Il mondo è un posto
pericoloso, non a causa di quelli che compiono azioni malvagie, ma per quelli
che osservano senza dire nulla.
Albert Einstein (o chi per
lui)
Il pesce puzza dalla testa
Detto popolare
Applicato alle
organizzazioni sociali, il detto popolare significa che se una società va in
rovina la responsabilità principale è di chi sta in cima alla piramide, chi sta
alla sua testa.
Gli indignati hanno deciso
che è tempo di fare qualcosa per evitare che la barca affondi con tutti dentro
tranne quei pochi che si stanno appropriando delle scialuppe di salvataggio. Io
penso che abbiano tutto quel che serve per farcela.
Gli psicologi sociali ci
spiegano che è sufficiente che il 5-6% della popolazione si muova compattamente
in una direzione diversa da quella del resto della massa per indurre
quest’ultima a seguirli. Un dato mortificante per il genere umano ma anche
incoraggiante per chi, come gli autori di “Informare per Resistere”, usano la
conoscenza per contrastare la disinformazione e l’autoritarismo.
Il documentario “I am
Fishead” < f i s h e a d (
Qui sulla BBC:
descrive le responsabilità
di psicopatici e sociopatici nel livello di degrado morale e civile in cui
versa la società contemporanea, specialmente nelle cosiddette “democrazie”
occidentali. Diversamente da quanto si tende a credere, gli individui affetti
da questo disturbo della personalità sono perfettamente adattati alla vita in
un società competitiva, avida, ostile alla compassione ed all’altruismo. Per
questo, in genere, hanno successo. È una società creata da loro, su misura per
loro. Se non è un inferno è solo perché sono una piccola minoranza (dal 2% al
6-7% della popolazione mondiale, comunque centinaia di milioni di persone) e la
specie umana ha offerto resistenza, più spesso istintivamente, in qualche
occasione consapevolmente (es. resistenza al Terzo Reich).
È però chiaro che quel 5-6%
vale anche per loro e si stanno giocando bene le loro carte. Voler conoscere e
capire è diventato sinonimo di arroganza, presunzione, superbia e…COMPLOTTISMO!
Un risultato brillante. Eppure rimangono una minuscola minoranza. Per il
restante 93-98% non dovrebbe essere troppo difficile mettere assieme un 6% di
persone determinate (senza essere per forza eroiche - Vaclav Havel,
intervistato in “I am Fishead”, o Sandro Pertini non corrispondevano certamente
al prototipo dell’eroe) che spingano il “gregge” (ahimè) nella direzione
opposta, verso una società più umana, più mite, più serena, più pacifica, più
democratica, in cui i vizi della natura umana non siano premiati e le virtù non
siano considerate degli handicap. È sufficiente che un 5-6% di persone si renda
conto del pericolo che corriamo e l’intera popolazione, come per contagio
psichico, improvvisamente apre gli occhi e le narici, annusa l’odore di
bruciato e vede le fiamme in lontananza. A quel punto è fatta.
È come il gioco del tiro
alla corda: loro hanno il potere, noi abbiamo il numero. Il loro potere deriva
solo dall’acquiescenza delle masse, ossia dalla loro capacità di imporre un
pensiero unico per loro vantaggioso. Grazie a internet, finché ci sarà, e poi
grazie al semplice passaparola, questo non è più possibile. Il movimento degli
indignati e di Occupy Wall Street è ormai inarrestabile e diventerà sempre più
corposo a misura che le menzogne del potere saranno smascherate e l’illusorietà
della sua forza coercitiva rivelata per quello che è, il trucco di un Mago di
Oz camaleontico e privo di empatia che appare a ciascuno sotto una diversa sembianza,
per poterlo meglio ingannare. Una volta che la gente sarà in grado di
distinguere tra autorità legittima ed autorità illegittima le loro sorti
saranno segnate.
Hanno già perso la partita
ma non si toglieranno di mezzo senza combattere, purtroppo.
Il documentario mostra che
un’importante strategia messa in campo per evitare la loro sconfitta è quella
della diffusione degli antidepressivi. Gli antidepressivi rappresentano la
salvezza per molti, ma quando uno legge certe statistiche:
e scopre che un terzo degli
Europei soffre di disturbi psichici:
non può non allarmarsi,
specialmente se si tiene conto che certi farmaci possono sopprimere quelle
emozioni che ci rendono compassionevoli (empatici), ossia antitetici alla
personalità dello psicopatico/sociopatico.
Siamo molto più vulnerabili
delle generazioni che ci hanno preceduto. Ma siamo anche più informati, più
numerosi, più interconnessi con il resto del mondo, più capaci di far risaltare
l’assurdità di una società in cui i nostri genitori ci insegnano a stare al
mondo in un certo modo e poi scopriamo che la società, ai suoi piani alti, non
solo non segue assolutamente quel modello, ma lo considera ridicolo ed
infantile.
Si può e si deve cominciare
dicendo no a questo stato di cose: “No, a questo gioco al massacro io non ci
sto”, come diceva l’ex presidente Oscar Luigi Scalfaro. Non è questa la società
in cui voglio che crescano i miei figli e nipoti, una società che mi scoraggia
dall’usare la mia testa ed ascoltare la mia coscienza (come se quest’ultima non
esistesse, che è precisamente quel che credono gli psicopatici, essendone
privi) in cui mi fanno credere che sia vero ciò che è falso e falso ciò che è
vero:
in cui la TV e le riviste
promuovono una visione del mondo fatta di edonismo, materialismo,
sessualizzazione di ogni aspetto delle relazioni umane, feticismo, culto delle
celebrità, ecc. Ma quanto è dozzinale e miserabile l’immagine di noi che
proiettiamo nel resto del mondo, attraverso quei canali di “informazione”?
No al perpetuo lavaggio del
cervello. Sì alle cose semplici ed autentiche della vita: la famiglia, gli
amici, la bellezza del mondo, della natura e degli animali in genere, la
bellezza delle cose e persone veramente belle e la bontà delle cose e persone
veramente buone. No agli escrementi spacciati per oro che servono solo ad
incatenarci al sistema, creando forme di dipendenza psicologica e debitoria. Sì
alle cose vere e profonde, no alle cose false e superficiali.
Si comincia in pochi e si finisce in molti. Ce lo insegna
< f i s h e a d (
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