In futuro il fatto che i leader non
siano mai sottoposti a qualche verifica che ne accerti le qualità umane e
morali sembrerà altrettanto grottesco di quanto oggi ci apparirebbe mettere un
portatore di difterite a dirigere il reparto lattanti di un ospedale.
Erich Neumann, “Psicologia del
profondo e nuova etica”, p. 82
Il più perfetto ed adeguato sviluppo di
ogni individuo non coincide necessariamente con la più completa ed intensa
coltivazione della sua personalità, ma piuttosto l’adattamento nella misura più
profonda possibile alla sua umile funzione nella grande macchina sociale.
Dobbiamo abbandonare l’arrogante preconcetto che siamo unità indipendenti, per
piegare le nostre menti orgogliose, assorte nella loro auto-coltivazione, alla
sottomissione ad un fine più elevato, il Bene Comune.
Sidney
Webb, “Fabian essays”, 1889.
Tu non sarai mai più capace
di sentimenti umani…di sentire amore, amicizia, gioia di vivere, di ridere, di
sentire curiosità, di onestà. Sarai vuoto. Ti spremeremo fino a che tu non sia
completamente svuotato e quindi ti riempiremo di noi stessi.
“1984”
Le buone istituzioni sono quelle che sanno denaturare l’uomo…e
trasferire l’io in un’unità comune, col risultato che ogni individuo non si sente
più uno, ma parte dell’unità e non senta più nulla se non all’interno
dell’insieme…Lo si incatena, lo si spinge, lo si trattiene, avendo come unico
vincolo la necessità, senza che egli mugugni: lo si rende duttile e docile con
la semplice forza delle cose, senza che alcun vizio abbia l’occasione di
germinare in lui; giacché le passioni non si animano se non hanno alcun effetto.
J.J. Rousseau, “Emilio o
dell'educazione”
Nella repubblica i cittadini sono frenati dai costumi, dai principi,
dalla virtù: ma come frenare dei domestici, dei mercenari se non con la
costrizione e la soggezione? Tutta l’arte del padrone consiste nel dissimulare
questa costrizione dietro il velo del piacere o dell’interesse, in modo che
essi pensino di volere ciò che in effetti li si obbliga a fare.
J.J. Rousseau, “Giulia o la
nuova Eloisa”
La maggior parte della gente vive alla giornata e se fa dei progetti
questi sono solo anticipazioni di un corso di eventi naturali (matrimonio,
figli, pensione). La maggior parte delle persone non vuole pianificare niente.
Vuole che ci sia qualcuno che lo faccia al posto loro, assumendosene le
responsabilità. L’unica loro pretesa è di avere a disposizione ciò che serve a
vivere bene, i beni primari e una modica quantità di superfluo decorativo.
B.F. Skinner, “Walden II”
Se il dispotismo venisse a stabilirsi nei paesi democratici di oggi,
sarebbe piú esteso, meno violento e degraderebbe gli uomini senza torturarli.
La violenza avverrà, ma solo in periodi di crisi, che saranno rari e
passeggeri. Se cerco di immaginare il dispotismo moderno vedo una folla
smisurata di esseri simili e eguali che volteggiano su se stessi per procurarsi
piccoli e meschini piaceri di cui si pasce la loro anima. Ognuno di essi,
ritiratosi in disparte, è come straniero a tutti gli altri, i suoi figli e i
suoi pochi amici costituiscono per lui tutta l’umanità; il resto dei cittadini
è lí, accanto a lui, ma non lo vede; vive per sé solo e in sé, e se esiste
ancora la famiglia, già non vi è più la patria. Al di sopra di questa folla
vedo innalzarsi un immenso potere tutelare, che si occupa da solo di assicurare
ai sudditi il benessere e di vegliare alle loro sorti. E’ assoluto, minuzioso,
metodico, previdente e persino mite. Assomiglierebbe alla potestà paterna, se
avesse per scopo, come quella, di preparare gli uomini alla virilità. Ma, al
contrario, non cerca che di tenerli in un’infanzia perpetua.
Alexis de Toqueville,
“Democrazia in America”, 1840
L’organizzazione attuale è così estesamente casuale, priva di
finalità, incoerente, frustrante…mentre invece una società eugenetica sarebbe
pianificata e permetterebbe all’uomo di elevarsi spontaneamente sopra il
proprio fosco passato per lanciarsi in uno sviluppo armonioso in una società
perfetta.
F.C.S. Schiller (1864-1937)
Nell’anno della sua morte, lo
zoologo francese Isidore Geoffroy Saint-Hilaire (1805-1861) pubblicò un saggio
sull’addomesticazione degli animali e distinse tre possibili stati in cui gli
animali possono essere ridotti dall’uomo, per subordinarlo ai suoi desideri:
ingabbiati, addomesticati e domestici. I primi, se liberati, tornerebbero in
libertà senza essere segnati dall’esperienza. I secondi sono stati domati e non
devono essere tenuti prigionieri. La loro idea della vita ideale è stata
radicalmente trasformata e stanno bene dove sono. Gli animali domestici sono
una specie che ormai riproduce ad ogni generazione la condizione di
addomesticamento. Non è più una condizione di subordinazione interiorizzata a
livello individuale, ma collettivo. Non hanno più una volontà indipendente da
quella dei loro padroni. Sono convinto che, da sempre, il progetto di una società senza conflitti e tensioni, perfettamente
armoniosa e stabile, sia inscindibile dal cinismo e dalla megalonia dei
domatori ed allevatori di esseri umani:
caratterizzati
da una mentalità e personalità che amplificano e potenziano i nostri vizi
congeniti:
che
li spinge in un’unica, possibile direzione, volenti o nolenti:
Ogni
progetto totalitario è partito dalla premessa che la zootecnia sia una prassi
idonea alla gestione del “bestiame umano”.
Non
ne abbiamo ancora avuto abbastanza? Essere umani, da un punto di vista
evolutivo e culturale, significa mantenere mille opzioni aperte, significa che
non esiste alcuna condizione naturale e soddisfacente per noi: l’unica
condizione naturale è il cambiamento. Ogni società che brama la stabilità e
fissità deve esigere la trasformazione dell’umano ed è per ciò stesso totalitaria – considererà l’esistenza di certe categorie di persone come un
ostacolo alla felicità collettiva – e va combattuta. Una società viva è
sottoposta ad un’incessante metamorfosi, come la vita appunto, e non può essere
spogliata dell’imprevedibilità, creatività, emotività umana:
Viviamo
su questo pianeta ma per qualche ragione ci sentiamo fuori posto. Ma va bene
così, perché è ciò che ci ha preservato dall’estinzione, a differenza del 99%
della vita sulla terra.
I Mondi Ideali, i Nuovi Ordini Mondiali, sono sempre ostili
alle persone reali, perché si prefiggono degli obiettivi irrealistici, rispetto
ai quali gli esseri umani non potranno mai essere all’altezza. Detestano gli esseri umani del presente ed
idealizzano quelli del futuro, commisurati alle attese dell’élite.
La
loro diffidenza nei confronti dell’uomo è alla base del dirigismo esasperato,
della più pedante pedagogia, della proliferazione legislativa e giuridica.
Queste utopie sono inflessibilmente stataliste, la legge regola ogni dettaglio
della vita. L’ostacolo è l’uomo, l’ambito incontrollabile del privato. La fiducia
nelle istituzioni non cancella la svalutazione dell’uomo:
Nell’utopia
si coltiva la facoltà di fermarsi di colpo, come per istinto, sulla
soglia di un pensiero pericoloso – la potremmo chiamare “stupidità protettiva”.
Il pensiero viene colonizzato, paralizzato, tramite la confusione tra finzione
e realtà. Nella prefazione ad una riedizione di “Il Mondo Nuovo” Aldous Huxley
osservava giustamente che una dittatura del futuro non sarebbe stata violenta
perché avrebbe avuto a disposizione tutto ciò che occorre per controllare le
menti della gente: “Non ci sono motivi per pensare che uno Stato totalitario
nuovo debba per forza assomigliare ai vecchi. Governi di oligarchie e squadre
con la camicia nera, deportazioni di massa e imprigionamenti sommari non sono
solo inumani, sono anche inefficienti. […]. Uno Stato totalitario realmente
efficiente dovrebbe avere un esecutivo di capi politici coadiuvati dal loro
esercito di managers che controlla una popolazione di schiavi che non
sono tenuti a bada con mezzi coercitivi, perché amano il loro stato di
servitù”.
La cancellazione
chimica dei ricordi è stata presentata dai mezzi d’informazione come la
soluzione ai problemi di chi ha subito violenze ed abusi e non riesce a
rimettere in sesto la sua vita. Pochi si sono chiesti cosa succederebbe se un
governo impiegasse questa tecnica per eliminare ricordi spiacevoli che possono
risvegliare nei cittadini la voglia di ribellarsi al potete costituito, o per
neutralizzare la personalità dei dissidenti, o per rimuovere dalla mente di una
persona la consapevolezza di essere stato programmato per uccidere gli
oppositori di un regime.
Non
esiste tuttavia un vero controllo laddove ci sono solo persone disponibili a
controllare. Serve anche una maggioranza di cittadini che desidera essere
controllata, una fantasia di soggiogamento volontario e spontaneo che comincia
con l’infanzia e che mantiene la popolazione in uno stato di infantilismo
prolungato, la cosiddetta sindrome di
Peter Pan. In questo modo si arriva ad un mondo diviso tra chi monitora e
sa, ma rimane anonimo, celato, e chi è monitorato e noto, ridotto allo stato di
oggetto, o strumento. La società contemporanea marcia in questa direzione,
quella della perdita dell’anonimato, persino a livello psicologico e genetico,
della permeabilità della mia identità e della categorizzazione arbitraria dei
cittadini in attivisti (pericolosi e colpevoli) e docili (provvisoriamente
utili e potenzialmente innocenti).
Per come stanno andando le cose,
pare di poter dire che il destino dell’umanità sarà quello di costruire
tirannie mascherate da utopie. Utopie fatte di Intelligenza Artificiale,
ologrammi interattivi, ibridazione tecnologica dell’umano, un nuovo sistema
economico-finanziario che faccia a meno dei contanti, la comunicazione
telepatica tramite chip che contemporaneamente monitorano il cervello 24 ore su
24 registrando le sue attività, l’identificazione a radio frequenza utile
per il controllo psicotronico, oltre ad indubbie meraviglie come
l’energia gratuita,
sistemi di trasporto anti-gravitazionali, l’eliminazione di certe terribili
patologie, forse persino la telepatia.
Negli Stati Uniti si stanno fabbricando soldati psicopatici:
La miscela che può condurre l’umanità alla rovina è quella
di masse remissive ed acquiescenti e però allo stesso tempo
pretenziose.
Attenzione
alla vanagloria del Grande Inquisitore
di Dostoevskij, perché di figure così è pieno il mondo contemporaneo e,
davvero, non esiste nessuna autorità più pericolosa e tossica della loro, per i
corpi e per le coscienze: “Sì, noi li obbligheremo a lavorare, ma nelle ore libere
dal lavoro daremo alla loro vita un assetto come di gioco infantile, con
canzoni da bambini, cori e danze innocenti. […]. Ed essi non ci terranno
nascosto assolutamente nulla di loro stessi. Noi permetteremo loro, o
proibiremo, di vivere con le loro mogli e amanti, di avere o non avere figli,
sempre regolandoci sul loro grado di docilità, ed essi si sottometteranno a noi
lietamente e con gioia. Perfino i più torturanti segreti della loro coscienza,
tutto, tutto porranno in mano nostra, e noi tutto risolveremo, ed essi si
affideranno con gioia alla decisione nostra, perché questa li avrà liberati dal
grave affanno e dai tremendi tormenti che accompagnano ora la decisione libera
e personale. […]. In silenzio essi morranno, in silenzio si estingueranno nel
nome Tuo [Gesù il Cristo] e oltre tomba non troveranno che la morte. Ma noi
manterremo il segreto, e per la loro stessa felicità li culleremo
nell’illusione d’una ricompensa celeste ed eterna. Infatti, seppure ci fosse
qualcosa nel mondo di là, non sarebbe davvero per della gente simile a loro”.
Un’altra
eccellente fonte di illuminanti suggestioni è il celebre “Il Mago” di John
Fowles. La chiave di lettura
è semplice ed eterna: è giusto che una
persona sia sottoposta a pressioni, stimoli dolorosi e persino tortura
psicologica per farlo maturare? Il romanzo di Fowles, a mio avviso, è
un'apologia della manipolazione e della tortura psicologica a fini didattici.
Nessun mago “bianco” violerebbe
il libero arbitrio di un novizio; nessun governo democratico ed autenticamente
illuminato farebbe sue le filosofie pedagogiche nere del Nuovo Ordine Mondiale.
Nel Mondo Nuovo, per quanto è possibile, lasciate che gli esseri
umani adatti a quel tipo di organizzazione sociale si riuniscano e vivano come
meglio credono, astenendovi dal seguire il loro esempio. A ciascuno il suo.
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