Le sanzioni economiche e finanziarie esaminate, lungi
dall’essere un’alternativa a scosse, di cui altri sollevano del resto la
minaccia, conducono ad esse per gradi. Gli embarghi, ivi estendendosi e
indurendosi, si approssimano ai blocchi. Ma i blocchi, nel diritto
internazionale, sono già degli atti di guerra. E per non parlare della
guerra dell’ombra, di certo guidata da altri, che già miete le sue
vittime. Decisamente, l’ostinazione della diplomazia francese a perseguire
un cammino di conseguenze incalcolabili e a invischiarvi i suoi partner evoca
la formula di Mark Twain: “Per colui che non ha che un martello, tutto prende
la forma di chiodi”.
François Nicoullaud, ex ambasciatore francese a Teheran,
Le Monde, 16-11-2011
La Grecia importa il 25 per cento del suo petrolio dall'Iran, noi il 13,2%.
Italia e
Grecia sono i massimi importatori europei di petrolio iraniano.
La Grecia ha chiesto all'Europa di non porre un embargo
totale al petrolio iraniano.
Al contrario, il nostro ministro degli Esteri, Giulio Maria Terzi di Sant'Agata (noto uomo
del popolo), non ha trovato nulla di disdicevole. Secondo lui l’impatto
sull’Italia sarà nullo:
Una curiosa difformità di valutazioni tra governo greco e
governo italiano.
Forse l’inevitabile rincaro del greggio non lo turba.
Perché si è imboccata la strada dell’embargo?
Nel più recente rapporto dell’AIEA – indicato da molti,
tra i quali il suo stesso direttore generale, Yukiya Amano, come
prova del fatto che l’Iran ha intrapreso la strada della costruzione della
bomba atomica – si legge invece che tutto l’uranio iraniano è sotto controllo
[“continues to verify the non-diversion of declared nuclear material”] e
che non ci sono novità sostanziali:
Perché Amano mente così
spudoratamente?
Da Limes (11 novembre 2011): “sono in molti a reputare
che l’agenda dell’Aiea si sia spostata da una posizione prettamente scientifica
e tecnologica verso una direzione più politicizzata e filoccidentale, perdendo
l’approccio cauto e misurato che caratterizzava la gestione El Baradei.
Pesa inoltre il ricordo di quando, in prospettiva dell’inizio delle ostilità
irachene, l’amministrazione statunitense mentì volontariamente alla comunità
internazionale sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Al
contempo le cancellerie e gli esperti sono consapevoli del fatto che l'Aiea non
abbia mezzi indipendenti per comprovare le informazioni, e soprattutto le
disinformazioni, che riceve dalle nazioni consociate. El Baradei non ne faceva
segreto e “vagliava” molto attentamente le rivelazioni altamente politicizzate
sul dossier nucleare iraniano. […]. Scremato delle faziosità di parte e dato il
giusto peso al fatto che lo stesso recente rapporto dell’Aiea ha riconosciuto
che "la capacità dell'agenzia di comprendere le attività in Iran dopo la
fine del 2003 è ridotta a causa delle informazioni limitate di cui
dispone", si può dire che esso sia in realtà molto in linea con la
National intelligence estimate (Nie) del novembre 2007, che affermava che
Teheran aveva interrotto il suo programma nucleare militare nel 2003:
Altre intelligenti riflessioni sulla questione:
Leon Panetta (segretario alla difesa USA): “Il n. 1 del
Pentagono e' convinto che Teheran abbia la capacità di costruire un ordigno
atomico ma non ritiene che lo stia facendo, anche grazie alle sanzioni
internazionali”.
Resta da capire perché dovrebbe continuare a non farlo,
vista la persecuzione a cui è stato sottoposto:
“Gli iraniani andranno comunque avanti per la loro
strada, perché il nucleare tocca le corde dell’orgoglio nazionale.
I vertici di Teheran rivendicano il nucleare a scopo solo civili, ma ormai è
una questione legata alla sicurezza, dopo la caduta di gheddafi in Libia l’atomica
resta l’unico possibile deterrente contro possibili aggressioni”.
http://blog.panorama.it/mondo/2012/01/23/iran-embargo-petrolifero-contro-il-nucleare-o-per-un-cambio-di-regime-lanalisi/
http://blog.panorama.it/mondo/2012/01/23/iran-embargo-petrolifero-contro-il-nucleare-o-per-un-cambio-di-regime-lanalisi/
Un punto di vista confermato dallo stesso Ehud
Barak, Ministro della Difesa di Israele: “Probabilmente lo
farei. Non m’illudo che [gli Iraniani] lo facciano [procedano con il programma
nucleare] a causa di Israele. Si guardano attorno, vedono che l’India è una
potenza nucleare, la Cina è una potenza nucleare, il Pachistan è una potenza
nucleare, per non parlare dei Russi”.
Risposta di Ehud Barak, Ministro della Difesa di Israele, a
Charlie Rose (PBS), che gli aveva chiesto se non avrebbe voluto anche lui delle
armi atomiche, se fosse stato un ministro del governo iraniano, 17 novembre 2011.
Gli ultimi tre
direttori del Mossad hanno spiegato che se anche il programma atomico iraniano
fosse di natura militare, non sarebbe un dramma:
Vorrei dunque capire come si giustifichi questo embargo e
perché Italia e Grecia debbano stare zitti e muti e prenderselo nel sedere.
Tenuto conto delle conseguenze delle iniziative
occidentali:
vorrei anche capire cos’altro devono fare le “democrazie”
occidentali prima che le rispettive opinioni pubbliche si rendano conto di far
parte di società guerrafondaie,
imperialiste, una costante minaccia alla stabilità, alla pace, alla prosperità
della specie umana.
Abbiamo rinnegato tutto quello in cui credevamo, facciamo paura al resto del mondo, uccidiamo o lasciamo morire milioni di esseri umani per conservare il nostro stile di vita, accettiamo di chiamare democrazie degli oligopoli castali solo perché, finora, ci hanno mantenuto nel benessere a spese di tutti gli altri. E ora siamo pronti a scatenare una Terza Guerra Mondiale.
Per il bene dell’umanità,
mi auguro una nostra prossima, rapida e devastante sconfitta. Solo così potremo
rinsavire e ricominciare, imparando dagli errori commessi.
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