For a New World Order to live well
Non si tratta soltanto di
una piccola nazione, ma di una grande idea: un Nuovo Ordine Mondiale, nel quale
nazioni diverse l'una dall'altra si uniscono in un impegno comune per
raggiungere un traguardo universale dell'umanità: pace e sicurezza, libertà, e
stato di diritto.
George Bush senior,
discorso davanti al Congresso del 29 gennaio 1991.
C'est un véritable New Deal
à l'échelle planétaire qui est nécessaire. Un New Deal écologique et
économique. Au nom de la France, j'appelle tous les États à se réunir, pour
fonder le nouvel ordre mondial du XXIème siècle.
Nicolas Sarkozy, Assemblea
delle Nazioni Unite, 25 September 2007.
L’Europa odierna ha la
possibilità di proporre quei principi e quelle regole che modelleranno un nuovo
ordine mondiale…Stiamo vivendo una fase storica. È il genere di occasioen in
cui la crisi mette in discussione tutte le certezze e le menti sono più aperte
al cambiamento. Sono momenti speciali e non accadono ogni giorno. Dobbiamo
capire che è realmente uno di cui momenti di maggiore malleabilità è allora si
può effettuare un vero cambiamento.
José Barroso, Parlamento
Europeo, 21 Ottobre 2008.
In un mondo in via di
rapida globalizzazione, il riferimento ad un'Autorità mondiale diviene l'unico
orizzonte compatibile con le nuove realtà del nostro tempo e con i bisogni
della specie umana. Non va, però, dimenticato che questo passaggio, data la
natura ferita degli uomini, non avviene senza angosce e senza sofferenze.
Nota del Pontificio
consiglio per la giustizia e la pace, 24 ottobre 2011.
C'è un elemento che
inquieta, ed è l'impressione che siamo parte di un sistema che fa di tutto per
rendere non praticabili tutte le ipotesi di soluzione, anche quelle di buon
senso, che si sta cercando di mettere in piedi.
Marco Panara, Affari &
Finanza, 11 luglio 2011.
I poteri del capitalismo
finanziario avevano un obiettivo più ampio, niente meno che la creazione di un
sistema globale di controllo finanziario in mani private in grado di dominare
il sistema politico di ciascuna nazione e l’economia mondiale nel suo
complesso. Questo sistema andava controllato in stile feudale dalle banche
centrali di tutto il mondo, agendo di concerto, per mezzo di accordi segreti
raggiunti in frequenti incontri privati e conferenze. Al culmine della piramide
ci doveva essere l’elvetica Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) di
Basilea [http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_dei_Regolamenti_Internazionali],
una banca privata posseduta e controllata dalle banche centrali mondiali che a
loro volta erano imprese private…non bisogna immaginare che questi dirigenti
della principali banche centrali del mondo fossero loro stessi dei
ragguardevoli potenti nel mondo della finanza. Non lo erano. Erano piuttosto
dei tecnici e gli agenti dei massimi banchieri commerciali delle loro
rispettive nazioni, che li avevano allevati ed erano perfettamente capaci di
liberarsene…e che rimanevano in gran parte dietro le quinte...Questi
costituivano un sistema di cooperazione internazionale e di egemonia nazionale
più privato, più potente e più segreto di quello dei loro agenti nelle banche
centrali. Il dominio dei banchieri commerciali era fondato sul controllo
dei flussi di credito e dei fondi di investimento nelle loro nazioni e nel
mondo….potevano dominare i governi attraverso il controllo dei debiti nazionali
e dei cambi. Quasi tutto questo potere era esercitato dall’influenza
personale e dal prestigio di uomini che in passato avevano dimostrato la
capacità di portare a compimento con successo dei golpe finanziari, di
mantenere la parola data, di mantenere la mente fredda nelle crisi e di
condividere le loro opportunità più vantaggiose con i loro associati.
Carroll Quigley, docente di
storia, scienze politiche e geopolitica a Princeton, Harvard e Georgetown. Una
delle massime autorità mondiali del suo tempo nel suo campo e mentore del
giovane Bill Clinton, quando era uno studente universitario. Da: “Tragedy and
Hope: A History of the World in Our Time” (New York: Macmillan, 1966).
È un gruppo ultra-segreto
dei più potenti uomini della terra. Ora controllano ogni istituzione
internazionale, ogni multinazionale pubblica e privata, ogni istituto di
credito, ogni banca centrale, ogni stato nazionale, le risorse naturali di ogni
continente e la popolazione mondiale per mezzo di complesse reti interconnesse
che assomigliano a gigantesche ragnatele. Questo gruppo comprende le maggiori
dinastie di Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Italia,
Giappone, Russia e Cina. Questo gruppo che si auto perpetua ha sviluppato un
elaborato sistema di controllo che consente loro di manipolare governanti,
consumatori e genti di tutto il mondo. Sono entrati nelle ultime fasi dello
sviluppo di un Impero Mondiale che rivaleggia con quello romano. Tuttavia
questo nuovo impero dominerà il mondo intero dalle loro sedi ultrasegrete in
Germania, non solo una buona porzione di esso come fece Roma molto tempo
addietro. Questo gruppo è responsabile della morte e sofferenza di oltre 180
milioni di uomini, donne e bambini, responsabile della prima guerra mondiale,
della seconda, della guerra in Corea, di quella in Vietnam, ecc. Hanno creato
periodi di inflazione e deflazione per confiscare ed accentrare le ricchezze
del mondo. Sono stati responsabili dell’asservimento di oltre due miliardi di
persone in tutte le nazioni comunista – Russia, Cina, Europa dell’Est, ecc.,
avendo lanciato il comunismo in queste nazioni. Hanno costruito e mantenuto in
vita questi malvagi sistemi totalitari per ricavarne un profitto personale…I
principali architetti di questo nuovo Impero Mondiale stanno programmando
un’altra guerra – la terza guerra mondiale – per eliminare le vestigia di
libertà politica, economica e religiosa dalla faccia della terra…la maggior
parte delle persone non vogliono accettare l’idea che un tale machiavellico
gruppo di uomini, distribuito strategicamente sul pianeta, possa esistere.
Preferiscono credere che tutto vada bene e che stiamo marciando verso la pace
mondiale, l’interdipendenza globale e la prosperità economica. Ma non è così.
Michael L. Chadwick, autore
di “Global Governance in the Twenty-First Century. An Overview of the Elite
Forces Controlling the World Economy” scrive, in una più recente introduzione
alla “Tragedy and Hope: A History of the World in Our Time”, di Carroll
Quigley.
La democrazia è venuta ad
assumere il carattere di un sistema che ha riconsegnato per aspetti cruciali il
potere a nuove oligarchie, le quali detengono le leve di decisioni che, mentre
influiscono in maniera determinante sulla vita collettiva, sono sottratte a
qualsiasi efficace controllo da parte delle istituzioni democratiche. Si tratta
sia di quelle oligarchie che, titolari di grandi poteri, privi di
legittimazione democratica, dominano l'economia globalizzata, hanno nelle loro
mani molta parte delle reti di informazione e le pongono al servizio degli
interessi propri e dei loro amici politici; sia delle oligarchie di partito che
in nome del popolo operano incessantemente per mobilitare e manovrare quest'
ultimo secondo i loro intenti; sia dei governi che tendono programmaticamente a
indebolire il peso dei parlamenti (...) e soggiacciono all' influenza del
potere finanziario e industriale, diventandone in molti casi i diretti
portavoce e gli strumenti.
Massimo Salvadori,
università di Torino, introduzione a “Democrazie senza democrazia”, 2009.
Oggi, proprio nel momento
in cui si manifesta la sua debolezza davanti al conflitto e alla violenza, lo
Stato si mostra in preda a un’ossessione per la sicurezza, che – se non inverte
la tendenza a reagire al crescere (reale o percepito) della violenza con
progressive restrizioni della libertà – alla democrazia lascerà ben poco
spazio: si affacciano nuovi conformismi e nuovi autoritarismi, nuove
imposizioni di ‘identità’ obbligatorie, nuove e immediate forme di potere che
fanno leva sulla paura (anche producendola) e non certo sulla libertà o sulla
virtù civica, sostituita da una cupa chiusura dei cittadini su se stessi. In
parallelo, le istituzioni liberaldemocratiche, rappresentative e di garanzia,
sono travolte dalle nuove forme che la politica assume: populismo,
plebiscitarismo, fittizie mobilitazioni di massa contro fittizi nemici
inventati dai poteri politici ed economici in modo che i cittadini non si
sentano del tutto assoggettati e impotenti davanti al governo reale delle
“cricche” economico affaristiche. […] La democrazia rischia di uscire
trasformata in una democrazia della sicurezza, delle identità (delle civiltà,
delle culture) in conflitto, delle ‘radici’ da riscoprire, del controllo
sociale e del dominio sulla vita biologica della persona, del plebiscito
autoritario, dell’ignoranza acritica, dell’apatia e del risentimento,
soprattutto, in una democrazia del mercato.
Carlo Galli, università di
Bologna, cf. Portinari, 2011, p. 43-45.
È libero un uomo così
ossessionato dalle cose materiali, o non assomiglia piuttosto alla pecora che
fa gregge sotto la guida del pastore? […] La libertà, oggi…è insidiata da
queste ragioni d'omologazione delle anime. Potrebbe perfino sospettarsi che la
lunga guerra contro le arbitrarie costrizioni esterne, condotte per mezzo delle
costituzioni e dei diritti umani, sia stata alla fine funzionale non alla
libertà, ma alla libertà di cedere liberamente la nostra libertà. La libertà ha
bisogno che ci liberiamo dei nemici che portiamo dentro di noi. Il conformismo,
si combatte con l'amore per la diversità; l'opportunismo, con la legalità e
l'uguaglianza; la grettezza, con la cultura; la debolezza, con la sobrietà.
Diversità, legalità e uguaglianza, cultura e sobrietà: ecco il necessario
nutrimento della libertà.
Gustavo Zagrebelsky, “Le
parole della politica”, Repubblica, 16 giugno 2011.
Il sovrano allunga le sue
braccia sulla società tutta intera; ne copre la superficie con una rete di
piccole regole complicate, minuziose ed uniformi, attraverso le quali gli
spiriti più originale e le anime più vigorose non sanno distinguersi per
oltrepassare la folla; non spezza le volontà, le rende molli, le piega e
dirige; raramente obbliga ad agire, ma si oppone senza sosta all’azione; non
distrugge, bensì impedisce di nascere; non tiranneggia, ma intralcia, limita,
irrita, inebetisce e infine riduce ogni nazione ad un gregge di animali timidi
e industriosi, il cui pastore è il governo.
Alexis de Tocqueville,
Democrazia in America (1840).
Dobbiamo guardarci le
spalle contro l'acquisizione di influenze che non danno garanzie, sia palesi
che occulte, esercitate dal complesso militare-industriale. Il potenziale per
l'ascesa disastrosa di poteri che scavalcano la loro sede e le loro prerogative
esiste ora e persisterà in futuro. Non dobbiamo mai permettere che il peso di
questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà o processi
democratici. Non dobbiamo presumere che nessun diritto sia dato per garantito.
Soltanto un popolo di cittadini allerta e consapevole può esercitare un
adeguato compromesso tra l'enorme macchina industriale e militare di difesa ed
i nostri metodi pacifici ed obiettivi a lungo termine in modo che sia la
sicurezza che la libertà possano prosperare assieme.
Dwight David
"Ike" Eisenhower, Discorso d'Addio alla Nazione, 1961.
La libertà di una
democrazia non è salda se il suo sistema economico non fornisce occupazione e
non produce e distribuisce beni in modo tale da sostenere un livello di vita
accettabile. Oggi tra noi sta crescendo una concentrazione di potere privato
senza uguali nella storia. Tale concentrazione sta seriamente compromettendo
l'efficacia dell'impresa privata come mezzo per fornire occupazione ai lavoratori
e impiego al capitale, e come mezzo per assicurare una distribuzione più equa
del reddito e dei guadagni tra il popolo della nazione tutta.
Franklin D. Roosevelt,
discorso del 1938.
Jacques Attali, già
consigliere speciale di Mitterrand ed uno degli intellettuali più influenti
d’Europa, ha scritto “Demain, qui gouvernera le monde?” (2011), in cui ha
delineato lo scenario di una confederazione planetaria democratica: “questo
tipo di governo esisterà un giorno. Dopo un disastro, o al posto di un
disastro. Occorre pensarci urgentemente, prima che sia troppo tardi. È tempo di
organizzare degli stati generali planetari”.
Attali è un fautore del
Nuovo Ordine Mondiale per una serie di ragioni che ricapitolo qui di seguito.
Il mercato è globale ma la
democrazia non lo è, la crisi ha creato ripiegamenti identitari e xenofobi e
perciò serve una struttura europea più forte. Inoltre, a livello planetario,
tutte le organizzazioni mondiali (incluso il fondo monetario internazionale)
vanno messe sotto il controllo dell’assemblea delle Nazioni Unite. Servono
nuove regole del diritto internazionale, la NATO non deve più essere uno
strumento degli Stati Uniti, ma dell’ONU. Serve una polizia mondiale, prigioni
mondiali, ecc. Attali afferma che siamo sull’orlo di un altro conflitto
mondiale e del caos e la questione diventa allora se l’unione planetaria si
farà al posto di una guerra o dopo una guerra: come la società delle
nazioni proposta prima della grande guerra ma nata dopo, o l’unione europea,
proposta prima della seconda guerra mondiale ma nata in seguito: “è evidente
che ci sarà un governo mondiale, si tratta solo di capire se avverrà al posto
di una catastrofe o in seguito ad una catastrofe”.
Attali è critico verso l’attuale
congerie di trattati ed istituzioni. Occorre raggruppare in un unico codice
mondiale tutti i testi giuridici esistenti.
Prevede un imminente,
massiccio crack, perché i debiti pubblici si accumulano e se ci sarà una nuova
crisi bancaria, gli stati non potranno più giocare il jolly del debito
pubblico, perché sono troppo indebitati. La soluzione è porre in atto un vero
sistema monetario internazionale, solido ed organizzato. Ma anche questo potrà
succedere solo dopo un’altra crisi.
Il governo mondiale sarà
totale perché i problemi (disoccupazione, crisi ecologica) sono globali e
l’umanità è una totalità, ma non dovrà essere per forza totalitario. Dobbiamo dimostrare di
essere capaci di creare delle istituzioni totali democratiche perché altrimenti
saranno totalitarie e la barbarie farà il suo ritorno. In questo sistema futuro
il presidente francese dovrà diventare un garante dei diritti umani “perché
questi saranno fortemente minacciati nell’avvenire”.
Se non ci mobilitiamo nel
senso di un governo mondiale tornerà una fase di oscurantismo. La storia non si ripete
nella stessa maniera e questa volta sarebbe peggio. In questa fase della storia
mondiale tutti i germi del fascismo e del totalitarismo sono presenti: c’è un
distinto pericolo che la gente si appelli all’uomo forte. Nessuno, all’inizio
del secolo scorso, si aspettava che entro vent’anni l’Europa sarebbe stata
coperta di dittature. Si dovranno inaugurare degli stati generali del mondo per
far capire alla gente che il governo mondiale non è un complotto plutocratico.
Al momento siamo su
un aereo (il pianeta Terra) che è senza pilota e senza cabina di pilotaggio: a
ciò si può rimediare in ventiquattr’ore fondendo il fondo monetario
internazionale, il consiglio di sicurezza dell’ONU e il G20. Il potere di questo
direttorio dovrà essere controbilanciato dall’assemblea generale delle nazioni
unite (un parlamento mondiale).
Questo è, io credo, il
nostro futuro. Attali ci assicura che potrà essere democratico. È una persona
troppo intelligente per crederlo davvero. Sospetto che stia indorando la
pillola. Questa crisi economica è artificiale e questo ci fa capire che la
democrazia non è un’opzione che è stata presa in considerazione ai piani alti.
Ormai non è più funzionale ai loro scopi: troppa gente si sta ridestando da un
lungo sonno e le élite sono disperatamente impegnate a ristabilire una qualche
forma di controllo che non potrà che essere autoritaria. È quel che succede ai
popoli troppo riottosi, come quelli non occidentali.
Popoli disposti a credere
alla scemenza delle versione ufficiale dell’11 settembre, al carattere
umanitario della guerra in Libia ed alla Minaccia Globale Iraniana hanno
davvero bisogno del pugno di ferro? Io credo sia superfluo. È più
probabile che se viviamo in una democrazia (oligarchia mascherata da
democrazia) è perché siamo troppo tonti ed ignoranti per costituire una
minaccia. Di conseguenza, se ci sarà un risveglio, il guanto di
velluto sarà tolto immediatamente, anche qui, come è già successo altrove.
Quando il velo che dissimula la realtà sarà caduto, scopriremo di essere sempre
vissuti nel Regno dei Vampiri, esseri umani che ragionano in modo molto
diverso dalle persone normali:
Un vampiro che si rispetti
non è così stupido da convertire la vittima in un suo simile o di ucciderla al
primo assalto. Il
suo obiettivo dev’essere quello di succhiare il sangue, debilitando la sua
preda, ma conservandola in vita, senza farsi sorprendere, in modo da poterla
parassitare nuovamente. Alla fine la preda muore senza aver capito che cosa le
sia successo. Per secoli l’élite finanziaria ha operato al meglio, senza fare
il passo più lungo della gamba. Ora, per qualche ragione, si è esposta, e
continua imperterrita a negare di essere un letale parassita anche mentre
s’ingozza alla giugulare di chi produce ricchezza, sotto gli occhi di tutti,
come se ormai le importasse poco di essere scoperta. Gli effetti sono
tristemente visibili: Jean-Claude Juncker ha avvertito che una grande recessione è dietro
l’angolo. Molti, purtroppo, sono completamente frastornati e si rivolgono
proprio ai loro carnefici alla ricerca di lumi, rassicurazioni e stabilità.
Alcuni hanno venduto l’anima, come quegli ebrei che hanno consegnato altri
ebrei nella speranza di essere risparmiati da chi li disprezza. Altri pensano che
scimmiottando i vampiri diventeranno vampiri anche loro e la scamperanno.
Contemplare un simile spettacolo fa letteralmente accapponare la pelle.
Se vogliamo, un’altra
efficace metafora è quella del ragno. Mentre milioni di persone vogliono
credere che quel che le autorità stanno tessendo è una rete di salvataggio, la
realtà è che si tratta di una ragnatela. Così ci viene detto che ancora
più accentramento dei poteri è la soluzione giusta per risolvere i problemi di
un sistema che è fallito proprio per l’intreccio consociativo e criminale di
poteri corrotti e spietati:
http://blogs.ft.com/the-world/2008/12/and-now-for-a-world-government/#axzz1j3kPQslT [Gideon Rachman, Financial Times, 9 dicembre
2008]
Proprio quando metà degli
stati membri annaspa, schiacciata da debiti, austerità e recessione e dal
contagio dei titoli tossici, proprio quando dovrebbe essere chiaro a tutti che
oltre metà della popolazione europea non ambisce a diventare più tedesca nel
suo stile di vita e cultura (inclusa la cultura giuridica) e che le rispettive
economie non sono complementari e quindi non possono essere ordinatamente
assemblate in un insieme armonico. Vogliono imporci un unico organismo
politico anche quando questo significa minore adattabilità, maggiore rigidità,
maggiori frizioni, un più poderoso e pressoché istantaneo effetto-domino:
Per di più, governato da
un’élite non eletta (quanti voti prenderebbero degli eurocrati disanimati come
Barroso e van Rompuy?) che è stata complice della più grandiosa truffa
della storia: la conversione del debito finanziario (privato) in debito
pubblico.
Si può star certi che, come
suggerisce il già linkato Rachman, il piano sia quello di mettere in pratica
a livello europeo quello che sarà poi un governo planetario. Dunque opporre
resistere a questo progetto significa fare un favore a tutti gli altri popoli
del mondo.
Più regolamentazioni,
quando il problema è che non esiste un mercato veramente libero, ma oligopoli
che aggirano facilmente ogni regola. Il libero mercato non è mai stato testato
e già ci vogliono collettivizzare, sfruttando la crisi per toglierci uno dopo
l’altro le nostre sudate conquiste (“siamo tutti sulla stessa barca, dobbiamo
fare dei sacrifici: cominciate voi che poi arriviamo anche noi, quando abbiamo
un po’ di tempo libero”).
Ma chi? Ma come? Ma quando?
Ma come si possono credere queste bestilità? Esclamano gli anti-complottisti, i
guardiani del politicamente corretto e del correttamente inteso, quelli che
credono o vogliono far credere che chi comanda certe cose non le farebbe mai.
Io domando a questi
autoproclamati avvocati della Versione Ufficiale: chi ha messo al potere
Mubarak e gli altri autocrati di tutto il mondo? Chi li tiene o li ha tenuti al
potere? Quali dittature arabe hanno finanziato i ribelli libici? Di chi sono
alleati quei regimi dispotici? Quali democrazie occidentali non hanno
appoggiato le proteste popolari nello Yemen e nel Bahrein, hanno chiuso un
occhio quando l'esercito saudita ha contribuito a sedare le proteste in
Bahrein, continuano a giustificare ogni azione di Israele, violano il diritto
internazionale con guerre illegali, torture e carceri segrete, appoggiano colpi
di stato contro governi legittimi, spianano la strada agli abusi delle loro
multinazionali, corrompono le dirigenze locali, spendono cifre sproporzionate
per gli armamenti rispetto ai regimi non-democratici, usano l'umanitarismo e i
diritti umani come un cavallo di Troia, cospargono il pianeta di basi militari
(ora lo fa anche il Canada), hanno ridotto il dibattito interno alla falsa
(farsa) alternativa tra due partiti maggioritari, beneficiano della Guerra al
Terrore per restringere i diritti civili dei propri cittadini?
Insomma, com'è possibile
continuare a credere che la democrazia possa sopravvivere nonostante questo
colossale dispiegamento di forze ostili?
Trovo stupefacente che così tanta gente continui
a vedere solo i tasselli presi singolarmente e non si renda conto del quadro
generale, che è a dir poco angosciante. Ci si cimenti nel rispondere alle
domande con obiettività e non sarà difficile notarlo.
La sopravvivenza della
democrazia è in forse. Dobbiamo smetterla di fare come i bimbi che si
coprono gli occhi nella convinzione che se loro non vedono ciò che li circonda,
nessuno li vedrà o disturberà. Siamo schiacciati come un sandwich tra aspiranti
terroristi rivoluzionari (dal basso) ed aspiranti tiranni plebiscitaristi
(dall’alto) e non si vede davvero come la democrazia possa continuare ad
esistere senza un incessante, attivo sostegno di chi ancora crede a questa
nobile istituzione, l’unica che ci abbia permesso di tenere un minimo a bada i
peggiori istinti della nostra specie.
Alla luce di quanto è stato
detto in merito alla maniera in cui gli autoritarismi si travestono da
democrazie e tenuto conto della esorbitante forza degli interessi finanziari,
militari ed industriali, chi scrive dubita che il disegno di un Nuovo Ordine
Mondiale possa mantenersi genuinamente democratico. Per la verità, non sono il
solo a manifestare un forte scetticismo a questo proposito:
Un Nuovo Ordine Mondiale
sarebbe una buona cosa se potesse fermare le guerre, perché le guerre
consentono al potere una margine di azione impensabile in tempi di pace. A
“beneficio” della sicurezza di tutti, si rendono insicure le garanzie
costituzionali di tutti. Ricordiamoci della famigerata constatazione di Joseph
Goebbels: “in tempo di guerra ci si è aperta un'intera gamma di possibilità
che ci sarebbero state precluse in tempo di pace”. Ma come si possono
evitare le guerre? Servirebbe un’organizzazione mondiale armata, ma allora come
si potrebbe evitare che divenga un dispotismo interessato solo a rendere il
mondo più omogeneo, con la promessa di renderlo più pacifico o più equanime,
costringendo le nazioni ad una redistribuzione delle ricchezze attraverso un
apparato burocratico capillare ed oppressivo? A questo punto sarebbe meglio una
guerra occasionale rispetto a questo genere di “pace” perpetua (Kateb,
2011).
I fautori del Nuovo Ordine
Mondiale dovrebbero essere sottoposti al test di Ivan Karamazov sui
costi morali e psicologici delle loro visioni utopiche: sareste disposti a
rovinare o sacrificare le vite di milioni di persone come prezzo da pagare per
un secolo ancora migliore? È doveroso accettare un dispotismo “illuminato” se è
un prerequisito necessario per aumentare il piacere e diminuire la sofferenza? E
chi mi dice che sia necessario, che non esistano alternative, che il caos
contemporaneo sia stato inevitabile e non il risultato di certe logiche e di
certi interessi minoritari? È accettabile la schiavitù di una minoranza per
il benessere di una maggioranza? Il diritto alla vita di una maggioranza vale
di più di quello di una minoranza? Se i più importanti diritti di una minoranza
sono limitati o aboliti per poter assicurare quelli di una maggioranza, allora
questi cessano di essere tali e diventano privilegi. Si può ancora parlare di
democrazia, in questo caso? Il criterio dell’utile applicato su scala
planetaria in un contesto di centralizzazione del potere, non aprirebbe forse
la strada ad un continuo stato emergenziale e di eccezione, per annullare il
dissenso? Non renderebbe più probabile la sospensione dei diritti, la loro
rivedibilità, provvisorietà, invece di irrobustirli? Le minoranze non
finirebbero per ridursi a mero strumento della maggioranza, a sua volta
manovrata da un ristretto numero di potenti, anche più di quanto avviene
oggigiorno? (Urbinati, 2007; Wolin, 2011; Khanna, 2011).
COME ARRIVERÀ LA STRETTA
AUTORITARIA DEL GOVERNO MONDIALE? QUANDO SI TOGLIERANNO IL GUANTO DI VELLUTO?
Aggravamento della crisi
economica con un’ennesima dèbacle finanziaria generata dai grandi cartelli
creditizi-speculativi che controllano i governi.
Aggravamento della crisi
sociale, con disordini e sollevazioni popolari sempre più frequenti in tutta
Europa.
Aggravamento degli effetti
del cambiamento climatico (carestie, catastrofi, convulsioni climatiche e
estremi meteorologici)
Attacchi terroristici
attribuiti all’Iran,
ai suoi alleati
latino-americani
ed alla Siria
ora che le autorità
dichiarano che Al-Qaeda è stata sconfitta:
Hanno già innestato (cf. Inception)
nell’immaginario collettivo l’idea di un attacco terroristico atomico:
Gradualmente stanno innestando un’altra idea: che le
crisi globali possono essere risolte solo attraverso un governo mondiale.
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