Emilio deve credere di essere sempre lui il padrone ma in realtà il padrone dovete essere voi. Non vi è sottomissione più completa di quella che conserva l’apparenza della libertà; così la volontà stessa risulta imprigionata…Indubbiamente egli non deve fare se non ciò che vuole, ma non deve volere se non ciò che voi volete che faccia; non deve fare un passo che voi non abbiate previsto; non deve aprir bocca senza che voi sappiate cosa dirà.
Jean-Jacques
Rousseau, "Emilio o dell'educazione" (titolo originale Émile ou de l'éducation
- trattato pedagogico del 1762.
Ma il
destino ha voluto che il mantello si trasformasse in una gabbia di durissimo
acciaio…. da cui lo spirito è fuggito. In ogni caso il capitalismo
vittorioso non ha più bisogno di questo sostegno, da quando poggia su una base
meccanica… e la ricerca del profitto si è spogliata del suo senso
etico-religioso, e oggi tende ad associarsi con passioni puramente agonali,
competitive… Nessuno sa ancora chi in futuro abiterà in quella gabbia, e se
alla fine di tale sviluppo immane ci saranno profezie nuovissime …o se invece
avrà luogo una sorta di pietrificazione meccanizzata, adorna di una specie di
importanza spasmodicamente autoattribuitesi. Poiché, invero, per gli
"ultimi uomini" dello svolgimento di questa civiltà potrebbero
diventare vere le parole: "Specialisti senza spirito, edonisti senza
cuore; delle nullità che si immaginano di essere ascesi a un grado di umanità
mai prima raggiunto"
Max Weber, “L'etica protestante e lo spirito del capitalismo”, pp. 239-241
[La
marionetta] è un puro involucro, il suo movimento è soltanto quello che la mano
del burattinaio gli trasmette attraverso i fili. La sua espressione è
tipizzata, fissata per sempre […] ha un solo sentimento sul volto, ma elevato
alla massima intensità.
Giorgio
Concato, “L’angelo e la marionetta”, pp. 121-122
La matrice
è un sistema, Neo, e quel sistema è nostro nemico. Quando sei al suo interno,
cosa vedi? Le menti di quelle persone che stiamo cercando di salvare. Ma finché
non ci riusciremo, quelle persone sono parte del sistema e questo le rende
nostri nemici. Devi capire che la maggior parte di quelle persone non è pronta
per essere scollegata. E molti sono così disperatamente dipendenti dal sistema
che combatteranno per difenderlo.
Matrix
La
marionetta è l’emblema della spossessamento, perché priva di ogni volontà ed
emotività autonome.
Poiché la
sola finalità concepibile ed effettiva della tecnica nel nostro mondo è la crescita
di potenza, allora è facile immaginare che il paradigma tecnologico
dominante, dopo aver soggiogato il pianeta, asservirà anche l’umanità. Le
ricerche militari e civili sugli effetti dell’elettromagnetismo in relazione
alla nostra condotta morale, all’abolizione dei cattivi ricordi e delle
emozioni ritenute svantaggiose sono una sufficiente indicazione del fatto che
quel che sostengo è tragicamente plausibile:
Jacques
Ellul, nel suo “Il Sistema Tecnico” (2009, p. 315) denuncia “l’incredibile
ingenuità di questi eminenti scienziati, e dalla loro incapacità di formulare
un modello umano desiderabile. Senza vedere l’ombra di una contraddizione,
questi scienziati dichiarano simultaneamente, da un lato, che si potranno
manovrare a piacimento le emozioni, i desideri, i pensieri umani, giungere
scientificamente a decisioni collettive efficaci (prestabilite), sviluppare
desideri collettivi, costituire unità omogenee a partire da insieme di
individui, impedire all’uomo di allevare i propri figli ed addirittura di
averne, e dall’altro lato che si tratta di assicurare il trionfo della libertà
e che bisogna evitare la dittatura ad ogni costo”.
Ufficialmente,
gli eugenetisti del passato e del presente ci hanno rassicurato sul fatto che
il loro intento è quello di “rendere la natura umana più nobile, più armoniosa,
più bella” e di “assicurare il trionfo della pace, della libertà, della ragione”:
La manipolazione psicologica della società repressiva del “Mondo Nuovo” di Aldous Huxley – come nella Leggenda del Grande Inquisitore di Dostoevskij – consisteva nel produrre nell’uomo un sentimento di felicità e di appagamento fittizio, che lo ammansisse e lo addomesticasse.
Tempo
addietro mi è capitato tra le mani “Sul Teatro delle Marionette” (“Über das
Marionettentheater”, dicembre 1810), di Heinrich von Kleist, un breve racconto
che colpì Hofmannsthal, ispirò Rilke, ossessionò Thomas Mann (cfr. “Mario e il
Mago”) ed in cui si difende la tesi che l'umanità sia fondamentalmente
sbagliata e che l'unica soluzione sia quella di scegliere tra la subumanità
della marionetta e la sovrumanità degli angeli. La misteriosa figura di
ballerino iniziato alle tradizioni ermetiche che argomenta questa
discutibilissima formulazione del problema e dei rimedi, esorta gli
esseri umani a ripetere, letteralmente, la Caduta degradandosi ad un livello
ancora inferiore, quello di burattini, appunto. Se non si ha il libero
arbitrio, non esisterà più il male. In cambio si otterrà la Grazia, cioè a dire
l'estetica armoniosa di un agire non turbato dall'autocoscienza e dalle sue
remore, incertezze, scrupoli, resistenze. Questa cosiddetta grazia spetta
unicamente ai robotoidi o androidi, insomma. Questo brevissimo racconto di von
Kleist è preziosissimo, essendo una sorta di trattatello sulla tirannia finale,
senza via di scampo.
Per Kleist
il ballerino è un simbolo dell’umanità in generale, mentre la marionetta,
essendo in perfetta armonia con se stessa, simboleggia una forma di esistenza
più genuina. In Kleist l’esatto opposto della marionetta è Dio, o l’Angelo, uno
pseudonimo di Dio, o degli dèi. Allude ad una coincidenza degli opposti di
spirito e materia in cui vede l’unità persa dall’uomo e che quest’ultimo può
solo disturbare con la sua interferenza. La via giusta è subumana o sovrumana,
non è mai quella umana. È l’autocoscienza, l’autoconsapevolezza, la
conoscenza di sé che distrugge l’unità dell’Uomo con se stesso, quella che
invece è posseduta da marionette, animali e Dio. Il problema è dunque la
transizione dall’infanzia alla maturità, che per lui è quello dall’armonia alla
complessità.
Il
sedicenne aggraziato del racconto di Kleist, una volta accortosi della sua
somiglianza con una statua greca nel rimirarsi allo specchio, diventa
autoconsapevole e smarrisce gradualmente la sua bellezza ed ingenuità. È un’altra
Caduta, un evento disastroso e distruttivo, per il letterato romantico tedesco.
Il ballerino racconta di come stesse duellando con un orso e come l’animale
riuscisse a parare ogni colpo e non rispondere ad alcuna finta, con grande
facilità e naturalezza. Il suo istinto era superiore all’arte schermidora dell’uomo
perché l’animale non era auto consapevole.
Ecco il
giudizio del già citato Ellul sulla parabola di von Kleist (op. cit. p. 36): “è
l’alienazione assoluta che permette di ricevere la grazia – ovvero la coscienza
infinita. Essendo questa unicamente attributo di Dio, è necessario che l’uomo
sia ridotto allo stato di marionetta (e la società a quello di macchina) per
ritrovare l’innocenza primordiale e la grazia….la marionetta raggiunge la
grazia in uno stato di assoluta incoscienza (ma per chi lo fa allora?)”
Kleist
sovverte la classica associazione di marionetta con la goffaggine, la rigidità
e la passività. Prima di lui era impiegata esclusivamente nell’accezione
negativa, per indicare degli esseri privi di volontà, una condizione spiacevole
ed inauspicabile.
Il
ballerino-iniziato intende invece convincere il suo interlocutore (l’autore)
del fatto che le marionette possiedono la perfezione di movimenti spontanei ed
inconsci, perché hanno un solo centro di gravità e quel centro è controllato
dal burattinaio. Tutto il resto segue inevitabilmente e naturalmente, perché è
perfettamente coordinato. A suo avviso, simbolicamente, le marionette
rappresentano esseri di primeva innocenza, come Adamo ed Eva. Rispondono
con grazia e naturalezza alla guida divina perché non hanno il dono dell’introspezione.
Sono figure di legno, con arti artificiali, prive di sostanza animata,
senza vita, sospese dalla stringhe, governate dalla legge di gravità, immuni
alla reazione del pubblico – mentre il ballerino trema per l’ansia da esibizione.
Le stringhe sono il perfetto strumento dell’espressione artistica, un medium
diretto tra l’artista ed il corpo sul palcoscenico. In contrasto con le
imperfezioni della carne, le marionette rimandano al Creatore, rappresentano il
paradiso perduto dell’umanità, il perfetto stato di grazia perduto perché ora
siamo autocoscienti e liberi, ma sgraziati. Il ballerino deve fingere di essere
leggero e leggiadro, poiché non lo è: il suo centro di gravità si sposta di
continuo. L’affettazione/simulazione è maggiore quando l’anima (vis motrix) si
trova in un punto diverso rispetto al centro di gravità. La danza non può
essere perfettamente calibrata. Il ballerino conserva un barlume dell’armonia
edenica ed i suoi gesti volontari, mirati a sovrastare le leggi terrene, non
gli permettono di raggiungere lo stato di grazia. È una creatura ambivalente, né
carne né pesce, sospesa fra due mondi e non è possibile ristabilire l’unità ed
integralità dell’anima. L’esempio è appunto quello del giovane uomo che perde
tutto il suo fascino innocente quando si avvede della sua immagine riflessa in
uno specchio: cerca di riprodurre la postura ma non vi riesce; una volta
diventato conscio della sua grazia, la perde. Da quel momento diventa confuso (verwirrt)
e debilitato (außerstand). Si sentiva meglio prima, quando non rifletteva: ora è
dominato da forze impenetrabili.
Il
ballerino di Kleist spiega che l’armonia è raggiungibile solo per quella
coscienza umana che “attraversa l’infinito” e torna ad unirsi al divino.
Chiaramente non è un compito facile, perciò l’unica scelta è tra essere
marionetta o essere dio/Dio: la grazia dimora solo in chi ha conoscenza
infinita o nessuna conoscenza (e assenza di coscienza). La facoltà di
auto-determinazione, l’emancipazione dalla tutela divina ha generato disarmonia
nell’anima e discordia con il Creatore e l’universo. È il Peccato Originale. Ma
nelle ultime fasi dell’evoluzione storica, continua il ballerino
occultista, gli uomini capiranno finalmente le leggi che governano il processo
storico e si sottometteranno “liberamente” alle loro necessità, realizzando un’armonia
collettiva sulla terra in uno stato razionale ideale. Sarà l’avvento di un
Paradiso secolare come surrogato della condizione unitiva ed armoniosa dell’individuo
con una coscienza infinita. Questo sarà l’ultimo capitolo della storia del
mondo. E, aggiungerei, il trionfo dell’Anticristo.
Come nella trilogia di Philip Pullman – “Queste oscure materie” –, moralmente molto, ma molto discutibile (pensiamo solo all’infanticidio rituale inserito in un racconto per adolescenti e descritto come un passo necessario e positivo!!), la seconda caduta rimedierà alla prima. Serve un’altra tentazione, secondo una logica totalmente bizzarra: lo spirito umano non può sbagliare quando è stato annientato. Ecco le parole del ballerino esoterista di Kleist: "Noi vediamo che nella misura in cui nel mondo organico la riflessione si fa più debole e oscura, la grazia vi compare sempre più raggiante e imperiosa. Ma così, come l'intersezione di due linee, vista da un punto dato, dopo aver attraversato l'infinito, d'improvviso si ritrova dall'altra parte di quel punto, o l'immagine dello specchio concavo, dopo essersi allontanata all'infinito, d'improvviso ci ricompare vicinissima davanti; così si ritrova anche la grazia, dopo che la conoscenza per così dire, ha traversato l'infinito; così che, nello stesso tempo, appare purissima in quella struttura umana che ha o nessuna o un'infinita coscienza, cioè nella marionetta, o in Dio. - Dunque - dissi io un po' distratto - dovremmo gustare di nuovo dell'albero della conoscenza, per ricadere nello stato d'innocenza? - Certo - rispose - questo è l'ultimo capitolo della storia del mondo."
Come nella trilogia di Philip Pullman – “Queste oscure materie” –, moralmente molto, ma molto discutibile (pensiamo solo all’infanticidio rituale inserito in un racconto per adolescenti e descritto come un passo necessario e positivo!!), la seconda caduta rimedierà alla prima. Serve un’altra tentazione, secondo una logica totalmente bizzarra: lo spirito umano non può sbagliare quando è stato annientato. Ecco le parole del ballerino esoterista di Kleist: "Noi vediamo che nella misura in cui nel mondo organico la riflessione si fa più debole e oscura, la grazia vi compare sempre più raggiante e imperiosa. Ma così, come l'intersezione di due linee, vista da un punto dato, dopo aver attraversato l'infinito, d'improvviso si ritrova dall'altra parte di quel punto, o l'immagine dello specchio concavo, dopo essersi allontanata all'infinito, d'improvviso ci ricompare vicinissima davanti; così si ritrova anche la grazia, dopo che la conoscenza per così dire, ha traversato l'infinito; così che, nello stesso tempo, appare purissima in quella struttura umana che ha o nessuna o un'infinita coscienza, cioè nella marionetta, o in Dio. - Dunque - dissi io un po' distratto - dovremmo gustare di nuovo dell'albero della conoscenza, per ricadere nello stato d'innocenza? - Certo - rispose - questo è l'ultimo capitolo della storia del mondo."
Marionetta
o dio, ma non uomo, o comunque certamente non l’uomo auspicato da Gesù il
Cristo, che poteva essere migliore senza abiurare se stesso, la sua
individualità, la sua anima. In questo racconto ermetico l'uomo cosciente e
libero è privo di grazia, è contro-natura. Von Kleist si suicidò pochi
mesi dopo aver pubblicato l’opera che ha ispirato, appunto, l’oscura trilogia
di Pullman.
I
movimenti degli animali sono sempre sicuri ed adeguati, quelli umani sono
turbati dalla coscienza. Ma la mancanza di autocoscienza comporta
anche la soppressione della compassione, della pietà. Chi è privo di identità è
anche privo di inibizioni e dev’essere perennemente tenuto in uno stato di
semi-sedazione, in modo da poter svolgere i suoi compiti senza creare problemi.
Da umani ci si degrada in omuncoli, uomini artificiali, governati da riflessi condizionati,
in una civiltà all’insegna della crescita dell’artificiale, dell’automatico, a
detrimento del naturale, del reale, dell’autentico.
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