martedì 24 gennaio 2012

L'Occidente rappresenta ormai la peggiore minaccia per il genere umano




Le sanzioni economiche e finanziarie esaminate, lungi dall’essere un’alternativa a scosse, di cui altri sollevano del resto la minaccia, conducono ad esse per gradi. Gli embarghi, ivi estendendosi e indurendosi, si approssimano ai blocchi. Ma i blocchi, nel diritto internazionale, sono già degli atti di guerra. E per non parlare della guerra dell’ombra, di certo guidata da altri, che già miete le sue vittime. Decisamente, l’ostinazione della diplomazia francese a perseguire un cammino di conseguenze incalcolabili e a invischiarvi i suoi partner evoca la formula di Mark Twain: “Per colui che non ha che un martello, tutto prende la forma di chiodi”.
François Nicoullaud, ex ambasciatore francese a Teheran, Le Monde, 16-11-2011

La Grecia importa il 25 per cento del suo petrolio dall'Iran, noi il 13,2%.
Italia e Grecia sono i massimi importatori europei di petrolio iraniano.
La Grecia ha chiesto all'Europa di non porre un embargo totale al petrolio iraniano.
Al contrario, il nostro ministro degli Esteri, Giulio Maria Terzi di Sant'Agata (noto uomo del popolo), non ha trovato nulla di disdicevole. Secondo lui l’impatto sull’Italia sarà nullo:  
Una curiosa difformità di valutazioni tra governo greco e governo italiano.
Forse l’inevitabile rincaro del greggio non lo turba.

Perché si è imboccata la strada dell’embargo?
Nel più recente rapporto dell’AIEA – indicato da molti, tra i quali il suo stesso direttore generale, Yukiya Amano, come prova del fatto che l’Iran ha intrapreso la strada della costruzione della bomba atomica – si legge invece che tutto l’uranio iraniano è sotto controllo [“continues to verify the non-diversion of declared nuclear material”] e che non ci sono novità sostanziali:
Perché Amano mente così spudoratamente?
Da Limes (11 novembre 2011): “sono in molti a reputare che l’agenda dell’Aiea si sia spostata da una posizione prettamente scientifica e tecnologica verso una direzione più politicizzata e filoccidentale, perdendo l’approccio cauto e misurato che caratterizzava la gestione El Baradei. Pesa inoltre il ricordo di quando, in prospettiva dell’inizio delle ostilità irachene, l’amministrazione statunitense mentì volontariamente alla comunità internazionale sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Al contempo le cancellerie e gli esperti sono consapevoli del fatto che l'Aiea non abbia mezzi indipendenti per comprovare le informazioni, e soprattutto le disinformazioni, che riceve dalle nazioni consociate. El Baradei non ne faceva segreto e “vagliava” molto attentamente le rivelazioni altamente politicizzate sul dossier nucleare iraniano. […]. Scremato delle faziosità di parte e dato il giusto peso al fatto che lo stesso recente rapporto dell’Aiea ha riconosciuto che "la capacità dell'agenzia di comprendere le attività in Iran dopo la fine del 2003 è ridotta a causa delle informazioni limitate di cui dispone", si può dire che esso sia in realtà molto in linea con la National intelligence estimate (Nie) del novembre 2007, che affermava che Teheran aveva interrotto il suo programma nucleare militare nel 2003:
Altre intelligenti riflessioni sulla questione:

Leon Panetta (segretario alla difesa USA): “Il n. 1 del Pentagono e' convinto che Teheran abbia la capacità di costruire un ordigno atomico ma non ritiene che lo stia facendo, anche grazie alle sanzioni internazionali”.
Resta da capire perché dovrebbe continuare a non farlo, vista la persecuzione a cui è stato sottoposto:
“Gli iraniani andranno comunque avanti per la loro strada, perché il nucleare tocca le corde dell’orgoglio nazionale. I vertici di Teheran rivendicano il nucleare a scopo solo civili, ma ormai è una questione legata alla sicurezza, dopo la caduta di gheddafi in Libia l’atomica resta l’unico possibile deterrente contro possibili aggressioni”.
http://blog.panorama.it/mondo/2012/01/23/iran-embargo-petrolifero-contro-il-nucleare-o-per-un-cambio-di-regime-lanalisi/
Un punto di vista confermato dallo stesso Ehud Barak, Ministro della Difesa di Israele: “Probabilmente lo farei. Non m’illudo che [gli Iraniani] lo facciano [procedano con il programma nucleare] a causa di Israele. Si guardano attorno, vedono che l’India è una potenza nucleare, la Cina è una potenza nucleare, il Pachistan è una potenza nucleare, per non parlare dei Russi”.
Risposta di Ehud Barak, Ministro della Difesa di Israele, a Charlie Rose (PBS), che gli aveva chiesto se non avrebbe voluto anche lui delle armi atomiche, se fosse stato un ministro del governo iraniano, 17 novembre 2011.
Gli ultimi tre direttori del Mossad hanno spiegato che se anche il programma atomico iraniano fosse di natura militare, non sarebbe un dramma:

Vorrei dunque capire come si giustifichi questo embargo e perché Italia e Grecia debbano stare zitti e muti e prenderselo nel sedere.
Tenuto conto delle conseguenze delle iniziative occidentali:
vorrei anche capire cos’altro devono fare le “democrazie” occidentali prima che le rispettive opinioni pubbliche si rendano conto di far parte di società guerrafondaie, imperialiste, una costante minaccia alla stabilità, alla pace, alla prosperità della specie umana. 

Abbiamo rinnegato tutto quello in cui credevamo, facciamo paura al resto del mondo, uccidiamo o lasciamo morire milioni di esseri umani per conservare il nostro stile di vita, accettiamo di chiamare democrazie degli oligopoli castali solo perché, finora, ci hanno mantenuto nel benessere a spese di tutti gli altri.  E ora siamo pronti a scatenare una Terza Guerra Mondiale.
Per il bene dell’umanità, mi auguro una nostra prossima, rapida e devastante sconfitta. Solo così potremo rinsavire e ricominciare, imparando dagli errori commessi.

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