sabato 24 dicembre 2011

Fukushima è sotto controllo tanto quanto lo è lo spread





Tomohiko Suzuki è un giornalista freelance che ha lavorato per un mese alla centrale di Fukushima senza rivelare la sua vera identità.
Suzuki ha dichiarato che gli esperti di tecnologie nucleari gli hanno assicurato che ci sono persone che vivono in aree dove nessun dovrebbe risiedere: “è come se vivessero all’interno di una centrale nucleare”.
La Toshiba non dice all’Hitachi cosa sta facendo e l’Hitachi fa lo stesso con la Toshiba.
"Lavorare a Fukushima equivale ad aver ricevuto l'ordine di morire", secondo una fonte di una società che si occupa di nucleare citata da Suzuki. Questa fonte sostiene che i lavoratori manipolano regolarmente le loro misurazioni della radiazione assorbita capovolgendo i dosimetri o mettendoli nei calzini, cosa che consente loro di rimanere nel sito contaminato da 10 a 30 minuti in più prima di raggiungere il limite giornaliero. In casi estremi, dice Suzuki, i lavoratori addirittura lasciano i dosimetri al dormitorio. Secondo Suzuki TEPCO e i subappaltatori all'impianto non dicono mai esplicitamente ai lavoratori di prendere queste misure. Al contrario, gli vengono semplicemente assegnati compiti impossibili da eseguire tempestivamente senza manipolare le misure di dosaggio radioattivo e i lavoratori non protestano mai, vuoi per senso del dovere, vuoi per paura di essere licenziati. Inoltre gli screening di radiazione giornaliera sono una farsa, con il rilevatore passato troppo velocemente su ogni lavoratore mentre “la connessione con il cicalino è stata tagliata”.
Molti ingegneri della Hitachi e della Toshiba che proponevano delle nuove soluzioni si sono sentiti rispondere che non ci sono più i soldi per sperimentarle.
Suzuki ha appena pubblicato un libro dal titolo “Yakuza to genpatsu" (La yakuza e l’energia nucleare).

Ringrazio Mario Giuliano per aver tradotto la parte più importante dell'articolo.

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