omette il dettaglio che sono tutti leader latinoamericani che gli Stati Uniti considerano loro avversari.
«Tropico
del cancro…», è scappato detto a qualcuno. E certo, cattivo gusto a parte, non
si può dire che la battuta non colga atrocemente nel segno. È successo quando
in redazione è arrivata la notizia che la presidente argentina Cristina
Kirchner, 58 anni, rieletta lo scorso 23 ottobre, ha un cancro alla tiroide e
sarà operata il prossimo 4 gennaio.
«Come
Chavez», il presidente del Venezuela, ha ricordato qualcuno. «E Lula, Lula da
Silva, il brasiliano», ha ribattuto un altro. «E Castro, allora? E Dilma
Roussef, che ha sostituito Lula alla presidenza del Brasile?», gli ha fatto eco
un terzo.
Così, alla
fine, ci siamo messi a far la conta, e insomma, se non è un'epidemia, quella
che ha colto molti capi di stato o ex capi di stato dell'America latina, poco
ci manca. Sicché non è parso poi così peregrino pensare che quando i Maya
avevano pre-visto che il 2012 sarebbe stato l'anno della catastrofe per il
pianeta forse non avevano valutato che l'epicentro, che l'occhio del ciclone si
sarebbe allargato proprio sulla testa del continente da essi abitato. Un
disordine cosmico che si manifesta scegliendosi certi simboli, che colpisce i
vertici del Potere, prima… Perché accanto a quelli citati, e sono già cinque,
bisogna citare Fernando Lugo, 60 anni, presidente paraguayano, lui pure colpito
da un tumore linfatico.
Insomma,
Nemesi magari non c'entra, ma vien voglia lo stesso di fare gli scongiuri, se
uno cinge la sciarpa di presidente, dal Golfo del Messico in giù.
«Il 22
dicembre - ha esordito il portavoce della presidenza argentina che ha un
cognome sicilianissimo, Scoccimarro - durante un controllo di routine è stato
rilevato un carcinoma papillare al lobo destro della tiroide della presidente
Kirchner». Non ci sono metastasi, ha sottolineato Scoccimarro. La malattia è
circoscritta, i linfonodi non sono stati colpiti. Insomma, con un po' di
fortuna, tutto potrebbe finire con una buona dose di spavento. «Settantadue ore
di ospedale, 20 giorni di convalescenza» e nulla più, ha lasciato intendere Scoccimarro
ricordando che la guida dello Stato sarà assunta durante l'assenza della
cinquantottenne presidente dal suo vice Amadou Boudou.
Meno rosee
sembrano le prospettive per Hugo Chavez, 57 anni, da molti mesi in guerra con
un tumore particolarmente aggressivo diagnosticatogli a Cuba. Chavez è già
stato sottoposto a una serie di pesanti bombardamenti chemioterapici sia a Cuba
che a Caracas, dove molti dei suoi sostenitori, per simpatia e per fargli
coraggio, si sono rapati a zero quando il presidente, per effetto delle cure,
ha perso i capelli. Quanto lo abbia fiaccato nel fisico, il tumore, nessuno sa
dire, visto che le sue condizioni di salute sono coperte da una sorta di
segreto di Stato. L'umore, solitamente scoppiettante, pare invece non sia stato
neppure sfiorato, tanto che Chavez minaccia di candidarsi - e di vincere,
naturalmente - alle elezioni in programma in Venezuela l'anno prossimo.
Di tumore,
si diceva, è malato anche Luiz Lula da Silva, 66 anni, ex presidente
brasiliano. Anche se il 13 dicembre scorso i medici dell'ospedale Sirio Libanes
di San Paolo hanno fatto sapere che le cure hanno avuto successo e che il
cancro contro il quale sta lottando Lula - un cancro alla laringe - è regredito
di un 75 per cento. Lula come Dilma Roussef, 63 anni, la sua pupilla e attuale
presidente, alla quale asportarono un linfonodo sotto l'ascella quasi tre anni
fa. Un tumore aggredito in tempo, stavolta. Il solito bombardamento chimico ed
ecco Dilma Roussef tornare come nuova. Il che non si può dire di Fidel Castro,
colpito nel 2005 da una emorragia intestinale e da allora mai ripresosi.
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