Lettere come questa vanificano tutte le chiacchiere su salvataggi, crescita e senso di responsabilità di scaltri "tecnici" neoliberisti e politicanti più o meno consci di quello che stanno facendo.
“Insegnante io e insegnante
lei, scuola pubblica: 3200 euro netti al mese; classe media che, tra mutui per
la casa, finanziarie per acquisti a lungo termine, auto per andare al lavoro,
spese e varie, riesce a vivere degnamente... Abbiamo vissuto un quindicennio di
conquiste, di grandi trasformazioni, di rivoluzioni produttive. Ma, da qualche
tempo, è arrivata la crisi e, in quanto classe media, dobbiamo pagarne il
costo. E va bene. Ma quante volte dobbiamo pagarla questa crisi?
1) Da due anni abbiamo gli
stipendi fermi;
2) I contratti non saranno
rinnovati;
3) Gli arretrati sullo
stipendio non verranno riscossi;
4) Gli scatti di anzianità e
gli adeguamenti sono bloccati e lo saranno fino al 2014 o chissà;
5) L'aliquota IVA è già andata
al 21%;
6) La casa grande che con
sacrifici abbiamo realizzato sarà tassata;
7) Facciamo 30mila chilometri
all'anno per andare al lavoro e la benzina non è acqua;
8) Addizionali comunali;
9) Addizionali regionali;
10) Il lordo del reddito non
ci dà diritto ad alcuna prestazione sanitaria;
11) L'ulteriore aumento
dell'Iva farà impennare i prezzi e il nostro potere d'acquisto si rosicchierà
ancora di più;
12) Andremo in pensione a
circa 68 anni godendo di circa il 60% dell'ultima retribuzione (e noi siamo
fortunati)
È giusto contribuire alle
spese dello Stato in base al principio della capacità contributiva così come
previsto dalla Costituzione; è giusto fasi carico nei periodi di recessione o
di difficoltà, ma la capacità di carico dei lavoratori ai quali viene detratto
tutto in busta è ormai al limite.
La classe media si sta impoverendo
e sta iniziando a contrarre in maniera vistosa i propri consumi; fino a qualche
tempo fa la quota non consumata diventava precauzione e risparmio; oggi la
consapevolezza di non potere fare quello che si faceva un po' di tempo fa è
ormai certezza.
Continuiamo a vivere
degnamente, ma diventiamo ogni giorno più poveri, dopo vent'anni di lavoro ci
sentiamo seriamente precari..."
Massimo Marzano, lettera a Repubblica, 30 dicembre 2011
Per capire cosa stia succedendo alla classe media:
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