Manifestazione pro-Assad a Damasco, ottobre 2011. Vedete voi.
Barack H. Obama,
Al Pentagono, nel novembre del 2001, feci una chiacchierata con uno degli ufficiali superiori. Sì, stavamo ancora progettando la guerra contro l’Iraq, ma c’era anche altro. Quel progetto faceva parte di un piano quinquennale di campagne militari che comprendeva sette nazioni: a partire dall’Iraq, per continuare con la Siria, il Libano, la Libia, l’Iran, la Somalia e il Sudan. Il tono era indignato e quasi incredulo […] Cambiai discorso, non erano cose che volevo sentire.
Generale Wesley Clark, ex comandante generale dell'US European Command, che comprendeva tutte le attività militari americane in Europa, Africa e Medio Oriente. Da: Wesley K. Clark, Winning Modern Wars, p. 130).
Circa 10 giorni dopo l'11 settembre 2001 mi sono recato al Pentagono, ho visto il segretario alla difesa Rumsfield e il vice segretario Wolfowitz, sono sceso per salutare alcune persone dello Stato Maggiore che lavoravano per me e uno dei miei generali mi chiamò dicendomi: «Venga, Le devo parlare un momento», io gli dissi «ma lei avrà da fare...» e lui disse «no, no, abbiamo preso una decisione, attaccheremo l'Iraq» . Tutto questo accadeva attorno al 20 di settembre. E io gli chiesi: «ma perché?» e lui: «non lo so», e aggiunse «penso che non sappiano cos'altro fare». Io gli chiesi «hanno trovato informazioni che collegano Saddam Hussein con Al Quaeda?», disse «No, non c'è niente di nuovo. Hanno soltanto deciso di fare la guerra all'Iraq!», e disse «non so la ragione è che non si sa cosa fare riguardo al terrorismo, però abbiamo un buon esercito e possiamo rovesciare qualsiasi governo». Sono tornato a trovarlo alcune settimane più tardi e all'epoca stavamo bombardando l'Afghanistan. Gli chiesi: «bombarderemo sempre l'Iraq?», lui mi rispose «molto peggio!». Prese un foglio di carta e disse «ho appena ricevuto questo dall'alto», sarebbe a dire dall'ufficio del segretario alla difesa. «Questo è un memo che descrive in che modo prenderemo 7 paesi in 5 anni, cominciando dall'IRAQ, poi la SIRIA, il LIBANO, la LIBIA, la SOMALIA, il SUDAN e per finire l'IRAN». Gli chiesi: «è confidenziale?» e lui «si, signore».
L'esito finale di questa deriva sarà probabilmente un conflitto con l'Iran e con gran parte del mondo islamico. Uno scenario plausibile di uno scontro militare con l'Iran presuppone il fallimento [del governo] iracheno nell’adempiere ai requisiti [stabiliti dall’amministrazione statunitense], con il seguito di accuse all’Iran di essere responsabile del fallimento, e poi, una qualche provocazione in Iraq o un atto terroristico negli Stati Uniti che sarà attribuito all’Iran, [il tutto] culminante in un’azione militare “difensiva” degli Stati Uniti contro l’Iran.
Zbigniew Brzezinski, uno dei massimi esperti di politica internazionale, dichiarazione davanti ad una commissione del senato americano (1 febbraio 2007)
La Russia vuole da sempre lo sbocco nel Mediterraneo. Ha bisogno di una base navale extra-Dardanelli.
Nel 2008 Gheddafi promise ai Russi di concedere l’usufrutto di Bengasi.
Ora Bengasi è andata: non sarà mai un porto “russo”.
Dopo l’attacco aereo israeliano ad un impianto siriano nel 2007 e lo scellerato attacco georgiano alla Russia, appoggiato da Israele e dagli USA, è arrivato l’accordo russo-siriano (navale e militare) per l’espansione del porto siriano di Tartus, dove in teoria ci sarà una presenza navale russa permanente:
La Russia non può permettersi di perdere il Mediterraneo.
Israele non potrebbe attaccare la Siria (con la quale è ancora ufficialmente in stato di guerra), magari sfruttando la questione dei possibili disordini nel Golan legati all’indipendentismo palestinese, senza rischiare di farsi coinvolgere in un conflitto con la Russia.
Lo stesso vale per gli Stati Uniti. Già Bush aveva programmato un possibile attacco alla Siria:
La Russia mette le mani avanti e denuncia i presunti piani NATO:
Disordini nel Golan previsti al momento del voto ONU sulla Palestina:
Stando a quanto sostiene il regime siriano, i salafiti partecipano e fomentano gli scontri in Siria, tanto da costringere il regime a chiudere le frontiere con la Giordania. È davvero così improbabile? Vediamo un po’.
I salafiti uccidono Arrigoni e continuano a sparare missili contro Israele, in violazione delle direttive di Hamas:
creano disordini in Giordania:
nel Maghreb:
e persino in Bosnia:
Domenico Losurdo sugli eventi siriani:
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