Troppe persone di sinistra
tendono a pensare che gli ultimi della società sono essenzialmente buoni e i
potenti sono essenzialmente malvagi.
Troppe persone di destra
tendono a pensare che gli ultimi della società sono essenzialmente malvagi e i
potenti sono essenzialmente buoni.
La cosa interessante delle
violenze vandaliche estive nelle città inglese è che il profilo morale e
psicologico degli uni (ultimi) e degli altri (primi) è molto simile ed è plasmato da una visione
del mondo social-darwinista in cui il prossimo è uno strumento per elevarsi
socialmente, lo status è tutto, il potere non riconosce limiti. Un
qualcosa di radicalmente diverso, addirittura agli antipodi, rispetto alla
visione egalitario-solidale di Occupy Wall Street e degli indignati.
All’inizio di agosto
migliaia di giovani inglesi sono scesi per le strade assaltando negozi e
scontrandosi con la polizia. La spiegazione ufficiale è che queste persone
erano criminali nati e che le loro azioni non avevano alcun significato sociale
e politico, non erano indice di alienazione, anomia e disperazione, ma solo il
prodotto di un’educazione carente, di avidità, venialità, irresponsabilità,
congenita corruzione morale, scaltro utilizzo delle nuove tecnologie per
raggirare le forze di polizia. Governo e poteri forti non si sono assunti
alcuna responsabilità, l’intera colpa è stata assegnata ai criminali e l’unico
intervento giudicato necessario per rimediare alla situazione è stata la
comminazione delle pene più severe contemplate dal codice penale per quel tipo
di reati, per quel tipo di vandali privi di morale, di coscienza, di ragione.
La London School of
Economics ed il Guardian hanno realizzato uno studio del fenomeno che fa
finalmente luce sugli aspetti che il governo britannico e i media hanno
volutamente sorvolato, semplificando immotivatamente una realtà molto più
complessa. Per David Cameron la causa unica delle rivolte era da ricercarsi
nelle bande di strada, le gang metropolitane. Purtroppo per lui proprio
l’inchiesta governativa ha mostrato che solo il 13% degli arrestati ne faceva
parte e che nella maggior parte dei casi non ha operato come tale:
I dati del Ministero della
Giustizia indicano che il 64% dei partecipanti risiede nei distretti più poveri
ed il 42% si deve avvalere delle “tessere annonarie” dei nostri giorni, sussidi
sociali per comprare il cibo e poter tirare avanti. La disoccupazione
giovanile è al 22%.
La ricerca della LSE ha
rivelato che i rivoltosi erano molto più politicamente motivati di quanto ci si
aspettasse:
La ricerca mostra i nessi
con la “primavera araba” ed esclude che possano essere fenomeni locali,
proponendo un confronto con i fermenti della fine degli anni Sessanta, che
interessarono categorie diverse e paesi diversi ma erano accomunati da una
vigorosa protesta contro un sistema iniquo e troppo trincerato per scegliere la
via del negoziato e delle concessioni:
I testimoni parlano di una
furia cieca ed indiscriminata, contro le cose e contro dei perfetti
sconosciuti, guidata dal desiderio di infliggere quanta più sofferenza e danni
all’ambiente circostante, indipendentemente dal fatto che si trattasse di
poliziotti o meno. Se uno cresce in certi distretti metropolitani inglesi la
vulnerabilità, la mitezza, la nonviolenza sono fuori questione. Si cresce
imparando a lottare, a subire ed usare violenza. Se uno ha la fortuna di avere
dei genitori decenti o una figura-modello allora può anche districarsi. Gli
altri sono fondamentalmente condannati e si abituano presto ad un tipo di
pressione che chi governa la nazione non ha mai esperito e non può neppure
lontanamente immaginare. La pentola a pressione è esplosa con la crisi prima e
le misure di austerità poi. Ma mentre nei paesi Arabi era fin troppo facile
capire con chi ce la si doveva prendere, in Gran Bretagna i membri più
alienati della società erano infuriati ma senza un bersaglio preciso (a parte
gli agenti), senza riuscire ad individuare chiaramente dei responsabili principali, o un
progetto per cui lottare. Così il tutto si è risolto in vandalismi e
ruberie, ossia nella distruzione delle esistenze di altri concittadini che non
hanno alcuna diretta responsabilità in tutto questo.
Questa miopia è dovuta al
fatto che i politici sono stati molto abili nel favorire l’alta finanza
fingendo di stare dalla parte dei cittadini e che per molti, in parte per colpa
loro, è praticamente impossibile riuscire a capire perché alcuni se la passano
così bene, partendo così avvantaggiati, ed altri fanno fatica ad arrivare a
fine mese, a prescindere dagli sforzi che fanno per sollevarsi dalle loro
condizioni di vita. È quel che succede quando la mobilità sociale si
riduce al minimo, la gente diventa ogni giorno più sfiduciata e rabbiosa, i
finanzieri sfasciano l’economia mondiale e poi si attribuiscono compensi
favolosi, continuando a farlo, nella più completa impunità.
Il che spiega perché la
gran parte degli intervistati (81%) si aspetta che ci saranno altre sommosse e
violenze nei mesi ed anni a venire e molti, a dispetto della aspre punizioni
che sono state comminate, sono pronte a ripetere le stesse azioni. Avendo perso
ogni speranza nel futuro e fiducia nella società, non sanno come sfogare la
tensione se non in modo caotico e distruttivo. È probabile che la loro
previsione troverà conferma: George Osborne, il responsabile del dicastero
dell’economia, ha già preannunciato che il regime di austerità si prolungherà
fino al 2017 e le stime del ministero prevede altri 710mila esuberi nel settore
pubblico entro quella data:
La metà delle persone
sentite nel corso dei procedimenti giudiziari veniva dal 20% più povero tra i
distretti britannici. Solo il 51% dei devastatori si sente parte della società
inglese, contro il 92% della media generale. Il 59% tra chi non studiava era
disoccupato.
La miseria è stato un
fattore determinante:
ALCUNE RIFLESSIONI
I grandi evasori e gli
squali della finanza si permettono di definire parassiti i dipendenti pubblici
e le famiglie che si avvalgono dello stato sociale e che subiscono gli effetti
del comportamento scriteriato, immorale e PARASSITARIO dei primi.
La grandi aziende
controllano la politica, che plasma la società attraverso le leggi che
promulga, ma le multinazionali non sono organizzazioni etiche, anzi. Il loro
comportamento è paragonabile a quello di uno psicopatico:
Perciò il risultato
dell’influenza del grande capitale in politica può solo essere deleterio per la
società.
Infatti il giornalista del
Sunday Times Kevin Cahil ha pubblicato un libro intitolato “Chi possiede la
Gran Bretagna” che documenta come il territorio sia per il 69% di
proprietà dello 0,6% della popolazione. Di contro, circa il 70% della
popolazione è concentrato sul 5,8% della terra. Non sorprende dunque
che il costo dei terreni e delle abitazioni sia così alto e che i padroni di
casa abbiano il diritto di pretendere che gli inquilini se ne vadano entro un
mese, se non vogliono che l’affitto raddoppi. Un reddito annuo di 50mila
sterline può non essere più sufficiente per ottenere un mutuo. C’è chi ha
interesse a far sì che questa tendenza prosegua, a prescindere dai suoi
salatissimi costi sociali.
L’importante è riuscire a
far credere alla gente che i disordini siano provocati da criminali nati ed
ignorare il fatto che questi siano cresciuti nei distretti più poveri, in aree
in cui si rischia di essere accoltellati mentre si gioca per strada, dove la
vita ha poco valore ed è virtualmente impossibile dare un più alto significato
all’esistenza umana, propria e altrui, ma anche alla natura, all’arte,
all’educazione, alla società nel suo complesso, alla coscienza/anima. Non c’è
da stupirsi che divengano dei nichilisti arrabbiati, che credono unicamente nel
proprio immediato tornaconto.
Qual è la differenza tra
loro e chi fa in modo che milioni di famiglie ed intere nazioni si indebitino
fino al collo, di chi investe nell’industria bellica che produce mine antiuomo
e nei rifiuti tossici, che specula sul prezzo delle derrate alimentari,
affamando milioni di persone, che impedisce lo sviluppo di tecnologie ed
economie sostenibili, di carburanti non inquinanti, ecc. Almeno i vandali
urbani sono sociopatici – l’ambiente li ha resi psicopatici. I dirigenti
aziendali ed i grandi banchieri sono, di norma, nati con la camicia, quindi se
si comportano da psicopatici non è per le pressioni ambientali ma per scelta o
per una data configurazione neurologica:
Il fatto che abbiano un
enorme successo, tanto da fare il buono e cattivo tempo in una società
costituita da milioni di cittadini, attenendosi ad un codice di condotta
spregevole ed antisociale, non è certo di buon esempio per le giovani
generazioni. Sii immorale, farai strada! Non è un modello a cui i
giovani possono restare indifferenti: l’onesto arranca, il furbo trionfa e può
anche condizionare il modo in cui si definiscono le regole che si applicheranno
a tutti, le leggi dello Stato, aggirandole a sua discrezione quando gli sono di
ostacolo. Mi viene in mente quella pubblicità dei due giovani belli e vincenti
che schioccano le dita e fanno apparire tutto quello che desiderano – si può
immaginare un messaggio più diseducativo? L’unico significato che viene
convogliato dalla televisione dei nostri tempi sembra sia essere: “materialismo
è bello”, “edonismo è giusto”, “niente è sacro tranne il proprio
tornaconto”, “l’unico diritto inalienabile è quello di poter trarre
profitto”. Dobbiamo sorprenderci del fatto che persone “educate” dalla
televisione crescano con l’idea che è legittimo sfasciare negozi per rubare
oggetti di lusso e di status? Questa gente non ha più nulla da perdere, non ha
mai avuto qualcosa da perdere. Se avessero avuto una qualche prospettiva non
l’avrebbero certo messa a repentaglio a quel modo.
Chi crede che cercare di
capire il loro comportamento per evitare che si ripeta equivalga a giustificarli
merita solo degnazione.
Ci si può solo augurare che, prima di spirare, chi è
stato spietato con il prossimo non sia più capace di mentire a se stesso e
razionalizzare il male che ha fatto, giungendo ad una qualche forma di
pentimento e redenzione.
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