venerdì 28 ottobre 2011

Nuovo Ordine Europeo


Stiamo andando verso gli Stati Uniti d'Europa. 


Io sono contrario e qui di seguito spiegherò perché:
Il concetto che stanno martellando in testa all’opinione pubblica europea è che occorre un'Europa più accentrata, più unitaria, perché il sistema va consolidato e stabilizzato. Si deve passare da una confederazione ad una federazione. Lessicalmente, quest'ultima sembra una differenza da poco, ma non lo è. La confederazione è un'unione di stati che conservano la propria sovranità e si accordano su quegli strumenti ed istituzioni che servono a mantenere la pace e la cooperazione. La federazione è una cosa come la Svizzera o gli Stati Uniti, dove gli stati cedono la loro sovranità ad un'entità giuridico-politica che li sovrasta e non possono più tornare indietro. L’Unione Sovietica era una federazione. Originariamente la Svizzera era una confederazione: di qui la sua denominazione di Confederazione Elvetica, sebbene non abbia più nulla di confederale. Ci volle una guerra civile per completare la transizione:
“Nel 1848 una nuova costituzione pose termine alla grande indipendenza di cui godevano i cantoni trasformando la Svizzera in uno stato federale (benché il nome di confederazione fosse mantenuto)”.
Ora io mi chiedo, e lo domando anche ai lettori: ha senso che una vasta maggioranza di cittadini italiani sia favorevole a maggiori autonomie regionali e locali e nel contempo debba subire un processo centralistico a livello europeo imposto dall’alto?
Io la considero una svolta pericolosa (rischio di guerra civile o rivolte, come fu il caso degli Stati Uniti, o del Canada, o dell’India, o del Messico) – per non dire sovversiva – che non serve gli interessi dei cittadini ma esclusivamente quelli delle oligarchie dominanti, quelle stesse che hanno permesso che la finanza governasse l’economia e l’economia governasse la politica, svuotando di ogni contenuto e valore l’idea stessa di democrazia.

IL PRECEDENTE DEGLI STATI UNITI

Siamo alla fine del diciottesimo secolo e si sta decidendo se i 13 stati ratificheranno la Costituzione [Trattato di Lisbona]. Gli stati che non l’avessero ratificata non sarebbero stati considerati parte dell’Unione.
Molti sono contrari alla creazione di un governo federale. I posteri li hanno denominati “anti-federalisti”. In massima parte contadini, artigiani e piccoli commercianti, ma rappresentati da alcune menti di grande levatura e diversi padri fondatori. La media e grande impresa ed il settore bancario erano invece schierati con i federalisti. Gli antifederalisti sostenevano che ogni stato avrebbe dovuto esercitare la propria sovranità. Non volevano una grande quercia che facesse il vuoto nel sottobosco circostante e denunciavano gli allarmismi di chi affermava che senza una nazione continentale il caos avrebbe avuto la meglio. In pratica entrambi gli schieramenti erano d’accordo su una sola cosa: si trattava di una decisione fondamentale che avrebbe segnato drammaticamente le sorti di milioni di cittadini. Prego i lettori di notare le numerose analogie con la situazione odierna in Europa. Passiamo ora all’approfondimento delle argomentazioni messe in campo dalle due parti.

Tesi degli anti-Federalisti:

  1. la confederazione va già più che bene: c’è pace, c’è stabilità, c’è prosperità. Si sta meglio in una confederazione di repubbliche di dimensioni più ridotte, meno militariste, unite dalla gestione della politica estera e delle questioni di interesse generale [Europa dei popoli, non dei tecnocrati];
  2. le riforme devono riguardare essenzialmente la regolamentazione dell’economia e del fisco [finanza, fisco e mondo del lavoro];
  3. non si attua una radicale riorientamento delle istituzioni dall’alto: serve il consenso popolare [referendum];
  4. non vi è bastata la lezione del dispotismo britannico? Volete tornare al passato? [nazismo e comunismo]
  5. potere troppo accentrato, alto potenziale di corruzione e minaccia di sviluppi oligarchici e tirannici [Bruxelles];
  6. troppo pochi rappresentanti per così tanti cittadini (eccessiva separazione tra elettorato ed eletti – lo pensava anche Montesquieu) [Strasburgo];
  7. mancanza di una carta dei diritti: per rabbonire gli anti-federalisti nel 1791 fu approvata la Bill of Rights, ossia l’insieme dei 10 emendamenti alla Costituzione che ha preservato la democrazia negli Stati Uniti nonostante le molteplici aggressioni autoritarie dall’interno [costante violazione dei diritti nella Guerra al Terrore, nelle politiche sull’immigrazione e sul diritto di espressione e protesta];
  8. drastico ridimensionamento dell’autonomia dei governi locali, gli unici strettamente a contatto con la realtà locale, eredità della lotta rivoluzionaria contro la monarchia inglese [autonomie locali];
  9. unica capitale federale diventerebbe un ricettacolo di parassiti e politicanti (“Washington ladrona!”) [Bruxelles];
  10. massimo di democrazia diretta nel quadro del completo rispetto della carta dei diritti (Bill of Rights), per evitare la tirannia delle maggioranze [Commissione Europea, Banca Centrale Europea];
  11. forte rischio di una burocrazia federale ipertrofica ed onnipotente [Unione Europea];
  12. mancanza di procedure che consentano le rotazioni periodiche delle mansioni, in modo che nessuno si “incolli” alla sua poltrona, e di togliere la delega in caso di incompetenza o disonestà [problema globale];
  13. eccessive prerogative assegnate al presidente, senza che ci sia la minima certezza che sia invariabilmente una persona proba [svolta presidenzialista, proposta di candidare Tony Blair, un criminale di guerra];
  14. l’istituzione di un esercito professionale permanente è un errore. Meglio le milizie locali, che non rappresentano mai una minaccia per la democrazia e i diritti civili e non instillano nei cittadini quella mentalità guerriera, aggressiva che affligge le nazioni europee (le guerre devono essere solo difensive) [imperialismo “umanitario”, minacciato impiego dell’esercito nelle città inglesi durante le recenti rivolte];
Le tesi dei federalisti, che alla fine prevalsero:

  1. la situazione è drammatica: siamo sull’orlo della bancarotta e dell’anarchia a causa di un governo confederale impotente [crisi dell’euro e delle banche];
  2. un governo centrale forte può promuovere la crescita del commercio e dell’economia in genere: ha maggiori poteri di coordinamento [idem];
  3. si può difendere meglio dalle aggressioni esterne [guerra al terrore e Iran];
  4. può mantenere meglio l’ordine (il panico causato dal Terrore Rivoluzionario francese fu impiegato dai Federalisti per allarmare la popolazione paventando futuri sanguinose rivolte) [guerriglia urbana];
  5. riduce i rischi di una guerra civile [morte ai PIIGS];
  6. riduce la faziosità ed i particolarismi [Anders Behring Breivik];
Antifederalisti vincono in 2 stati su 13: North Carolina e Rhode Island [No di Francia, Paesi Bassi e Irlanda alla Carta costituzionale ed al Trattato di Lisbona]. In quattro altri stati perdono per una manciata di voti (differenza di una quarantina di voti su 684 in totale). Solo 12 quotidiani su un centinaio si schierarono con gli anti-federalisti [mezzi di informazione in gran parte asserviti al pensiero unico dell’UE tecnocratica].

11 settembre 2001
In seguito agli attacchi dell’11 settembre 2001, si è registrata una nuova svolta autoritaria della democrazia statunitense, dopo la Paura Rossa del 1917-1920: (http://it.wikipedia.org/wiki/Paura_rossa)
ed il Maccartismo del 1950-1954 (http://it.wikipedia.org/wiki/Maccartismo)
Il futuro potrebbe rivelarsi ancora più tetro:

Bibliografia:
Michael Allen, “Anti-Federalism and Libertarianism”,  Reason Papers, 7 (Spring, 1981), 73-94.
Robert P. Davidow (ed.), Natural Rights and Natural Law: The Legacy of George Mason, Fairfax, Virginia: George Mason University Press, 1986.
Rachel Hope Cleves. The Reign of Terror in America: Visions of Violence from Anti-Jacobinism to Antislavery. New York: Cambridge University Press, 2009.


INTEGRAZIONI E CORREZIONI A CURA DI MARIO GIULIANO:
“Il tuo pezzo è largamente condivisibile nelle sue conclusioni e anche i paragoni con gli Stati Uniti e la Svizzera sono interessanti. Quello che manca è forse una carrellata della storia della costruzione dell'Unione Europea e delle sue implicazioni di diritto costituzionale. La Comunità Europea nasce con competenze molto ristrette (energia atomica, carbone e acciaio, commercio) tra un gruppo ristretto di appena sei Stati. Fin dall'inizio la dottrina evidenzia e critica il carattere antidemocratico della struttura dell'organismo internazionale, anche se ciò non preoccupa date le ristrette competenze. Questo mantra viene poi ripetuto per più di mezzo secolo senza che nessuno faccia nulla di sostanziale per cambiare le cose, finché esteso il numero dei paesi a più di venti, e con il numero dei paesi anche delle competenze, la soluzione diventa quella di introdurre il voto a maggioranza ponderata che consente a pochi paesi grandi con l'alleanza di alcuni piccoli, di imporre con la prepotenza il loro volere a tutti. Al tempo stesso al Parlamento Europeo, che comunque è poco rappresentativo essendo i suoi membri troppo poco numerosi per rappresentare centinaia di milioni di persone di più di venti paesi, vengono attribuiti alcuni diritti di voto che però risultano pressoché cosmetici. Detto questo fare dei paragoni con le confederazioni e le federazioni del passato è forse fuorviante dal momento che la Comunità Europea parte in sordina come un organismo internazionale che è molto meno di una confederazione, e mira però ormai chiaramente a diventare una sorta di federazione molto accentrata senza i necessari passaggi costituzionali (id est assemblea costituente), ed anzi coartando surrettiziamente, e con profili penalmente rilevanti per praticamente la generalità dei politici europei coinvolti, le costituzioni dei singoli paesi, cioè in definitiva la loro storia. In tutti gli ordinamenti degli stati europei ci sono norme che puniscono severamente questo genere di comportamenti come attentato alla Costituzione o Alto Tradimento. E questo non si fa per dabbenaggine o inconsciamente ma dolosamente. Infatti dopo il fallimento della ratifica della Costituzione Europea, che peraltro era stata redatta in modo scorretto dal punto di vista costituzionale, senza una assemblea costituente, si è infatti esplicitamente inteso reintrodurne i medesimi contenuti con il Trattato di Lisbona, senza dare voce ai popoli (tranne l'infortunio irlandese poi bypassato con un secondo referendum). Naturalmente i perpetratori di questo crimine ai danni dei popoli europei, della loro storia e della loro cultura, si giustificano ammantando tutti i loro turpi atti della glassa dolciastra e nauseabonda della missione di pace: è grazie all'Unione Europea che i popoli europei sono in pace dal 1945, dicono. Affermazione di cui è facile misurare non solo la falsità ma anche la stupidità semplicemente passando in rassegna a tutte le guerre, di vario genere, combattute dal 1945, e alle quali gli europei hanno dato, in un modo o nell'altro, il loro contributo”.

…che allega i seguenti video:

·      “A proposito della propaganda europeista sull'efficacia dell'UE per assicurare la pace utile vedere questo: http://www.youtube.com/watch?v=5-xaGTrqmGU&feature=related, Mary Lou McDonald allo Shannon International Peace Festival. Gigantesca, e non solo fisicamente”;
·      “Mary Lou McDonald sui diritti dei lavoratori nel Trattato di Lisbona: http://www.youtube.com/watch?v=p1AcYvw6Snc&feature=related, ed oggi assistiamo in Italia al progredire della controrivoluzione neoliberista nella demolizione di una lunga tradizione giuslavorista”;
·      “Il Trattato di Lisbona spiegato da Peter Jens Bode (DK): http://www.youtube.com/watch?v=Vo0QtoguAOI&feature=related, in inglese, con interventi d'aula di Mary Lou McDonald”;
·      “Un istruttivo riassunto del colpo di stato di Lisbona (anzi dei colpi di stato): http://www.youtube.com/watch?v=Nn5JIHK_IHU&NR=1, fantastica la stroncatura del Kapò Schulz da parte della teologa danese al minuto 9:54”;


Lo ringrazio moltissimo.

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