L’impero
anglo-americano-israeliano (AAI) ha gli anni contati e la sua caduta sarà tanto
fragorosa quanto enormi sono (state) la sua potenza, la sua fama e la sua influenza
finanziaria e mediatica.
Gli scricchiolii sono facilmente udibili. Considerate
un attimo l’attivismo di politici e mezzi d’informazione con le loro escalation
di allarmismi concernenti lo sviluppo del programma nucleare iraniano. Sono
anni che si protrae la campagna di denigrazione di tutto ciò che è iraniano,
con l’infaticabile collaborazione di una leadership iraniana sempre in cerca di
rogne ed incurante della secolare tradizione pacifista di quella nazione.
Eppure i sondaggi indicano che le popolazioni dei paesi NATO sono decisamente
mal disposte nei confronti di una guerra con l’Iran, specialmente se questa dovesse
scoppiare a breve.
Questi sono i risultati del
sondaggio della Quinnipiac University (campione di 2552 persone), del 23
novembre 2011:
Il 55% dei cittadini
Americani pensa che gli Stati Uniti non dovrebbero agire militarmente contro
l’Iran finché non si siano esplorate tutte le altre opzioni (il 36%
sarebbe a favore). Dopo di che, il 50% non sarebbe comunque favorevole
alla guerra con l’Iran.
Se Israele dovesse
attaccare l’Iran, il 46% appoggerebbe un intervento militare americano a
sostegno di Israele, il 50% no.
Solo il 50% dei
Repubblicani approva l’uso della forza in ogni caso.
Oltre un terzo
dell’elettorato americano è completamente o abbastanza indifferente a quel che
succede in Iran.
Sondaggio israeliano del marzo
2011 (Istituto Dialog: campione di 495 persone):
Il 41 per cento degli Israeliani
appoggerebbe un attacco preventivo ai siti nucleari iraniani. Il 39% sarebbe
contrario. Questo dato è piuttosto stupefacente, se teniamo conto del fatto
che solo Haaretz, tra i maggiori quotidiani, ha assunto una posizione critica:
Sondaggio dell’Università
del Maryland sull’orientamento dell’opinione pubblica israeliana riguardo alla
denuclearizzazione del Medio Oriente (1 dicembre 2011):
Il 64% degli Israeliani
ebrei è a favore di un accordo con l’Iran che preveda la denuclearizzazione di
entrambe le nazioni. Il 60% vorrebbe la massima trasparenza ed un sistema internazionale di
ispettori per l’intero Medio Oriente che monitorasse i siti dove si potrebbero
assemblare o immagazzinare armi atomiche. In caso di attacco israeliano ai
siti nucleari iraniani, il 43% lo appoggerebbe, il 41% sarebbe contrario. Sono
trascorsi 9 mesi ma l’opinione pubblica israeliana resta divisa:
Qui il questionario con le
risposte:
Nella più recente (2011)
indagine demoscopica sponsorizzata dal Ministero degli Affari Esteri svedese
(ATTENZIONE: UNA DELLE COPIE DEL DOCUMENTO DISPONIBILE ONLINE POTREBBE ESSERE INFETTA!), nella sezione numero quattro (“Sicurezza Transatlantica”) leggiamo
che: “sono molto poche le persone in Europa (6%), Stati Uniti (13%) e
Turchia (4%) che appoggerebbero un’azione militare contro l’Iran, rispetto ad
altre opzioni”. Inoltre, nel corso del 2010, le trepidazioni
riguardanti il programma nucleare iraniano si sono affievolite. Negli
Stati Uniti la percentuale di cittadini preoccupati è scesa del 10% in un anno,
al 76%. Quelli seriamente preoccupati sono scesi dal 69% al 56%,
ossia ben 13 punti percentuali in meno.
Direi strabiliante, nonché
estremamente scoraggiante per i guerrafondai!
In Europa il calo è stato
più modesto ma pur sempre significativo: dal 79% al 75%. Italia e
Portogallo alzano notevolmente la media. Al contrario, i paesi dell’Est
Europa, quelli che secondo la NATO sono minacciati dai missili iraniani, sono
anche i meno preoccupati di tutti. È là che il calo di attenzione è stato
più sensibile: tra gli 11 ed i 13 punti percentuali. La stessa Turchia, un
bersaglio quasi certo della rappresaglia iraniana, non pare essere molto
turbata dal programma nucleare iraniano: solo il 38% si dice preoccupato. Il
51% dei Turchi non lo è particolarmente, non lo è per nulla o è addirittura
favorevole. Addirittura un quarto dei Turchi ritiene che la migliore opzione
sia che gli Iraniani si dotino dell’arma atomica. Nell’ipotetico scenario
in cui tutte le strade fossero state tentate senza successo, senza arrivare a
fermare gli Iraniani, il 53% degli Europei escluderebbe comunque l’attacco
preliminare mentre, in quel caso, il 54% degli Americani sarebbe
favorevole all’azione militare.
Ho già spiegato le ragioni
per cui ritengo che una terza guerra mondiale sia imminente (primavera 2012?):
Tuttavia, riflettendoci bene, la
ragione principale dell’urgenza di un conflitto che appare comunque come
inevitabile, è la sconfitta che i propagandisti stanno subendo a livello di
potere persuasivo. Le ombre sull’11 settembre (una maggioranza della
popolazione mondiale non crede alla versione ufficiale), le spudorate falsità
sulle armi di distruzione di massa irachene e sui legami tra Saddam Hussein e
Al-Qaeda, le fandonie sulle fosse comuni libiche, sugli aerei del regime che
bombardavano Tripoli, sui 10mila morti tra i manifestanti anti-Gheddafi, la
sintonia di vedute tra politici e finanzieri, le frustrazioni generate da un
permanente e dispendiosissimo stato di Guerra al Terrore ed agli Stati
Canaglia, il collasso del modello capitalista, la constatazione che il sistema
di diritti e protezioni sociali delle democrazie occidentali è in via di
smantellamento e le imprevedibili complicazioni del cambiamento climatico,
tutto questo, dicevo, sta mettendo in crisi le strategie dei potentati.
Incapaci di contemplare la realtà in modo obiettivo, com’è tipico di
narcisisti, psicopatici, avidi, megalomani e meschini vari, hanno optato per
una fuga in avanti. Un comportamento irrazionale che si tradurrà in un conto salatissimo (suicida) per tutti i sudditi dell'Impero (noi!).
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