanea” abbiamo messo in evidenza il fatto che siamo rimasti colpiti dal ritorno di interesse nei confronti dei vampiri che si è verificato nella società contemporanea. Ad esempio abbiamo evidenziato che molti romanzi, molti film e alcune serie di telefilm hanno come protagonisti i vampiri, ed inoltre abbiamo altresì messo in evidenza in tale libro che anche in alcuni video di cantanti di successo sono presenti i vampiri. Se teniamo presente che soprattutto nell’Europa orientale, in un determinato periodo storico, quasi tutti gli individui erano terrorizzati dalla convinzione che i vampiri esistevano realmente, ci renderemo conto che tale terrore non poteva nascere solamente dalle fantasie di qualche pazzo o da qualche allucinazione, ma da fatti che dovevano avere qualche riscontro oggettivo. Dal momento che trascorso quel periodo storico il terrore collettivo suscitato dai vampiri è sparito tale fatto farebbe pensare che Keel potrebbe avere ragione quando afferma che era il superspettro a creare i vampiri in quel periodo storico in varie nazioni europee, cosicché i racconti terrorizzanti riguardanti i vampiri non erano frutto dell’immaginazione collettiva popolare ma dell’azione del superspettro. Una volta che il super spettro ha smesso di creare con la sua energia i vampiri il terrore suscitato da tali creature della notte in varie nazioni europee è finito.
Giovanni Pellegrino
Riferimenti bibliografici:
G. Pellegrino, I credenti degli UFO, Edisud, Salerno, 2002.
G. Pellegrino, Riflessioni sociologiche sul mistero degli UFO, Progetto Immagine, Torino, 2007.
G. Pellegrino, I miti della società contemporanea, New Grafic Service, Salerno, 2007.
John Keel, Creature dall’ignoto, Fanucci, Roma, 1978.
J. Vallée, Messaggeri di illusioni, Sperling & Kupfer, Milano, 1984.
J. Vallée, The Invisible College, Dutton, New York, 1975.
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