sabato 17 dicembre 2011

Chi sono, veramente, gli dèi moderni?



C’è in molti di noi, evidentemente, un profondo desiderio di accondiscendere a forze extraterrestri, di concederci a loro, di lasciarci sopraffare e, se possibile, consentire che ci sollevino dalla seccante responsabilità di noi stessi.
Russell Davies, recensione di “Incontri ravvicinati del terzo tipo”. The Observer, 19 marzo 1978

Tutto quanto esiste nell’universo, probabilmente, serve a un fine positivo, cioè agli scopi dell’universo. Ma alcune parti o sottosistemi di esso possono essere contrari alla vita. Dobbiamo affrontarli come tali, senza pensare al loro ruolo all’interno della struttura complessiva
Philip K. Dick.

Se mi è lecito ricorrere ad un paragone letterario, la mia situazione attuale assomiglia a quella dei personaggi del Demian di Hesse: un atteggiamento di fronte al divino o all’extra-umano che non esclude in esso la parte più terrifica, di orrore e di distruzione. Per questo ebbi a scriverLe in passato che ponevo qualche dubbio sulla possibilità e l’efficacia di una guarigione dell’uomo. […]. Anche di fronte al nazi-fascismo, di cui odio le azioni, conservo una sorta di comprensione per ciò che vi era di umano nei suoi rappresentanti. Il concetto della responsabilità personale mi sembra qualcosa di empirico, che vale ai fini del mantenimento della vita nel mondo, ma che non ha implicazioni metafisiche. È giusto che Hitler e i suoi complici siano stati puniti: altrimenti la vita non sarebbe potuta sopravvivere. Ma credo di riconoscere nell’opera di Hitler qualcosa che trascende le responsabilità umane; credo insomma che il vero colpevole degli orrori del nazismo non sia l’uomo-Hitler, ma una forza temibile quanto gli Angeli di Rilke che si è servita di quell’uomo, invadendo la sua volontà. Con questi presupposti mi accingo all’opera di cui Le scrissi. Mio scopo è il porre in evidenza come forze oscure – ciò che in Demian è abraxas – abbiano agito nella vicenda della Germania moderna, servendosi di uomini i quali ormai appaiono ai nostri occhi solo come veicoli di orrore. Ciò mi consente di spiegare come taluni influssi di quelle forze – che sono insieme orride e meravigliose, e pacificanti – abbiano condotto altri uomini – non per questo “meritori”, come non “colpevoli” mi appaiono in profondità i nazisti – ad opere di bellezza. […]. Da quanto ho detto si ricava che l’uomo non è in nulla arbitro della proprie azioni, ma solo spoglia inerte, resa vitale da forze extraumane, le quali appaiono di volta in volta ad occhi umani splendide e orribili, e che – sempre ad occhi umani – raggiungono unità nel concetto del divino.
Furio Jesi a Karoly Kerényi, Torino 16 maggio 1965. Da: “Demone e mito: carteggio 1964-1968” / Furio Jesi, Karoly Kerényi. Macerata: Quodlibet, 1999, pp. 50-52.

Non c’è dubbio che Hitler rientri nella categoria dello sciamano. Come ebbe a osservare qualcuno durante l’ultimo congresso del partito a Norimberga, non si è visto niente di simile dai tempi di Maometto. Possiamo paragonare Hitler a un uomo che ascolta attentamente il torrente di consigli che gli vengono sussurrati da una fonte misteriosa [inconscio] e che poi li mette in pratica. Se pure non è il vero Messia, Hitler assomiglia però a un profeta del Vecchio Testamento: la sua missione è di unificare la sua gente e condurla alla Terra Promessa. Questo spiega perché i nazisti devono combattere ogni forma di religione che non sia la loro particolare versione idolatra. […]. Un manichino di legno ricoperto da un telo, un automa con la maschera, un robot, o la maschera di un robot. Durante tutta la cerimonia non fece mai un sorriso; sembrava imbronciato, di cattivo umore. Non diede mai un segno di umanità. Aveva un’espressione di inumana univocità di intenti, senza il minimo senso dell’umorismo. Sembrava la controfigura di una persona vera, come se l’uomo Hitler si fosse nascosto dentro il robot, come un accessorio, e nascosto deliberatamente, per non intralciare il meccanismo.
Intervista rilasciata da Jung a H.R. Knickerbocker nell’ottobre del 1938. In Jung parla: interviste e incontri / a cura di William McGuire e R.F.C. Hull. Milano : Adelphi, 2002, pp. 161-184

Un albero saprebbe distinguere una folata di vento dallo sfiorare dei suoi rami da parte di un cerbiatto di passaggio? Potete escludere recisamente che l'ombra o lo scintillio che scorgete con la coda dell'occhio non sia un'entità per voi quasi interamente invisibile?

Le “allucinazioni” acustico-visive studiate da Julian Jaynes 
non terminarono nell’evo antico e continuano tuttora.

Maometto e  Joseph Smith Jr. (1805 – 1844), fondatore della chiesa mormone, sono due casi eclatanti. I Mormoni sono un fenomeno molto interessante perché sono estremamente attenti alle genealogie ed hanno istituito un gigantesco archivio, una biblioteca genealogica in un deposito blindatissimo all’interno di una montagna 20 miglia a sud di Salt Lake City, che dovrebbe idealmente contenere gli alberi genealogici e i dati anagrafici (inclusa razza e censo) di tutti gli esseri umani: “in Francia essi hanno ormai microfilmato la quasi totalità degli archivi di stato civile; in Gran Bretagna, Germania e Olanda sono già risaliti al Medioevo ed anche in Italia, dove si contano più di 14000 fedeli, essi hanno aperto numerosi Centri Genealogici, ottenendo risultati soddisfacenti soprattutto in Sicilia, in Toscana e nelle province di Parma, Trento, Bolzano e Torino. Tutti i documenti rinvenuti vengono pazientemente microfilmati e trasferiti nell'archivio centrale sul Grande Lago Salato, che può contenere fino a 26 milioni di microfilms da 300 volumi circa, e a cui nessuno, tranne tecnici e archivisti, può accedere”.
È facile capire che, nelle mani sbagliate, sarebbe uno strumento pericolosissimo.

Poi ci sono le singolari epifanie di Madre Teresa, che rivelano un “Gesù Cristo” tirannico, avido, vorace, parassitario, vampirizzante, crudele e spietato; l’antitesi della figura evangelica, un vero e proprio Anticristo:

E le apparizioni mariane?
Su Fatima è stata fatta un’ottima inchiesta da Joaquim Fernandes e Fina D'Armada, tradotta solo in spagnolo ed inglese, per quanto mi consta:
La tesi dei due autori, che sono andati a controllare le trascrizioni delle testimonianze dei tre pastorelli e delle prime persone con le quali hanno discusso dell’esperienza, prima che la Chiesa ci mettesse lo zampino, è che la descrizione della visione non corrisponde in alcun modo a quella di una “normale” visione mariana ma piuttosto ad un incontro ravvicinato.
La presunta Maria era alta circa 1 metro e dieci centimetri, tra i 12 e 15 anni di età, indossava una mantellina bianca, aveva gli occhi completamente neri, una sfera luminosa legata in vita, era discesa dal cielo ed è svanita in cielo risalendo, il suo volto era inespressivo, non muoveva le gambe, parlava senza muovere le labbra, si voltò prima di ripartire. Non pregò, non sgranò il rosario, non fece il segno della croce. Nessuno dei pastorelli pensò mai di trovarsi al cospetto della Madonna, prima dell’intervento del clero locale, anche perché l’apparizione non si identificò come tale.

Passiamo ad un visionario laico.
In un convegno del 1976 a Vancouver, il celebre scrittore di fantascienza Philip K. Dick dichiarò: “Dobbiamo stare attenti a non confondere la maschera, qualunque maschera, con la realtà retrostante. […]. Nell’universo esistono cose gelide e crudeli, a cui io ho dato il nome di “macchine”. Il loro comportamento mi spaventa, soprattutto quando imita così bene quello umano da produrre in me la sgradevole sensazione che stiano cercando di farsi passare per umane pur non essendolo. In questo caso le chiamo “androidi”. Per “androide” non intendo il risultato di un onesto tentativo di ricreare in laboratorio un essere umano. Mi riferisco invece a una cosa prodotta per ingannarci in modo crudele, spacciandosi con successo per un nostro simile. Che ciò avvenga in un laboratorio o meno non ha molta importanza: l’intero universo è una sorta di enorme laboratorio, da cui provengono scaltre e crudeli entità che ci sorridono tendendoci la mano. Ma la loro stretta è quella della morte, e il loro sorriso è di un gelo tombale”.
Dick soffriva di allucinazioni visive. Un caso analogo è quello di Friedrich Nietzsche che, a 24 anni, scriveva: “Ciò ch’io temo non è l’orrenda figura dietro la mia sedia, ma la sua voce; e nemmeno le parole, bensì il tono terribilmente inarticolato e disumano di questa figura. Sì, se parlasse almeno come parlano gli uomini!”.

L’universo pullula di vita e la vita cerca la varietà. Dunque là fuori ci sarà un po’ di tutto, anche civiltà che non amano la varietà perché ritengono di rappresentare il pinnacolo dell’evoluzione (un po’ come gli esseri umani). Quel tipo di civiltà tratterebbe le specie inferiori come bestiame (un po’ come gli esseri umani). Come gli Arconti, come Geova, come Enlil, come gli dèi della mitologia mondiale.
Bellissimi, angelici, impressionanti in tutto e per tutto, ma privi di empatia, come gli psicopatici.  

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A mio avviso le ricerche più rigorose in questo campo sono state effettuate da - in ordine di rigorosità ed approfondimento:

Jacques Vallée, astronomo e matematico
John Keel, giornalista;
David M. Jacobs, storico, Temple University;
Karla Turner, giornalista;
Richard Dolan, storico;
John E. Mack, psichiatra, Harvard University;

Qui di seguito, ripropongo una ricapitolazione delle teorie di Keel e Vallée.

In “Messaggeri di illusioni: il culto degli UFO” (Sperling & Kupfer, 1984), Vallée nota che un altro studioso francese del fenomeno, Paris Flammonde, ha rilevato una marcata tendenza totalitaria nelle filosofie delle persone che ritenevano di essere state contattate da extraterrestri. Si trova a concordare con questa valutazione e a catalogare queste inclinazioni in quattro grandi insiemi:
Abdicazione dell’intelletto: la credenza che gli umani non sono in grado di risolvere i propri problemi e che è necessario delegare la tutela della specie umana ad esseri maggiormente competenti, per salvarci dall’auto-distruzione. Che si facciano carico di tutto loro, noi non dobbiamo più preoccuparci di nulla;
Filosofia razzista: la credenza che alcuni umani sono discendenti di extraterrestri e quindi costituiscono una razza eletta di superuomini giustamente destinata a governare le masse in un ordine castale;
Impotenza tecnica: la credenza che senza l’input alieno la civiltà umana non sarebbe riuscita a sollevarsi dalla condizione di Neanderthal;
Utopia sociale: teorie economiche fantastiche che prevedono un’unica economia globale centralizzata e l’abolizione della democrazia in favore di un sistema utopistico dittatoriale spacciato per genuinamente democratico;

Questo è un estratto della voce di wikipedia dedicata a Vallée:
Nel corso dei suoi studi, Jacques Vallée è divenuto critico verso l'ipotesi extraterrestre sugli UFO e ha specificato in un articolo le cinque principali obiezioni contro questa ipotesi[1] che si possono così riassumere:
  1. Gli incontri ravvicinati sono molto più numerosi di quello che richiederebbe qualsiasi esplorazione fisica della Terra da parte di extraterrestri;
  2. La struttura fisica dei presunti alieni così come vengono descritti non sembra originaria di altri pianeti né biologicamente adattata ai viaggi spaziali;
  3. I comportamenti riferiti dalle presunte vittime di rapimenti alieni contraddicono l'ipotesi di esperimenti scientifici o genetici su umani da parte di una razza aliena avanzata;
  4. L'estensione del fenomeno attraverso la storia umana dimostra che gli UFO non sono un fenomeno contemporaneo;
  5. L'apparente abilità degli UFO di manipolare lo spazio e il tempo suggeriscono ipotesi radicalmente diverse;

Prendendo in esame fenomeni che escono dall'ordinario umano, Vallée nota una similitudine fra certi fenomeni presenti nel folclore (come gli incontri con folletti o gnomi), gli odierni incontri ravvicinati con gli extraterrestri e alcuni fenomeni paranormali. Egli intravede nel fenomeno ufologico un sistema di controllo dell'evoluzione terrestre che è attivo nella storia umana e opera sull'inconscio collettivo della nostra specie.
Vallée avanza pertanto l'ipotesi che gli UFO provengano da una dimensione parallela alla nostra. Tale ipotesi, chiamata ipotesi parafisica, è però accettata solo da una minoranza di ufologi”.

L’ipotesi parafisica piace molto al sottoscritto:

Qui un’eccellente analisi della questione:
“Alcune riflessioni sulla teoria del superspettro di John Keel” di Giovanni Pellegrino, 15/02/2011:
“In questo articolo prenderemo in considerazione la teoria del superspettro di John Keel, il fondatore insieme a Jacques Vallée della “new ufology”. In tale articolo ci interesseremo di quattro questioni: in primo luogo cercheremo di mettere in evidenza l’importanza ed il significato della personalità e dell’opera di John Keel nell’ufologia americana; in secondo luogo esporremo e commenteremo la teoria del superspettro di John Keel; in terzo luogo metteremo in evidenza le somiglianze e le differenze esistenti tra le teorie di Keel e quelle di Vallée; in quarto luogo prenderemo in considerazione alcune delle possibili applicazioni della teoria del superspettro ai fenomeni appartenenti alla dimensione del mistero.
Per quanto riguarda l’importanza ed il significato dell’opera di John Keel nell’ambito dell’ufologia americana dobbiamo dire che l’importanza della personalità e del pensiero di John Keel non è comprensibile senza fare riferimento alle vicende dell’ufologia americana e mondiale negli anni immediatamente precedenti all’entrata in scena nel panorama ufologico americano di tale autore. Per tale motivo riteniamo opportuno esporre brevemente una parte della storia dell’ufologia americana cosicché i lettori possano comprendere la portata della grande svolta causata da Keel nel pensiero ufologico americano.
Volendo tracciare una storia molto schematica dell’ufologia americana è indispensabile mettere in evidenza che dopo il periodo che va all’incirca dal 1947 al 1957, definito dagli ufologi americani il “periodo classico” dell’ufologia americana, sopravvenne un periodo di crisi che è stato definito dagli storici dell’ufologia americana “medioevo ufologico” oppure “epoca buia” (“Dark Age”). Tale “Dark Age” continuò fino al 1963. Sono state individuate dagli storici dell’ufologia americana diverse ragioni che determinarono questo periodo di crisi: la diminuzione dell’interesse della stampa per gli avvistamenti ufologici, la diminuzione dell’interesse dell’opinione pubblica americana nei riguardi del fenomeno UFO ed anche un’oggettiva diminuzione in quel periodo storico del numero di avvistamenti ufologici sul territorio degli Stati Uniti.
A causa di tali motivi la comunità degli ufologi americani entrò in una crisi che sembrava senza uscita soprattutto perché il mondo ufologico statunitense si rese conto che dieci anni di avvistamenti e di indagini (1947-1957) non avevano portato, nonostante le enormi energie profuse dagli ufologi a conclusioni chiare e ben definite riguardo la natura e l’origine del fenomeno UFO. Infatti anche se la grande maggioranza del mondo ufologico americano considerava gli UFO delle astronavi aliene gli ufologi americani non riuscivano a fornire spiegazioni convincenti e sicure del motivo per il quale gli UFO, sia che fossero amici o ostili alla razza umana non si fossero ancora decisi a stabilire un contatto pubblico con gli abitanti della Terra. Ad aumentare ancora di più lo stato di frustrazione e di delusione degli ufologi americani contribuiva in maniera rilevante la mancanza di interesse degli scienziati nei riguardi del fenomeno UFO.
Tutte queste ragioni che abbiamo ora esposto determinarono l’abbandono da parte di molti ufologi americani dello studio del fenomeno UFO.
Negli anni che seguirono il 1963 gli ufologi che continuarono ad interessarsi dei dischi volanti approfittarono della diminuzione degli avvistamenti UFO per chiedersi se dietro la crisi dell’ufologia americana esistevano anche delle colpe specifiche degli stessi ufologi. Per tanto nel mondo ufologico statunitense si affermò una forte tendenza all’autocritica al fine di trovare una via di uscita alla crisi che sembrava irreversibile dell’ufologia americana.
Senza dubbio questa consapevolezza che dietro la crisi dell’ufologia statunitense c’erano anche delle colpe della comunità ufologica spinse gli ufologi americani a cercare nuove metodologie di indagine e soprattutto li indusse a impegnarsi di nuovo in tutte quelle attività che avrebbero potuto contribuire a risolvere il mistero degli UFO.
Tuttavia una nuova crisi colpì l’ufologia americana nel 1968 in seguito alla pubblicazione del “Rapporto Condon” che espresse un giudizio drasticamente negativo sul fenomeno UFO.
Pertanto dopo che dal 1963 al 1968 si era avuta una momentanea uscita dal periodo di crisi, dopo la pubblicazione di tale Rapporto il mondo ufologico americano entrò nuovamente in una crisi di identità e di valori.
Nel 1969 nacque la “new ufology” in quanto in quell’anno vennero pubblicati contemporaneamente i testi base di quella nuova corrente ufologica ovvero “Passaporto per Magonia” dell’ufologo franco-americano Jacques Vallée e i due libri di John Keel “Creature dall’ignoto” e “UFO operazione Cavallo di Troia”.
Nell’ambito della “nuova ufologia” John Keel rivestì senza dubbio un ruolo di fondamentale importanza. Egli prima di dedicarsi totalmente allo studio del fenomeno UFO si era dedicato in qualità di giornalista a compiere indagini riguardanti i fenomeni misteriosi. Per fare un esempio concreto egli si recò negli anni ’50 in Tibet per compiere indagini intorno allo “yeti” ovvero “l’abominevole uomo delle nevi”. All’inizio degli anni ’60 decise di dedicare tutte le sue energie allo studio del fenomeno UFO diventando un ufologo a tempo pieno. Keel era in quegli anni assolutamente convinto che dietro gli avvistamenti ufologici ci fossero creature extraterrestri ragion per cui il giornalista ed ufologo americano decise di dimostrare in maniera inconfutabile tale sua convinzione sull’origine aliena degli avvistamenti ufologici.
Tuttavia, dopo che per circa tre anni Keel aveva girato gli Stati Uniti per compiere ogni tipo di indagine sul fenomeno UFO, la convinzione del giornalista americano che gli UFO fossero di origine aliena cominciò sempre più ad andare in crisi. In particolare Keel si rese conto che l’ipotesi dell’origine extraterrestre degli UFO era del tutto inadatta ed insufficiente per spiegare la complessità e l’ampiezza della gamma di fenomeni collegati agli UFO. Keel si rese conto che appartenevano agli avvistamenti ufologici anche fenomeni misteriosi che non potevano essere spiegati partendo dall’idea che gli UFO fossero delle astronavi aliene. Keel cominciò a pensare che esisteva un legame tra una vasta gamma di fenomeni misteriosi che apparentemente sembravano non collegati tra loro.
In sintesi Keel giunse alla convinzione che ufologia, racconti riguardanti fate, gnomi ed elfi, sedute spiritiche, fenomeni paranormali, incontri con creature terrificanti, racconti riguardanti l’ondata di aeronavi che nel 1896-1897 si ebbe in vari Stati americani nonché i fenomeni di poltergeist ed almeno una parte dei fenomeni collegati col mondo esoterico erano tutti fenomeni misteriosi che riconoscevano la loro origine nella stessa realtà ignota che si manifestava agli uomini utilizzando di volta in volta delle messe in scena e dei travestimenti estremamente variabili e camaleontici.
Keel formulò la sua famosa teoria dei “cavalli di Troia”: secondo tale teoria gli UFO e gli altri fenomeni appartenenti alla dimensione del mistero non erano altro che dei travestimenti, dei “cavalli di Troia” utilizzati da tale realtà ignota per condizionare e manipolare la razza umana sin dagli inizi della storia del genere umano. Tale realtà ignota cambierebbe nelle varie epoche storiche il modo di travestirsi per adattarsi intenzionalmente al contesto storico, sociale e culturale esistente nei vari periodi storici in modo da mimetizzarsi più facilmente.
Per dirla in altro modo, Keel sosteneva che tale realtà ignota si travestiva ai giorni nostri da extraterrestri perché ci trovavamo nell’era spaziale mentre nel medioevo tale realtà ignota assumeva la forma di fate, gnomi ed elfi perché in quel periodo storico tale travestimento era molto credibile.
Secondo Keel al tempo dei romani tale realtà ignota aveva assunto la forma di “clipei ardentes” mentre nel 1896-’97 aveva assunto la forma di aeronavi. In sintesi Keel era convinto che tale realtà misteriosa aveva in tutte le epoche storiche un suo sistema di riferimento che teneva conto del clima socio-culturale, delle credenze, delle paure, delle aspirazioni, delle leggende che dominavano in ogni periodo storico.
Keel adottò molte delle teorie di Charles Fort il quale era convinto che la razza umana era proprietà di entità misteriose che consideravano gli esseri umani una loro proprietà, così come gli allevatori consideravano i capi di bestiame una loro proprietà. Sulla scia di Charles Fort, Keel avanzò l’ipotesi che esisteva intorno agli esseri umani un mondo invisibile che manipolava le convinzioni degli stessi. Anche tutta una serie di creature misteriose ed inquietanti quali “l’abominevole uomo delle nevi”, il mostro di Loch Ness, l’uomo falena, i vampiri, i licantropi, il misterioso abitatore delle foreste nordamericane, erano travestimenti adottati da tale realtà ignota per manipolare e condizionare gli esseri umani.
Keel col passare del tempo costruì un sistema di pensiero molto complesso ed articolato, basato su una visione sincretistica dei fenomeni misteriosi. La teoria elaborata da Keel può essere definita con vari aggettivi che nel loro insieme possono sintetizzare le caratteristiche principali del pensiero dell’ufologo americano, pensiero che ha trovato il suo ampliamento e completamento nella teoria del superspettro che prenderemo in esame più avanti. Tale teoria è stata esposta da Keel nel 1977 nel libro “The Eight Tower” nel quale Keel pone tale realtà ignota non in dimensioni ed universi paralleli ma in una regione del nostro universo situata in una parte dello spettro elettromagnetico non percepibile dai nostri sensi.
Vedremo ora di elencare e commentare gli aggettivi in grado di caratterizzare il sistema di pensiero ufologico elaborato dall’ufologo americano. In primo luogo vogliamo mettere in evidenza che non è facile comprendere pienamente l’importanza e il valore delle teorie di John Keel ed è anche molto difficile, forse ancora di più che comprendere il significato di tali teorie, cercare di spiegare e sintetizzare la loro portata. Volendo essere molto schematici, potremmo dire che le ipotesi di Keel costituiscono nell’universo dei fenomeni misteriosi quello che la teoria del campo unificato costituisce per la fisica moderna. Come infatti la teoria del campo unificato collega i fenomeni fisici nel loro complesso superando le divisioni esistenti in passato tra le varie branche della fisica, allo stesso modo la teoria parafisica di Keel fornisce l’idea che esiste un’unica causa per tutti i fenomeni misteriosi, considerati prima di Keel chiaramente distinti e separati (secondo l’ufologo americano l’origine di tutti i fenomeni misteriosi deve essere ricercata nell’attività e nel potere del superspettro).
Un aggettivo che definisce molto bene il sistema teorico elaborato da Keel è la parola fenomenico, tanto è vero che Keel usa molto spesso il termine “fenomeno” per definire sia gli avvistamenti ufologici sia tutti gli altri fatti misteriosi ed inspiegabili che apparentemente non presentano nessuna correlazione con il mistero degli UFO. Potremmo dire che la teoria di Keel è fenomenica nel senso che egli riprende le teorie filosofiche di Kant, il quale effettua una netta distinzione tra il “fenomeno” (la parte sensibile della realtà che gli esseri umani riescono a captare e comprendere con gli strumenti conoscitivi a loro disposizione) e il “noumeno” ovvero la parte della realtà che non può essere né percepita né conosciuta dagli esseri umani in quanto gli strumenti conoscitivi a loro disposizione non sono in grado di metterli in contatto con la realtà noumenica. Keel, volendo continuare il nostro paragone con la teoria kantiana del “fenomeno” e del “noumeno”, colloca il superspettro nella realtà noumenica non percepibile e conoscibile dai nostri sensi e dagli strumenti cognitivi a nostra disposizione.
Oltre che fenomenico il sistema teorico elaborato da Keel può essere definito anche parafisico, dal momento che egli considera gli UFO e gli altri fenomeni misteriosi causati da un’entità situata nel nostro stesso universo. Secondo l’ufologo americano, gli UFO non sono originati da un’entità metafisica ma al contrario sono un fenomeno “ambientale”, nel senso che essi sono sempre stati con noi dal momento che riconoscono la loro origine come tutti gli altri fenomeni misteriosi nel superspettro, il quale fa parte del nostro stesso universo anche se è situato in una diversa frequenza elettromagnetica non percepibile dai nostri sensi.
Proprio perché Keel sostiene che il superspettro è situato in una frequenza elettromagnetica diversa da quella in cui sono situati gli esseri umani, la teoria elaborata dall’ufologo americano può essere definita anche una teoria di tipo elettromagnetico dal momento che insiste nel considerare il fenomeno UFO di natura elettromagnetica.
A nostro avviso si può definire la teoria elaborata da Keel anche una teoria chiaramente cospirazionista, dal momento che Keel sostiene che esiste una vera e propria azione di manipolazione effettuata dal superspettro nei confronti della razza umana fin dagli albori della storia del genere umano.
Infine possiamo anche dire che il sistema teorico elaborato da John Keel deve essere considerato una visione del mondo e dell’uomo tipicamente fortiana, sia perché come Fort, Keel fornisce una visione sincretistica della dimensione del mistero sia perché Keel, come Fort, è convinto che esista un mondo invisibile che non soltanto ci circonda ma che ci assedia manipolando le nostre convinzioni ed i nostri comportamenti. Inoltre Keel, come Charles Fort, prospetta l’ipotesi che la razza umana sia proprietà di esseri che sono dei veri e propri burattinai. Esseri creati dal superspettro proprio allo scopo di manipolare e condizionare la razza umana.
Riteniamo ora opportuno passare ad esporre e commentare la teoria del superspettro di John Keel cercando in particolare di mettere in evidenza le somiglianze e le differenze esistenti con la teoria elaborata da Jacques Vallée, l’altro fondatore della teoria parafisica dell’origine degli UFO.
[…]
Partendo dalle innegabili somiglianze esistenti tra le teorie dei due ufologi, potremmo dire che quelle di entrambi gli autori in questione sono senza dubbio due teorie che si inseriscono nell’ambito delle teorie cospirazioniste, in quanto anche Vallée è convinto che gli abitanti della “dimensione di Magonia” vogliono condizionare e manipolare gli esseri umani come hanno sempre fatto sin dagli inizi della storia del genere umano. Vallée cerca anche di spiegare in che modo avvenga questa manipolazione elaborando la teoria dell’“effetto termostato”, teoria che ora cercheremo di esporre in maniera sintetica.
Prima di farlo, vogliamo mettere in evidenza che come abbiamo sostenuto in due nostri libri ovvero “I credenti degli UFO” e “Riflessioni sociologiche sul mistero degli UFO” tale teoria riveste una grande importanza non solo nel sistema di pensiero di Vallée, ma nell’intera storia dell’ipotesi parafisica dell’origine degli UFO. Con tale teoria l’ufologo franco-americano cerca di comprendere in che modo le entità parafisiche che si trovano nella dimensione di Magonia influenzano e manipolano le credenze ed i comportamenti degli esseri umani sin dagli inizi della storia dell’umanità. In tale teoria Vallée si serve della metafora del termostato che come tutti sanno ha la funzione di mantenere la temperatura esistente in una casa su un valore gradito agli abitanti della casa stessa. Di conseguenza il termostato evita che all’interno della casa si raggiunga una temperatura inferiore o superiore a quella voluta dagli abitanti della casa. Secondo Vallée gli abitanti della dimensione di Magonia fanno in modo sin dagli inizi della storia del genere umano di mantenere nelle varie epoche storiche un clima sociale, culturale, politico e religioso che sia compatibile con il loro scopo e il loro obiettivo, che sostanzialmente è sempre lo stesso nelle varie epoche storiche, cioè esercitare la loro influenza ed il loro controllo sulle credenze e sul comportamento degli esseri umani.
[…]
Secondo Jacques Vallée, gli abitanti della dimensione di Magonia per ristabilire il clima culturale a loro gradito sul nostro pianeta possono utilizzare sia travestimenti attraenti sia travestimenti terrorizzanti in quanto essi sono consapevoli che gli uomini sono molto sensibili ed influenzabili sia da tutte le cose che li spaventano molto sia da tutte le cose che li attraggono molto.
[…]
Per quanto riguarda le differenze significative esistenti tra la teoria di Jacques Vallée e quella di John Keel a nostro avviso bisogna dire che esistono solo due differenze fondamentali tra il pensiero dei due ufologi americani.
In primo luogo mentre Jacques Vallée pone gli abitanti di Magonia in un universo parallelo al nostro John Keel pone il superspettro nel nostro stesso universo [NOTA MIA: non è proprio così. Vallée postula l’esistenza di densità materiali diverse nell’universo-creazione, perciò il suo modello è pienamente compatibile con quello di Keel]
In secondo luogo Jacques Vallée è convinto che anche se il fenomeno UFO non è creato dagli esseri umani ma dalle entità parafisiche di Magonia esistono tuttavia dei gruppi di potere umani che vogliono strumentalizzare la credenza nell’esistenza del fenomeno UFO per rafforzare il loro potere nei confronti degli altri esseri umani. Tale convinzione di Vallée non è presente nel pensiero di John Keel.

Riferimenti bibliografici:
G. Pellegrino, I credenti degli UFO, Edisud, Salerno, 2002.
G. Pellegrino, Riflessioni sociologiche sul mistero degli UFO, Progetto Immagine, Torino, 2007.
G. Pellegrino, I miti della società contemporanea, New Grafic Service, Salerno, 2007.
John Keel, Creature dall’ignoto, Fanucci, Roma, 1978.
J. Vallée, Messaggeri di illusioni, Sperling & Kupfer, Milano, 1984.
J. Vallée, The Invisible College, Dutton, New York, 1975.

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