Io rifiuto questo ordine
costituito e questa pace sociale frutto della falsità, della viltà, della paura
e del cedimento agli estremisti ed ai terroristi islamici. Io condanno questa
classe di politicanti ignoranti, vili, egoisti, miopi e suicidi. Io ho orrore
di questa sedicente civiltà laicista, relativista, negazionista, nichilista,
multiculturalista, disfattista, che all’insegna dell’islamicamente corretto si è
arresa all’ideologia della morte e ci sta trascinando nell’era dell’oscurantismo
e della barbarie.
Magdi Allam
Magdi “Cristiano” Allam, come
troppi altri “cristiani”, era distratto, in classe, quando insegnavano la
tolleranza. Ma si può sempre rimediare: la vita è una grande lezione.
Da alcuni anni in Europa è in
corso un intenso dibattito sull’impatto dell’immigrazione di massa e dell’Euroislam.
Si tratta di un evento epocale ed il problema è reale: quanti immigrati
musulmani sono davvero disposti ad integrarsi? La risposta dipende naturalmente
da come i nuovi residenti percepiscono il luogo in cui vivono. Se si troveranno
bene, metteranno su famiglia e se i loro figli decideranno di porre il
Trentino, per fare un esempio, al centro del loro progetto di vita, allora
saranno a tutti gli effetti Trentini. Tuttavia alcuni Trentini si oppongono
alla costruzione di moschee sul “sacro suolo trentino”, paventando l’avvento di
una fantomatica Eurabia, un presunto complotto finanziato dai petrolieri
mediorientali intenzionati ad imporre un Califfato sul nostro continente.
Altri più semplicemente giudicano l’Islam incompatibile con la democrazia o
con l’identità trentina. Eppure per lungo tempo ci si è chiesti se lo
stesso Cattolicesimo fosse compatibile con la democrazia, citando ad esempio i
colpevoli silenzi ed i taciti assensi del Vaticano nei confronti delle
politiche più reazionarie ed autoritarie, in Europa come in America Latina. Una
parte importante della Chiesa Cattolica, dalla Rivoluzione Francese in poi, si
convinse che la democrazia era il primo passo verso il relativismo, la laicità,
il materialismo, l’agnosticismo, l’ateismo ed il comunismo. Per evitare questi
sviluppi, si poteva e si doveva ricorrere al pugno di ferro di un regime
autoritario (Corrin, 2002) anche se ciò significava essere fin troppo compiacenti
nei confronti delle dittature nazi-fasciste (Portelli, 2001) e negare alle
minoranze confessionali ed in particolare agli Ebrei i diritti civili sanciti
dalle costituzioni europee (Dietrich, 2002), magari tenendoli rinchiusi nei
ghetti, in modo da evitare che contagiassero i Cristiani con i loro ideali di
modernità cosmopolita e liberal-democratica (Kertzer, 2001).
Non è difficile notare le
similarità tra il senso di coinvolgimento in una battaglia cosmica tra Bene e
Male che caratterizzò la Chiesa dell’Ottocento e del Novecento e la sensazione
di molte guide spirituali musulmane che la modernità consumistica e
secolarizzante euro-americana, dopo aver indebolito la cristianità, stia
aggredendo i fondamentali dell’Islam, anche tramite l’occupazione militare dei
suoi luoghi sacri. Quando questa convinzione si fa strada, la via è aperta per
l’uccisione di innocenti in nome della sopravvivenza dell’Istituzione e dei
valori dei quali essa si fa portavoce. Non è una questione di fede, ma di
identificazione simbolica collettiva e di appartenenza. D’altra parte in
numerosi casi solo una minoranza di credenti è d’accordo con certe posizioni
ufficiali del Vaticano. Non sarebbe dunque ragionevole concludere che le
opinioni di alcuni imam, tra migliaia di imam, non debbano per forza
rappresentare né verosimilmente rappresenteranno mai il punto di vista
maggioritario dei musulmani e specialmente degli euromusulmani?
C’è chi denuncia l’assenza
di chiese nei paesi musulmani per concludere che questa è una ragione
sufficiente per impedire la costruzione di moschee in Trentino. Queste
obiezioni ignorano il fatto che l’unico paese al mondo a maggioranza
musulmana dove non si possono costruire chiese è una teocrazia alleata di ferro
dell’Occidente Giudeo-Cristiano, ossia l’Arabia Saudita, per volontà della
famiglia reale. Per di più questo ragionamento lascia intendere che abbassarsi
al livello di una teocrazia islamista è perfettamente legittimo, anzi
auspicabile. Si regredisce agli albori della filosofia morale, alla legge del
taglione. Negli altri paesi musulmani esistono chiese, scuole e
strutture ospedaliere e caritatevoli cristiane. Quindi, anche solo in nome
della reciprocità, per non parlare dell’obbligo di tutela dei diritti civili
dei nostri concittadini di religione musulmana, sarebbe giusto e doveroso
consentire che sorgano istituzioni musulmane in Italia ed in Trentino. Infine,
come ignorare il dato storico che la libertà di professare la propria fede,
un motivo di vanto delle culture europee, è stato conquistata a dispetto dell’opposizione
della Chiesa Cattolica? Sono argomentazioni di buon senso che non
smuoveranno però le coscienze di chi non vuole lasciarsi convincere né dai
laici, né dai parroci (definiti “comunisti”!), né dalla posizione ufficiale del
papa stesso, che ad Istanbul ha pregato assieme al Gran Muftì in direzione
della Mecca. Evidentemente, agli occhi di questi fanatici di casa nostra,
anche il Sommo Pontefice sbaglia, sviato dai traditori della cristianità, la
quinta colonna di Eurabia in Europa. Questi fondamentalisti identitari
temono che tra alcuni anni l’identità europea e quella trentina saranno rese
irriconoscibili, anche se nessun Trentino saprebbe individuare una definizione
condivisa di identità trentina.
Il buon senso è inviso a chi
ha già stabilito preventivamente la colpevolezza di imputati che non hanno
ancora neppure compiuto un reato, se non quello di essere nati in una famiglia
musulmana o di esserlo diventati.
Oggi si attaccano i musulmani
in nome della libertà d’espressione, senza minimamente preoccuparsi delle
conseguenze patite dai musulmani moderati che si trovano tra i due fuochi
dell’estremismo cristiano ed islamico, accusati da entrambi di essere
nascostamente in combutta con i rispettivi nemici. La destra anti-islamica
si trova in una posizione di forza proprio perché, dichiarando di essere scesa
in campo a difesa dei diritti delle donne vittime della violenza e del
fondamentalismo, impiega il linguaggio dei diritti civili, storicamente
avversato dalla destra stessa, ma ampiamente condiviso dall’opinione pubblica,
come un’arma moralmente incontestabile. Di contro la sinistra si trova
spiazzata, perché pur condividendo la lealtà ai principi costituzionali, teme
che schierandosi a difesa della minoranza islamica rischierebbe di indebolirli
o comunque di tradirne lo spirito. Come condannare certe pratiche musulmane
senza portare acqua al mulino della destra? Così quest’ultima continua a
mantenere l’iniziativa, mentre le iniziative della sinistra denotano chiari
segni d’impotenza. Una sinistra che perde consensi e, non intervenendo
perentoriamente, permette ai rivali politici di trasformare gli ideali
universalistici dell’Illuminismo in pilastri del nazionalismo xenofobo, in un “fondamentalismo
illuminista” – che però non deve intaccare le “radici cristiane” dell’Europa –
all’insegna della contrapposizione tra i “nostri valori” ed i “loro valori”.
Questo, naturalmente, è il più indecente tradimento dello spirito dell’Illuminismo,
che valorizzava sopra tutto il resto il diritto di ciascuno di scegliere il
proprio percorso esistenziale e spirituale, a patto che non si violasse il
diritto altrui di fare lo stesso.
Tuttavia un vasto consenso su
che cosa s’intenda per violazione è difficile da individuare, così la mera
esistenza di una consistente minoranza di non-cristiani è additata come una
minaccia per il diritto dei Cristiani di professare la propria fede. Le
obiezioni della sinistra sono respinte come l’ennesima manifestazione di
debolezza ed arrendevolezza, in contrasto con la schietta e virile
franchezza realistica della destra, che ha il coraggio di dire pane al pane e
vino al vino, facendosi portavoce della gente comune.
Così si glissa
convenientemente sul fatto che la sinistra è parimenti contraria all’estremismo
e si batte da sempre per i diritti dei membri più vulnerabili della società e
sul fatto che l’Illuminismo era e rimane una battaglia contro ogni dogmatismo,
perché lo zelo ideologico quasi sempre distorce e compromette anche i valori più
condivisibili. Nel caso del “fondamentalismo illuminista” messo in campo dalla
destra, l’individualismo etico promosso dai pensatori illuministi, ossia il
principio secondo cui ogni essere umano è autonomo e viene prima delle
collettività, evapora di fronte alla conclamata e categorica lealtà alla
Patria, alla Civiltà Europea ed alla Cristianità, ed all’imperativo della lotta
contro il Velo, la Tradizione Coranica , la Cultura Musulmana ed il
Fondamentalismo, la radice di ogni male.
Il fatto che l’Islam e le sue
pratiche siano estremamente eterogenei al loro interno, come dovrebbe risultare
evidente a chiunque consideri la sua estensione geografica (che ora include
anche l’Europa e gli Stati Uniti) e la varietà degli accadimenti storici e dei
mutamenti sociali che ne hanno segnato l’evoluzione, è un aspetto che non viene
preso nella giusta considerazione. È molto più semplice adattare i fatti
alle idee piuttosto che fare il contrario. In questo modo è anche più
facile mobilitare tutte le forze disponibili in una guerra combattuta contro un
Nemico Assoluto e Monolitico, piuttosto che contro una realtà
sfaccettata e contraddittoria.
Questo modo di interpretare la
realtà odierna e le sue sfide altro non è se non l’ennesima variazione sul tema
del fondamentalismo culturalista. Ciò è testimoniato dal fatto che se
esponenti della Chiesa Cattolica rendono pubbliche le proprie opinioni
omofobiche o misogine, la reazione non è mai scomposta come quando le stesse
affermazioni provengono da un musulmano. Niente di cui sorprendersi, visto
che il problema che fronteggiamo non è strettamente religioso ma culturale in
un senso più ampio: la cultura patriarcale della violenza, della
prevaricazione e dell’abuso, che è forte in società come quelle dalle quali
provengono la maggior parte degli immigrati, musulmani e non, che si sono
attardate sulla strada dell’emancipazione degli individui, ma che è tutt’altro
che assente nella nostra.
Se ci lasceremo sommergere da
questo tipo di retorica, gli effetti non potranno che convergere verso l’istituzione
di una “democrazia” populista, legata ai valori dell’etnia, del territorio,
della tradizione e del consenso sostanzialmente unanime, cioè la negazione
della democrazia liberale. Quest’ultima necessita di minoranze e soprattutto
individui che si facciano sentire e si facciano valere, in funzione di stimolo
al confronto, e di una cittadinanza che sia pronta a mobilitarsi a difesa del diritto
socialmente riconosciuto di ciascuno di scegliere liberamente di essere diverso
e di sperimentare nuove identità, neutralizzando così la gran parte delle
occasioni di scontro e di conseguente oppressione della maggioranza ai danni
delle minoranze. Questo è quel che si è fatto in Canada e negli Stati
Uniti, dove la forte minoranza musulmana (circa 8 milioni di praticanti) non ha
mai costituito un problema, né prima né dopo l’11 Settembre; un po’ com’era
il caso degli euromusulmani prima di quella fatidica data. È anche quel che si
cerca di fare in India, con i suoi 150 milioni di musulmani, in Indonesia, la
democrazia musulmana più popolosa del mondo ed in Bangladesh, un’altra
democrazia dove l’85 per cento della popolazione è musulmano.
Che ci piaccia o no i Musulmani sono ormai parte dell’Europa
e del Trentino
e l’unica reale minaccia al nostro stile di vita ed ai valori democratici
proviene da noi stessi. Il panico esistenziale che si è impadronito di molti
Trentini è infondato, ma è un’evoluzione naturale ed inevitabile della
trasformazione che sta subendo la società trentina e che fa temere a molti che
le loro stesse vite saranno sommerse e dominate da dei forestieri, che saranno
esautorati della propria identità, spinti lungo la china dell’estinzione. È la
stessa paranoia che tormenta i sonni di molti Sudtirolesi di lingua tedesca e
che giustificava, ai loro occhi, gli attentati dinamitardi contro i simboli
dell’italianità. La paura, il sospetto ed il desiderio di separazione
fisica contribuiscono ad impedire ai nostri concittadini di religione musulmana
di sentirsi davvero a casa, cioè di integrarsi. Le moschee, come le chiese,
fanno respirare aria di casa a milioni di persone, quindi è bene che ci siano.
Un attacco generalizzato all’Islam può solo estraniare quella maggioranza
moderata che è la nostra naturale alleata. Se ce la rendiamo ostile sarà solo
colpa nostra.
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