Gli”psicopatici aziendali” alla guida delle nostre
istituzioni finanziarie sono da biasimare [per la crisi finanziaria].Clive R.
Boddy, della Business School di Nottingham presso l’università di
Nottingham Trent ci dice che gli psicopatici sono l’1 per cento delle persone
che, forse a causa di fattori fisici che hanno a che fare con una
anormale connettività cerebrale e la mancanza di coscienza, hanno poche
emozioni e l’incapacità di avere, sentimenti di simpatia o empatia per
gli altri.Come risultato finale, sostiene il professore in un
recente numero del Journal of Business Ethics, queste persone sono
straordinariamente fredde, spietate verso gli altri rispetto alla maggior
parte e quindi sono una minaccia per le aziende per cui lavorano e per la società”.
Gli psicopatici sfruttano la natura relativamente caotica della società
moderna tra cui il rapido cambiamento, il rinnovamento costante e un
elevato turnover di personale chiave nelle aziende.Tali circostanze consentono
loro di ascendere attraverso una combinazione di fascino e carisma , che rende
il loro comportamento invisibile e li fa apparire normali sino a sembrare dei
leader ideali. Un ambiente stabile avrebbe invece reso visibili ed
identificabili gli psicopatici aziendali, indentificabili come manager
indesiderabili a causa della loro personalità egoista egoista e altri difetti
etici”. (…) Il problema è iniziato quando questi incantatori, di fatto
hanno preso il potere nelle più importanti istituzioni finanziarie… uomini in grado
di influenzare il clima morale di tutta l’organizzazione di esercitare un
potere considerevole. Essi in gran parte hanno causato la crisi perché la
loro risoluta ricerca del proprio auto-arricchimento e della propria
auto-esaltazione con l’esclusione di ogni altra considerazione ha portato ad un
abbandono del vecchio concetto di noblesse oblige, uguaglianza, equità, o
di qualsiasi nozione reale della responsabilità sociale delle imprese “.
Gli studi condotti dallo psicologo
forense canadese Robert Hare indicano che circa l’1% della
popolazione totale può essere classificato come soggetto ‘psicopatico’, ma il
dato prevalente all’interno del settore dei servizi finanziari è il 10%. E
Christopher Bayer ritiene, in base alla sua diretta esperienza, che la
percentuale è anche più alta.
In una delle principali banche commerciali in
cui ho lavorato usavamo test psicometrici per assumere psicopatici, dato che le
loro caratteristiche erano esattamente conformi a quelle richieste per il ruolo
di dirigente di una grande impresa finanziaria.
Brian
Basham, The Independent, 29 dicembre 2011
È nato da poco, ma già giganteggia un nuovo
settore di psicologia aziendale: la corporate psychopathy (psicopatia
aziendale). Negli scandali di fine secolo XX e inizio secolo XXI, infatti, non
si sono trovate immoralità occasionali di persone che hanno sbagliato, possono
pentirsi, ma perversioni morali permanenti che, se non fossero state scoperte,
sarebbero continuate perché non lasciavano sensi di colpa: è la condizione
chiamata psicopatia, difficile da redimere. […].L’accelerazione imposta alla
società dalla rivoluzione informatica e dalla competizione del mercato ha
eliminato persone dotate di fedeltà, cautele e scrupoli, favorendo l’emergere
di tipi intuitivi, cinici, opportunisti…Anche le loro accelerazioni hanno
favorito le psicopatie: si è imposto chi sapeva cogliere i vantaggi immediati,
perdendo il senso ultimo dell’azione politica. Lo abbiamo visto sia nei
nazionalismi, quando sono scivolati in fascismi, sia nella rivoluzione russa o
in quella culturale cinese, sia nel rinazionalizzarsi dei comunismi, per
esempio con la disgregazione della Iugoslavia. Ognuna di queste strozzature ha
compresso e accelerato la storia. Ogni volta, la compressione ha trattenuto la
maggioranza delle personalità equilibrate e liberato un getto di psicopatici.
Luigi
Zoja, “La morte del prossimo”
Gli psicopatici sono un caso limite dell'umano,
ma la psicopatia come tonalità dell'anima a bassa emotività e a scarso
sentimento è qualcosa che si va diffondendo tra i giovani d'oggi che, nella
loro crescita, acquisiscono valori d'intelligenza, prestazione, efficienza,
arrivismo, quando non addirittura cinismo, nel silenzio del cuore…[è necesario]
evitare che l'intelligenza si sviluppi disancorata dal sentimento e diventi
intelligenza lucida, fredda, cinica, e potenzialmente distruttiva.
Umberto
Galimberti
Lo psicopatico è colui che è capace di compiere
gesti anche terribili senza che il suo sentimento ne registri il minimo
sussulto emotivo. Il cuore non è in sintonia con il pensiero e il pensiero con
il gesto. Ma non se ne accorge nessuno di questa sindrome? Tendenzialmente no.
Una buona educazione, soprattutto quella borghese, che insegna a tenere a bada
gli eccessi emotivi, confeziona su ciascuno di noi un abito di buone maniere,
di stereotipi linguistici, di controllo dei sentimenti che, come una corazza,
ci rendono impenetrabili e scarsamente leggibili a chi ci sta intorno. Alla
base c' è una mancata crescita emotiva, che ha reso il sentimento atrofico,
inespressivo, non reattivo, per cui gli eventi della vita ci passano accanto
senza una nostra vera partecipazione, senza un' adeguata risposta di sentimento
a quanto intorno accade.
Umberto
Galimberti
Siamo nel mezzo di un'età di psicopatia e gli
anni attuali sono uno dei suoi momenti culminanti. In termini genetici, uno
psicopatico è qualcuno con una coscienza deficitaria. Qualcuno per il quale
colpa è una parola sconveniente o inappropriata, eccetto che come strumento per
manipolare gli altri. Il senso di colpa per aver ferito gli altri non sembra
essere sufficiente per fermare lo psicopatico dal cercare di ottenere quello
che vuole.
Michael
Eigen
Gli psicopatici sono molto abili a rivolgere
tutta la loro attenzione alle cose che li interessano maggiormente e a ignorare
le altre. Alcuni clinici hanno paragonato questa caratteristica al
funzionamento di una torcia elettrica a raggio distretto, che può illuminare
soltanto una cosa alla volta. Altri suggeriscono che somiglia alla
concentrazione con cui un predatore insegue la sua preda.
Robert
Hare, University of British Columbia, membro dell'Ordine del Canada (Order of
Canada) - la più alta onorificenza civile concessa dallo stato canadese.
Questi dati convergenti confermano l'ipotesi
della ridotta connettività della corteccia prefrontale ventromediale quale
caratteristica neurobiologica tipica della psicopatia.
Michael
Koenigs, University of Wisconsin School of Medicine
Siamo
stati invasi. Pochi se ne sono accorti, ma è successo.
Gli
specialisti lo sanno da molti anni, ma chi controlla l’informazione ha
scaltramente provveduto a circoscrivere il numero di persone che hanno accesso
a questo tipo di informazioni:
Ciò
nonostante gli scienziati ce la mettono tutta per diffondere tra la gente
almeno un barlume di consapevolezza del problema.
Clive R.
Boddy, docente alla Nottingham Trent University, è l’ennesimo studioso a
confermare quel che molti hanno progressivamente compreso per conto loro, ossia
che gli psicopatici hanno preso il controllo dell’alta finanza e quindi
dell’economia, cioè della politica e della società, grazie al loro fascino
magnetico, carisma, egotismo e completa spregiudicatezza:
Siamo
stati invasi, dicevo. Sono arrivati tra noi degli “untori”, hanno assunto il
controllo dei gangli della società, per poi dedicarsi alla diffusione di un
condizionamento mentale che infetta i cittadini-portatori e li convince che la
nuova condizione è molto migliore di quella precedente, quella “normale”.
I
cittadini malati cominciano a comportarsi in modi che gli altri, i “sani”,
trovano spiacevole o addirittura oltraggioso. Gli untori fanno proselitismo
spinto, le resistenze sono sormontate l’una dopo l’altra e gli infettati
diventano a loro volta dei predicatori, facendo altri proseliti. Chi si oppone
alla conversione teme per la sua sicurezza e la sopravvivenza della sua civiltà.
È
ipotizzabile che i cittadini più recalcitranti ricorreranno a varie misure per
ostacolare questo contagio, anche alla violenza ma, alla fine, la Nuova
Mentalità prevarrà e tutti si uniformeranno al Nuovo Ordine. Questo perché gli
invasori, i nuovi barbari, già controllano la percezione della realtà del resto
della specie umana. Chi controlla la visione del mondo, controlla le coscienze,
le menti, i cuori delle sue prede:
La
narrazione attuale elogia la conversione e demonizza la resistenza,
dipingendola a tinte foschissime, insinuando una contiguità con estremismo,
razzismo, bigottismo, ignoranza, fanatismo, comportamenti socialmente devianti,
delinquenza, ecc.
Invece di
farci tifare per chi resiste all’assimilazione, ci incoraggiano a celebrarla
come un evento meraviglioso, ad accogliere lietamente la propria uniformazione
ad un paradigma dominante, la caduta in una trance indotta da un’élite
autoritaria che detesta certi valori e virtù tradizionali, quelli che
preservano il tessuto sociale, la coesione della comunità, la solidarietà, il
buon cuore, la buona volontà.
Ci hanno
offerto il frutto proibito. Molti l’hanno assaggiato, molti lo sbocconcellano.
Il comportamento delle élite è quello di chi persegue il proprio interesse e la
propria gratificazione a detrimento di tutti gli altri e se ne infischia delle
proprie responsabilità nei confronti della comunità, come se non ci dovessero
mai essere delle conseguenze (l’importante è che le subiscano altri).
Il virus
che ci contagia insegna che i limiti sono un abbaglio concettuale, vanno
superati sempre e comunque, tranne quelli che bloccano la mobilità sociale
verso l’alto delle masse. Infatti gli eletti non riconoscono alcuna necessità
di autodisciplinarsi, invitano gli altri a fare lo stesso, salvo poi frustrare
ogni loro sforzo ed incolparli dei loro fallimenti.
In questo
modo si dotano di una docile servitù e poi, beffardamente, ad essa si
rivolgono: fate pure quel che vi pare, purché sia conforme alle nostre
preferenze.
I do forgive thee, Unnatural though thou art
[“Abbiti il mio perdono, per quanto tu sia
snaturato”].
Prospero
ad Antonio, “La Tempesta”, di William Shakespeare
La coscienza è una seccatura: una mosca, un cane
che abbaia. Se non credi di averne una, che fastidio ti può dare?
Capitano
Argall, “Il Nuovo Mondo”, di Terrence Malick
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