domenica 25 dicembre 2011

Testa di Pesce - perché Informare per Resistere è un piccolo patrimonio dell'umanità




Il mondo è un posto pericoloso, non a causa di quelli che compiono azioni malvagie, ma per quelli che osservano senza dire nulla.
Albert Einstein (o chi per lui)

Il pesce puzza dalla testa
Detto popolare

Applicato alle organizzazioni sociali, il detto popolare significa che se una società va in rovina la responsabilità principale è di chi sta in cima alla piramide, chi sta alla sua testa.
Gli indignati hanno deciso che è tempo di fare qualcosa per evitare che la barca affondi con tutti dentro tranne quei pochi che si stanno appropriando delle scialuppe di salvataggio. Io penso che abbiano tutto quel che serve per farcela.
Gli psicologi sociali ci spiegano che è sufficiente che il 5-6% della popolazione si muova compattamente in una direzione diversa da quella del resto della massa per indurre quest’ultima a seguirli. Un dato mortificante per il genere umano ma anche incoraggiante per chi, come gli autori di “Informare per Resistere”, usano la conoscenza per contrastare la disinformazione e l’autoritarismo.
Il documentario “I am Fishead” < f i s h e a d ( 
Qui sulla BBC:
descrive le responsabilità di psicopatici e sociopatici nel livello di degrado morale e civile in cui versa la società contemporanea, specialmente nelle cosiddette “democrazie” occidentali. Diversamente da quanto si tende a credere, gli individui affetti da questo disturbo della personalità sono perfettamente adattati alla vita in un società competitiva, avida, ostile alla compassione ed all’altruismo. Per questo, in genere, hanno successo. È una società creata da loro, su misura per loro. Se non è un inferno è solo perché sono una piccola minoranza (dal 2% al 6-7% della popolazione mondiale, comunque centinaia di milioni di persone) e la specie umana ha offerto resistenza, più spesso istintivamente, in qualche occasione consapevolmente (es. resistenza al Terzo Reich).
È però chiaro che quel 5-6% vale anche per loro e si stanno giocando bene le loro carte. Voler conoscere e capire è diventato sinonimo di arroganza, presunzione, superbia e…COMPLOTTISMO! Un risultato brillante. Eppure rimangono una minuscola minoranza. Per il restante 93-98% non dovrebbe essere troppo difficile mettere assieme un 6% di persone determinate (senza essere per forza eroiche - Vaclav Havel, intervistato in “I am Fishead”, o Sandro Pertini non corrispondevano certamente al prototipo dell’eroe) che spingano il “gregge” (ahimè) nella direzione opposta, verso una società più umana, più mite, più serena, più pacifica, più democratica, in cui i vizi della natura umana non siano premiati e le virtù non siano considerate degli handicap. È sufficiente che un 5-6% di persone si renda conto del pericolo che corriamo e l’intera popolazione, come per contagio psichico, improvvisamente apre gli occhi e le narici, annusa l’odore di bruciato e vede le fiamme in lontananza. A quel punto è fatta.
È come il gioco del tiro alla corda: loro hanno il potere, noi abbiamo il numero. Il loro potere deriva solo dall’acquiescenza delle masse, ossia dalla loro capacità di imporre un pensiero unico per loro vantaggioso. Grazie a internet, finché ci sarà, e poi grazie al semplice passaparola, questo non è più possibile. Il movimento degli indignati e di Occupy Wall Street è ormai inarrestabile e diventerà sempre più corposo a misura che le menzogne del potere saranno smascherate e l’illusorietà della sua forza coercitiva rivelata per quello che è, il trucco di un Mago di Oz camaleontico e privo di empatia che appare a ciascuno sotto una diversa sembianza, per poterlo meglio ingannare. Una volta che la gente sarà in grado di distinguere tra autorità legittima ed autorità illegittima le loro sorti saranno segnate. 
Hanno già perso la partita ma non si toglieranno di mezzo senza combattere, purtroppo. 
Il documentario mostra che un’importante strategia messa in campo per evitare la loro sconfitta è quella della diffusione degli antidepressivi. Gli antidepressivi rappresentano la salvezza per molti, ma quando uno legge certe statistiche:
e scopre che un terzo degli Europei soffre di disturbi psichici:
non può non allarmarsi, specialmente se si tiene conto che certi farmaci possono sopprimere quelle emozioni che ci rendono compassionevoli (empatici), ossia antitetici alla personalità dello psicopatico/sociopatico.
Siamo molto più vulnerabili delle generazioni che ci hanno preceduto. Ma siamo anche più informati, più numerosi, più interconnessi con il resto del mondo, più capaci di far risaltare l’assurdità di una società in cui i nostri genitori ci insegnano a stare al mondo in un certo modo e poi scopriamo che la società, ai suoi piani alti, non solo non segue assolutamente quel modello, ma lo considera ridicolo ed infantile.
Si può e si deve cominciare dicendo no a questo stato di cose: “No, a questo gioco al massacro io non ci sto”, come diceva l’ex presidente Oscar Luigi Scalfaro. Non è questa la società in cui voglio che crescano i miei figli e nipoti, una società che mi scoraggia dall’usare la mia testa ed ascoltare la mia coscienza (come se quest’ultima non esistesse, che è precisamente quel che credono gli psicopatici, essendone privi) in cui mi fanno credere che sia vero ciò che è falso e falso ciò che è vero:
in cui la TV e le riviste promuovono una visione del mondo fatta di edonismo, materialismo, sessualizzazione di ogni aspetto delle relazioni umane, feticismo, culto delle celebrità, ecc. Ma quanto è dozzinale e miserabile l’immagine di noi che proiettiamo nel resto del mondo, attraverso quei canali di “informazione”?
No al perpetuo lavaggio del cervello. Sì alle cose semplici ed autentiche della vita: la famiglia, gli amici, la bellezza del mondo, della natura e degli animali in genere, la bellezza delle cose e persone veramente belle e la bontà delle cose e persone veramente buone. No agli escrementi spacciati per oro che servono solo ad incatenarci al sistema, creando forme di dipendenza psicologica e debitoria. Sì alle cose vere e profonde, no alle cose false e superficiali.
Si comincia in pochi e si finisce in molti. Ce lo insegna < f i s h e a d ( 

Nessun commento: