mercoledì 7 dicembre 2011

I sondaggi che condannano al suicidio Israele e Stati Uniti




L’impero anglo-americano-israeliano (AAI) ha gli anni contati e la sua caduta sarà tanto fragorosa quanto enormi sono (state) la sua potenza, la sua fama e la sua influenza finanziaria e mediatica. 
Gli scricchiolii sono facilmente udibili. Considerate un attimo l’attivismo di politici e mezzi d’informazione con le loro escalation di allarmismi concernenti lo sviluppo del programma nucleare iraniano. Sono anni che si protrae la campagna di denigrazione di tutto ciò che è iraniano, con l’infaticabile collaborazione di una leadership iraniana sempre in cerca di rogne ed incurante della secolare tradizione pacifista di quella nazione. Eppure i sondaggi indicano che le popolazioni dei paesi NATO sono decisamente mal disposte nei confronti di una guerra con l’Iran, specialmente se questa dovesse scoppiare a breve. 
Questi sono i risultati del sondaggio della Quinnipiac University (campione di 2552 persone), del 23 novembre 2011:
Il 55% dei cittadini Americani pensa che gli Stati Uniti non dovrebbero agire militarmente contro l’Iran finché non si siano esplorate tutte le altre opzioni (il 36% sarebbe a favore). Dopo di che, il 50% non sarebbe comunque favorevole alla guerra con l’Iran.
Se Israele dovesse attaccare l’Iran, il 46% appoggerebbe un intervento militare americano a sostegno di Israele, il 50% no.
Solo il 50% dei Repubblicani approva l’uso della forza in ogni caso.
Oltre un terzo dell’elettorato americano è completamente o abbastanza indifferente a quel che succede in Iran.
Sondaggio israeliano del marzo 2011 (Istituto Dialog: campione di 495 persone):
Il 41 per cento degli Israeliani appoggerebbe un attacco preventivo ai siti nucleari iraniani. Il 39% sarebbe contrario. Questo dato è piuttosto stupefacente, se teniamo conto del fatto che solo Haaretz, tra i maggiori quotidiani, ha assunto una posizione critica:
Sondaggio dell’Università del Maryland sull’orientamento dell’opinione pubblica israeliana riguardo alla denuclearizzazione del Medio Oriente (1 dicembre 2011):
Il 64% degli Israeliani ebrei è a favore di un accordo con l’Iran che preveda la denuclearizzazione di entrambe le nazioni. Il 60% vorrebbe la massima trasparenza ed un sistema internazionale di ispettori per l’intero Medio Oriente che monitorasse i siti dove si potrebbero assemblare o immagazzinare armi atomiche. In caso di attacco israeliano ai siti nucleari iraniani, il 43% lo appoggerebbe, il 41% sarebbe contrario. Sono trascorsi 9 mesi ma l’opinione pubblica israeliana resta divisa:
Qui il questionario con le risposte:
Nella più recente (2011) indagine demoscopica sponsorizzata dal Ministero degli Affari Esteri svedese (ATTENZIONE: UNA DELLE COPIE DEL DOCUMENTO DISPONIBILE ONLINE POTREBBE ESSERE INFETTA!), nella sezione numero quattro (“Sicurezza Transatlantica”) leggiamo che: “sono molto poche le persone in Europa (6%), Stati Uniti (13%) e Turchia (4%) che appoggerebbero un’azione militare contro l’Iran, rispetto ad altre opzioni”. Inoltre, nel corso del 2010, le trepidazioni riguardanti il programma nucleare iraniano si sono affievolite. Negli Stati Uniti la percentuale di cittadini preoccupati è scesa del 10% in un anno, al 76%. Quelli seriamente preoccupati sono scesi dal 69% al 56%, ossia ben 13 punti percentuali in meno.
Direi strabiliante, nonché estremamente scoraggiante per i guerrafondai!
In Europa il calo è stato più modesto ma pur sempre significativo: dal 79% al 75%. Italia e Portogallo alzano notevolmente la media. Al contrario, i paesi dell’Est Europa, quelli che secondo la NATO sono minacciati dai missili iraniani, sono anche i meno preoccupati di tutti. È là che il calo di attenzione è stato più sensibile: tra gli 11 ed i 13 punti percentuali. La stessa Turchia, un bersaglio quasi certo della rappresaglia iraniana, non pare essere molto turbata dal programma nucleare iraniano: solo il 38% si dice preoccupato. Il 51% dei Turchi non lo è particolarmente, non lo è per nulla o è addirittura favorevole. Addirittura un quarto dei Turchi ritiene che la migliore opzione sia che gli Iraniani si dotino dell’arma atomica. Nell’ipotetico scenario in cui tutte le strade fossero state tentate senza successo, senza arrivare a fermare gli Iraniani, il 53% degli Europei escluderebbe comunque l’attacco preliminare mentre, in quel caso, il 54% degli Americani sarebbe favorevole all’azione militare.
Ho già spiegato le ragioni per cui ritengo che una terza guerra mondiale sia imminente (primavera 2012?):
Tuttavia, riflettendoci bene, la ragione principale dell’urgenza di un conflitto che appare comunque come inevitabile, è la sconfitta che i propagandisti stanno subendo a livello di potere persuasivo. Le ombre sull’11 settembre (una maggioranza della popolazione mondiale non crede alla versione ufficiale), le spudorate falsità sulle armi di distruzione di massa irachene e sui legami tra Saddam Hussein e Al-Qaeda, le fandonie sulle fosse comuni libiche, sugli aerei del regime che bombardavano Tripoli, sui 10mila morti tra i manifestanti anti-Gheddafi, la sintonia di vedute tra politici e finanzieri, le frustrazioni generate da un permanente e dispendiosissimo stato di Guerra al Terrore ed agli Stati Canaglia, il collasso del modello capitalista, la constatazione che il sistema di diritti e protezioni sociali delle democrazie occidentali è in via di smantellamento e le imprevedibili complicazioni del cambiamento climatico, tutto questo, dicevo, sta mettendo in crisi le strategie dei potentati
Incapaci di contemplare la realtà in modo obiettivo, com’è tipico di narcisisti, psicopatici, avidi, megalomani e meschini vari, hanno optato per una fuga in avanti. Un comportamento irrazionale che si tradurrà in un conto salatissimo (suicida) per tutti i sudditi dell'Impero (noi!). 

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