mercoledì 19 ottobre 2011
Il governo israeliano sta distruggendo le coscienze e le esistenze di chi vive in Israele e Palestina
Breaking the Silence, un’organizzazione indipendente che ha il compito di diffondere le testimonianze di soldati e soldatesse dell’esercito israeliano in servizio nei Territori Occupati, mostra che i governi israeliani sono responsabili anche del male che infliggono ai soldati israeliani. Questi sono degli estratti che ho giudicato più significativi:
- “Mi sono resa conto all’improvviso quanto fossi stata disumana là fuori leggendo delle email che avevo mandato alle mie amiche. Non avevo idea di chi le avesse scritte”;
- “Avevo della gomma da masticare nella tasca e ho visto dei bambini arabi e gliene ho data un po’. Le altre poliziotte mi fissavano come se avessi fatto un gesto estremo”;
- “Quando ti astrai da ciò che ti circonda, niente ha più senso, è tutto inumano. Ma quando ci sei dentro, deve diventare tutto normale, altrimenti non funzioni”;
- “C’è un distacco da ciò che sei nella tua vita normale, come se ci fosse una barriera emozionale quando sono là fuori. Se vuoi funzionare, devi proteggerti in qualche modo, non devi provare troppe emozioni, devi essere meccanico, distaccato”;
- Non me lo dimenticherò mai finché vivo. Quando riuscii a tirar fuori i conflitti e le emozioni dei soldati, il loro ufficiale venne da me e mi disse: “Stai trasformando i miei uomini in fighette”;
- Un soldato sputa ad un arabo fermo ai bordi della strada: “Mi ricordo di essermi sentito davvero bene, ho sputato contro un terrorista, così li chiamiamo. E poi mi ricordo che ho cominciato a sentire che c’era qualcosa che non andava. La Giornata della Memoria dell’Olocausto all’improvviso ti metti pensare: “Ma queste sono le cose che facevano a noi, sono esseri umani anche loro. Non era un terrorista, era solo un ragazzino sfaccendato troppo vicino alla nostra base”.
- “Per completare la missione devi rinunciare ad un po’ della tua umanità. Non c’è altra scelta”.
- “Stavamo parlando con questo colono e mi ha detto che c’era un rabbi locale che aveva decretato che gli Arabi non sono umani e che perciò si potevano tirare le pietre contro di loro”
- “C’è una chiara correlazione tra il tempo di servizio nei territori occupati e quanto ti si fotte il cervello. Lo chiamano intorpidimento ma per me è un’intossicazione, come quando ti ubriachi. Ti fotte la mente, è l’esperienza di una preda, di un predatore, insomma di un animale…”;
- Ufficiale a Nablus (fine del 2003): quel che mi turba maggiormente è la mancanza di valore attribuito alla vita umana nei Territori Occupati. Ovviamente non a quella degli Israeliani.
Hebron
- C’è un nesso evidente tra la durata del servizio militare nei territori e quanto ti fotti il cervello…Più merda ti fanno ingoiare, Ebrei ed Arabi, l’esercito e lo stato…lo chiamano intorpidimento, ma per me è forse un’intensificazione dei sensi, come quanto ti ubriachi…perché servire nei territori non ti intorpidisce, è un “picco”, un picco negativo, per così dire: sei sempre stanco, sei sempre arrabbiato, devi sempre andare in bagno, hai sempre paura di morire, hai sempre voglia di beccare il terrorista. È una vista senza sosta. Anche quando dormi, non dormi bene…è un’esperienza che non dovrebbe fare nessun essere umano. Ti fotte il cervello. è l’esperienza di un animale braccato e di un animale predatore, insomma un animale.
- “Penso che la mia definizione di Ebreo sia cambiata un po’ ad Hebron. Prima pensavo che chiunque si definisse ebreo lo fosse. Non sono più così sicuro. Alcuni sono esseri umani ma non si comportano come tali, non si comportano come Ebrei che hanno vissuto l’Olocausto. Certo loro personalmente non erano lì ma in famiglia hanno dei sopravvissuti. Se sono capaci di scrivere sulle porte degli Arabi “Via gli Arabi” o “Morte agli Arabi” e disegnarci sopra una Stella di Davide, che per me diventa una svastica quando la usano così, allora il significato di “ebreo” è cambiato. L’altra cosa che mi è rimasta di quella esperienza è che mi sento ferito, non fisicamente ma emotivamente”.
- Qualunque cosa abbia chiamato democrazia, non esiste ad Hebron. Gli Ebrei fanno quel che gli pare, non ci sono leggi, neanche per il traffico. Qualunque cosa è fatta per la religione e allora va tutto bene, anche svuotare un negozio…Come soldato era un problema, perché vengo da una famiglia che crede nei valori, nell’etica. Facevo parte di un movimento giovanile. Mi avevano insegnato la democrazia a scuola. Poi mi sono trovato ad un posto di blocco a dire alla gente: “senti, tu da qui non ci passi ora, perchè questi sono gli ordini”. Non avevo nessun buon argomento per spiegarlo e non avrebbe cambiato nulla, non avrebbero comunque potuto procedere. Oppure dovevo entrare in una casa e dire: “bene, ora voglio tutti i bambini in una stanza, perché devo perquisire la casa”. Se capitasse a me non so cosa farei. Davvero. Impazzirei se la gente entrasse a quel modo in casa mia. Ho provato ad immaginare i miei genitori, la mia famiglia [EMPATIA], cosa farebbero se delle persone armate entrasse in una casa con dei bambini puntassero le pistole e dicessero: “datevi una mossa!”. Un giorno ho sentito che un colono ebreo aveva investito un bambino arabo….come siamo arrivati lì ho sentito le ultime parole del medico (ebreo) al mio comandante: “ora nessuno potrà dire che non ci prendiamo cura di questi animali”.
- Mi sono vergognato il giorno in cui mi sono reso conto che mi piaceva la sensazione del potere. Non credo nel potere: non penso che questo sia il mondo in cui si devono trattare le persone, specialmente chi non ti ha fatto niente, ma non puoi far altro che inebriartene. La gente fa quello che dici. Sai che è perché sei armato. Sapere che se non avessi un’arma e se non ci fossero I commilitoni ti salterebbero addosso, picchierebbero a sangue per poi pugnalarti, ti fa piacere. Non è semplice piacere, diventa un bisogno. E poi, quando qualcuno improvvisamente ti dice di no, “cosa vuol dire no? Lasciamo da parte il fatto che penso che tutti gli Ebrei di lì siano pazzi e che voglio la pace e che credo che dovremmo abbandonare i territori, come osi dirmi di no? Io sono la Legge! Sono la Legge qui! E allora capisci che la cosa ti fa godere. Cominci a giocare con loro, come in un videogioco. “vieni qui, vai là”, cose così. Non serve neppure muoversi, è il tuo dito che comanda. È una sensazione incredibile, che non puoi esperire altrove... diventa una droga. Quando l’ho capito ho cominciato ad interrogarmi per capire che cosa mi era successo e allora una grande bolla è scoppiata. Pensavo di essere immune, di essere un uomo intelligente, articolato, morale, cose che potevo confermare da me stesso, senza chiedere a qualcun altro. Mi ritenevo una persona del genere. E poi all’improvviso scopro che mi piace controllare le persone.
- In un certo senso è una bella sensazione perché puoi fare quel che vuoi, sei il padrone delle tue azioni, gli dici quel che devono fare e loro lo fanno, perché sono spaventati. E qui entra in gioco la discrezione e la maturità dei soldati, che non sempre ci sono…succedono un mucchio di disastri qui, perché quando conferisci ad un diciottenne un tale potere può fare cose orribili…
- Penso che ad Hebron la cosa che mi ha più sconvolto e spaventato è stato tutto quel potere incontrollato e le cose che questo potere faceva fare alla gente. In un caso ci dissero che “la pace e la calma non vanno necessariamente bene e se non c’è caos, lo creiamo noi”. Per mostrare il nostro potere, per dimostrare che siamo dappertutto.
- Questa è la frase più repellente, quella che almeno per me ha le connotazionie più negative e la sentirai pronunciare da quasi ogni soldato: “sono un soldato e sto solo eseguendo degli ordini”.
- Un giorno ho visto un vecchio palestinese, molto vecchio, con una lunga barba bianca, il volto coperto di rughe, che portava due borse della spesa e passava a fianco di un bambino ebreo ortodosso, che avrà avuto 6, 7 al massimo 9 anni. Questo bambino gli si è avvicinato, lo ha guardato negli occhi e gli ha detto “sporco arabo”, sputandogli in faccia per poi scappare. È salito su un tetto e ha cominciato a tirargli delle pietre. Ero scioccato. È questa l’educazione che impartiscono ai bambini qui?...E se lo afferri per fermarlo i genitori ti dicono: “cosa stai facendo a nostro figlio?” E quando gli spieghi tutto ti dicono che è tutto a posto, davanti al bambino. Va tutto bene, è tutto lecito. Sta cosa mi ha fatto uscire di testa, come può essere giusto?
- C’è una storia su un bambino, di forse sei anni, che è passato al mio posto di blocco e mi ha deto: “ascoltami, soldato, non arrabbiarti e non cercare di fermarmi, perché vado a uccidere gli Arabi”. Ho guardato questo bambino senza sapere esattamente cosa dovevo fare. Allora ha detto: “prima vado a comprarmi un ghiacciolo e poi vado ad uccidere degli Arabi”. Non sapevo cosa dire, la mente mi si è svuotata…cosa si può dire a un bambino così?
- Quel che ho capito dopo mezzo anni di servizio nei territori è che dobbiamo proteggere i Palestinesi dagli Ebrei, invece di proteggere gli Ebrei. sono gli Ebrei che minacciano i Palestinesi in quell’area.
- MOTIVO RICORRENTE (EMPATIA): Se provo ad immaginare la situazione invertita: se fossero entrati in casa mia – non dei poliziotti con un mandato, ma dei soldati, se avessero fatto irruzione in casa mia, spinto mia madre e la mia sorellina nella stanza da letto e radunato mio pare me e mio fratello più giovane in sala, puntando le armi contro di noi, ridendo, sorridendo, senza capire cosa dicevano i soldati mentre rovistavano nei cassetti e nelle mie cose. “Ops, è caduto, rotto”…tutte le foto, di mia nonna e mio nonno…tutte le cose che hanno un valore sentimentale e che non vorresti che altri vedessero, non vorresti che nessuno violasse i tuoi spazi, la tua casa. Non c’è alcuna giustificazione, non dovrebbe assolutamente succedere.
- Mi ricordo quel che ho fatto quella notte, che sono stato io a sparare ai lampioni, alle auto, ero io, tra quei soldati, a sparare….eravamo tutti felici di aver avuto l’opportunità di farlo perché non c’è nulla di più fico di sentire infrangersi un lampione dopo aver preso la mira. E mi ricordo che lo facevamo con una tale determinazione e sorridendo e, non so, mi considero uno che durante il servizio militare pensava a quel che stava facendo e cercava di evitare di fare certe cose…e mi ricordo di come quella realtà mi ha spinto a farle, incoscientemente, senza riflettere, se non a cose fatte. Con un sfottuto sorriso sulle labbra.
- Il ricordo che mi è rimasto più impresso di Hebron è stato quando ero appena arrivato, stavo di guardia e di colpo spunta fuori una ragazza colona da una stradina e mi grida: “soldato, soldato, corri, c’è un arabo che sta aggredendo una ragazza”. Accorro subito con l’arma spianata. La scena che mi si para di fronte è quella di un Arabo con i suoi due bambini, mentre li protegge da un’altra ragazza colona che gli lancia contro le pietre. Sconvolto mi sono messo ad urlare: “che stai facendo? che sta succedendo qui?” e mi trovo tra la ragazza che lancia pietre e grida che è un arabo e che dovrebbe essere ucciso e che non dovrebbero essere qui ed il padre, quel poveraccio, che con degli occhi rassegnati sembra dire: “siamo abituati, siamo stati qui a lungo, va bene così”.
- C’è stato un processo interiore, in me, che mi ha costretto a guardarmi in faccia. Mi sono trovato in situazioni che non sapevo come gestire e che mi hanno obbligato a controllare se ero all’altezza dei miei valori, quanto potevo imbarbarirmi, perché una volta che diventa una routine arriva il momento in cui non puoi più controllarla, è la tua routine quotidiana, ricevi degli ordini e li esegui senza pensarci sopra…Diventi come un robot, non so come spiegarlo…non hai più la forza di essere paziente.
- Ho notato che tutto questo è meno urgente per me, adesso, come per tutto il resto della popolazione israeliana che, dopo tutto, non vive questa realtà, ed è davvero più facile per loro non pensarci e mantenere un distacco, anche se il problema rimane lì.
- Normalmente non era una persona violenta, davvero. Questo tizio è la persona migliore che conosca. E in genere non picchia gli Arabi, questa è un’eccezione. è come se un demone lo avesse posseduto, una follia. Succede anche ad altri di andare fuori di testa a quel modo? Tutti, tutti qui si sono sfottuti il cervello. La tua intera percezione della realtà è distorta. Dopo che hai potuto esercitare un controllo totale su così tante vite, gli puoi fare quel che ti pare: li derubi, dormi nelle loro case, prendergli l’auto. Puoi realmente farlo. Qualunque cosa, qualunque cosa.
- Al posto di blocco fermo una donna palestinese…intanto si avvicinano due ragazzini coloni, tenendo in mano delle torce e scherzando: “ehi ehi, guarda donna palestinese! Fuoco! Fuoco!”….non so dove imparano tutto quell’odio. Finito il mio turno e c’è questo bambino di quattro anni che mi chiede: “hai già ucciso un Arabo?”. Un bambino che gioca nella sabbia! “Perché”, gli chiedo, “che ti hanno fatto?”. “Mi hanno picchiato”, risponde. Poi capisco che nessuno l’ha ferito ma che qualcuno gli ha messo in testa che qualche Arabo gli ha fatto male nella storia, un qualcosa che in realtà non è mai successo….Li stanno riempiendo di così tanto odio.
- C’era un ragazzino palestinese che stava tornando a casa ed un ragazzino colono veniva nella direzione opposta. Quando gli è passato accanto gli ha sputato in faccia per poi continuare a camminare. Non era un grande sfoggio di odio – cioè a parte quei tre secondi – nessun pestaggio o urla, solo una cosa del tipo padrone-schiavo….Ero stupefatto. In maniera così naturale…Il ragazzino palestinese ha continuato a camminare. Ha assorbito la cosa ed è andato a casa.
- Odio. Autentico. Non sento di avere alcun tipo di relazione con la gente di lì. Non sono la mia gente, è gente con cui non voglio avere niente a che fare. Quella Stella di Davide che dipingono sui muri con lo spray, non è la mia. È una sensazione orribile, mai avuta in vita mia. Li ho semplicemente odiati, odiati, odiati, ho odiato i loro figli. Non avevo mai guardato ad un bambino odiandolo. Erano terribili, orribilmente violenti e capisci che sei al loro servizio, al servizio della loro violenza…violenza nuda, brutale, scioccante, disgustosa.
Gaza 2009
- Tutta quella distruzione, tutti quei colpi contro degli innocenti, lo choc di scoprire la natura della mia parte, i miei commilitoni e come si comportano. Stupefacente, inconcepibile. Anche per il fatto che i giovani di sinistra non si arruolano più o non vanno al fronte….l’odio, il piacere di uccidere…”che fico, ho ucciso un terrorista…gli abbiamo fatto saltare la testa!”…Il divertimento nello sparare, tutto quel potere nelle loro mani, la sensazione del dito sul grilletto, quando basta tirare un po’ per abbattare mezzo edificio. Lo senti eccome…sessanta diciannovenni o ventenni per i quali la violenza e la volgarità è una norma di vita…non c’è niente a trattenerti. Nulla di troppo sorprendente.
- Ci era permesso di fare tutto quel che volevamo. Chi ce lo poteva impedire?
- Mi rimane il ricordo di come le persone possono guardare gli altri che muoiono e soffrono, com’è terribilmente facile diventare indifferenti a tutto questo: “è morto, andiamo!”…Mi ha insegnato che anch’io posso vedere quelle cose ed accettarle, senza essere perseguitato dagli incubi
http://www.guardian.co.uk/world/2011/jun/03/israel-government-reckless-mossad-chief.
Meir Dagan: fino a sei mesi fa era il direttore del Mossad ed è un uomo di destra, molto di destra e l’insider degli insider. Dal momento in cui ha lasciato le sue funzioni ha cominciato a criticare severamente la dirigenza politica del paese, definendola irresponsabile e scriteriata, mentre esprime apprezzamento per le aperture dei paesi arabi. E’ preoccupato, spiega, perché lui (Mossad), Yuval Diskin (direttore dello Shin Bet - sicurezza interna) e Gabi Ashkenazi, Capo di Stato Maggiore generale, sono stati sostituiti con tre uomini vicini a Netanyahu. “ora nessuno potrà più bloccare i pericolosi avventurismi di questo governo”. In special modo un possibile attacco all’Iran, “che potrebbe mettere a rischio la stessa esistenza di Israele”. Teme che a settembre, l’isolamento internazionale di Israele potrebbe indurre il governo a compiere l’errore fatale di attaccare l’Iran. Si dice altresì preoccupato del fatto che il governo non sembri intenzionato a risolvere la questione palestinese e chiuda la porta ad ogni proposta di pace araba. L’editorialista del Maariv commenta: “se quest’uomo dice che il governo non ha una visione ed è irresponsabile, dovremmo smettere di dormire sonni tranquilli”.
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1 commento:
Posso solo aggiungere la mia impressione: fulminante! Questa cosa rimette in discussione molte delle nostre "credenze".
Diaolin
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