Le attività
umane hanno solo accentuato un processo già in atto e che si verifica
ciclicamente.
RISCALDAMENTO
GLOBALE, EFFETTO SERRA, CLIMA FUTURO: ANALISI CRITICA, Roberto VACCA, "MIND",
Ago/Set 2005
[Roberto
Vacca non è un climatologo, ma un ingegnere sistemista che ha cercato di capire
chi abbia ragione fra tanti esperti in disaccordo - il vantaggio è che, essendo un osservatore esterno, non è partito con pregiudizi in favore dell'una o dell'altra parte]
La
percentuale di anidride carbonica (CO2) nell'atmosfera cresce. Nel 1958 era di
315 ppm (parti per milione), cioè in totale 670 Gt (miliardi di tonnellate) di
carbonio; nel 2004 era 377 ppm (798 Gt). Da circa 30 anni sentiamo ripetere
ovunque: "Questa crescita intensifica l'effetto serra e fa salire la
temperatura dell'atmosfera in modo preoccupante." Il processo viene
chiamato riscaldamento globale - global warming .
Alcuni
scienziati (fra cui J.E. Hansen, NASA, D.A. Lashhof, Environment Protection
Agency USA (EPA) dicono che la temperatura dell'atmosfera crescerà di 4 o 5°C
nei prossimi 50 anni. Quindi si scioglierebbero grandi masse di ghiaccio in
Antartide e in Groenlandia tanto da far salire il livello dei mari che nell'ultimo
secolo sarebbe cresciuto di 10 centimetri. La tesi è che l'aumento del CO2
nell'aria è causato dall'uso dei combustibili fossili (carbone, petrolio,
metano). Se non limitiamo drasticamente queste emissioni - dicono - il processo
si accentuerà. Fra un secolo il livello dei mari si sarà innalzato di qualche
metro: le città costiere andranno sott'acqua. John T. Hardy ( Climate Change ,
Wiley, 2003) riporta il parere di esperti secondo i quali l'imminente
innalzamento di 1 metro del livello del mare inonderebbe decine di migliaia di
km2 nelle zone costiere e forzerebbe la migrazione di milioni di persone in
USA, in Europa, in Asia, in Africa.
Questi
punti di vista sono considerati ormai una verità ufficiale. Li incorpora il
Protocollo firmato a Kyoto nel 1997 dai governi di 150 Paesi. Questi, tutti
insieme, producono circa il 60% dell'anidride carbonica immessa nell'atmosfera.
L'obiettivo è diminuire le emissioni di CO2 fino a tornare nel 2012 a un
livello del 7% inferiore a quello del 1990. Il Protocollo di Kyoto è stato
ratificato anche dalla Russia, ma non dagli USA che lo ritengono dannoso allo
sviluppo della loro economia. Infatti, per applicarlo dovrebbero adottare
misure intese ad aumentare i rendimenti, diminuire i consumi energetici,
passare a tecnologie diverse e a fonti rinnovabili di energia. Sostengono che
se applicassero le regole di Kyoto, creerebbero 5 milioni di disoccupati e
subirebbero perdite economiche fino a 62 G$ al 2010 e fino a 102 G$ al 2020.
Non sono cifre enormi: circa l'1% del PIL americano, ma ugualmente le
considerano inaccettabili.
E' strano
che queste teorie siano state accettate così largamente, dato che solo il 15%
dell'effetto serra dipende dal CO2 (predomina nettamente l'effetto del vapore
acqueo e anche il metano ha un effetto sensibile). L'argomento è critico:
esiste davvero un rischio grave? I pareri sono divisi. I catastrofisti e i loro
oppositori (secondo i quali le attività antropiche non influiscono quasi affatto
sul clima globale) si affrontano sui giornali, in TV, in acri dibattiti
pubblici. Firmano a migliaia appelli e manifesti e pubblicano commenti venefici
sostenendo che i firmatari dei documenti degli avversari sono pochi e poco
qualificati. Cominciamo col rileggere la storia delle teorie sull'argomento e
analizziamo, poi, i numeri, le risultanze empiriche e le teorie.
La storia
dell'effetto serra e del clima terrestre è piena di intuizioni brillanti e
anche di calcoli sbagliati - e di calcoli giusti. Curiosamente una previsione
errata fu avanzata da John von Neumann, il famoso matematico di origine
ungherese, davanti al quale Dennis Gabor (il fisico che vinse il Premio Nobel
per aver inventato l'olografia) raccontava di essersi sentito come lo scemo del
villaggio. Von Neumann, oltre ad aver elaborato teorie e fatto scoperte
notevoli definì la struttura dei primi computer: quello costruito all'Università
di Princeton si chiamava JOHNNIAC in suo onore. Von Neumann elaborò anche la
teoria dei modelli climatici chiamati, poi, GCM o General Circulation Models.
In questi modelli l'intera atmosfera viene suddivisa in decine di migliaia di
celle elementari. Si calcolano le influenze meccaniche e termodinamiche fra le
celle, mirando a prevedere ogni futuro evento meteorologico. L'approccio è
interessante e serve a prevedere il tempo atmosferico con vari giorni di
anticipo. I modelli sono inadeguati a formulare previsioni a lungo termine e
von Neumann sostenne nel 1955 che l'insuccesso dipendeva dalla scarsa velocità
dei computer del tempo. Vaticinò che per il 1980 la velocità dei computer
sarebbe stata tanto alta da permettere previsioni a mesi o forse anni di
distanza. Non andò così. Ora i computer sono molti milioni di volte più veloci
di quanto lui prevedeva - ma il clima futuro non si riesce a calcolare: dipende
da una moltitudine eccessiva di fattori in modi ancora non chiariti.
I calcoli
giusti vengono fatti e servono a illustrare quali siano i punti di vista più
ragionevoli in merito alle variazioni del clima passate e future. I processi
coinvolti sono tanto complessi che le certezze raggiunte sono scarse e le
questioni opinabili.
Il fisico
e matematico francese Fourier formulò per primo la teoria fisico-matematica
della trasmissione del calore e scoprì le serie matematiche (note con il suo
nome) indispensabili per analizzare ogni tipo di fenomeni periodici (e anche le
variazioni del clima come vedremo più oltre). Nel 1824 fu anche il primo a
capire che l'atmosfera produce un effetto serra sul nostro pianeta: l'energia
irradiata dalla Terra verso lo spazio è minore di quella ricevuta dalla
radiazione solare (che ha una lunghezza d'onda minore). Se non ci fosse
l'atmosfera, non ci sarebbe effetto serra e la temperatura media della
superficie terrestre sarebbe di 18°C più bassa di quella attuale (che è di 15°C).
Dalla metà
del secolo XIX si affermò sempre più chiaramente l'idea che molti millenni fa
la Terra aveva attraversato ere glaciali. Gli studiosi che la svilupparono
erano K. Schimper (il primo a parlare di Eiszeit = era glaciale), lo svizzero
L. Agassiz, lo scozzese J. Croll. Nessuno, però, era in grado di stimare la
durata, nè la successione di queste presunte ere.
Nel 1896
il chimico svedese (premio Nobel) Svante Arrhenius sostenne che l'uso
continuato del carbone come combustibile avrebbe raddoppiato nei prossimi tre
millenni la quantità di CO2 nell'atmosfera, accentuando l'effetto serra e
producendo un aumento di 5°C della temperatura media dell'aria. Arrhenius non
disponeva, però, di misure attendibili delle temperature antiche, nè di serie
storiche del tasso di CO2 presente nell'atmosfera.
Gli
astronomi, intanto, avevano misurato con precisione le caratteristiche
geometriche del moto della Terra. Già nel 1842 il matematico francese Alphonse
Adhemar aveva sostenuto che le ere glaciali fossero causate da variazioni
nell'orbita terrestre. L'idea fu ripresa dall'ingegnere (e astronomo) serbo
Milutin Milankovitch che dal 1912 al 1940 calcolò accuratamente (a mano!) gli
effetti sull'energia solare irradiata sulla terra di tre ordini di fenomeni:
la
variazione dell'eccentricità dell'orbita ellittica della Terra con periodo di
100.000 anni
la
variazione dell'inclinazione dell'asse terrestre (tra 22° e 25°) con periodo di
40.000 anni
la
precessione degli equinozi che ha un periodo di 22.000 anni
La figura
precedente riporta i diagrammi dei 3 tipi di fenomeni citati con i loro periodi
di 100.000, 40.000 e 22.000 anni. Il quarto diagramma da sinistra mostra
l'effetto cumulativo sull'entità della radiazione ricevuta dalla terra.
Milankovitch asserì che le variazioni corrispondenti sono la causa delle ere
glaciali verificatesi negli ultimi 800.000 anni.
La teoria
destò notevole interesse, ma fu poi criticata in base alla considerazione che
non dava conto in modo adeguato delle risultanze climatiche relative ai due
emisferi terrestri.
L'astronomo
inglese Sir Fred Hoyle avanzò una teoria alternativa attribuendo la causa delle
ere glacialì all'impatto di grossi meteoriti di pietra che causavano l'inizio
di un'era glaciale per il polverone sollevato - tale da oscurare il sole per
una decina di anni. La diminuzione della temperatura avrebbe causato il
congelamento dell'umidità dell'aria a formare piccolissimi aghetti di ghiaccio
(detti "polvere di diamante") che avrebbero poi riflettuto la
radiazione solare tenendo bassa la temperatura per millenni. La fine del freddo
sarebbe stata causata dall'impatto di un grosso meteorite metallico cui
conseguiva la presenza di particelle metalliche che assorbendo la radiazione
solare e avendo un basso calore specifico, facevano sciogliere la polvere di
diamante. Si innalzava la temperatura dell'aria e cominciava un'era
interglaciale.
La tesi di
Hoyle fu abbandonata.
Ma,
allora, quali sono gli argomenti sui quali si basa il convincimento che sono
gli uomini a influenzare la composizione dell'atmosfera e a causare il riscaldamento
globale? Attualmente il contenuto di CO2 dell'atmosfera cresce di 1,6 ppm
all'anno, il che corrisponde a 3,3 Gt/anno. E' un aumento notevole - e lo
analizzo più oltre. Da dove viene questa anidride carbonica? Si valuta che due
contributi notevoli e abbastanza facili da misurare siano:
Dunque,
l'aumento annuo della percentuale di CO2 atmosferico costituisce poco meno del
50% del CO2 emesso nell'atmosfera per effetto di attività umane. La domanda:
"Dove
va a finire il resto?"
è mal
posta. Come in contabilità, non possiamo calcolare questi bilanci per
differenza. Infatti esistono altre fonti e altri assorbitori di CO2. Occorre
considerare tutti i modi in cui l'anidride carbonica è immagazzinata sul nostro
pianeta. Testi autorevoli (ad es.: Guido Visconti, L'atmosfera , Garzanti,
1989) dicono che il carbonio presente nell'atmosfera come CO2 pesa 800 miliardi
di tonnellate. La biosfera (alberi e piante) ne contiene 2.000 miliardi di
tonnellate e i mari 37.000. E' ragionevole pensare che comandino i mari - in
base a meccanismi ancora non del tutto compresi (v. Lai, C.C. et al - Topics in
Catalysis , Kluwer Academic, 2005). Ma L.C. Smith e altri hanno pubblicato
sulla rivista SCIENCE (Vol.303, 16/1/2004) un lavoro sui meccanismi per cui gli
enormi depositi di torba nel Nord della Russia funzionano come assorbitori di
carbonio e come fonti globali di metano. [Uno solo di questi occupa 600.000 km2
(il doppio dell'area dell'Italia) e a seconda della temperatura assorbe o
emette enormi quantità di metano e di CO2 ]. Esistono notevoli incertezze sulla
quantità di carbonio contenuta in questi depositi formatisi durante l'olocene,
cioè negli ultimi 12.000 anni. Le stime variano da 270 a 1050 Gt.
L'assorbimento di CO2 e l'emissione di metano varierebbero in funzione della
temperatura: le quantità coinvolte sono così notevoli da superare notevolmente
quelle elencate nel bilancio riportato qui sopra. L'effetto delle attività
antropiche va, quindi, ridimensionato per più ragioni di una.
C'è
un'obiezione che potrebbe essere fatta alla tesi secondo cui le variazioni
della temperatura e dell'anidride carbonica atmosferica sono causate in modo
predominante da eventi astronomici. Infatti il grafico precedente mostra, sì,
una correlazione di quasi il 100% fra temperatura e CO2, ma la periodicità non è
precisa, come ci attenderemmo da una sequenza di eventi che ha cause
astronomiche. Gli intervalli di tempo fra i massimi di temperatura (evidenziati
nella tabella seguente) a partire dall'epoca attuale sono di 130.000, 110.000,
95.000 e 85.000 anni.
[Incidentalmente
il massimo di temperatura attuale non sembra ancora raggiunto - per cui
dovremmo attenderci un aumento della temperatura atmosferica unicamente in base
alle risultanze in merito al paleoclima].
Se consideriamo,
però, gli intervalli fra i minimi di temperatura, vediamo che sono più lunghi e
che il periodo di 100.000 anni ricade ogni volta entro la variazione periodica.
Dunque l'analisi di Fourier dei diagrammi dà un periodo di 100.000 anni e la
ripetizione dei cicli glaciali e interglaciali dipende essenzialmente dal
cumulo di circostanze rilevato da Milankovitch.
La forma
d'onda del processo viene deformata da numerosi fattori. L'aumento del tasso di
anidride carbonica (dovuto all'aumento della temperatura) causa un aumento
dell'effetto serra che amplifica il riscaldamento. Effetto analogo è prodotto
dalla diminuzione dell'albedo le superfici ghiacciate hanno area minore e
riflettono verso lo spazio meno energia solare. Si ha un forte feedback
positivo, il che spiega perchè le salite di temperatura alla fine delle
glaciazioni sono così ripide.
Entrano in
gioco, poi altri fattori, fra cui l'attività solare (variazione delle macchie,
etc.) e - a lungo termine - la deriva dei continenti, mentre, a breve termine,
si risente spesso dell'offuscamento dell'atmosfera dovuto alle eruzioni dei
vulcani. Ad esempio dopo il 1980 si è avuto un abbassamento della temperatura
attribuito all'eruzione del Piñatubo.
La storia
recente - dopo l'ultima glaciazione e gli ultimi 1000anni
Ci furono
glaciazioni importanti 700, 400 e 4 milioni di anni fa, quando l'homo sapiens
non esisteva. Secondo Peter Ward dell'Università di Washington ci fu, invece,
un massiccio riscaldamento globale 250 milioni di anni fa, che condusse nel corso
di alcuni milioni di anni all'estinzione del 90% delle specie marine e del 75%
di quelle terrestri. Pare che il tragico fenomeno fu causato da enormi eruzioni
vulcaniche in Siberia e, insieme, da eventi geologici che produssero un
abbassamento del livello del mare. I fondali marini esposti avrebbero emesso
grandi quantità di metano che è il gas più efficace nel contribuire all'effetto
serra. Le condizioni attuali sono molto diverse e quindi quegli eventi ci
riguardano poco.
Rilevante,
invece che, ventimila anni fa Canada e Nord Europa erano coperti da uno strato
di ghiaccio spesso 2000 metri. Anche a Sud il clima era più rigido. Il grafico
che segue mostra gli aumenti della temperatura (di circa 8°K) e dell'anidride
carbonica (di circa 100 parti per milione) da allora fino a oggi.
Questo è
il fenomeno analizzato da Milankovitch. Gli aumenti sono velocissimi. I
neanderthal e gli homo sapiens erano già apparsi prima della fine della
glaciazione precedente e in quei tempi nelle savane africane i nostri progenitori
si evolsero fino a raggiungere la nostra costituzione attuale. Quegli uomini
primitivi se la cavarono malgrado le risorse scarse, le conoscenze minime,
la tecnologia embrionale.
Se non
fosse aumentata la temperatura, non si sarebbe sviluppata poi nessuna delle
grandi civiltà umane. Solo quando l'isoterma dei 21°C si spostò a Nord, lungo
di essa nacquero le civilizzazioni di Mohenjodaro (fra India e Persia), di
Persepoli, Babilonia, Egitto e poi quelle dei fenici, dei greci, dei romani. E
lontano si sviluppavano la civiltà cinese e quelle pre-colombiane amerindie.
Con le città crebbero l'agricoltura, le tecniche, le arti, la scienza e tutti i
fattori che hanno aumentato la potenza e le risorse umane. Da allora la vita
degli uomini ha lasciato tracce. Ha prodotto eventi interessanti, ricordati
dopo millenni, e oggetti imponenti ancora visibili. Insieme si sono prodotte
tragedie, guerre, genocidi, distruzioni. Malgrado questo, le cose non vanno
tanto male. Stiamo molto meglio di quanto toccasse ai nostri avi cacciatori e
raccoglitori.
Alcune
vicende tragiche per certe popolazioni ebbero cause prime climatiche. La
scomparsa di grandi regni Maya fu dovuta forse a un lungo periodo di siccità
dall'VIII al XIV secolo. Secondo alcuni rivolgimenti climatici dovuti alla
scarsità di macchie solari abbassarono la temperatura nell'Atlantico
settentrionale producendo la mini era glaciale (dal XV al XVII): la Groenlandia
fu abbandonata, l'Islanda aveva un solo porto libero da ghiacci e gli abitanti
stavano per tornare in Danimarca. Poi la temperatura cominciò a salire di nuovo
verso il 1700 - e non si bruciavano ancora combustibili fossili - chiaro
indizio che l'effetto delle attività industriali viene sopravvalutato.
La figura
seguente rappresenta le variazioni della temperatura atmosferica secondo 6
diverse ricostruzioni fatte da diversi gruppi di scienziati. Tutti confermano
il periodo caldo fra l'800 e il 1300 e la mini era glaciale seguente, che
si concluse verso la fine del secolo XVII.
La
tendenza è confermata dai rilevamenti relativi agli ultimi 150 anni (vedi
figura seguente relativa agli ultimi 150 anni). Nel diagramma si notano il raffreddamento
- o la stasi - dopo il 1900 e si riconosce anche la modesta diminuzione di
temperatura dopo la già citata eruzione del Piñatubo nel 1980.
Una mia
previsione matematica - empirica, ma accurata
Negli
ultimi 4 decenni la concentrazione del CO2 atmosferico misurata a MaunaLoa da
C.D.Keeling e T.P. Whorf dello Scripps Institute of Oceanography dell'Università
della California, è aumentata di continuo Questa circostanza è nota a tutti.
Meno noto, invece, è il fatto che nel 1976 si verificò una netta discontinuità
in questo processo.. L'aumento annuo medio della percentuale di CO2
nell'atmosfera fra il 1959 e il 1976 fu di 0,95 ppm/anno. Invece fra il 1976 e
il 2003 l'aumento è stato in media di 1,608 ppm/anno. Questa accelerazione del
processo di incremento del CO2è stato interpretato da taluno come un indizio
che il processo si aggrava e che, quindi, arriveremo presto al temuto raddoppio
dell'anidride carbonica atmosferica. Questa, però, è una previsione ingenua che
si basa su procedure di extrapolazione semplicistiche. Io ho calcolato quali
siano le equazioni che meglio descrivono l'andamento delle serie storiche
1958-76 e 1976-2003. Ho utilizzato equazioni logistiche di Volterra a 3
variabili.
Queste
equazioni descrivono accuratamente processi di crescita di certe variabili
(popolazioni biologiche, epidemie, prodotti industriali) che si espandono
tendendo a riempite una nicchia ecologica. L'andamento tipico ha forma ad S:
crescita iniziale lenta, poi tanto veloce da sembrare esponenziale. Infine
entrano in azione fattori limitanti: la crescita rallenta e tende a un asintoto
costante.
Questa
analisi indica che a partire dal 1976 la concentrazione atmosferica del CO2
aumenta più velocemente che negli anni precedenti, ma mira a un asintoto più
basso, di 424 ppm, che dovrebbe essere raggiunto nei primi decenni del XXII
secolo.
Se le
rilevazioni future effettuate a MaunaLoa confermeranno che la tendenza attuale
del fenomeno mira a un valore della concentrazione di 424 ppm (solo il 13%
maggiore del livello del 2003), avremo un altro elemento che ci induce a
ridurre (o ad annullare) il timore che l'aumento della temperatura atmosferica dipenda
dalla concentrazione crescente del CO2 atmosferico.
Rimedi
Non è
ragionevole pensare, dunque, che gli uomini stiano causando danni ecologici
gravi e irreversibili per il fatto che bruciano combustibili fossili. Non
stiamo producendo, noi, un riscaldamento globale su scala planetaria. Ancora
meno ragionevole sembra una teoria che taluno ha avanzato recentemente. Secondo
questa, già migliaia di anni fa i primi agricoltori hanno iniziato la tendenza
al riscaldamento globale perchè distruggevano le foreste, bruciavano vegetali,
allagavano campi per piantare il riso, allevavano animali. In quei tempi
remoti, infatti, la popolazione umana del globo era tanto piccola che non ha
senso pensare a suoi impatti globali sul clima.
In ogni
caso, quando le idee erano meno chiare di oggi, alcuni studiosi hanno pensato a
rimedi per il caso che effettivamente l'aumento del CO2 atmosferico potesse
rappresentare un rischio grave.
Il fisico
Freeman Dyson propose di piantare mille miliardi di sicomori. Se supponiamo che
a regime ogni albero immagazzini 500 kg di carbonio, la quantità totale sarebbe
di 500 Gt (miliardi di tonnellate) cioè circa il 60% della quantità esistente
nell'atmosfera nel 2004 sotto forma di CO2.
Il fisico
Cesare Marchetti suggerì nel 1988 ["How to Solve the CO2 Problem Without
Tears" - Come risolvere il problema del CO2 senza lacrime, 7ì Conferenza
sull'idrogeno, Mosca, 1988] di centralizzare la produzione di CO2 usando
energia nucleare nelle steppe per riformare il gas naturale, estraendone
l'idrogeno da usare come vettore energetico. Il CO2 prodotto potrebbe essere
liquefatto e immesso nelle profondità degli oceani oppure in pozzi di petrolio
esauriti. Quest'ultima soluzione permetterebbe di far emergere residui di petrolio
restanti. Il CO2 conservato sotto terra potrebbe essere di nuovo immesso
nell'atmosfera per far crescere l'effetto serra e innalzare la temperatura, se
dovesse profilarsi una nuova era glaciale.
Una misura
efficace da prendere in ogni caso, consiste nello sviluppare energie
alternative che evitino di bruciare i combustibili fossili. Fra queste: il
fotovoltaico solare ad alto rendimento: teoricamente si potrebbe salire dal 15%
attuale all'85%. Anche se bruciare petrolio e metano non è davvero rischioso ai
fini dell'impatto sul clima, queste sostanze sono alla base dell'industria
petrolchimica e della plastica con utilità ben maggiore di quella ottenuta
bruciandole.
Le
incertezze
In
conclusione esistono molti fenomeni, situazioni e circostanze che influiscono
sul clima. Sono: regolarità ed eventi astronomici, fenomeni biologici (furono i
cianobatteri, miliardi di anni fa, a scomporre le molecole d'acqua assorbendo
l'idrogeno e rilasciando ossigeno che formò l'atmosfera originaria), effetti
dell'impatto di meteoriti e di eruzioni vulcaniche. Gli esperti hanno capito
parecchie cose, ma non tutte. Quindi non siamo in grado di fare previsioni a
lungo termine sul clima.
Ho chiesto
il parere del Prof.Guido Visconti, professore di fisica terrestre all'Università
dell'Aquila e noto esperto internazionale. Ha risposto:
"Al
momento attuale i problemi principali ancora da chiarire riguardano:
1. Quale è
l'esatto meccanismo causale delle glaciazioni
2. Che
cosa provoca la variazione in fase di CO2, temperature, metano, etc Su (1)
sembrerebbe che Milankovich avesse ragione eccetto per il fatto che il periodo
dominante di 100.000 anni corrisponde effettivamente alle variazioni di
eccentricità dell'orbita terrestre. L'entità di tali variazioni, però, ci
appare troppo piccola. Anche gli altri fattori con periodo di 40.000 anni
(inclinazione dell'asse terrestre) e 22.000 anni (precessione degli equinozi)
sono piccoli e quindi è necessario in ogni caso un meccanismo di amplificazione
che al momento non è completamente definito.
Su (2) in
passato si pensava a una pompa biologica (se il livello dell'oceano si abbassa
aumenta la fertilizzazione da erosione e quindi aumenta l'attività biologica
che succhia CO2). In effetti oggi si pensa più ad una fertilizzazione dal cielo
perchè una terra glaciale ha molta più polvere in atmosfera."
E se,
invece, venisse un'era glaciale?
Atsumu
Ohmura è un geografo e lavora al Politecnico Federale Svizzero. Nel 1985
analizzava le serie storiche della radiazione solare registrata sulla
superficie terrestre negli ultimi 30 anni e rimase basito: stava diminuendo di
circa lo 0,3% all'anno. In tre decenni era calata del 10%. Esitò quattro anni
prima di pubblicare i suoi risultati. Quando lo fece, fu ignorato.
Intanto
altri ricercatori sostenevano che la luce solare sulla terra tendeva a
diminuire negli ultimi due decenni del secolo scorso. Stanhill e Shabtai Cohen
(del Centro Volcani a Bet Dagan, Israele) ritennero di aver dimostrato che la
radiazione solare che raggiunge la terra è diminuita dal 1958 al 1992 fra lo
0,23 e lo 0,32% all'anno.
Questi
studiosi furono presi sul serio da Graham Farquhar, biologo australiano
dell'Università di Canberra, che studiava la velocità di evaporazione dei mari
e sosteneva che fosse diminuita di pari passo con la calante radiazione
registrata al suolo. Quando Farquhar ne parlò a un famoso esperto (che non
nomina), questi rispose:
"Sono
baggianate, Graham. Se fosse vero, saremmo tutti congelati." Le polemiche
divamparono. Un articolo di Farquhar fu accettato nel 2002 dalla ben nota
rivista Science. La diminuzione della radiazione pare avvenga nella gamma dello
spettro visibile e nell'infrarosso - non nell'ultravioletto. Altri, invece,
sostengono che la radiazione solare è aumentata negli ultimi 150 anni. Come si
conciliano queste osservazioni con l'aumento della temperatura atmosferica che è
in atto da 3 secoli e che ha dato adito al panico per il riscaldamento globale?
Secondo
ricercatori citati, la radiazione solare diffusa non danneggia la flora e forse
la favorisce. Dunque la temperatura crescerebbe, mentre la luce cala. Le
controversie continuano.
Un fattore
enorme che influenza il clima è notoriamente l'energia trasportata dalle
correnti oceaniche. E' migliaia di volte maggiore di tutta quella prodotta
dall'uomo. Sappiamo bene che a causa della corrente del Golfo l'Europa
Settentrionale ha un clima ben più dolce delle regioni atlantiche di Canada e
USA, che alla stessa latitudine sono molto più fredde. L'equilibrio di queste
grandi correnti è influenzato dalla deriva dei continenti, fenomeno ben noto e
lentissimo.
Una
previsione preoccupante è stata pubblicata da Peter Wadhams, professore di
fisica degli oceani all'Università di Cambridge e capo del gruppo di studio
sulla fisica degli oceani polari. Dopo campagne di rilevazioni in Groenlandia e
sotto il Polo Nord (con un sommergibile britannico) lo scienziato riferisce di
aver misurato un assottigliamento della calotta polare artica del 45% e una
netta diminuzione delle correnti verticali discendenti (fino ai fondali a 3000
metri di profondità) di acqua fredda e densa proveniente dal Polo. Tali
correnti richiamavano in superficie l'acqua calda della Corrente del Golfo in
misura molto maggiore dell'attuale. In conseguenza Wadhams considera probabile
che entro il 2020 la calotta polare artica sia completamente disciolta. Ritiene
che tale evento si verificherà di sicuro entro il 2080. La temperatura delle
Isole Britanniche scenderebbe allora di una decina di gradi.
Queste
affermazioni suonano un po' avventate, anche se espresse da un noto esperto. Io
ritengo che dovremmo essere modesti e stare attenti a non accettare certezze
gratuite. Certo l'immaginazione va coltivata: è alla base del progresso e
dell'invenzione scientifica e fornisce i concetti che sono alla base di ogni
modello mentale o matematico. Ricordiamo, però, che i modelli matematici,
anche se ci impressionano mentre girano velocemente sui computer, devono essere
usati con prudenza. Prima di essere validati, non danno certezza alcuna. In
questo settore della climatologia a lungo termine finora non abbiamo
validazioni. Nessun modello ha previsto accuratamente eventi futuri con decenni
di anticipo. Ricordiamo sempre la frase di Galileo Galilei:
"Ciò
che l'esperienza e i sensi ne dimostrano devesi anteporre a ogni discorso
ancorchè ne paresse assai fondato."
Nessun commento:
Posta un commento